Da La Stampa
di Nicolas Lozito, 27 apr 2018
Il famoso salotto della serie tv americana “Friends”
andata in onda dal 1994 al 2004
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AAA cercasi casa senza salotto. Perché i giovani non ne hanno più bisogno. O almeno così sostiene l’archistar inglese Patrik Schumacher. Le nuove generazioni cercano spazi abitativi più piccoli. «Tanto i millennial (chi ora ha tra i 20 e i 34 anni) sono sempre fuori casa e vivono una vita frenetica - sostiene Schumacher, famoso in Italia per aver progettato il Maxxi di Roma -.
Basta uno spazio abitativo piccolo, pulito e in centro. Come una stanza di hotel».
Non è un’analisi sbagliata, ma neanche del tutto aderente alla realtà.
È vero: con la nostra generazione fluida è morto il mito del salotto come unità sociale minima. Il salotto era quello dei genitori, dove loro chiacchieravano e da cui noi ci tenevamo lontani, preferendo le connessioni a Internet. Il salotto era anche quello della nonna, con i divani in velluto marrone e la tv color 27 pollici Aiwa usata a mo’ di mensola per piccole Tour Eiffel o Colossei di bronzo. Ora non c’è spazio per i souvenir kitsch perché lo schermo è quello piatto del portatile appoggiato sul letto, rigorosamente da una piazza e mezza (guai a chiamarlo «matrimoniale»). Non serve più uno spazio dove invitare o incontrare gli altri, quando abbiamo WhatsApp. Il divano, se c’è, serve a ospitare gli amici di passaggio o turisti sconosciuti tramite Airbnb o Couchsurfing, servizi di affitto per brevi periodi. In modo tale da fare qualche euro nei weekend.
È vero: con la nostra generazione fluida è morto il mito del salotto come unità sociale minima. Il salotto era quello dei genitori, dove loro chiacchieravano e da cui noi ci tenevamo lontani, preferendo le connessioni a Internet. Il salotto era anche quello della nonna, con i divani in velluto marrone e la tv color 27 pollici Aiwa usata a mo’ di mensola per piccole Tour Eiffel o Colossei di bronzo. Ora non c’è spazio per i souvenir kitsch perché lo schermo è quello piatto del portatile appoggiato sul letto, rigorosamente da una piazza e mezza (guai a chiamarlo «matrimoniale»). Non serve più uno spazio dove invitare o incontrare gli altri, quando abbiamo WhatsApp. Il divano, se c’è, serve a ospitare gli amici di passaggio o turisti sconosciuti tramite Airbnb o Couchsurfing, servizi di affitto per brevi periodi. In modo tale da fare qualche euro nei weekend.
E così arriviamo alla questione economica.
Non è che il salotto non serve, è che molti di noi non se lo possono permettere. Sempre più giovani vivono lontani dai genitori, spesso in case condivise, con spazi ottimizzati e dal prezzo più alto. In media, un quarto dello stipendio di un giovane sotto i 34 anni va in affitti o mutui. Secondo l’Istat, poi, un giovane italiano su cinque vive in una casa che definisce «sovraffollata». La grandezza media delle case di tutti gli italiani è 117 metri quadrati, ma gli universitari e persone al primo lavoro nelle grandi città vivono in soli 38.
Non è che il salotto non serve, è che molti di noi non se lo possono permettere. Sempre più giovani vivono lontani dai genitori, spesso in case condivise, con spazi ottimizzati e dal prezzo più alto. In media, un quarto dello stipendio di un giovane sotto i 34 anni va in affitti o mutui. Secondo l’Istat, poi, un giovane italiano su cinque vive in una casa che definisce «sovraffollata». La grandezza media delle case di tutti gli italiani è 117 metri quadrati, ma gli universitari e persone al primo lavoro nelle grandi città vivono in soli 38.
In conclusione: il salotto non appartiene più né al nostro spirito, né alle logiche immobiliari dei centri delle grandi città. Certo, è ombelicale credere che sia un problema solo nostro: alla fine chi, negli scorsi decenni, non ha avuto problemi dei tanti coinquilini e dei pochi spazi comuni? Però immersi come siamo tra social network e crisi, tra messaggini e contratti a tempo, siamo noi la generazione che più di tutte dice addio a questo spazio. Negli Anni 70 era luogo di dibattito. Negli Anni 80 ci si ballava schiacciando la moquette multicolor. Negli Anni 90 tutti lo volevano come quello di Friends. O di Un medico famiglia, a seconda dei gusti. Oggi non esiste più, preferito a mini-appartamenti con tavoli cucina reclinabili (oltre all’archistar, l’aveva perfettamente previsto Pozzetto ne Il ragazzo di campagna).
E nel prossimo futuro? Chissà, magari fra cinque anni titoleremo «Ai millennial non serve più la cucina». E fra dieci? «Ai giovani piace dormire in piedi».
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