domenica 31 maggio 2015

Aspetto positivi della "pancetta" negli uomini: le donne lo preferiscono col "dadbod"



Tutti i pregi di un partner con un po’ di pancetta: spiegato il fascino irresistibile del maschio-cuscino

7 mag 2015

In inglese si chiama dadbod e indica il corpo arrotondato di chi non rifiuta una birra e a correre ci va quando ne ha voglia e non perché deve. 

Una figura con un po’ di pancetta e di maniglie dell’amore sui fianchi, abbastanza lontano dal modello abbronzato in boxer bianco. Il termine descrive l’uomo che se ne sta rilassato e invitante sul divano, strizzando l’occhio al dolce far nulla.

E, incredibilmente, le donne ne sono attratte: il richiamo del maschio-cuscino, che fa sentire a proprio agio sia emotivamente che fisicamente, è una calamita molto potente e piena di vita (e di pizza, yum...), sexy perché autentico e lontano da troppe fissazioni. Ecco alcune ragioni del perché le donne hanno un occhio molto meno critico degli uomini e apprezzano un corpo… morbidoso.

1. Le donne non si sentono in competizione con il fisicato di turno e possono sentirsi meno in soggezione se hanno i rotolini e non frequentano assiduamente una palestra.

2. Non ci si risparmia una birra e una pizza un paio di sere alla settimana (o anche tutte le sere della settimana). Una gioia per il palato.

3. Quando ci si infila sotto le coperte lui è una stufetta a pellet ed è possibile spegnere i caloriferi tagliando la bolletta.

4. E’ facile sentirsi protette dal suo strato gommoso che rimbalza ogni male del mondo e lo dissolve in un abbraccio.

5. La sua pancia è ergonomica per guardare la tv, leggere un libro, giocare a Tetris. Insomma è quasi meglio di un cuscino.

6. Non conosce insicurezza verso il suo corpo e regala questa consapevolezza alla sua partner.

7. Preferisce di gran lunga una birra e una donna con i jeanspiuttosto che una cena a base di vino e abiti eleganti. Relax.

8. Quando c’è un insetto che svolazza per casa può prendere lapartner in braccio e portarla in salvo senza rompersi un ginocchio.

9. Ai concerti riesce a tenere la partner sopraelevata consentendole una vista migliore.

10. In spiaggia non si spalma oli autoabbronzanti di dubbia provenienza ma acquista gelati per la felicità di entrambi.

11. Anche Leonardo DiCaprio ha la pancetta, e usciva con le modelle di Victoria’s Secret.

12. Al cinema compra sempre i popcorn o le caramelle gommose e questo è molto importante.

13. Riempie la maglietta in un modo così invitante che fa venire voglia di abbracciarlo e toccarlo.

14. Il suo aspetto ben lontano dal gracile comunica che lasituazione è sotto controllo e non c’è alcun bisogno di preoccuparsi, in qualsiasi caso.

15. E’ sicuramente un esperto di birre ed è possibile ordinare su suo consiglio, con la certezza di andare sul sicuro.

16. Si sa già come sarà il suo corpo tra dieci anni, a differenza del palestrato esagerato che poi ingrassa: in questo caso non ci sono sorprese.

17. Un po’ di pancetta sta all’uomo come il seno sta alla donna.


GQ
GQ

Qualche aspetto positivo dei chili in più per le donne...



Gli uomini preferiscono sempre di più le donne “rotonde”, addio al “magra uguale sexy”. In Italia Sicilia e Campania le regioni della bellezza tondeggiante

9 gen 2015


A partire dalla metà degli anni ottanta, la percentuale degli adulti italiani con qualche chilo di troppo è cresciuta esponenzialmente, fino ad arrivare oggi ad un 50% di maschi e ad un 42% di donne in sovrappeso. Ma le rotondità agli uomini piacciono.
L’uomo italiano è tornando ad apprezzare le forme generose. Le curve morbide e qualche chilo in più si confermano la carta vincente della donna del 2015. A confermare questa tendenza iniziata nel 2014, ci sono le iscrizioni a SugarBBW.it, il portale dedicato agli incontri online per donne in sovrappeso – che in appena un mese di vita aveva già superato le 10 mila registrazioni. Numeri che dimostrano un’inversione di tendenza rispetto al recente passato che ha visto in auge le donne magrissime.

