Da Corriere.it
Le pensioni, la legge Fornero e il bilancio dell’INPS
Rubrica "Italians": lettera a Beppe Severgnini sul Corriere della Sera
L. Lenzini, 22 nov 2017
Caro BSev,
in questi giorni si torna a parlare di pensioni e di correttivi alla legge Fornero.
E, giustamente, molti evidenziano le due principali perversioni del nostro sistema previdenziale.
La prima è che un sistema previdenziale autentico non paga le pensioni dei lavoratori di ieri con i contributi dei lavoratori di oggi (da cui l'argomentazione assurda che gli immigrati ci pagheranno le pensioni, vista la bassa natalità italiana).
Dovrebbero essere due capitoli indipendenti.
In teoria (e così succede nella previdenza privata) al lavoratore che va in pensione dovrebbero essere restituiti nel tempo statisticamente e mutualisticamente i sui stessi contributi versati quando lavorava, che l’ente ha opportunamente accantonato e investito per proteggerli dall’inflazione.
Il secondo è che l’INPS è un ente pagatore sia di pensioni di previdenza che di tante altre cose, che si indicano complessivamente come servizi di “assistenza”.
Tra questi le pensioni di invalidità, le pensioni sociali, la cassa integrazione, il rimborso alle aziende dei giorni di malattia dei lavoratori, etc ...
I problemi dell’INPS e la confusione che regna sulla materia dipendono, in primis, dal fatto che i contributi accantonati dai lavoratori non ci sono più e le casse dell'INPS sono vuote, perché governi disinvolti li hanno spesi per pagare i servizi di assistenza (che invece dovrebbero andare in carico alla fiscalità generale) o addirittura per sanare buchi di bilancio dello Stato. In seconda battuta dal fatto che i servizi di assistenza sono pagati con gli attuali contributi di previdenza.
Prima di tutto bisognerebbe dividere l’INPS in due enti con bilancio indipendente: “INPS Previdenza” e “INPS Assistenza” (il secondo finanziato dalla fiscalità generale) per avere una visione trasparente del fenomeno e decidere lucidamente cosa va fatto.
Lo dicono in tanti da decenni, sia da parte dei sindacati, sia da parte di governanti, sia da parte di esperti del settore, ma non si fa. Perché?
Luigi Lenzini, luigilenzini@fastwebnet.it
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