domenica 15 luglio 2018

Una impietosa analisi sul ruolo di Roma Capitale, in confronto a Milano...



Servizi scadenti, incuria, crescita culturale e creatività urbana ridotte a zero: la “città eterna” non regge più il confronto

di Raffaele Simone, 10 gen 2017

Roma è davvero (come diceva Cavour) «necessaria all’Italia»? 
E se invece ci decidessimo a portare la capitale a Milano? Il tema è antico, e non sempre sono state le menti più scelte a sollevarlo. Ma da qualche tempo è impossibile eluderlo. La catastrofe dell’amministrazione di Virginia Raggi, la voragine del debito e l’indegno abbandono in cui la Capitale versa da anni rendono inevitabile quella domanda.

Del resto, gli indicatori della Capitale sono ormai tutti in picchiata. Qualche settimana fa una ricerca ItaliaOggi-La Sapienza sulla qualità della vita nelle grandi città italiane ha declassato Roma all’ottantottesimo posto, dal già poco onorevole 69esimo dell’anno scorso. Pochi giorni dopo un’indagine analoga del Sole24Ore ha rincarato la dose: la prima città in Italia è Aosta, Roma la tredicesima, anche stavolta con una perdita di diverse posizioni. Non stiamo a chiederci come e perché le due classifiche siano così diverse. Quel che conta è che in quella del Sole la seconda della lista è… Milano.

Beffardo e feroce, il Corriere della sera ha girato il coltello nella piaga pescando un’icona ancora più bruciante: ha confrontato, con tanto di foto, le decorazioni natalizie della capitale con quelle di Milano. Che Roma a Natale fosse buia e dimessa fino allo squallore lo sapevamo da sempre, ma il confronto è umiliante: fantasia di disegno e di colori, vivacità di luci contro mestizia, banalità e micragna.

Classifiche o non classifiche, però, sta di fatto che Roma stride in modo cocente non solo con una quantità di capoluoghi italiani, ma con tutte le capitali dell’Europa occidentale, e anche centrale. E stride per quella che, col gergo dei meteorologi, si direbbe la sua “vivibilità percepita”, che se ne infischia di indicatori numerici e dice solo come si sente il cittadino che vive qui. Basta una visita mordi-e-fuggi a Praga e a Varsavia, e a Lisbona, per non parlare di Parigi, Berlino, Stoccolma, Madrid o Ginevra, per tornare increduli e frastornati dal vertiginoso crepaccio.

Non parlo solo di quel che salta agli occhi: pulizia (a Roma nulla da anni), polizia urbana (poca, inefficiente e villana), cura del verde (zero), trasporti pubblici (catastrofici), traffico (indisciplinato fino alla malvagità: il maggior numero di pedoni ammazzati all’anno), commercio abusivo (senza freno), finitura generale dell’habitat (pessima a Roma: buche, marciapiedi rotti, scritte sui muri, segnaletica scarsa, strutture in abbandono, orologi fermi, erbacce ovunque), intelligenza commerciale (scarsissima a Roma: decine di negozi uguali l’uno accanto all’altro), rispetto degli anziani e dei bambini (bassissimo) e così via. Da qualche tempo cresce anche la varietà di tipi inquietanti (ingrediente non riducibile in percentuali, ma cruciale per la vivibilità), di accattoni organizzati, di mariuoli in trasferta: da una giratina alla stazione Termini o, ancora meglio, alla Metro Flaminio o alla Stazione Anagnina si può tornare a casa coi brividi addosso.

È ancora peggio se guardiamo alle cose meno appariscenti. Ad esempio, Roma è una delle poche capitali al mondo senza impianti sportivi comunali. Esiste un assessorato allo sport, ma non si capisce cosa faccia. I ragazzi giocano a pallone per strada; chi vuole una piscina, una palestra, un corso di sport, deve cercare tra i privati. Chi vuole musica, può trovarla in due o tre teatri al massimo, tutti raccolti nella zona centrale, uno solo dei quali (quello di Renzo Piano) davvero presentabile.

