Quali sono i meccanismi con cui le sostanze alimentari ci proteggono dallo sviluppo dei tumori? Quali sono i principi attivi più importanti? Le risposte della scienza e i consigli degli esperti su come integrare gli approcci naturali nell'oncologia moderna.
di Paolo Bellavite e Marta Marzotto - Dipartimento di Patologia e Diagnostica, Università di Verona
febbraio 2012
Riassunto
Nel quadro della complessità della malattia tumorale, le nuove conoscenze sulle componenti fitoterapiche e nutraceutiche favoriscono un inatteso riavvicinamento tra la farmacologia tradizionale e le terapie naturali.
Molteplici meccanismi sembrano essere coinvolti nell’inibizione della carcinogenesi da parte delle sostanze di origine vegetale e in particolare della classe più interessante rappresentata dai polifenoli. Sia estratti grezzi che i principi attivi del tè, della curcuma, dell’olio, delle cipolle e di altri alimenti o piante ricche di principi attivi hanno dimostrato di inibire i segnali proliferativi attraverso le varie proteinchinasi mitogeno-attivate, nonché di innescare o potenziare l’apoptosi.
In considerazione del crescente interesse per il ruolo delle sostanze naturali nel modulare la crescita cellulare, è probabile che questo importante settore attragga ulteriori indagini, nella prospettiva di modificare il rischio oncogeno - mediante prevenzione primaria e alimentazione corretta - e di migliorare i risultati terapeutici in queste gravi malattie, mediante approcci “multi-target” e corretta integrazione di terapie molecolari e sistemiche.
Introduzione
Molteplici meccanismi sembrano essere coinvolti nell’inibizione della carcinogenesi da parte delle sostanze di origine vegetale e in particolare della classe più interessante rappresentata dai polifenoli. Sia estratti grezzi che i principi attivi del tè, della curcuma, dell’olio, delle cipolle e di altri alimenti o piante ricche di principi attivi hanno dimostrato di inibire i segnali proliferativi attraverso le varie proteinchinasi mitogeno-attivate, nonché di innescare o potenziare l’apoptosi.
In considerazione del crescente interesse per il ruolo delle sostanze naturali nel modulare la crescita cellulare, è probabile che questo importante settore attragga ulteriori indagini, nella prospettiva di modificare il rischio oncogeno - mediante prevenzione primaria e alimentazione corretta - e di migliorare i risultati terapeutici in queste gravi malattie, mediante approcci “multi-target” e corretta integrazione di terapie molecolari e sistemiche.
Introduzione
Gli ultimi due decenni sono stati testimoni di un aumento di interesse
della comunità scientifica verso i prodotti naturali e verso il loro impiego in
oncologia.
L’idea di usare prodotti alimentari e sostanze vegetali come medicine
origina da studi epidemiologici che suggeriscono che l’abitudine alimentare
vegetariana è associata a ridotto rischio di malattie tumorali, cardiovascolari
e neurodegenerative.
Attualmente le sostanze vegetali di potenziale uso antitumorale sono
oggetto di molte ricerche di laboratorio e cliniche.
La letteratura è molto vasta e impossibile da riportare interamente. È
noto che molte molecole oggi usate come farmaci sono derivate da sostanze
naturali, ma qui ci interessiamo solo delle sostanze presenti in estratti grezzi
e dei loro principi attivi.
La figura 1 illustra la varietà di molecole presenti in alcuni
rappresentativi vegetali in cui sono stati dimostrati i principi attivi con
proprietà citotossiche e citostatiche.
Figura
1. Formule di struttura di alcuni principi attivi derivati da vegetali.
Normalmente
ogni vegetale ha una combinazione di principi attivi, oltre che uno
prevalente (vedi testo).
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Recenti sviluppi in oncologia
Per inserire le terapie naturali nel giusto contesto è indispensabile
riferirsi alle più recenti conoscenze sulla biologia e la farmacologia del
cancro. I progressi della biologia molecolare, della patologia e della
farmacologia consentono (e consentiranno sempre più in futuro) di stabilire non
solo il “tipo istologico”, ma persino il “tipo molecolare”: tumori dello stesso
tipo possono essere caratterizzati da meccanismi alterati e responsabili della
cancerogenesi molto diversi; la stessa lesione biochimica si può trovare in
tumori diversi.
Ciò ha ovviamente delle ricadute in terapia: poiché i farmaci sono
molecole che interagiscono con altre molecole, si prospetta la concreta
possibilità di programmare la prevenzione e impostare la terapia (“targeted
therapy”) sul preciso meccanismo alterato in “quel” tumore, intendendo il tumore
di quel particolare paziente [1].
Per questo ambizioso obiettivo saranno necessarie conoscenze sempre più
dettagliate dei meccanismi molecolari e cellulari (fornite dal laboratorio) ma
sarà necessario anche ripensare le corrette applicazioni alla farmacologia
clinica.
Alterazioni cellulari e bersagli molecolari
Il cancro è una malattia complessa iniziata da mutazioni genetiche e
portata avanti da continue dis-regolazioni cellulari a molti livelli, come:
a) atipie morfologiche e biochimiche più o meno marcate,
b) autosufficienza della crescita, ridotta necessità di fattori di
crescita o produzione autologa degli stessi,
c) resistenza ai segnali inibitori (e spesso alle terapie antitumorali),
d) evasione dalla morte cellulare programmata,
e) evasione attiva o passiva dalle reazioni del sistema immunitario,
f) crescita illimitata anche se non necessariamente veloce,
g) capacità di sostenere l’angiogenesi,
h) capacità di invadere i tessuti e di dare metastasi.
Come nelle cellule normali, la popolazione cellulare dipende dal
delicato equilibrio tra l’espressione di diversi geni che spingono verso la
crescita, verso l’arresto della crescita ed eventualmente verso la morte
cellulare.
Oncogeni
Gli oncogeni sono geni implicati nella crescita cellulare, capaci di
produrre proteine anomale le quali, a loro volta, intervenendo sui delicati
livelli di controllo della mitosi, trasformano il comportamento delle cellule
in una versione maligna.
Non è possibile illustrare tutte le molteplici vie di segnalazione
degli oncogeni, che per di più formano sequenze e reti complesse, in dipendenza
dai diversi fattori di crescita e recettori. A titolo di esempio, in figura 2
si riporta uno schema del fattore di crescita dell’epidermide (EGF), un
importante mediatore dei processi di proliferazione e sopravvivenza cellulare
in neoplasie epiteliali, soprattutto intestinali.
