Il nuovo terreno di conquista dell'intelligenza artificiale è il mondo giornalistico. La compagnia Automated Insights lancia Wordsmith Beta, il software che autogenera articoli. È la fine dei cronisti? Vediamo
di Martina Nasso, 20 ott 2015
L'uomo rischia di essere sostituito da una macchina?
Fino ad oggi, questo timore è stato relegato a film e romanzi di fantascienza.
Isaac Asimov nel suo capolavoro Io, Robot previde che gi automi si sarebbero occupati non solo di compiti legati alla produzione industriale, come ormai accade già da tempo, ma anche di affiancare gli uomini nella loro vita familiare, sociale e anche politica. Da allora l'intelligenza artificiale ha fatto molti passi avanti: recentemente Paul Allen, il co-fondatore di Microsoft insieme a Bill Gates ha investito un'ingente somma di denaro per creare il robot-cervello perfetto, in grado di passare persino l'esame di maturità. Ora, la nuova frontiera robotica, investe anche il mondo giornalistico, portandosi dietro conseguenze che spaventano molti cronisti.
La compagnia Automated Insights ha lanciato Wordsmith Beta, una versione aperta al pubblico del software che genera automaticamente contenuti scritti, e personalizzabili, a partire dai dati. La tecnologia non è una novità, infatti, è utilizzata da tempo da testate giornalistiche come Associated Press (dalla metà del 2014) e da Yahoo! per autogenerare Report finanziari e articoli di sport, ma le applicazioni di questa nuova tecnologia sono potenzialmente infinite. Attraverso l'analisi dei dati, che devono essere caricati dall'utente sul sito, il software sviluppa un resoconto dettagliato o un articolo completo. In un secondo momento si possono personalizzare i contenuti, in modo da rendere unico il testo. È sufficiente richiedere l'accesso alla piattaforma per sperimentarne l'autogenerazione. Per ora si tratta solo di un test: la versione definitiva del sito, infatti, verrà lanciata a gennaio e sarà completamente libera (senza richiesta di accesso).
Un "robot giornalista" alla portata di tutti: arriva Wordsmith betaavigazione per la galleria fotografica
Per comprendere il successo del software è sufficiente fare l'esempio di come è stato utilizzato da Associated Press. Wordsmith ha generato per l'agenzia americana più di 3000 report finanziari in un solo trimestre. Negli ultimi due anni, Wordsmith ha prodotto più contenuti di qualsiasi altra azienda al mondo: solo lo scorso anno ha creato oltre un miliardo di pezzi con una squadra di meno di 50 dipendenti.
Secondo uno studio di Christer Clerwall (Pdf), che ha sottoposto ad alcune persone sia articoli scritti da robot che da giornalisti in carne e ossa, "non c’è significativa differenza tra un contenuto prodotto da un software e uno scritto da un umano”. Le critiche mosse allo studio, però, sono quelle di aver selezionato un numero di notizie e un campione d'intervistati troppo ristretto per essere davvero significativo.
È la fine del lavoro giornalistico? No, perchè, a differenza di chi scrive, il robot non pensa, o perlomeno, non lo fa "fuori dagli schemi". Per produrre contenuti di qualità il software richiede un alto grado di personalizzazione che non può prescindere dall'apporto umano. Per questo motivo è considerato più adatto a essere utilizzato per report finanziari, sul traffico, sul meteo e in generale per lavori di Data journalism. Di certo non è valido per la redazione di articoli di fantasia. La tecnologia, infatti, si basa su numeri, tempi e dati e non può sostituire la parte creativa del lavoro giornalistico.
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