C’è poi un altro livello: la creatività urbana, le invenzioni escogitate per rendere ai cittadini la vita più facile e magari anche un po’ più divertente. Qui le città francesi, inglesi, spagnole, tedesche non vincono, ma stravincono. È in Francia che hanno inventato le biciclette a noleggio, le automobili elettriche, le spiagge sul fiume, le piscine pubbliche di design (a Parigi ce n’è perfino una che flotta sulla Senna), la metropolitana senza pilota, i mototaxi, il decoro urbano sempre reinventato. Roma, da anni gemellata senza merito con Parigi, ha copiato qualcosina, ma mestamente: le biciclette a nolo, riprese dalla ville-lumière, sono state tutte rubate, senza dire che usarle in città era quasi impossibile (piste riservate poche e malmesse, rispetto per i ciclisti nullo). A Roma il comune ha inventato un car sharing complicato, raro e antipatico, a cui è perfino laborioso iscriversi. È stato battuto in un batter d’occhio da due delle poche invenzioni che in questa città rendano il cittadino più felice, Enjoy e Car2Go, ovviamente private. E quanto alle architetture pubbliche, la discussa Nuvola dell’Eur non basta a reggere il confronto con la magnifica Fondazione Feltrinelli a Milano.

Ma dove si sente davvero pianto e stridor di denti è il Mondo Tre (come lo chiamava Popper), quello della cultura, dell’entertainment, o come altro volete chiamarlo. Si tratta, ovviamente, di business, non di opere benefiche; quindi di cose che, se ben fatte, potrebbero rendere ricco chi le promuove. Le invenzioni comunali a Milano si moltiplicano, a Roma sono prossime allo zero. La nuova giunta ha ribattezzato l’assessorato alla cultura, intitolandolo (chissà perché) alla “Crescita culturale”, ma in città non cresce niente. Non si può mettere il deserto Macro, le tristi Case del jazz, della traduzione e del cinema a petto del milanese Museo del Novecento, la romana Galleria Civica di arte moderna (ignota ai più) a confronto con la milanese Fondazione Prada; tra i musei comunali solo i Capitolini (fondati però nel 1734!) sono frequentabili. Ci sono anche indecifrabili crisi di personale: il Maxxi, la (mesta) Festa del Cinema, l’Auditorium Parco della Musica sono diretti da stranieri, che della città non sanno nulla. Roma non è dunque in grado di esprimere dirigenti culturali? Allo stesso modo, non è in grado di esprimere dirigenti politici: i capi delle municipalizzate e gli assessori della scombiccherata giunta Cinque Stelle sono stati raccattati qua e là: in Veneto, Campania, Lombardia…

Che cosa è successo nella Capitale? I ricchi di Milano contribuiscono allo sviluppo della città (vedi Fondazioni Feltrinelli e Prada), quelli di Roma alla speculazione edilizia. Perché a Roma non c’è una Fondazione Caltagirone? Dov’è finita la borghesia colta? Dove sono i giovani creativi? Insomma, di cosa è capitale la Capitale? Della Grande Bellezza? Macché. Ormai, si direbbe, della politica e della burocrazia, del commercio indisciplinato e abusivo, dei palazzinari e soprattutto dell’incuria.

Se è così, che si aspetta? Coraggio: a Milano, a Milano!

domenica 8 luglio 2018

Iniziare ad amare se stessi, prima di tutto...