Il recettore per EGF è una glicoproteina trans-membrana ad attività
tirosin- chinasica.
In seguito all’interazione recettore-ligando (o indipendentemente nel
caso del tumore), si attiva la funzione tirosin-chinasica, con conseguente
fosforilazione di numerose proteine coinvolte nella trasduzione del segnale
proliferativo secondo due principali vie:
a) la via Ras-Raf- MEK-ERK, coinvolta principalmente in processi
proliferativi;
b) la via PI3K-PTEN-AKT-mTOR coinvolta principalmente in processi di
sopravvivenza cellulare
[Oncogeni, anti-oncogeni e relative proteine coinvolte nei sistemi di
controllo dei segnali sono designati con sigle coniate dal primo tumore in cui
furono identificati oppure dalla prima funzione ad essi attribuita; poiché le
stesse proteine hanno molteplici funzioni e localizzazioni, le sigle sono
puramente indicative.]
Le chinasi traslocano nel nucleo, dove fosforilano diverse proteine che
stimolano la trascrizione di vari geni implicati nella mitosi.
Le mutazioni del genere sono frequenti, ad esempio avvengono in metà
dei tumori del colon e in gran parte di quelli pancreatici.
In una certa percentuale di carcinomi dell’esofago si trova un eccesso
di espressione della proteina mTOR.
Geni oncosoppressori
Un’altra classe di mutazioni nel cancro sono quelle dei geni
oncosoppressori (detti anche oncogeni recessivi o anti-oncogeni), i quali
normalmente codificano per proteine che inibiscono la crescita cellulare,
tramite processi enzimatici di fosforilazione, di fosfatasi, di proteolisi,
ecc.
Il primo gene oncosoppressore è Rb (mutato nel tumore retinoblastoma ma
anche in altri tumori), codificante per la proteina pRb che controlla il ciclo
cellulare.
La proteina p53 ha molte funzioni connesse con la riparazione del DNA
(quindi una sua mutazione favorisce la progressione della neoplasia), ma può
indurre il suicidio cellulare (apoptosi) quando rileva un danno del DNA non
riparabile (quindi un suo malfunzionamento mantiene in vita le cellule
cancerose).
I geni oncosoppressori BRCA (da breast cancer) non solo influenzano il
ciclo cellulare, ma anche assistono nella riparazione del danno del DNA. Le
cellule maligne possono aggirare
l’arresto del ciclo cellulare per l’attivazione dell’enzima telomerasi,
responsabile della sintesi dei telomeri, estremità dei cromosomi che accorciandosi
progressivamente nelle cellule normali limitano il numero di mitosi.
Anche i vari geni che codificano enzimi implicati nelle difese dai
radicali liberi si possono considerare tra le difese che limitano gli effetti
negativi delle mutazioni.
La morte cellulare
Le cellule muoiono per necrosi o per apoptosi (figura 3).
La via più “fisiologica” è l’apoptosi, che dà luogo a morte della
cellula senza causare danno ai tessuti circostanti o significativi processi
infiammatori, come avviene nel caso della necrosi.
Nelle cellule dei mammiferi, l’apoptosi è innescata dall’attivazione di
due vie principali: la via “intrinseca” che comporta la disgregazione della
membrana dei mitocondri e la via “estrinseca” che parte dalla attivazione di un
recettore pro-apoptotico sulla superficie cellulare (figura 4).
La via intrinseca è innescata dalla mancanza di fattori di crescita o
come risposta a danno di DNA, stress ossidativo, ipossia, agenti chimici
tossici, tra cui ovviamente i chemioterapici.
Tali agenti portano al rilascio di citocromo c dai mitocondri, un
passaggio controllato da proteine che governano la permeabilità della membrana
mitocondriale esterna e possono essere sia proapoptotiche (Bax, BAD, Bak, Bok e
altre), sia antiapoptotiche (Bcl-2, Bcl-xL e Bcl-w, le principali).
Il citocromo c rilasciato per il danno mitocondriale interagisce con
APAF-1 e caspasi-9, la quale promuove l’attivazione di caspasi-3, che a sua
volta agisce come effettrice finale, tagliando molte proteine cellulari che
includono proteine strutturali e proteine nucleari.
Le caspasi sono normalmente soppresse dalle proteine IAPs. Quando una
cellula riceve uno stimolo apoptotico, IAPs sono silenziate da SMAC, una
proteina mitocondriale, che è rilasciata nel citoplasma.
La via estrinseca è innescata dall’attivazione dei “recettori di morte”
e coinvolge l’attivazione della caspasi-8, che attiva direttamente la caspasi-3
causando apoptosi. Il TNF, prodotto principalmente dai macrofagi, è il
principale mediatore estrinseco dell’apoptosi.
Il recettore Fas è un altro recettore correlato. Caspasi 8 attiva anche
la proteina citosolica BID con un processo di scissione: la BID troncata (tBID)
trasloca ai mitocondri, facilita il rilascio del citocromo c e attiva la via
intrinseca. Il complesso recettore di morte-FADD è regolato da cFLIP, che
blocca l’attivazione di caspasi-8. Anche p53 promuove l’apoptosi, attivando
Bax/Bad.
Figura 3. Morte cellulare per necrosi (sinistra) e per apoptosi (destra) |
Attività proteasomica
Il proteasoma è una complesso proteasico multicatalitico che degrada
molte delle proteine endogene, comprese quelle non correttamente conformate e
quelle danneggiate, assicurando le normali funzioni cellulari.
Questa via di degradazione svolge un ruolo essenziale in molti processi
cellulari, fra cui la progressione del ciclo cellulare, la proliferazione,
l’apoptosi e l’angiogenesi.
L’azione di regolazione del proteasoma sul ciclo cellulare è dovuta al
turn-over delle proteine di regolazione positive e negative: in una cellula
sana, i proteasomi controllano quindi le varie fasi del ciclo cellulare. Per
accentuare la replicazione cellulare, i proteasomi frammentano proteine che
inibiscono il ciclo cellulare, come per esempio gli inibitori delle chinasi
ciclina dipendenti (cyclin-dependent kinase inhibitors, CKI).
Nelle cellule cancerose, il proteasoma può giocare un ruolo importante
nello sviluppo e progressione della patologia.
