Reece, la lista dei sogni che commuove il mondo
La Lettera d’addio di un bimbo inglese condannato da un tumore
di Vittorio Sabadin, 20 feb 2014
Reece Puddington ha 11 anni: combatte con la malattia da quando ne aveva 5 |
Reece Puddington, un bambino inglese di 11 anni affetto da un tumore
incurabile, ha deciso con i suoi genitori di lasciarsi morire e lo ha annunciato
su Facebook, il luogo dove i suoi coetanei si scambiano ogni giorno foto di
esperienze felici.
Aiutato dalla madre Kay, Reece ha postato una commovente lettera che ha
subito generato migliaia di risposte, piene di affetto e di ammirazione: molti
lo definiscono un grande uomo coraggioso, tutti pregano per lui e chiedono che
avvenga un miracolo, l’unica cosa che potrebbe ancora salvarlo.
Reece vive a Whitstable, nel Kent, e ha scoperto di essere malato di
neuroblastoma nel 2008, quando aveva 5 anni. Questo tumore, che causa 100
vittime l’anno solo in Gran Bretagna, si annida in cellule primitive
dell’embrione e del feto e colpisce il sistema nervoso dei bambini. Non è
curabile, se non attraverso le solite sedute di chemioterapia che allungano un
po’ l’aspettativa di vita. Nel 2010 è sembrato però che le cure facessero
effetto: Reece stava meglio, il tumore era regredito e Kay e il marito Paul
erano felici che il loro bambino avesse finalmente la possibilità di comportarsi
come gli altri.
Poco più di due anni fa, Reece stava facendo la doccia quando avvertì,
raccontò poi a sua madre, «qualcosa di buffo in testa» un’espressione che molte
persone affette da sinusite - ma anche da tumori - spesso usano per indicare un
disagio inafferrabile. Era un cancro al fegato, e non c’erano speranze.
Ricominciò il calvario dei viaggi al Royal Marsden Hospital nel Surrey, della
chemioterapia e dell’umiliante debilitazione che l’accompagna.
Qualche settimana fa, in una straziante riunione familiare, la decisione di
rinunciare alle cure e, come ha scritto Reece, di «lasciarsi andare». «C’erano
due opzioni – si legge ora nella sua lettera su Facebook -: optare per un’altra
sessione di cure, che voleva dire molti viaggi all’ospedale facendo fronte agli
effetti collaterali, per prolungare la mia vita. Oppure… Semplicemente non fare
nulla, lasciando che la natura segua il suo corso, e questo vuol dire finire la
mia vita un po’ prima che se mi sottoponessi ad altri trattamenti».
«Mia madre - aggiunge Reece - ha sempre sperato negli ultimi cinque o sei
anni di avere il coraggio di capire quando abbastanza fosse stato abbastanza.
Dopo accurate valutazioni, mamma ha pensato che se dovesse decidere per se
stessa, mi sottoporrebbe ad altre terapie, perché non vorrebbe lasciarmi andare.
Ma se dovesse decidere per me, mi lascerebbe andare. Bene, mi sta lasciando
andare…».
Nella lettera, intitolata «L’inizio della fine», Reece spiega che la
decisione è stata presa dopo l’ultimo trattamento in ospedale. «Sarebbe stato
disonesto nei suoi confronti continuare la cura - ha spiegato Kay Puddigton al
“Daily Telegraph” -. Reece è stanco, non ne può più. Stare a casa per lui
significa molto, è come poter respirare di nuovo. Ci hanno proposto altre
medicine, ma sono tutte uguali: nausea, vomito, spossatezza. Abbiamo deciso che
è meglio così».
Sempre su Facebook, Reece ha postato la sua «Bucket List», l’elenco delle
cose da fare prima di morire. Sono 14 in tutto, alcune infantili, altre molto
tenere. Vorrebbe che sua madre imparasse finalmente a guidare e fare un viaggio
in auto con lei sulle scogliere. Vorrebbe incontrare l’attore Johnny Depp,
vestito come il capitano Jack Sparrow nei «Pirati dei Caraibi». Desidera una
stanza tutta per sé, il nuovo Xbox One, visitare Sun City in Sud Africa e una
colazione da Wetherspoon’s, una catena di pub economica, ma apprezzata per il
cibo. Migliaia di persone stanno ora salutando Reece, online e nei commenti sui
giornali, con emozione e affetto, lodando il suo coraggio e rispettando la sua
decisione di morire con dignità. Chi vuole, gli mandi un sorriso.