di Daria Sessa, 10 ago 2015
“Se non credi in te stesso, chi ci crederà?”
Kobe Bryant
A questo mondo esiste una ed un’unica persona con cui avrai sempre a che fare 24 ore su 24, 7 giorni su 7, ogni singolo momento della tua vita.
È la prima persona di cui hai percezione ogni mattina quando ti svegli, e l’ultima che ti accompagna la sera prima che ti addormenti.
Hai già capito a chi mi stia riferendo, vero?
Proprio così, sto parlando di te.
Molte persone andranno e verranno nella tua vita, ma quella che vedi ogni giorno riflessa nello specchio ci sarà per sempre.
Quanto veramente ti adoperi per avere cura di lei sostenendola ed apprezzandola in ogni aspetto della sua essenza?
In che misura la relazione con te stesso è appagante e libera da sofferenze e dolori emotivi?
Immagina per un momento di rivolgere al tuo migliore amico le medesime parole che abitualmente usi per riferirti a te stesso: credi ne sarebbe orgoglioso ed appagato?
La relazione con te è la base che definisce ed origina la tipologia di qualsiasi altro rapporto.
Ti riporto alcuni esempi per meglio comprendere:
Come puoi educare i tuoi figli al rispetto di sé, se tu per primo manchi di fare altrettanto nei tuoi riguardi?
Che tipo di rapporto potrai mai offrire al tuo partner, se non sei in grado di alimentare una relazione virtuosa in primis con te?
Quanto è coerente aspettarsi che gli altri si interessino della tua opinione, se tu per primo non ti esprimi e mostri di svilire il tuo contributo?
Proprio come nella nostra vita impariamo a camminare, correre e parlare, abbiamo bisogno anche di imparare ad amarci e volerci bene.
Amare se stessi è un’abilità che si costruisce nel tempo, un traguardo frutto di una serie di comportamenti coerenti con il desiderio di dare valore a sé ed alla propria vita.
Per te, ho identificato 5 comportamenti comuni da evitare per imparare ad amare se stessi e portare valore e luce alla tua essenza.
Vediamoli subito insieme!

#1. Smetti di criticarti continuamente

“Non preoccuparti se gli altri non ti apprezzano. Preoccupati se tu non apprezzi te stesso.“
Confucio
Potrai mai costruire una relazione d’amore e pace con te stesso, se non perdi occasione per criticarti e svilirti?
Una volta soddisfatte le necessità primarie di protezione, sopravvivenza e sostentamento, ogni essere umano nutre il bisogno fondamentale di sentirsi amato, accettato, desiderato, compreso e valorizzato.
Ognuno di noi è nutrito dalla possibilità di essere costantemente supportato e sostenuto, e una dose massiccia di critiche non assolve certamente a questa funzione.
Le critiche creano chiusura, protezione e difesa…esattamente l’opposto dell’espansione, apertura e fioritura necessari, all’apprezzamento di sé.
Smetti di puntare il dito verso te stesso, ed inizia piuttosto a porgerti il braccio.
Chiediti: come e cosa posso fare di meglio la prossima volta?
E ricorda che il tuo intento è la costruzione di solide basi al tuo interno, e non una loro demolizione.

#2. Smetti di voler essere perfetto
“Accettati come sei in questo momento; una persona imperfetta, mutevole, in crescita e rispettabile.“
Denis Waitley
Indovina un po’: tu (sì, anche tu!) sei un essere umano. Il che significa che non sei né perfetto né invincibile.
Commetterai degli errori, ti capiterà di inciampare e cadere, e soprattutto comprenderai come l’unica virtù sia imparare ogni giorno tanto dai tuoi pregi quanto e soprattutto dai tuoi limiti.
Accettarti per quello che sei indipendentemente dai tuoi vizi e virtù, è il primo esercizio d’amore che puoi praticare nei tuoi riguardi.
Amare, amare veramente, significa volere bene prescindendo da alcuna condizione.
L’amore è un’energia che tutto dona e nulla chiede.
Frasi come “ti voglio bene a patto che…” sono richieste e certamente non offerte.
Comincia da te e con te.
Nel momento in cui ti accetti incondizionatamente, liberandoti di qualsiasi pressione ed aspettativa, ti aprirai alla vita vera (che sappiamo bene essere fatta di successi come di sbagli).
E sai che va bene, tutto va bene: sei nel tuo percorso di crescita, evoluzione e cambiamento, forte del sostegno di qualcuno (te stesso) orgogliosamente sempre al tuo fianco.

“Quando sei contento di essere semplicemente te stesso e non fai confronti e non competi, tutti ti rispetteranno.“
Lao Tzu
Non esiste nessuno a questo mondo che sia paragonabile a te.
Siamo a nostro modo tutti unici e diversi, ciascuno con il proprio bagaglio di esperienze, conoscenze, emozioni e pensieri.
Osservare il prossimo toglierà energia da te e dai tuoi obiettivi, distraendoti dall’unica persona con cui ha senso entrare in competizione: te stesso.
Non hai bisogno di confrontarti con dei perfetti sconosciuti, sarebbe inutile, pretestuoso e poco saggio.
L’unica persona rispetto cui è bene tu sia ogni giorno migliore, sei e sarai sempre solo tu.
E quanto più dedicherai attenzione al tuo percorso, tanto più massimizzerai le risorse personali per ciò che vuoi ed è importante per te.
Quanto più mostrerai di apprezzare il valore della tua unicità, tanto più offrirai stimoli agli altri affinché facciano altrettanto nei tuoi confronti.