Di conseguenza, si tratta di un punto focale di sensibilità alla azione
degli inibitori del proteasoma, che portano a) all’accumulo di CKI (es P21 e
p27) e all’arresto del ciclo cellulare e b) all’accumulo della proteina
proapoptotica Bax oppure accumulo di IκB-α, inibitore del fattore
anti-apoptotico NF-κB.
Epigenetica e complessità
Le anomalie morfologiche e di comportamento delle cellule cancerose
dipendono anche da modificazioni epigenetiche (metilazione del DNA,
acetilazione e fosforilazione degli istoni, formazione di attrattori nelle reti
di trasduzione del segnale).
Qui esistono innumerevoli possibilità in cui fattori informativi
esterni alla cellula, quindi di tipo alimentare, farmacologico, neuro immunologico,
endocrinologico possono incentivare o rallentare la crescita delle cellule
trasformate.
Pertanto, le dinamiche della crescita neoplastica assumono un carattere
di grande complessità [2;3].
Complessi fitoterapici e alimenti
La pianta medicinale ma anche l’alimento ricco di principi attivi
vegetali sono visti come sistemi unitari nei quali varie costituenti hanno
proprie funzioni nell’assorbimento, metabolismo, biotrasformazione, farmacocinetica
e farmacodinamica e tutte queste funzioni interagiscono. [4]
Molte erbe sono tradizionalmente utilizzate per il trattamento dei
tumori, di cui alcune tra le più rappresentative saranno qui illustrate. [5-10]
Anche gli agenti dietetici possono essere utilizzati da soli o in combinazione
con agenti chemioterapici convenzionali per impedire la formazione e la
diffusione del cancro. [11-15]
Segue una breve rassegna di alcune tra le più interessanti sostanze
alimentari e fitoterapiche, studiate come complessi, estratti in toto o
liofilizzati.
Successivamente si tratteranno i principi attivi isolati da tali
piante.
Pomodori
La dieta “mediterranea” e in particolare due suoi componenti
rappresentativi, l’olio di oliva e il pomodoro, è associata a benefici per la
salute che comprendono una ridotta incidenza di malattie cardiovascolari e
cancro. Il pomodoro contiene sostanze con provato effetto anti-proliferativo su
cellule cancerose, come il licopene e vari polifenoli, come la floretina, la
quercetina, la calconaringenina, il kaempferolo 3-rutinoside e la quercetina 3-rutinoside
(rutina), per un totale di 4-26 mg su 100 grammi secondo il tipo di cultivar. È
accertata la capacità dei polifenoli contenuti nei pomodori di modulare la
proliferazione in vitro di cellule del cancro prostatico alle dosi attorno a 50
microgrammi/ml.
Aglio e cipolla
Il genere Allium comprende circa 500 specie, di cui comunemente
utilizzate sono aglio, cipolla, porri, erba cipollina, scalogno. Esse hanno
dimostrato di avere applicazioni come antimicrobici, antitrombotici,
antitumorali, ipolipidemizzanti, antiartritici e ipoglicemizzanti, anche se la
base di evidenza è ancora relativamente scarsa. Negli ultimi anni, una vasta
ricerca si è concentrata sulle potenzialità antitumorali dei vegetali agliacei
e dei loro componenti, vale a dire allilsolfuri e flavonoidi (in particolare la
quercetina, che è presente abbondantemente in cipolla). [16] Diversi meccanismi
sono stati proposti per spiegare gli effetti di prevenzione del cancro da parte
di verdure e composti organo solforici estratti da alliacee: questi includono
l’inibizione della mutagenesi, la modulazione di enzimi, l’inibizione della
formazione di addotti di DNA, detossificazione di radicali liberi ed effetti
sulla proliferazione cellulare.
Frutti di bosco
I frutti di bosco contengono una vasta gamma di sostanze fitochimiche
con proprietà biologiche, come antiossidanti, antitumorali,
anti-neurodegerative, anti-infiammatorie. Gli agenti chemiopreventivi presenti
nelle bacche includono vitamine A, C, ed E, acido folico, calcio, selenio,
beta-carotene, alfa-carotene, luteina, polifenoli come l’acido ellagico, acido
ferulico, acido p-cumarico, antociani, quercetina, e diversi fitosteroli quali
beta-sitosterolo, stigmasterolo e kaempferolo. La capacità di liofilizzati di
lamponi, more e fragole di inibire lo sviluppo del cancro è stata studiata in
laboratorio [17]. Gli estratti di frutti di bosco sono stati valutati per la
loro capacità di inibire la crescita di linee cellulari di cancro (bocca,
mammella, colon, prostata); lampone e fragola hanno mostrato gli effetti pro-apoptotici
più significativi, senza alcun effetto su cellule normali. Le vie di
segnalazione cellulare su cui si è visto l’effetto del mirtillo comprendono la
diminuzione di fosfatidilinositolo 3-chinasi (PI3K)/Akt e di NFkB, mentre la
proteina chinasi C e la chinasi ERK non sono colpite.
Rafano e broccoli
Ortaggi della famiglia delle crucifere e in particolare del genere
Brassica stanno attirando sempre maggiore attenzione come alimenti sani a causa
del loro contenuto di glucosinolati e isotiocianati di cui è stato mostrato un
effetto chemiopreventivo su varie linee di carcinomi umani [18]. Gli
isotiocianati contengono nella loro struttura un atomo di zolfo, responsabile
del caratteristico odore prodotto dalla cottura troppo prolungata del cavolo e dei
suoi cugini appartenenti ala famiglia delle crucifere. Alcuni isotiocianati
possiedono proprietà antitumorali più potenti degli altri, come il sulforafano,
presente nei broccoli. Va anche segnalato che foglie e gambo di Raphanus
sativus, di solito scartati dalla alimentazione, hanno azione antiossidante e
detossificante di radicali. Le foglie hanno contenuto polifenolico di circa 80
mg/g di estratto secco, paragonabile a quello delle fonti tradizionali ricche
come il tè verde. I polifenoli sono catechina, acido protocatecuico, acido
siringico, acido vanillico, acido ferulico, acido sinapico, acido o-cumarico,
miricetina, e quercetina.