Complessivamente il 46% degli italiani dai 18 anni in su è in eccesso ponderale e a livello di genere, gli uomini sono più grassi delle donne: è in sovrappeso il 50% dei maschi rispetto al 42% delle donne.

Una situazione che, da un punto di vista regionale, coinvolge più le popolazioni del Sud: la Campania con il 51% e la Sicilia con il 50% sono infatti le regioni che hanno la maggiore prevalenza di persone in sovrappeso – e dunque di “bellezze tondeggianti” – mentre il Molise con il 13% e la Basilicata con il 12% sono quelle con la maggiore prevalenza di persone obese.

E nelle altre regioni? Nel Lazio sono in sovrappeso il 43% dei maggiorenni, mentre in Lombardia il dato scende al 39%, la percentuale più bassa d’Italia. Eppure anche a Milano gli uomini desiderano un corpo formoso, a scapito delle taglie 38 di una volta.
Oggi qualche chilo in più è molto apprezzato perfino dalle stelle di Hollywood, come la splendida Jennifer Lawrence. «Per i canoni di Hollywood sono obesa. Vengo considerata un’attrice grassa» ha dichiarato la protagonista del film “Hunger Games”, con un’affermazione che non stupisce e anzi trova riscontro in quella di Salma Hayek, che in un’altra intervista si dichiara «bassa e pienotta».

Le donne curvy… a letto

Il 79% degli uomini, inoltre, ammette di preferire a letto una donna formosa, in carne, più intraprendente e sciolta, rifiutando la classica taglia 42, preferita solo dal 21% del sesso forte.

Questo è quanto emerge da un altro sondaggio di SugarBBW, che si è spinto fin “sotto le lenzuola” indagando le preferenze in materia sessuale tra i suoi iscritti, specificando soprattutto come vengono vissuti i momenti intimi tra uomo e donna curvy.

Il 51% degli intervistati ha ammesso di scegliere, durante il rapporto, una posizione in cui la donna si trova di spalle al proprio compagno. Segue al secondo posto, con il 22% delle preferenze: la donna curvy stesa su un tavolo e l’uomo in piedi di fronte. In terza posizione troviamo poi i rapporti consumati in piedi, con il 15,3% delle preferenze. Infine, in ultima posizione, troviamo una posizione in cui a dominare è la donna curvy. L’11,7%, infatti, ha ammesso di preferire che sia la donna a dettare i ritmi nel rapporto.


“È inutile negarlo, agli uomini piacciono le donne in carne – afferma Alex Fantini, fondatore del portale dedicato alle donne formose – Non esiste donna più bella di una che ha le curve al punto giusto. Sono sinonimo di sensualità, bellezza interiore e spigliatezza, tutte caratteristiche estremamente ricercate dagli uomini, sia nei momenti intimi che nella vita di tutti i giorni.”

donna formosa

sabato 30 maggio 2015

Nel 2016 riemergerà dal lago il paesino di Vagli, nel lucchese.

Da LaNazione

Nel 2016 si svuota il lago di Vagli: riemerge così il paesino sommerso

Lo ha annunciato il sindaco su Facebook. 
L'ultima volta che il paesino è tornato visibile era il 1994

30 mag 2015





L'ultima volta che si è ripetuto l'incanto era il 1994. 
Da allora, da più di vent'anni, la domanda si è sempre rinnovata, ogni anno, con lo stesso magico interesse di sempre: "Quando sarà la prossima volta che sarà svuotato il lago di Vagli?". 
La magia, infatti, sta proprio sotto al lago di Vagli, dove vive, sonnecchiando, il paesino Fabbriche di Careggine, sommerso proprio quando fu costruita la diga e uscito dall'apnea l'ultima volta nel 1994. 
L'attesa ora è finita: "Il prossimo anno finalmente verrà svuotato il Lago di Vagli Sotto - scrive su Facebook il sindaco Mario Puglia -. Oggi (ieri, ndr) con il vice sindaco e l'assessore al bilancio abbiamo avuto un incontro a Roma con alti funzionari. Finalmente, il paesino sommerso sarà riportato alla luce di milioni di visitatori".

