Roma, 4 lug 2014
Una mattina di luglio (il 5?), mentre tutti i riflettori saranno puntati su papa Francesco in visita a Campobasso e Isernia, oltre le mura del Vaticano, nella discrezione più assoluta, andrà in scena un processo penale a carico di un alto prelato, l’economo della basilica di Santa Maria Maggiore, una delle quattro basiliche papali romane, dotata del privilegio dell’extraterritorialità, e proprio quella tanto cara all’argentino Jorge Mario Bergoglio.
Ad andare alla sbarra per una vicenda di ammanchi, davanti alla corte che si pronuncia nel nome di Sua Santità e invocata «la santissima Trinità», è il polacco monsignor Bronislaw Morawiec, sull’annuario pontificio inscritto nel 2012 come camerlengo della basilica e nel 2014 già come semplice canonico.
Di fatto, Morawiec, di Santa Maria Maggiore è stato per molti anni l’amministratore dei beni, una carica ambitissima poiché consente di gestire patrimonio e proprietà di quella che forse tra tutte le basiliche romane è la più ricca grazie anche a innumerevoli donazioni ricevute dalla nobiltà spagnola per i suoi forti legami con la monarchia di Madrid. Santa Maria Maggiore, che una volta in un ricevimento vaticano l’ex braccio destro del premier Berlusconi e gentiluomo del Papa, Gianni Letta, definì bonariamente «un grande spartitraffico» posizionata com’è proprio nel mezzo di grandi vie di scorrimento della Capitale, si contende con la basilica di San Pietro la lista più lunga di possedimenti.
Si parla di almeno 4500 appartamenti sparsi tra Roma e dintorni e un numero non indifferente di terreni.
A monsignor Morawiec vengono contestate gravissime appropriazioni indebite, distrazioni e sottrazioni di beni, mala gestione e ci sarà da chiarire anche un presunto giro di fatture gonfiate fino a un milione e ottocentomila euro. La vicenda che lo vede protagonista — ora imputato — ha avuto già un primo filone ma finora, incredibilmente, non è mai trapelata.
Morawiec, legato all’ex arciprete della basilica, quel cardinale Bernard Francis Law cui il Vaticano offrì un riparo proprio con la nomina a Roma quando fu coinvolto nel grande scandalo della pedofilia a Boston di cui era arcivescovo, è infatti già stato processato preliminarmente dal capitolo della basilica che ha riconosciuto il prelato polacco colpevole. E a quel punto per Morawiec si era aperta anche la possibilità di tornarsene in patria lasciando carica e appartamento.
Morawiec, invece, si è impuntato dopodiché il Vaticano ha proceduto penalmente con un ulteriore grado rispetto al capitolo, cioè quello del tribunale vaticano.
Domani le accuse saranno contestate a Morawiec dal promotore di giustizia, Gian Piero Milano alla presenza di diversi testimoni chiamati a deporre. «Il processo si baserà sulla fondatezza, sull’equità — fa sapere il promotore di giustizia — ma soprattutto la speditezza, che è un valore quanto mai importante per assicurare effettiva giustizia».
Intanto, il nuovo prefetto del superdicastero economico vaticano, il cardinale australiano George Pell, non ha voluto essere da meno e tra i tanti dossier finanziari vaticani che sta passando sotto la lente d’ingrandimento ha preteso anche i bilanci delle quattro basiliche. Del resto, lo stesso processo è frutto dell’aria che tira con papa Francesco che più volte ha tuonato contro i preti «affaristi» e la Chiesa assetata di «vanità, soldi e potere».
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