Olio d’oliva
L’olio extra vergine di oliva è particolarmente ricco di polifenoli
come lupeolo e oleuropeina. Frazioni polifenoliche estratte direttamente da
olio extra vergine di oliva hanno dimostrato di inibire colture di linee
cellulari di cancro del colon, mediante inibizione dell’enzima acido-grasso
sintetasi. L’oleuropeina è il caratteristico polifenolo che concorre a formare il sapore amaro delle
olive e delle foglie di olivo: il sapore amaro è importante in quanto difende
la pianta dagli attacchi parassitari. Durante la maturazione dell’oliva, essa
si scinde per idrolisi e svolge una spiccata funzione antiossidante. Inoltre è
considerata una sostanza nutraceutica poiché in vitro ha un effetto positivo
contro le cellule di cancro della mammella e altri tumori. [19]
Soia
Vari studi hanno suggerito che gli isoflavoni della soia esercitano
effetti inibitori contro il cancro alla prostata. [20] Probabilmente gli
estratti di soia, contenenti una miscela di isoflavoni di soia e di altri
componenti bioattivi, sono agenti più potenti come chemio-preventivi rispetto
agli isoflavoni di soia individuali. Nessun cambiamento significativo del ciclo
cellulare o apoptosi sono stati osservati in cellule non-cancerose trattate con
estratti di soia, suggerendo che gli effetti dell’estratto di soia sono
tumore-specifici. Si suggerisce che i prodotti alimentari che recano una
combinazione di principi attivi possono essere più efficaci e più sicuri come
agenti chemiopreventivi di singoli composti. Quest’approccio “food-based” è
interessante per lo sviluppo di raccomandazioni di sanità pubblica per la prevenzione
del cancro alla prostata.
Germoglio di grano
Recentemente sono stati indagati gli effetti del germogli di frumento
(estratti idroalcolici) nel carcinoma del colon umano. La frazione polifenolica
è stata in grado di inibire la funzionalità del proteasoma a basse
concentrazioni. L’estratto di germogli di grano innesca la via apoptotica in
cellule di carcinoma della cervice uterina e di plasmocitoma, attraverso
l’inibizione selettiva del proteasoma delle cellule tumorali, mentre una
coltura di cellule normali è resistente ai trattamenti [21]. Due elementi (un
polifenolo e una frazione proteica) hanno esercitato un effetto inibitorio in
vitro sull’attività del proteasoma. Questi risultati forniscono ulteriori prove
a sostegno del possibile utilizzo di estratti naturali di grano come
coadiuvanti nei trattamenti contro il cancro [22].
Miele
Il miele è stato usato da tempo sia in usi medici e domestici, ma
recentemente è stata rivalutata la proprietà nutraceutica contro diverse
malattie, come cancro, malattie coronariche, malattie infiammatorie,
degenerazione neurologica, l’invecchiamento. In tale situazione, il miele è
studiato come fonte di composti fenolici e altri antiossidanti come l’acido
ascorbico. Alcuni semplici polifenoli trovati nel miele, vale a dire acido
caffeico, galangina, quercetina, kaempferolo, acacetina, pinocembrina e
apigenina, si possono considerare come promettenti agenti complementari nella
prevenzione e nel trattamento del cancro [23].
Tè
Il tè, la bevanda più consumata nel mondo oltre all’acqua, è derivato
dalla pianta di Camellia sinensis e viene elaborato in modi diversi in diverse
parti del mondo. All’interno di alcune regioni della popolazione mondiale,
studi epidemiologici hanno identificato un possibile ruolo del tè verde nella
prevenzione di alcuni tumori, in particolare quello della prostata. Inoltre, i
modelli animali hanno dimostrato che i polifenoli del tè verde, possono
ritardare lo sviluppo e la progressione del cancro. Una tipica bevanda prodotta
con tè verde contiene 240-320 mg di catechine e 20- 50 mg di caffeina. Le
catechine sono composti polifenolici incolori che si ossidano facilmente, dando
origine ad imbrunimenti; sulle cellule cancerose sono attive particolarmente
epigallocatechina (EGC) e epigallocatechina gallato (EGCG), suggerendo che la
presenza dei tre gruppi ossidrilici adiacenti (pirogallolo o gruppo galloilico)
nella molecola sia un fattore chiave per l’attività [24].
Uva e semi d’uva
La buccia dell’acino d’uva nera contiene rilevanti concentrazioni di
resveratrolo, un fenolo non flavonoide cui recentemente sono state attribuite
molte proprietà benefiche tra cui quella antitumorale.
Tuttavia, va tenuto
presente che, affinché questa molecola abbia effetti anti-cancerosi, è
necessario che ve ne sia una concentrazione elevata nel sangue, difficilmente
raggiungibile con l’alimentazione. Altre Ricerche hanno permesso di individuare
in Polygonum cuspidatum (pianta erbaceo-arbustiva tipica di luoghi acquitrinosi
e paludosi) quantità notevoli, parecchio superiori a quelle della vite, di
resveratrolo e di diverse altre fitoalessine. Va comunque notato che degli
effetti antitumorali sono stati descritti anche in uva bianca priva di
resveratrolo [25]. Anche nei semi d’uva vi sono composti come l’acido gallico,
catechina, epicatechina e loro procianidine-oligomeri, con effetti
anti-tumorali nel cancro mammario, polmonare e gastrico, senza influenzare la
vitalità delle cellule normali.
Rosmarino
Le foglie di Rosmarinus officinalis contengono vari composti attivi tra
cui l’acido carnosico e l’acido rosmarinico. Anche la salvia contiene tali
sostanze. Estratti di rosmarino sono stati applicati alle linee cellulari umane
di cancro del polmone a piccole cellule, della prostata, del fegato, della mammella,
e leucemia mieloide cronica. Gli estratti hanno esercitato vari effetti
citotossici contro diverse linee cellulari a dosi relativamente basse (tra 12 e
47 microgrammi/ml) [26].
Vischio
Il Viscum album è molto utilizzato nella terapie dei tumori, soprattutto
nella medicina antroposofica, anche se le evidenze convincenti e definitive
sono difficili da raggiungere [27]. Probabilmente il vischio agisce sia con
meccanismi diretti contro le cellule cancerose, sia con meccanismi indiretti,
sostenendo il sistema immunitario. Sulle cellule leucemiche Jurkat l’estratto
di vischio agisce con forte azione pro-apototica [28].