#4. Smetti di identificarti con le tue capacità
“Avere quel senso del proprio valore intrinseco che costituisce il rispetto di sé significa avere potenzialmente tutto.“
Joan Didion
Molte persone identificano se stesse ed il proprio valore a partire dai personali meriti e capacità.
Ovvero: faccio un lavoro di prestigio, dunque sono una persona di prestigio. Come anche (al contrario): faccio un lavoro di poco conto, sono una persona di poco conto.
In realtà chi sei è ben altra cosa rispetto ciò che fai; meritare un’insufficienza in una prova, non significa essere insufficienti. Significa avere delle abilità insufficienti in quel determinato compito, E NON essere delle persone insufficienti.
Sei molto di più di ciò che fai: quello che fai esprime le tue capacità (contingenti e migliorabili) e solo una minima parte della tua essenza umana e spirituale.
C’era una volta un uomo che picchiava la moglie e rubava per soddisfare il suo vizio del fumo.
Cosa mai ti aspetteresti da una persona del genere?
Certamente mai e poi mai che sia stato portavoce di un movimento di pace e non violenza (l’Ahimsa), certamente mai e poi mai che quell’uomo si chiami Gandhi.
Ricorda bene: un conto è ciò che sei, un conto ciò che fai.
Evita di apprezzarti o svilirti misurandoti attraverso le tue capacità: la tua natura è divina, e il pregio della tua essenza connaturato al semplice fatto che tu esista.

#5. Smetti di dire sempre di SÌ

In altri termini, impara a dire NO evitando di cadere nella tentazione di compiacere gli altri a tutti i costi.
Il messaggio che più o meno consapevolmente stai comunicando accondiscendendo sempre a tutto e tutti, è qualcosa del tipo: “Io non valgo abbastanza, e ho bisogno della tua approvazione per sentirmi finalmente considerato e amato.“
È questo quello che vuoi?
Ricorda che non hai bisogno del permesso di nessuno per sentirti bene e avere successo nella vita. Appartieni a te, ed a nessun altro prima di te.
Smetti di tradire la tua volontà, onora la tua autenticità, e datti la possibilità di circondarti di persone che ti apprezzino per quello che sei veramente.
La tua vita deve prima di tutto avere senso per te stesso ancor più che per gli “altri”.
Sì…o No?
E tu?
Quale comportamento scegli di sacrificare oggi stesso per iniziare finalmente ad amarti un po’ di più?

P.S. Se vuoi cominciare da ora a concederti il diritto di accogliere nella tua vita tutto l’Amore che meriti, scopri lo straordinario Corso L’Amore e Oltre in esclusiva per la tribù Omnama <3

Forse non lo sai, ma l’amore vibra a delle frequenze molto alte e per sintonizzarti su quelle frequenze e riuscire ad attrarre tutto l’amore che meriti devi innalzare le tue frequenze vibrazionali.
Fuori e dentro di te.
Il primo passo è amare se stessi.
Sei pronto a partire per questo viaggio?

________
Daria Sessa
Daria ha conseguito il Diploma Internazionale ISNS di Master in Programmazione Neurolinguistica e Neuro-semantica presso l’Istituto Italiano di Neuro-semantica, è accreditata come Licensed Practitioner del metodo Insights Discovery®, è Facilitatrice del metodo Tutta Un’altra Vita® di Lucia Giovannini ed è facilitatrice e coach di Breathwork“Life Breath”. 
Da sempre interessata alla valorizzazione e alla crescita del potenziale umano, per oltre 4 anni ha collaborato come coach team leader accanto a Lucia Giovannini e Nicola Riva in programmi di formazione specifici nel campo del coaching e dello sviluppo personale. 
Lavora come Life Coach e Breath Coach in sessioni orientate alla valorizzazione e crescita delle risorse e potenzialità umane, offrendo strumenti strategici alla creazione di una vita colma di realizzazione, passione ed equilibrio. 
Tiene seminari e training nell’ambito della comunicazione, gestione emozionale, relazione interpersonale, efficacia individuale. 
Dinamica, positiva e affermativa, Daria fa del lavoro la propria passione, arricchendo di significato e alte intenzioni le sue personali competenze e capacità. 
Guarda alla vita come occasione di continua crescita, evoluzione e miglioramento, valorizzando i meriti dell’eccellenza al di sopra dei limiti del perfezionismo. 
Ha due figli, sua eterna fonte di insegnamento e ispirazione in ogni ambito della vita. 
Visita il suo blog Dariablog.me.