La costruzione del paese risale al XIII secolo, sulle rive del fiume Edron, ma dal '46 gli abitanti sono stati trasferiti in un altro paese, che porta il nome di Vagli di sotto. Fu allora che cominciò la costruzione della diga e del lago, usato come riserva di acqua per tutta la zona. Lo svuotamento non ha una ricorrenza precisa, anche se in linea di massima si tratta di una operazione che viene effettuata ogni dieci anni per permettere la manutenzione della diga stessa. 
Il primo svuotamento si è avuto nel 1958, poi nel 1974, poi nel 1983 e nel 1994. 
L'ultimo intervento era programmato nel 2004, poi per motivi tecnici e pratici questo appuntamento è saltato. 
La diga e il lago (che contiene circa 34 milioni di metri cubi di acqua) sono di proprietà di Enel.









mercoledì 27 maggio 2015

Il disco di Benham e la nostra personalissima visione dei colori

Da LaRepubblica.it

Il mistero della vista: guarda il disco, quale colore vedi?

di Matteo Marini
13 giu 2014

Osservate il disco che gira, nel video sotto all'articolo: sullo sfondo compaiono degli archi colorati. 
Sì, ma di quale colore? 
Ognuno di voi avrà una risposta diversa perché, da individuo a individuo, il colore percepito cambia. 

Il disco di Benham non è propriamente un'illusione ottica, piuttosto un esempio di quanto sia complesso e ancora poco conosciuto il meccanismo di visione dei colori. 
La spiegazione che la scienza ha fornito finora di questo fenomeno infatti è piuttosto incerta. 
Noi vediamo i colori grazie alla "macula", la zona centrale della retina nella quale sono maggiormente concentrati i coni. 
Questi recettori sono divisi in tre tipi: quelli sensibili al rosso, al verde e al blu. I coni di diversi tipi hanno risposte diverse quando vengono sollecitati e anche tempi di "latenza" diversi. 
Cioè è come se continuassero a inviare il segnale al cervello anche dopo il termine dell'impulso (succede per esempio con il sole o con una fonte luminosa quando continuiamo a vedere davanti a noi una macchia di luce dopo che abbiamo distolto lo sguardo). 
Quando vediamo bianco (il fondo del disco di Benham per esempio) tutti e tre i tipi di coni si attivano (rosso più verde più blu dà bianco). 
Il passaggio velocissimo del disco nero lo copre ma i diversi tipi di coni si "spengono" con tempi differenti lasciando una specie di traccia: il colore. 

Ma perché ognuno di noi ne vede uno diverso? 
La spiegazione a questo sta probabilmente nel comportamento del nostro apparato visivo che (come la retina) ha sottili differenze fisiche e risposte differenti per ogni individuo


lunedì 25 maggio 2015

Dall'Italia, un nuovo modo più preciso per misurare la costante gravitazionale

Da Ansa.it

Italiana la misura più precisa della costante gravitazionale, uno dei 5 numeri chiave dell'universo

18 giu 2014


Esperimento Magia: atomi intrappolati nella camera ad alto vuoto tramite la radiazione laser e usati per le misure gravimetriche (fonte: Infn)


E' italiana la misura più precisa della costante gravitazionale: quello descritto sulla rivista Nature è il tentativo più preciso di calcolare l'intensità della forza di gravità, dei circa 300 fatti dalla fine del '700 ad oggi. Il risultato, che riguarda uno dei cinque valori fondamentali dell'universo, si deve alla tecnica messa a punto dal gruppo di Guglielmo Tino, della sezione di Firenze dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e dell'università di Firenze.

Chiamata 'Magia', la tecnica 'avvicina' la gravità al mondo della meccanica quantistica, determinando con precisione il valore della meno 'conosciuta' delle costanti fondamentali della fisica. 
La costante G rappresenta uno dei più importanti 'numeri' in tutto il campo della fisica. E' infatti il valore che determina - ovunque nell'Universo - l'intensità dalla forza di gravità, il 'motore' che dà forma a galassie, stelle e pianeti. ''A differenza delle altre costanti però – spiega Guglielmo Tino, responsabile dello studio – sappiamo definirla in modo molto scarso. Un vero smacco per i fisici''. 
Ciò è dovuto principalmente alla 'debolezza' della gravità: questa è infatti la meno 'forte' delle forze note e sin dal primo esperimento, realizzato nel 1798 per misurare il valore di G, molti altri scienziati hanno ottenuto risultati poco precisi e spesso in contrasto tra loro.