Aloe vera
L’Aloe vera è un rimedio molto popolare per una varietà di condizioni,
soprattutto legate a patologie infiammatorie cutanee (dermatiti), ma talvolta è
usato come rimedio contro il cancro. Esistono poche prove di un’efficacia di
questa pianta nei tumori. Qualche recente studio suggerisce un effetto
antiproliferativo in vitro su cellule cancerose [29]. L’aloe è stata utilizzata
anche in combinazione con il miele per ottenere un effetto sinergico [30].
Altre piante
Esistono molte altre piante medicinali o alimentari di cui sono stati
dimostrati effetti citotossici su cellule cancerose, che per ragioni di spazio
qui possono solo essere citate: Panax ginseng [31], Oenothera biennis [32],
Arnica montana [33], Urtica dioica (ortica) [34], Cynara scolymus (carciofo)
[35], Thymus vulgaris (timo) [36], Piper methysticum (Kava) [37], Zingiber
officinale (Ginger) [38], Lactica sativa (lattuga) [39], Punica granatum
(melograno) [40]. Estratti di mela, uva, cipolle e fragole inibiscono la
crescita di cellule leucemiche, probabilmente mediante un blocco dei proteasomi
[21]. In questo modello di cellulare, mela e uva erano più potenti di pomodoro
e sedano, ma meno potenti di un estratto di tè verde, mentre l’estratto di
fragola era inattivo.
Medicinali omeopatici
Vi sono poche evidenze di effetti “in vitro” di medicinali omeopatici,
ottenuti mediante proceducome re di diluizione e succussione (oltre il limite
di Avogadro-Loschmidt). Autori americani hanno riportato [41] un effetto
anti-proliferativo di Sabal serratula su linee cellulari del cancro prostatico.
Thuja occidentalis e Conium maculatum non hanno avuto effetti. Secondo altri autori,
un estratto grezzo di Ruta graveolens [42] ha provocato effetti citotossici su
cellule del linfoma ascitico di Dalton e del carcinoma ascitico di Ehrlich.
Infine è stato recentemente pubblicato un lavoro attestante l’effetto
citotossico di Carcinosinum, e Phytolacca decandra su cellule di carcinoma del
seno (MCF-7) [43]. Va comunque precisato che l’obiettivo primario
dell’omeopatia è la cura dell’individuo nella sua complessità psicofisica
(riattivaione omeodinamica e sistemica mediante il “simile”), non solo e non
tanto la lotta contro il tumore [44; 45].
Principi attivi
I metaboliti secondari costituiscono una riserva chimica molto
diversificata di piccole molecole prodotte dalle piante come risposta alle
condizioni ambientali e all’interazione con altri organismi.
Molte di queste molecole hanno diverse attività biologiche, che le
rendono interessanti dal punto di vista farmacologico, nutraceutico o di
integrazione alimentare (Figura 1).
Tra i molti composti candidati, molti fanno parte dei polifenoli, tra
cui i più importanti sono i flavonoidi. La struttura base dei flavonoidi è
costituita da 15 atomi di carbonio organizzati in due anelli aromatici (A e B),
legati da un ponte a 3 atomi di carbonio, ciclizzato a formare l’anello
eterociclico (C) cui è legato ossigeno.
Queste strutture possono presentare diverso grado di glicosilazione,
idrossilazione, metossilazione ecc. in diverse posizioni, dando origine a una
vasta gamma di molecole. La tabella 1 riporta un elenco schematico delle
caratteristiche dei principali principi attivi, dei quali alcuni sono di
seguito illustrati in maggiore dettaglio.
(-)-epigallocatechina-3-gallato (EGCG)
L’EGCG diminuisce la vitalità delle cellule e promuove l’apoptosi nelle
linee cellulari di cancro, ma non nelle cellule normali [24]. EGCG induce
apoptosi in cellule di cancro umano della prostata; la stessa sostanza, in dosi
basse sensibilizza le cellule alla apoptosi indotta da tumor-necrosis factor
(TRAIL) [15]. L’EGCG promuove l’apoptosi attraverso la stabilizzazione di p53,
la regolazione negativa dell’attività di NF-kB, l’attivazione delle caspasi, la
variazione del rapporto di Bax/Bcl-2, l’attività chimotripsina-simile del
proteasoma 20S purificato e il proteasoma 26S nei lisati di cellule tumorali.
L’EGCG (come anche luteolina, quercetina, kaempferolo, apigenina e taxifolina)
inibisce selettivamente l’attività acido-grasso sintetasi (enzima fondamentale
per la formazione delle membrane cellulari che è super-espresso in molte linee
cancerose) e causa l’apoptosi nelle cellule cancerose, ma non nei fibroblasti
non tumorali.
Genisteina
La genisteina (5,7,4’-trihydroxyisoflavone) è l’isoflavone predominante
derivato prevalentemente dalla soia, ma si trova anche in altri legumi come
piselli, lenticchie, fagioli. Questo composto importante possiede una grande
varietà di attività biologiche [46;47], intervenendo sulle cicline regolatrici
del ciclo cellulare e sulla famiglia Akt delle proteine di trasduzione del
segnale. La genisteina inibisce una tirosin chinasi (PTK), che è coinvolta
nella fosforilazione di residui in tirosina di recettori di membrana, inibisce
la topoisomerasi II, che partecipa alla replicazione trascrizione e riparazione
del DNA. A basse concentrazioni, simili a quelle raggiunte attraverso consumi
alimentari, la genisteina può inibire i processi pro-metastatici come il
distacco delle cellule, la migrazione e l’invasione, attraverso una varietà di
meccanismi, tra cui il fattore di crescita trasformante-beta [14].
Curcumina
La curcumina (diferuloilmetano) è un polifenolo derivato dalla pianta
di Curcuma longa, comunemente nota come la curcuma, usata come spezia nel
subcontinente indiano. La curcumina ha dimostrato un effetto anti-proliferativo
in varie linee cellulari ed è un inibitore del fattore di trascrizione NF-kB e
dei prodotti genici a valle (tra cui c-myc, Bcl-2, COX-2, NOS, ciclina D1,
TNF-α, le interleuchine e MMP-9) [48]. La curcumina riduce l’espressione di
vari recettori per fattori di crescita, di molecole di adesione, di fattori
angiogenetici. La linea cellulare di cancro della prostata LNCaP è poco
suscettibile alla apoptosi indotta dal ligando correlato al TNF (TRAIL), ma in
presenza di basse dosi di curcumina (10 micromol/L) il trattamento con TRAIL
induce significativo aumento di frammentazione di DNA, attivazione caspasi-3 e
-8, scissione del BID e rilascio di citocromo c. Ciò significa che
nell’apoptosi indotta dalle sue sostanze la via estrinseca (recettore mediata,
in questo caso promossa dal TRAIL che è correlato all’infiammazione) è
potenziata da quella intrinseca (in questo caso indotta dalla curcumina).