giovedì 5 luglio 2018

Il punto sulla direttiva europea sul copyright


A pochi giorni dalla sua approvazione da parte della Commissione giuridica del Parlamento europeo facciamo il punto sulla direttiva europea sul copyright

CC 4.0 International License / Saveyourinternet.eu 

di Niccolò Caranti25 giu 2018 

Alcuni giorni fa 70 “padri della rete” (fra cui il creatore del World Wide Web Tim Berners-Lee, il co-fondatore di Wikipedia Jimmy Wales, etc.) hanno inviato una lettera al presidente del Parlamento europeo, l’italiano Antonio Tajani, per dire che la proposta di direttiva europea sul copyright minaccia internet per come la conosciamo.

La questione è tecnicamente complessa e probabilmente per questo ha ricevuto scarsa attenzione dai media generalisti. Proviamo quindi a capirla cominciando dall’inizio.

Storia

La storia inizia nel 2016 quando la Commissione europea ha proposto un pacchetto che includeva una proposta di direttiva sul copyright nell’ambito della Strategia europea per il Mercato unico digitale. Come prevede la procedura legislativa dell’Unione europea la proposta - avanzata dalla Commissione - è stata assegnata ad una commissione del Parlamento, in questo caso la Commissione giuridica. Il relatore è dal 2017 l’eurodeputato tedesco Axel Voss. Il 20 giugno 2018 la Commissione giuridica del Parlamento europeo ha votato la proposta di direttiva.

A questo punto il testo dovrà essere negoziato con il Consiglio dell’UE, che detiene il potere legislativo insieme al Parlamento. Sarà la plenaria del PE a decidere, fra il 3 e il 5 luglio, se questo negoziato dovrà essere condotto dalla Commissione giuridica o dal Parlamento stesso. Secondo EDRi , organizzazione europea per i diritti digitali, la negoziazione con il Consiglio potrebbe finire a ottobre, e a dicembre-gennaio ci potrebbe essere il voto finale dell’assemblea.

Critiche

Uno dei punti più controversi è l’art. 13 che - oltre a generare incertezza perché formulato in maniera poco chiara - prevede che le piattaforme online che ospitano grandi quantità di contenuti caricati dagli utenti debbano monitorare il comportamento degli utenti e filtrare i loro contribuiti per identificare e prevenire violazioni di copyright. L’articolo è stato soprannominato “macchina della censura” da alcuni contrari, come EDRi , Index on Censorship e la parlamentare europea del Partito Pirata Julia Reda .

Finora la Direttiva sul commercio elettronico prevede che le piattaforme che permettono agli utenti di caricare contenuti non siano responsabili di tali contenuti. Questo non significa che contenuti illegali possano rimanere online, ma che la piattaforma ha l’obbligo di rimuoverli a posteriori, e non di bloccarne e priori la pubblicazione.

La nuova normativa imporrebbe l’utilizzo di tecnologie di riconoscimento dei contenuti, che però sono costose e non infallibili. Il rischio quindi è che a parte poche grandi aziende, le altre piattaforme minori, i blog, i piccoli editori, etc. non siano in grado di far fronte a questa novità e potrebbero essere costrette a chiudere. In più si teme che questi algoritmi, ancora imperfetti, potrebbero bloccare anche contenuti legittimi.

