L’esplosione delle vendite di televisori e contenuti in 4K pone il problema dell’ampiezza di banda necessaria per garantire servizi di qualità.
di Raffaella Natale, 21
set 2015
Molti servizi di video on-demand ormai forniscono un numero
sempre maggiore di contenuti in Ultra Alta Definizione (4K)
che richiedono ovviamente maggiore capacità di banda.
La tv 4K offrendo infatti una risoluzione video decisamente
superiore deve poter contare su connessioni performanti.
Eutelsat
è già in prima linea per offrire i propri servizi satellitari a
broadcaster e Over-The-Top nella diffusione del 4K.
Sempre Eutelsat fa sapere che gli europei
sono disposti a pagare fino a 10 euro al mese per avere il 4K. E
l’industria si sta muovendo velocemente per coprire le nuove esigenze sul
fronte consumer.
Le vendite di televisori Ultra HD stano aumentando
rapidamente. Secondo
le stime di IHS, nel 1° trimestre 2015 sono state di 4,7 milioni
di unità a livello globale – circa il 400% in più rispetto allo stesso periodo
dello scorso anno.
Il tutto mentre si registra una contrazione di circa il 2% anno su anno
delle vendite di televisori.
Un dato questo che ha portato alla riduzione dei prezzi per gli apparecchi
4K. Non stupisce quindi che le previsioni di Futuresource
indichino che i televisori 4K costituiranno il 42% del mercato globale entro il
2018.
Il motivo per cui la Tv 4K avrà un impatto sulla esigenza di larghezza di
banda è semplice: nel breve e medio termine la maggior parte dei contenuti
Ultra HD sarà trasmesso in streaming sul web.
Netflix
e Amazon stanno aprendo la via offrendo serie tv, come per
esempio l’ormai nota House of Cards, e diversi film prodotti dai
grandi studios cinematografici in Ultra HD.
A conferma di ciò, dal 2014 tutti i contenuti di Amazon Studios sono stati
girati in 4K.
Nel Regno Unito, per esempio, BT ha appena lanciato un
canale sportivo in Ultra HD dove vengono trasmesse le partite della Premiere
League e il MotoGP.
Ma qual è l’ampiezza di banda necessaria per il 4K?
Le stime di capacità richiesta per lo streaming in Ultra HD variano da
broadcaster a broadcaster e dipendono dalle tecniche di compressione
utilizzate.
BT raccomanda ai propri abbonati che abbiano un minimo di 44 Mbps mentre
Netflix ne richiede almeno 25 Mbps.
UMAX in Corea riesce a garantire contenuti in 4K a 32 Mbps.
Ma andare al di sotto di una certa soglia di compressione rischia di far
perdere la qualità delle immagini che i consumatori paganti si aspettano.
Nessuno vorrebbe vedersi rovinato il piacere della visione di un film in 4K da
problemi di bufferig o di scomposizione dei pixel.
Un altro problema da considerare è che le connessioni broadband di casa non
gestiscono un unico flusso Ultra HD.
La maggior parte delle abitazioni hanno più pc, tablet e smartphone usati da
diversi membri della famiglia per accedere a internet, videochiamare, e
guardare l’IP o l’Ultra HD tv.
Prendiamo il caso di una famiglia di quattro persone che usano tutti i loro
device allo stesso tempo, possiamo notare come le esigenze di ampiezza di banda
crescano rapidamente per avvicinarsi agli 80-90 Mbps.
Il divario di banda
Attualmente negli Stati Uniti la velocità media di connessione è di 11 Mbps
ben al di sotto del nuovo obbligo di velocità minima di download richiesta dalla
FCC che è di 25 Mbps.
Nel Regno Unito il governo definisce banda larga superveloce quella a più di
24 Mbps.
Chiaramente c’è un gap tra l’ampiezza di banda reale e quella necessaria che
sta aumentando con il crescere dell’uso del 4K.
Come agire?
Gli operatori sono alla ricerca di diverse soluzioni per colmare questo
divario, investendo per esempio in tecnologie g.fast per accelerare sul rame
anche se pare che la migliore soluzione per il lungo periodo resti la fibra
ottica che garantirebbe la visione in 4K anche in caso tutta la
famiglia fosse collegata per guardare i propri canali in Ultra HD.
Lasciando inoltre capacità ulteriore per il normale accesso a internet degli
utenti e da un crescente numero di dispositivi connessi all’Internet of Things.
Il 4K non è la fine dell’evoluzione della tv.
Si prevede infatti che le Olimpiadi di Tokyo del 2020 saranno trasmesse in
8K e Samsung avrebbe già in cantiere la produzione di schermi
in 11K per il futuro.
Questo evidenzia ancora di più la necessità di trovare soluzioni adeguate
che rispondano alle nuove esigenze dei consumatori e all’evoluzione
dell’industria tv.
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