Quercetina
Uno dei principali flavonoidi assunti con la dieta è la quercetina
[49]. Essa interagisce con recettori e
modula diverse vie di trasduzione del segnale che coinvolgono MEK/ERK e
Nrf2/keap1, associati con i processi di infiammazione e carcinogenesi. La
quercetina riduce l’espressione di ciclina B1, induce l’inibitore di p21 CDK
con una concomitante diminuzione della fosforilazione di pRb, che inibisce la
progressione del ciclo cellulare bloccando E2F1 [50]. Viste le notevoli
correlazioni tra infiammazione e tumori, è interessante notare come la
quercetina sia stata proposta sia come antinfiammatorio sia come
antineoplastico [51;52]. A riprova di tale complessità noi abbiamo dimostrato
che la quercetina è in grado di provocare un aumento del rilascio di istamina
dai basofili attivati da peptidi batterici (quindi un effetto potenziante le
difese aspecifiche) mentre provoca una forte inibizione quando i basofili sono
attivati da anti-IgE (quindi un effetto antiinfiammatorio e anti-allergico)
[53]; questi effetti si riscontrano a dosi molto basse, ottenibili nel plasma
mediante integrazione nella dieta. Queste evidenze sono importanti per le
relazioni tra infiammazione, angiogenesi e tumori, in cui anche i basofili sono
coinvolti.
Resveratrolo
Il resveratrolo (3,5,4’-triidrossistilbene) è una delle fitoalessine
prodotte naturalmente da parecchie piante tra cui la vite, in difesa da agenti
patogeni quali batteri o funghi, cui è attribuita azione antiaterogena e
antitrombotica. Il resveratrolo si è guadagnato una notevole attenzione per le
sue proprietà anti-cancro, soprattutto come potenziale chemio preventivo
[54;55]. Il resveratrolo ha effetti pro-apoptotici perché danneggia le funzioni
mitocondriali, la catena respiratoria, l’espressione genica, la acetilazione o
fosforilazione della proteina p53. Questo polifenolo influisce anche sulla
distribuzione dei “death receptors” e facilita la formazione di un complesso
che attiva la segnalazione per la morte cellulare. Infine, in vari tipi di
cancro, il resveratrolo si comporta come un “chemiosensibilizzante”, che
abbassa la soglia di induzione di morte cellulare da parte di agenti
antitumorali classici e neutralizza chemioresistenza delle cellule tumorali.
Licopene
Il licopene è un carotenoide che dà il colore rosso ai pomodori, ma è
contenuto anche in albicocca, papaia, anguria e pompelmo rosa. È stato
suggerito che i carotenoidi possono modulare i processi riguardanti la
mutagenesi, cancerogenesi, differenziamento cellulare e la proliferazione. Il
meccanismo inibitorio è stato associato con soppressione della via di
segnalazione fosfatidilinositolo 3-chinasi/Akt, di mTOR e up-regolazione di
proteine apoptotiche come Bax e Fas ligando, riduzione di ciclina D1 e
conseguente arresto del ciclo alla fase G0-G1. Va segnalato che le cellule
epiteliali della prostata normale sono ancora più sensibili all’inibizione
della crescita esercitata dal licopene rispetto alle cellule tumorali, indicando
che anche l’iperplasia prostatica benigna in via di sviluppo può essere
influenzata positivamente da licopene. È stato dimostrato un sinergismo tra
componenti del pesce (acido eicosapentaenoico) ed il licopene nel bloccare la
crescita di cellule del cancro del colon [56].
Fisetina
La fisetina (3,3’,4’,7-tetrahydroxyflavone) si trova nella frutta e
verdura, come fragole, mele, cachi, uva, cipolle e cetriolo. Ha molte attività
tra cui la neurotrofica, anti-ossidante, antinfiammatoria e anti-angiogenetica.
In cellule di cancro della prostata in coltura ha mostrato notevole attività
pro-apoptotica, e poca o nulla attività su quelle normali [57].
Lupeolo
Il lupeolo è uno dei triterpenici che si trovano nella frutta, come
olive, mango, fragola, uva e fichi, molte verdure, e in diverse piante
medicinali. Oltre a varie attività (anti-infiammatoria, anti-artritica,
anti-mutagena, e persino anti-malarica) il lupeolo ha dimostrato di possedere
proprietà antitumorali in vivo e in vitro nel tumore della prostata, del pancreas
e nelle cellule B linfoma non-Hodgkin-2[58]. Il meccanismo si baserebbe sulla
produzione di specie reattive dell’ossigeno, seguita da induzione della via
mitocondriale che porta alla morte cellulare. Secondo altri autori si tratta di
un agente “multi-target” con un potenziale anti-infiammatorio e regolatore
sulle cellule dei tessuti. Le azioni sulle cellule sono su passaggi chiave come
il fattore nucleare kappa B (NFkB), Fas, K-ras, fosfatidilinositolo- 3-chinasi
(PI3K)/Akt e Wnt/beta-catenina, c-FLIP [59]. È interessante notare che dosi
efficaci sulle cellule cancerose non presentano alcuna tossicità per le cellule
normali e i tessuti.
Nobiletina
La nobiletina è un flavone poli-metossilato isolato dalla buccia del
mandarino tangerino, solubile nei solventi organici e poco in acqua.
L’interesse per questo composto è stato ripreso da quando diversi dati
sperimentali indicano che è una molecola con proprietà chemiopreventive per i
tumori. La nobiletina sembra essere un inibitore abbastanza affine di elementi
della via delle MAPK, come c-Raf e MEK1. In aggiunta bloccherebbe l’utilizzo
dei fosfoinositidi da parte delle
fosfolipasi C e della PI3K. Entrambe le vie sono attivamente utilizzate
dalle cellule tumorali nella loro crescita incontrollata.