Grazie all'esperimento Magia, i ricercatori italiani hanno ideato un metodo completamente nuovo che si avvale delle proprietà quantistiche della materia. L'esperimento consiste nella misura della 'deviazione' subita da un gruppo di atomi di rubidio, rallentati con dei laser, da una grossa massa di tungsteno posta a pochi centimetri dalla loro traiettoria. ''Il risultato ottenuto nella misura di G – prosegue Tino – ha una duplice importanza. In prima battuta dimostriamo la correttezza di un metodo nuovo che potrà essere migliorato ulteriormente anche da altri gruppi di ricerca. Secondo aspetto importante è che abbiamo usato una 'sonda quantistica' per misurare la gravità. Si tratta di due mondi considerati 'separati' e che in qualche modo abbiamo 'riavvicinato'''. 
Legge di gravità e meccanica quantistica fanno riferimento infatti a mondi 'diversi', quello macroscopico e quello dell'infinitamente piccolo, che appaiono enigmaticamente seguire logiche diverse.

venerdì 22 maggio 2015

Pensiero veloce e pensiero lento: Einstein, e l'elogio della lentezza.



29 set 2014


Piero Biannucci


Quando aveva 16 anni e abitava a Milano in via Bigli, a un passo dal portone che sarà quello del Nobel per la letteratura Eugenio Montale, Albert Einstein sognò di cavalcare un raggio di luce avendo davanti a sé uno specchio. 
Come si sarebbe comportata la luce correndo alla sua stessa velocità? 
Il sognatore intuì che non sarebbe riuscito a vedersi riflesso nello specchio: perché ciò accadesse, avrebbe dovuto superare la velocità della luce. 

Qualche tempo dopo, studente al Politecnico di Zurigo, Einstein si rese conto che nelle quattro equazioni di Maxwell che descrivono l’elettromagnetismo la velocità della luce è una costante: il seme della nuova fisica, che avrebbe relegato Newton tra le anticaglie, era lì, sotto gli occhi di tutti, ma nessuno se n’era accorto. 
Nel mondo di Newton le velocità, compresa quella della luce, si possono sommare e sottrarre, in quello di Maxwell no. 
D’altra parte, già nel 1887 un esperimento di Morley e Michelson aveva dimostrato che non esiste il mitico etere e che la velocità della luce non subisce l’influsso del moto della Terra intorno al Sole.  

Einstein trasse le conclusioni di questa lunga preparazione interiore nel 1905, all’età di 26 anni, in un articolo intitolato “Sull’elettrodinamica dei corpi in movimento”. 
Noi oggi abbiamo dimenticato quel titolo dimesso ma conosciamo bene la gloriosa teoria della relatività speciale (o ristretta, con aggettivo da tazzina di caffè) che l’articolo per la prima volta presentò al mondo. 

Rievoca il sogno di Einstein adolescente Lamberto Maffei nel suo ultimo libro, “Elogio della lentezza” (il Mulino, 146 pagine, 12 euro). 
Breve fu l’intuizione onirica, lunga l’elaborazione del problema. Forse di nuovo rapido l’andare insieme dei dati raccolti. 
Stiamo parlando dell’atto creativo di un genio, ma le due modalità, pensiero veloce, pensiero lento, sono qualcosa di molto più generale che riguarda anche chi genio certamente non è. 

Notizie, immagini, e-mail, tweet, sms viaggiano quasi alla velocità della luce da un capo all’altro del mondo ma la velocità del cervello è sempre la stessa. 
Abbiamo un pensiero veloce, che sia pure con fatica riesce a tener dietro alla tecnologia, e un pensiero lento, che invece ha tempi molto più lunghi. 
Il primo agisce addirittura prima di pensare. 
Come gli esperimenti dello psicologo americano Benjamin Libet hanno dimostrato, le nostre azioni partono tre decimi di secondo prima che ne abbiamo consapevolezza. Il ragionamento, l’elaborazione linguistica e artistica, l’analisi critica richiedono invece tempi lunghi. 
Che cosa succede quando la società lascia spazio solo al pensiero veloce ed emargina quello lento? 