La principale spinta che ha condotto all’attuale proposta sembra arrivare dall’industria musicale, che la vorrebbe vedere applicata a piattaforme come YouTube. Tuttavia, la nuova direttiva andrebbe a toccare anche altre siti, come Wikipedia, che è scritta dagli utenti. Secondo i critici, la libertà di internet diventerebbe una “libertà vigilata”. Inoltre, secondo il Max Planck Institute for Innovation and Competition ci sono anche dei dubbi sulla compatibilità con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare con la protezione dei dati personali, la libertà di espressione e informazione, e la libertà d’impresa.

Altro punto controverso è l’art. 11, che prevederebbe che chi pubblica snippet (“frammenti”) di contenuto giornalistico online debba prima ottenere una licenza dall’editore. La norma, soprannominata “tassa sui link” si applicherebbe ad esempio a Google, Facebook, etc., che nell’anteprima di una pagina vi mostrano anche alcune righe di testo. Attualmente tutte le principali normative nazionali sul copyright prevedono che la citazione di brevi passaggi di un testo protetto sia libera.

C’è un precedente in Spagna: una legge del 2014 aveva introdotto una norma simile, che si sarebbe applicata in sostanza a Google News. Ma Google ha preferito chiudere il servizio (provate ad andare su news.google.es ). Da segnalare che all’ultimo momento gli editori dei giornali avevano provato - senza riuscirci - a impedire che il sito venisse chiuso , forse rendendosi conto che ci avrebbero rimesso anche loro. Una norma quindi che rischia di danneggiare tutti: siti/aggregatori che diventerebbero meno utili, lettori che perderebbero un servizio, giornali che invece di guadagnarci in royalties rischiano di perdere visitatori.

Difesa dei diritti digitali

Ma oltre a quello che c’è, il problema della direttiva è anche quello che manca.

La normativa sul copyright è inadeguata e ci sarebbe bisogno di modifiche. Fra le richieste, avanzate ad esempio da Wikimedia Italia , quella di una regolamentazione a livello europeo della “libertà di panorama ”: oggi in paesi come Francia e Italia non è possibile pubblicare liberamente fotografie di monumenti recenti e quindi protetti da diritto d’autore. Se andate a Parigi ad esempio fate attenzione se fate fotografie alla Torre Eiffel di notte: l’illuminazione è soggetta a diritto d’autore !

In più, anche se il nome completo della direttiva parla di “mercato unico digitale”, non viene fatto nulla per combattere l’attuale frammentazione delle leggi sul copyright dei 28 paesi membri dell'UE in modo da favorire effettivamente il mercato unico.

Contro la direttiva, attivisti e organizzazioni in difesa dei diritti digitali e per un sistema internet aperto, sono attivi da mesi. Save Your Internet, si concentra sull’eliminazione dell’art. 13 ed è sostenuta fra gli altri da organizzazioni come la Electronic Frontier Foundation, Creative Commons, Civil Liberties Union for Europe. La campagna Save the Link ha messo in piedi un sistema per contattare telefonicamente in modo gratuito i propri europarlamentari e spingerli a prendere posizione contro i punti critici della nuova direttiva. La Mozilla Foundation ha reso disponibile il servizio anche in italiano. Oltre alla società civile, forti critiche sono arrivate anche dai parlamentari stessi: a inizio giugno un centinaio di parlamentari europei in tutto lo spettro politico (ma quasi nessuno membro del Partito popolare europeo) in una lettera ha dichiarato la propria opposizione alla direttiva, in particolare all'articolo 11.

Per approfondire
Il Resource Centre per la libertà di stampa in Europa presenta alcune risorse per approfondire il tema del copyright e le implicazioni per gli utenti del web. Ad esempio, il report del Centre for Democracy and Law, analizza il tema nell’ottica della libertà di espressione, mentre un comunicato della European Federation of Journalists pone l’accento sulla tutela dei diritti d’autore dei giornalisti, soprattutto in relazione agli editori.
Il QuoteFinder , strumento creato nell'ambito del progetto EDJNet , permette di monitorare le parole chiave del dibattito parlamentare europeo su Twitter. Lo strumento permette di verificare quali europarlamentari discutono della direttiva copyright e come.

Questa pubblicazione/traduzione è stata prodotta nell'ambito del progetto Il parlamento dei diritti, cofinanziato dall'Unione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.