domenica 29 aprile 2018

Le abitazioni di oggi...




di Nicolas Lozito, 27 apr 2018

Il famoso salotto della serie tv americana “Friends” 
andata in onda dal 1994 al 2004

AAA cercasi casa senza salotto. Perché i giovani non ne hanno più bisogno. O almeno così sostiene l’archistar inglese Patrik Schumacher. Le nuove generazioni cercano spazi abitativi più piccoli. «Tanto i millennial (chi ora ha tra i 20 e i 34 anni) sono sempre fuori casa e vivono una vita frenetica - sostiene Schumacher, famoso in Italia per aver progettato il Maxxi di Roma -.
Basta uno spazio abitativo piccolo, pulito e in centro. Come una stanza di hotel». 

Non è un’analisi sbagliata, ma neanche del tutto aderente alla realtà.
È vero: con la nostra generazione fluida è morto il mito del salotto come unità sociale minima. Il salotto era quello dei genitori, dove loro chiacchieravano e da cui noi ci tenevamo lontani, preferendo le connessioni a Internet. Il salotto era anche quello della nonna, con i divani in velluto marrone e la tv color 27 pollici Aiwa usata a mo’ di mensola per piccole Tour Eiffel o Colossei di bronzo. Ora non c’è spazio per i souvenir kitsch perché lo schermo è quello piatto del portatile appoggiato sul letto, rigorosamente da una piazza e mezza (guai a chiamarlo «matrimoniale»). Non serve più uno spazio dove invitare o incontrare gli altri, quando abbiamo WhatsApp. Il divano, se c’è, serve a ospitare gli amici di passaggio o turisti sconosciuti tramite Airbnb o Couchsurfing, servizi di affitto per brevi periodi. In modo tale da fare qualche euro nei weekend. 

E così arriviamo alla questione economica.
Non è che il salotto non serve, è che molti di noi non se lo possono permettere. Sempre più giovani vivono lontani dai genitori, spesso in case condivise, con spazi ottimizzati e dal prezzo più alto. In media, un quarto dello stipendio di un giovane sotto i 34 anni va in affitti o mutui. Secondo l’Istat, poi, un giovane italiano su cinque vive in una casa che definisce «sovraffollata». La grandezza media delle case di tutti gli italiani è 117 metri quadrati, ma gli universitari e persone al primo lavoro nelle grandi città vivono in soli 38. 

In conclusione: il salotto non appartiene più né al nostro spirito, né alle logiche immobiliari dei centri delle grandi città. Certo, è ombelicale credere che sia un problema solo nostro: alla fine chi, negli scorsi decenni, non ha avuto problemi dei tanti coinquilini e dei pochi spazi comuni? Però immersi come siamo tra social network e crisi, tra messaggini e contratti a tempo, siamo noi la generazione che più di tutte dice addio a questo spazio. Negli Anni 70 era luogo di dibattito. Negli Anni 80 ci si ballava schiacciando la moquette multicolor. Negli Anni 90 tutti lo volevano come quello di Friends. O di Un medico famiglia, a seconda dei gusti. Oggi non esiste più, preferito a mini-appartamenti con tavoli cucina reclinabili (oltre all’archistar, l’aveva perfettamente previsto Pozzetto ne Il ragazzo di campagna). 

E nel prossimo futuro? Chissà, magari fra cinque anni titoleremo «Ai millennial non serve più la cucina». E fra dieci? «Ai giovani piace dormire in piedi».


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