E’ il problema attualissimo che Maffei –uno dei neuroscienziati più illustri, studioso della percezione visiva, professore emerito della Scuola Normale di Pisa e presidente dell’Accademia dei Lincei – analizza in un momento storico nel quale la velocità sembra essere l’unico valore.  

Il titolo, “Elogio della lentezza” anticipa le conclusioni. 
Dal punto di vista evolutivo, il pensiero veloce è il più antico, con il suo automatismo dà risposte efficaci ma poco flessibili e niente affatto creative. 
Il pensiero lento si è sviluppato più tardi, da quando, circa 200 mila anni fa, l’uomo moderno ha incominciato il cammino verso una civiltà sempre più complessa. 
Le sue risposte sono flessibili e innovative. La sopravvivenza nella foresta ha bisogno di pensiero automatico, e quindi veloce; la civiltà cresce invece grazie al pensiero lento. 

Con mano leggera che nasconde profondità di conoscenze neurologiche, Maffei delinea i rischi di una prevalenza del pensiero veloce nel mondo contemporaneo, ravvisandolo nella superficialità dell’informazione televisiva, nel consumismo bulimico, nella perdita della capacità di meditazione razionale.  

Molto stimolante è l’ultimo capitolo, dedicato alla creatività, dove incontriamo il fisico Einstein e il chimico Kekulé, scopritore (in sogno) della forma ad anello della molecola del benzene, ma anche artisti come Van Gogh, Munch e Pollock.  

Nella fenomenologia della creatività si riconosce una illuminazione veloce (che sembra improvvisa ma è preparata da un lungo lavorio inconscio) seguita da una elaborazione specifica del pensiero lento. 
Ma in queste pagine Maffei presenta anche un punto di vista originale: la creatività – dote che può essere del tutto sconnessa dall’intelligenza – sembra emergere da un rumore di fondo dell’attività cerebrale che in uno stato di bassa inibizione permette di riconfigurare, con associazioni e analogie insolite, emozioni, ricordi, immagini, concetti. Cosa possibile solo se concediamo al pensiero lento, all’otium, e magari alla noia, il tempo di cui hanno bisogno. 

giovedì 21 maggio 2015

«Il reddito minimo di base incentiva la produttività, non la pigrizia»



20 mag 2015

Una società è intelligente se permette agli individui di svilupparsi in modo libero, generando al tempo stesso il proprio sviluppo. Per farlo, però, si deve garantire a tutti lo stesso livello di partenza. È questa l’idea che nel 1986 ha portato diversi economisti, scienziati sociali e filosofi politici a fondare il Bien- Basic Income Earth Network, organizzazione che promuove l’adozione a livello mondiale di un reddito minimo. Per Louise Haagh, co-presidente di Bien - e Andrea Fumagalli, economista e membro dell’organizzazione, l’Europa ha affrontato e continua ad affrontare la crisi con l’approccio sbagliato.  
«I Paesi ideali dove introdurre un reddito minimo universale sarebbero proprio quelli dove i livelli di povertà sono i più elevati - spiega Louise Haagh-. Relativamente all’Europa, ad esempio, penso agli Stati del Sud e a quelli dell’Est. Tuttavia la nostra esperienza insegna che sono proprio queste le società dove è più difficile far accettare il nostro discorso. I Paesi nordici, che hanno già moltissimi esempi e strumenti di solidarietà sociale in vigore da anni, sono quelli da sempre più sensibili».
Se la Scandinavia discute in queste settimane la possibilità di procedere all’introduzione di un reddito di cittadinanza, per tutti quindi, in Italia la situazione è ben diversa.  «L’Italia, insieme alla Grecia - spiega Andrea Fumagalli  - è anche il Paese dove non esiste nessuna legge sul salario minimo. Le ragioni sono soprattutto due. La prima ha a che fare con la permanenza di una paradossale “etica del lavoro” che è patrimonio del mondo sindacale e della sinistra sia di centro che radicale, che si è sviluppata nel ‘900 ma è che è ancora ben presente. Paradossale, perché l’Italia, pur essendo il secondo Paese per numero medio di ore lavorate nella manifattura - più di 1.800, circa 350 in più della Germania, dati Ocse -, è spesso attraversata da accuse trasversali, da una categoria all’altra o da una generazione all’altra, di “fannullaggine”. 
(Stan Meagher/Daily Express/Hulton Archive/Getty Images)

