di Andrea Bacariol, 23 feb 2016
Anche i chirurghi devono potersi prepararsi nel modo migliore agli interventi.
La pensano così in Francia dove hanno studiato un metodo assai particolare: esercitarsi su corpi donati alla scienza e 'rianimati', con sangue artificiale e respiratori, in modo da riprodurre condizioni più vicine possibile alla realtà. Il sistema è stato realizzato dalla Facoltà di medicina di Poitiers, da Cyril Brèque, esperto di biomeccanica che lo ha anche brevettato, battezzandolo 'Simlife'.
Il programma consentirà ai futuri chirurghi di formarsi affrontando situazioni del tutto simili a quelle di una sala operatoria, ma senza rischi per i pazienti. Fino a oggi invece gli studenti di medicina francesi potevano prepararsi sui manichini interattivi, allenarsi alle suture su zampe di maiale o esercitarsi su cadaveri inerti. Situazioni che differiscono però dalla realtà e che si uniscono alle difficoltà di formazione legate alle regole più stringenti in sala operatoria in Francia.
I futuri chirurghi, infatti, non hanno molte occasioni di imparare al fianco di professionisti esperti che non possono lasciarli operare, nelle prime fasi di formazione, su veri pazienti.
Da questa difficoltà è nato il progetto del centro di simulazione, appena inaugurato nella facoltà francese.
Al momento i battiti, la respirazione e la circolazione nei corpi 'rianimati' sono controllati con sistemi meccanici, ma l'obiettivo è miniaturizzare il meccanismo che dovrà essere poi 'pilotato', attraverso il wi-fi da un tablet per proporre diverse situazioni al tavolo operatorio. Dopo una prima fase di test, una ventina di studenti dell'ultimo anno, già dalla fine del 2016, potranno esercitarsi con il nuovo sistema al Centro di simulazione della facoltà di Poitiers.
In Italia la legge vieta l'utilizzo di cadaveri per lavoro e studio, mentre negli altri Paesi questo metodo formativo viene riconosciuto come indispensabile per la didattica. Non solo. Il nostro Paese è costretto a importare dall'estero i cosiddetti preparati anatomici, ossia specifiche parti di cadavere, con costi molto elevati. Per una testa, ad esempio, si arriva a spendere anche 10mila euro.
La questione è stata sollevata durante la conferenza stampa di presentazione del 15esimo meeting della Federazione mondiale delle società di neurochirurgia lo scorso settembre:"In Italia la donazione del corpo è ammessa, ma l'acquisizione dei cosiddetti preparati anatomici non avviene come in altri paesi europei (ad esempio Austria, Spagna)", ha spiegato Roberto Delfini, direttore della Scuola di specializzazione di Neurochirurgia della Sapienza di Roma.
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