Silibinina
La silibinina è il principale principio attivo di silimarina, la
miscela di flavonolignani estratta dai semi di cardo mariano (Silybum
marianum), composto di silibinina, isosilibinina, silicristina, silidianina.
Sia studi in vitro sia ricerca sugli animali suggeriscono che la silibinina ha
proprietà epatoprotettiva contro le tossine e proprietà anti-cancro contro le
cellule umane di adenocarcinoma della prostata, di cancro della mammella
(estrogeno-dipendenti e indipendenti), di carcinoma della portio, di cancro del
colon e di carcinoma polmonare di vario tipo istologico. La silibinina ha
bassissima tossicità su cellule normali mentre ha chiaramente dimostrato
l’inibizione della cellula tumorale per più vie di segnalazione, l’inibizione
dell’angiogenesi, la chemiosensibilizzazione e l’inibizione di invasione
metastatica. Le attuali conoscenze indicano che tale sostanza regola più vie
cellulari proliferative nelle cellule tumorali, tra cui tirosinchinasi, il
recettore degli androgeni, STATs, NFkB, c-myc [60].
Allicina
Allicina (tiosulfinato di allile) è il più noto elemento biologicamente
attivo dell’aglio appena schiacciato. Il diallil bisolfuro presente nell’olio
estratto dall’aglio è stato studiato per il suo effetto antiproliferativo sulle
cellule di cancro alla prostata (PC3) in vitro, osservando soppressione della
crescita delle cellule, induzione di danno al DNA in modo dose dipendente,
rispetto al controllo. Sulla proliferazione cellulare delle linee di cancro del
colon allicina esercita un effetto citostatico tempo- e dose-dipendente. Il
trattamento con allicina porta le cellule a morte per apoptosi, aumento dei
livelli di Bax e maggiore capacità di rilascio di citocromo c dai mitocondri al
citoplasma, traslocazione di fattore Nrf2 [61].
Acido carnosico
L’acido carnosico è un diterpene benzenediolico naturale che si trova
nel rosmarino (Rosmarinus officinalis) e la salvia comune (Salvia officinalis).
Foglie essiccate di rosmarino o salvia contengono 1,5-2,5% di acido carnosico.
Questa sostanza naturale ha mostrato proprietà inibitrici sulla crescita di
molte cellule cancerose [26].
Vitamina E
La vitamina E si riferisce a un gruppo di composti naturali: i
tocoferoli, tocotrienoli, e loro derivati
naturali e sintetici. Degli otto tocoferoli diversi inclusi nel termine
di vitamina E, α-tocoferolo spesso esercita funzioni specifiche ed è la forma
predominante della vitamina E nel plasma e tessuti, mentre γ-tocoferolo, e non
α-tocoferolo, è la principale forma nella dieta. Oltre alla sua funzione
antiossidante, la vitamina E ed i suoi analoghi sono in grado di modulare il
fattore di crescita trasformante-β e di regolare il ciclo cellulare attraverso
l’arresto della sintesi del DNA in cellule di cancro della prostata [62].
L’induzione di apoptosi con aumento di espressione di Fas sulla membrana, la
riduzione della produzione del fattore di crescita vascolare endoteliale, e
l’inibizione delle metalloproteinasi della matrice sono altri meccanismi
attraverso cui la vitamina E inibisce la carcinogenesi.
Biodisponibilità e interazioni
Nonostante le numerose prove degli effetti delle sostanze naturali, è
necessario precisare che non è possibile dedurre direttamente una sicura
efficacia clinica per due ragioni: la prima perché i modelli in vitro sono
sempre riferiti a linee cellulari, che non è detto siano rappresentative delle
cellule del cancro umano che si vorrebbe trattare, la seconda perché le dosi
usate in vitro non sono sempre le stesse che sarebbero raggiungibili nel
tessuto in vivo.
Naturalmente, la biodisponibilità dipende anche dalla via di
somministrazione e dalla posizione del bersaglio: la cavità orale e il tratto
digestivo, che sono a diretto contatto con le sostanze assunte per via orale,
possono rappresentare bersagli per la chemioprevenzione più facilmente
raggiungibili rispetto agli organi interni.
Esiste anche il problema degli effetti bifasici, o “ormetici”. Ad
esempio, sebbene la genisteina abbia molte azioni potenzialmente terapeutiche,
la sua attività bifasica (citotossica a concentrazioni elevate e vitalizzante a
basse concentrazioni), impone cautela nel determinare le dosi terapeutiche
[47]. Il resveratrolo in dosi molto basse agisce come un agente
anti-apoptotico, in alte dosi come pro-apoptotico sulle cellule tumorali, ma
anche deprime la funzione cardiaca [63].
Naturalmente questo tipo di effetti bifasici si nota spesso in
specifici modelli cellulari, ma non costituisce una regola generale, come
dimostrato anche da noi per la quercetina sui leucociti basofili [53].
Interazioni
Farmaci a base di erbe o estratti purificati contengono una
combinazione di principi attivi, che interagiscono tra loro e anche con gli
altri farmaci prescritti, con la possibilità teorica di migliorare (sinergismo) ma anche di diminuire
(antagonismo) l’effetto terapeutico. Le sostanze naturali possono teoricamente
interagire negativamente con le terapie convenzionali in vari modi: a)
interazione diretta tra sostanze diverse, che ne riduce la biodisponibilità o
l’efficacia, b) aumento del metabolismo epatico e quindi dell’inattivazione ed
escrezione dei farmaci, c) protezione delle cellule dagli effetti citotossici
basati sullo stress ossidativo, meccanismo utilizzato da parecchi farmaci e
dalle radiazioni ionizzanti. La contemporanea assunzione di bortezomib (un
inibitore del proteasoma che ha attività
te rapeutica nel trattamento del mieloma multiplo), di polifenoli come
quercetina e miricetina ha dimostrato di invertire gli effetti del farmaco,
impedendo alle cellule maligne di entrare in fase di apoptosi.
Questo effetto inibitorio è stato associato a reazioni chimiche tra la
quercetina e il gruppo acido boronico del farmaco.
L’azione antiossidante degli antociani in alcune condizioni potrebbe
inibire l’effetto citotossico di altri composti usati per distruggere le cellule
tumorali.
Le complesse interazioni tra sostanze naturali, cellule tumorali e
farmaci impongono cautela e incoraggiano
un colloquio più aperto tra paziente e medico.