Da Arduino a Genuino, ma fatto in USA

Da ComputerWorld Italia


di 19 mag 2015

L’Italia vista dall’Istat

Da Ilpost.it

Cosa dice di interessante il rapporto annuale sulla situazione del paese, tra numeri sull'economia e dati sugli stranieri residenti

20 mag 2015


L’Istat, l’istituto nazionale di statistica, ha presentato il suo rapporto annuale sulla situazione dell’Italia. L’intento del rapporto è fare una «riflessione documentata sul presente dell’Italia, utilizzando dati e analisi per descrivere le trasformazioni intervenute nel recente passato e al tempo stesso individuare le prospettive per il futuro e  le potenzialità di crescita del paese». Il volume integrale del rapporto è lungo 293 pagine, ma c’è una sintesi qui e un riassunto per punti qui.
Tutti i dati riferiti agli anni fino al 2014 sono dati effettivi, mentre quelli riferiti al 2015 sono previsioni o al massimo stime approssimative riguardo il primo trimestre.

PIL italiano
Nel rapporto non ci sono grandi sorprese riguardo la situazione macroeconomica italiana (cioè quella che riguarda tutta l’economia nel suo complesso): le cose sono andate male finora, ma ci sono previsioni positive. Lo stesso Istat ha pubblicato poco tempo fa i dati sulla crescita del PIL italiano nel primo trimestre del 2015 (0,3 per cento). Anche il Fondo Monetario Internazionale prevede una crescita positiva dell’Italia per quest’anno dello 0,7 per cento. Queste previsioni sulla crescita sono particolarmente importanti perché sono i primi dati positivi da un bel po’ di tempo: nel 2014 il PIL italiano era diminuito dello 0,4 per cento ed era andato quasi bene, se confrontato con i dati del 2013 (-1,7 per cento) e del 2012 (-2,8 per cento).

Come va il mondo
Per quanto riguarda l’economia globale, l’Istat dice che nel 2014 c’è stata una crescita del 3,4 per cento, in linea con quella del 2013. Questa crescita globale è stata trainata da una maggiore crescita dei paesi avanzati – che nel 2014 sono cresciuti dell’1,8 per cento e nel 2013 erano cresciuti dell’1,4 per cento – mentre c’è stato un lieve rallentamento nella crescita dei paesi emergenti (4,6 per cento contro il 5,0 per cento del 2013). Anche i paesi che usano l’euro come moneta nazionale sono cresciuti nel 2014 dello 0,9 per cento.

Quali cose vanno bene nell’economia italiana
Le esportazioni, per cominciare, sia nel 2014 che nei tre anni precedenti; e dovrebbero andare bene anche nel 2015. Anche i consumi delle famiglie sono cresciuti nel 2014 (nel 2012 e 2013 erano scesi). Secondo l’Istat buona parte dell’aumento dei consumi si deve al rallentamento dell’inflazione, cioè semplificando la crescita dei prezzi col passare del tempo: quando l’inflazione aumenta, i soldi che abbiamo valgono meno; se l’inflazione diminuisce le persone hanno più consapevolezza dei soldi che hanno perché i prezzi crescono poco, quindi sono “incentivate” a spendere di più nel presente. All’inizio del 2015, invece, l’economia italiana è stata trainata principalmente da fattori esterni: le politiche monetarie della Banca Centrale Europea (il cosiddetto “quantitative easing”), la caduta del prezzo del petrolio e il deprezzamento dell’euro. L’Istat però sottolinea che il deprezzamento potrebbe fare rialzare l’inflazione, provocando effetti inversi a quelli descritti sopra.

L’occupazione
Nel 2014 l’occupazione è tornata a crescere (+0,8 per cento), dopo che era diminuita nel 2012 e 2013, soprattutto per gli stranieri residenti e le donne. C’è stato un calo del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni – uno dei principali ammortizzatori sociali in Italia – in particolare per quanto riguarda le imprese con almeno dieci dipendenti. La disoccupazione è aumentata, dal 12,1 per cento (2013) al 12,7 per cento (2014) mentre in Europa è scesa, in media (è possibile che aumentino contemporaneamente sia l’occupazione che la disoccupazione). In questo inizio di 2015 però le cose si sono messe un po’ peggio: l’occupazione è diminuita e la disoccupazione è aumentata, raggiungendo il 13 per cento. L’unica forma di occupazione che è cresciuta quasi ininterrottamente dall’inizio della crisi è il lavoro part-time, in particolar modo quello involontario (cioè quello di chi in realtà vorrebbe un lavoro a tempo pieno).

