Da Il Giornale
di Alessandro Sallusti
3 mar 2016
Il quotidiano La Stampa di Torino, storico foglio della famiglia Agnelli e di Fiat, si fonde con il gruppo Espresso di Carlo De Benedetti, editore - oltre che del noto settimanale, di sedici importanti quotidiani locali e di famose radio (Dj e Capital) - di la Repubblica, organo ufficiale della sinistra italiana.
Se aggiungiamo che La Stampa è già proprietaria del Secolo XIX di Genova si può dire con certezza che ieri ha preso vita un nuovo mega polo editoriale che controllerà ben oltre il 20 per cento dell'informazione prodotta in Italia. C'è di più. Uno dei due freschi soci, John Elkann, nipote dell'Avvocato e presidente de La Stampa, ha per ora solo annunciato di volersi defilare dal Corriere della Sera, di cui è azionista di riferimento. Non dubitiamo, siamo solo curiosi di vedere quando non sarà certo domani - e come questo accadrà, cioè a chi passerà di mano il controllo del Corriere.
Diciamo la verità. Siamo ammirati perché quando gli imprenditori si muovono e rischiano è cosa positiva. E siamo contenti perché più informazione si omologa e allinea al pensiero unico della sinistra (ieri il comunismo, per vent'anni l'antiberlusconismo, oggi il renzismo in salsa verdiniana) più aumentano gli spazi per chi come noi la pensa diversamente e combatte sul fronte opposto.
Non la meniamo con il conflitto di interessi, a noi le concentrazioni non fanno paura. Questo giornale nasce senza piagnistei proprio contro il monopolio culturale e mediatico. Ma siamo pure divertiti nel vedere come nessuno dei paladini del pluralismo, della libertà di espressione, come quelli del conflitto di interesse permanente, abbia fino ad ora fiatato. Ma come, il grosso dell'informazione finisce nelle mani di un solo uomo è evidente che è De Benedetti che si mangia La Stampa e tutti si allineano? Pensare che gli stessi il circolino che faceva capo alla buonanima di Umberto Eco - volevano fare la rivoluzione quando Mediaset propose di acquistare i tralicci dico tralicci, non canali della Rai per modernizzare i segnali via etere (operazione ovviamente bloccata da Renzi). E dire che ancora oggi è in corso una rivolta per salvare la democrazia dopo che Mondadori ha acquistato, salvandola dal fallimento, la Rizzoli Libri.
A questi cortigiani faziosi abbiamo fatto da tempo il callo. Ci consoliamo con il fatto ed è una bella notizia che dopo un secolo la Fiat si defila dal controllo dell'informazione, che in alcuni periodi è stato assoluto: troppo oneroso e non più strategico per un gruppo ormai internazionale. Grazie Marchionne.
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