Sinergismi
D’altra parte, è possibile un’interazione positiva, nel senso di un
sinergismo. Una possibilità interessante è quella di utilizzare agenti
dietetici che sensibilizzino i tumori ai chemioterapici.
La quercetina abroga la resistenza delle cellule di melanoma alla
chemioterapia [64], apigenina, genisteina, quercetina sinergizzano col taxolo
[65], il resveratrolo può sensibilizzare le cellule tumorali agli agenti chemioterapici [55]. Il pretrattamento
delle cellule cancerose con quercetina aumenta l’apoptosi indotta da cisplatino
[66].
Uno degli ostacoli comuni al successo della chemioterapia è lo sviluppo
della “multidrug resistance” dalle cellule tumorali a più agenti
chemioterapici. La glicoproteina-P (P-gp) agisce come una pompa per farmaco,
che riduce la concentrazione intracellulare. Per sviluppare strategie efficaci
contro la farmaco-resistenza è stato proposto l’acido carnosico, che è capace
di modulare proprio la proteina P-gp e aumentare la concentrazione intracellulare di adriamicina
[67].
Anche la proteina che conferisce resistenza alla chemioterapia nel
cancro della mammella (BCRP) è stata individuata come bersaglio di quercetina,
(-)-epicatechina, genisteina, crisina, curcumina e resveratrolo [68].
Naturalmente esiste la possibilità di sinergismi anche tra i diversi
prodotti naturali: EGCG inibisce le cellule staminali del cancro prostatico in
forte sinergia con la quercetina [69].
Combinazioni di polifenoli dietetici vegetali, come curcumina e acido
carnosico oppure curcumina e silibinina, a concentrazioni non tossiche di
ciascun agente, hanno prodotto un effetto sinergico antiproliferativo su
cellule di leucemia mieloide acuta, senza alcun effetto su fibroblasti umani
normali [70]. In questo contesto si può citare l’esperienza di multiterapia del
metodo Di Bella, basata sull’associazione di melatonina, retinoidi, vitamine E,
D3, C, somatostatina, inibitori della prolattina e basse dosi di ciclofosfamide
o oncocarbide e altre sostanze, con lo scopo di sfruttare i sinergismi. Le
difficoltà all’accettazione di tale approccio sono finora derivate dalla
scarsità di prove di efficacia e dallo scetticismo dell’oncologia ufficiale.
Senza entrare in questa discussione, che esula dagli scopi di questo lavoro,
resta il fatto che tale esperienza è significativa per il suo carattere
pionieristico e di stimolo alla ricerca [71].
Conclusioni e prospettive
Un approccio integrato per la gestione di un paziente affetto da cancro
deve essere indirizzato a bersagli biochimici multipli e ai percorsi
fisiologici che supportano lo sviluppo del tumore, riducendo al minimo la
tossicità dei tessuti normali e l’immunosoppressione.
La “nuova era”
dell’oncologia molecolare in sinergia con la progressiva integrazione delle
cure complementari nei protocolli terapeutici, permette i guardare al futuro
con interessanti prospettive, sia per la prevenzione che per la terapia. Da
consigli generici (seppure importanti) di alimentazione più sana (es. meno
calorie, carni rosse, sale, alcool, più vegetali, fibre, vitamine, selenio), si
potranno indicare quei cibi e/o quei supplementi che potrebbero essere
specificamente indicati in caso di precise alterazioni biochimiche (fattori di
rischio nel soggetto sano o lesioni caratteristiche nella cellula neoplastica).
Prevenzione
Senza trascurare le attuali importanti indicazioni per la prevenzione
dei tumori basate sullo stile di vita e la diagnosi precoce, in futuro la nuova
possibilità di una “diagnosi individuale” del rischio oncologico potrebbe
favorire una la cosiddetta “molecular target chemoprevention” [9;13;24] : ad esempio, i soggetti con mutazioni di geni
Rb e p53 potrebbero trovare giovamento da fattori alimentari capaci di
riattivare o mimare le funzioni perdute di Rb e/o p53 (o bloccare i loro
inibitori), possibilmente agendo in sinergia con altri fattori alimentari che
inducono l’apoptosi attivata dal ligando del TRAIL. Vitamine antiossidanti
potrebbero essere indicate non in tutti i soggetti, ma solo in quei sottogruppi
che hanno difese antiossidanti inefficienti.
Detossificazione dei radicali dell’ossigeno, regolamentazione delle vie
di trasduzione del segnale, modulazione di recettori, induzione di apoptosi,
inibizione dell’angiogenesi, sono meccanismi attraverso i quali gli agenti
chemiopreventivi possono agire per ritardare la crescita di cellule tumorali,
senza dimenticare il potenziamento della risposta immunitaria con composti che
agiscono come immunostimolanti. Ci si augura che tali strategie contribuiranno
alla prevenzione individualizzata del cancro.
Terapia
Visti i molteplici effetti delle sostanze vegetali e la loro notevole
sicurezza (molte sostanze hanno mostrato scarso effetto sulle cellule normali),
il loro utilizzo futuro per la terapia del cancro risiederà probabilmente in
combinazioni sinergiche e nell’integrazione con la chemioterapia e la
radioterapia.
In questo ruolo, i prodotti naturali agiscono come modificatori della
risposta biologica o come adattogeni, potenzialmente migliorando l’efficacia
delle terapie convenzionali o riducendo la tossicità.
Probabilmente le dosi necessarie per un’azione citotossica su un cancro
in atto sono maggiori di quelle ottenibili solo mediante modifiche della dieta
ed è necessaria una supplementazione di alte dosi di principi attivi.
Tale strategia potrebbe essere favorita proprio dal fatto che molte
sostanze di origine alimentare hanno un’altissima tollerabilità. Gli interventi
dovrebbero comunque essere basati sull’individuazione sempre più precisa dei
biomarcatori e su evidenze di efficacia di tipo clinico.
Il futuro dell’oncologia sta nell’integrazione degli approcci
“high-tech” con quelli “sistemici”, basandosi sulla conoscenza della complessa
biologia della cellula neoplastica e passando per una rivalutazione degli
approcci preventivi e terapeutici che sfruttano in modo razionale le sostanze
naturali.
Dedica
Dedico questo lavoro a ricordo di mia sorella Maria Irene che col suo
amore alla vita e alla natura mi ha spronato a occuparmi di questo campo della
medicina (PB).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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