Le imprese e il sistema produttivo
La crisi non ha modificato molto il sistema produttivo italiano, che è rimasto caratterizzato dalle piccole imprese. I dati del 2012 dicono che in media la dimensione di un’impresa è di 3,9 addetti, fra le più basse d’Europa; quasi metà degli occupati lavorano in imprese con meno di 10 addetti, definite microimprese. Ci sono 4,2 milioni di microimprese in Italia e circa la metà è composta da un solo individuo: spesso si tratta di forme di autoimpiego, che quindi generalmente non mirano a creare una grande crescita o produttività e che sono considerate uno dei problemi dell’economia italiana.
Sono aumentati però i “gruppi di imprese” – quelle imprese che sono giuridicamente separate, ma possono essere considerate un unico soggetto economico – a cui si deve più della metà di tutto il fatturato del sistema produttivo italiano e circa l’80 per cento di tutto l’export. Attenzione però: i “gruppi di imprese” non sono sempre formati da imprese molto grandi; possono essere anche le microimprese a formare dei gruppi. In generale le imprese che fanno parte di gruppi sono molto più produttive delle altre, cioè producono di più a parità di addetti e mezzi.
Le imprese di maggiori dimensioni – quelle con almeno 250 addetti – sono solo lo 0,1 per cento del totale e occupano poco meno di un quinto di tutti i lavoratori.

Un po’ di numeri sugli stranieri in Italia
Ci sono poco più di 61 milioni di residenti in Italia: l’8,3 per cento – un po’ più di 5 milioni – sono cittadini stranieri e di questi il 40 per cento vivono nelle città del centro-nord. Il 13 per cento dei matrimoni ha almeno uno degli sposi straniero. Nella scuola poco meno del 10 per cento degli studenti – circa 800mila – è straniero. La presenza di studenti stranieri nati in Italia è aumentata del 12 per cento, superando quella degli studenti stranieri arrivati in Italia dopo la nascita. La comunità di stranieri che dice di trovarsi meglio in Italia è quella dei filippini, mentre quella cinese è quella che dice di trovarsi peggio. Il 60 per cento sostiene di parlare e comprendere molto bene l’italiano, la stessa percentuale parla in italiano con gli amici mentre il 38,5 per cento parla italiano anche in famiglia.

mercoledì 13 maggio 2015

Innovazioni tecnologiche del prossimo futuro


di Alberto Marini, 10 Luglio 2014 

Il mondo dell’informatica sta evolvendo rapidamente e IBM è una delle principali aziende che sta investendo per un futuro, sempre più, all’insegna della tecnologia. 
Con un investimento pari a 3 miliardi di dollari, nei prossimi 5 anni, Big Blue ha come obiettivo quello di sviluppare chip ancor più piccoli, degli attuali modelli, e basati su grafene e nanotubi di carbonio, per aumentare le performance.

Quando si parla di futuro, IBM è una delle prime aziende che scende in campo e, non a caso, ha già annunciato l’investimento di 3 miliardi di dollari per sviluppare le tecnologie del domani. 
Principalmente, Big Blue desidera realizzare componenti elettroniche, chiamate transistor, con processo produttivo a 7 nanometri, dimensione estremamente microscopica che è pari a circa un millesimo della larghezza di un capello umano. 
Le idee di IBM, però, non terminano qui, dal momento che, la sfida più importante è quella di utilizzare nanotubi di carbonio e il grafene per realizzare architetture complesse, a partire da quella del computer quantico fino ad arrivare all’architettura che simula il cervello umano.

I prossimi 10 anni, secondo IBM, saranno fondamentali per lo sviluppo di nuovi sistemi in grado di risolvere problemi che, ancora oggi, risultano essere non risolti. 
La scelta e l’utilizzo di nuovi materiali sarà uno dei problemi da affrontare, poché fino ad oggi l’industria informatica è stata estremamente dipendente dal silicio. 
L’era “post silicio”, quindi, si preannuncia ricca di novità e prodotti che potrebbero rivoluzionare, ulteriormente, la nostra vita quotidiana.


