Da RomaToday
Nell'area di 11 ettari che il Comitato della Caffarella chiede sia annessa al Parco, sono presenti importantissimi reperti archeologici. Dubbini:"Secondo la leggenda lì vennero concepiti Romolo e Remo"
Fabio Grilli, 22 nov 2016
Negli undici ettari di parco della Caffarella che il Comune sta lasciando in mano ai privati, c’è un tesoro. Non si tratta infatti di aree pregevoli solo sul piano naturalistico. In quelle porzioni di verde, già acquisite al patrimonio capitolino ma lasciate in detenzione agli ex proprietari, si racchiude la storia di Roma.
LE ORIGINI - Secondo l’archeologa Rachele Dubbini,sotto ilprimo miglio dell’Appia Antica “a fianco al Domine Quo Vadis, si trova il Santuario di Marte Gradivo”. Un complesso legato alle origini della Città Eterna.
“Dal punto di vista scientifico, la notizia è una bomba – premette l’archeologa – infatti è dal Cinquecento che i filologi stanno cercando d’individuare questo sito. Si tratta dell’area dove, secondo la leggenda, Marte ha incontrato Rea Silvia . E’ lì quindi che vennero concepiti Romolo e Remo”.
Il complesso però, non è mai stato portato alla luce.
LA SCOPERTA - “Nel 1970 in occasione della realizzazione di un collettore, vennero effettuati degli scavi dalla Sovrintendenza, ma purtroppo furono rapidamente interrati. Tuttavia ci sono indizi che lasciano pensare che qualcuno avesse intuito la portata della scoperta. I rilievi approfonditi e le fotografie a colori, sono tra questi – spiega la dottoressa Dubbini – la zona era situata lungo il primo miglio dell’Appia Antica, ovvero in quello che rappresentava il confine del territorio romano”.
Parliamo di un'epoca antecedente alla realizzazione delle Mura. Dunque la presenza del complesso e del relativo tempio, aveva anche la funzione di demarcare e proteggere la città.
LA PICCOLA POMPEI - La scoperta ha un valore enorme sul piano archeologico.
“Sotto terra c’è una 'piccola Pompei' . Parliamo infatti di un’area, ricca di mosaici, affreschi e con mura importanti, che venne abbandonata, sigillata. E quindi che non ha subito le classiche espoliazioni avvenute nel medioevo”. Della scoperta, realizzata dalla stessa Dubbini attraverso un accurato lavoro d'archivio, “si è scritto di recente su una rivista scientifica americana”. Ed a breve il risultato di questo lavoro d’archivio, sarà presentato anche al pubblico. “Il 2 dicembre a Palazzo Massimo – conclude l’archeologa – verrà presentato un volume sulle ricerca fatte in tutta la valle dell’Almone”.
A ridosso del fiume sacro, batteva quindi il cuore della Roma Antica.
Un motivo in più per ascoltare i cittadini quando chiedono che sia interamente riconquistato ad una fruizione pubblica.