Di seguito due video che presentano un'altra innovazione del futuro prossimo: le stampanti 4D







lunedì 11 maggio 2015

Un'esperienza entusiasmante del 2014: un campus estivo per menti superiori, sui Sistemi Complessi



di Angela Manganaro
18 giu 2014

C'è un modo per studiare la popolazione del lago di Como: non qual è il numero esatto di pesci ma quali sono le condizioni, i parametri, direbbero gli addetti ai lavori, che assicurano la vita nel lago. 
Cinquant'anni fa non si riusciva a prevedere il tempo, oggi l'osservazione del meteo è arrivata a un livello d'esattezza tale che si sa più o meno a che ora del giorno pioverà. 

Due esempi alla portata di tutti fanno superare la timidezza di chi poco o nulla sa di un Sistema Complesso - si sarebbe tentati di definirli esempi semplici, ma si tratta di scienza il che sconsiglia l'uso leggero di aggettivi. 

I Sistemi Complessi sono al centro di sette scuole per dottorandi, dottorati e professori che si tengono in una bella villa sul lago di Como, coinvolte quattro università lombarde con l'aiuto della fondazione Cariplo. 
Si è parlato di statistica baynesiana applicata ai social network e alla visualizzazione delle immagini - approccio che non a caso sta acquisendo peso con l'aumento delle elaborazioni di dati in campo medico-sanitario, economico-finanziario, socio-politico e ancor di più nelle scienze sperimentali. 

Nel giugno 2014 c'è stato un seminario di fisica quantistica, fisici e matematici che confrontano teorie e spunti ognuno con la propria lingua sulle informazioni recuperabili dai buchi neri, Big Bang, cosmologia. 

Fra gli scienziati ospiti c'era ad esempio Alain Connes, Fields Medal, l'equivalente del Nobel nella matematica, con una lezione sulle conseguenze della scoperte del quantum, testimone della superiorità della matematica pura su quella finanziaria «in questi ultimi tempi troppo in voga»: solo con quella pura che è anche ma non solo un linguaggio - spiega - , si può interagire con altre discipline: quando si manipola qualcosa dal punto di vista qualitativo non si va molto lontano, sono più importanti gli aspetti quantitativi - proprio come accade in altre discipline, la psicologia o la statistica.

Una società interconnessa come la nostra ha bisogno non tanto di risposte complesse quanto di analisi basate sui Sistemi Complessi la cui premessa è affascinante: «un comportamento individuale porta a individuare un comportamento collettivo che a sua volta influenzerà il comportamento individuale» spiega il professore Giulio Casati, fisico, professore della Università dell'Insubria e presidente della scuola. 
Utile nella pratica: «Il principio si può applicare alla crisi attuale vista come sottosistema di network, alle telecomunicazioni o alla legge elettorale, e al cancro, studio cruciale visto che se oggi muore una persona su otto, nel 2030 sarà una su quattro». 
Conforta, in particolare l'ignorante, la svolta degli ultimi anni: «Per molto tempo si è vissuto l'equivoco che una legge semplice poteva spiegare solo un comportamento semplice, convinzione ora superata: anche una legge semplice può spiegare un comportamento complesso che non verrà frettolosamente liquidato come "casuale" e potrà aiutare a comprendere e predire l'evoluzione dei fenomeni».

Fenomeni sempre più interconnessi, la globalizzazione e l'interazione a distanza fra svariati network richiedono così un approccio interdisciplinare: l'analisi dei Sistemi Complessi può aiutare ad analizzare lo sviluppo economico, la coesione sociale, l'ambiente. 
Può così capitare, racconta Casati, che in un convegno di fisici siano presenti fra il pubblico anche psichiatri. 
Emerge sempre di più il concetto di "intelligenza diffusa" che sarà sempre più importante sul modo in cui i network del futuro saranno progettati e gestiti. Cambio scena: un recente articolo del New Scientist racconta la storia di uno studio sulle locuste: i ricercatori fiaccati e fisicamente indeboliti dalla ricerche sul campo in Africa hanno cambiato approccio e scoperto, dietro a una più comoda scrivania, che anche uno sciame di insetti è un sistema complesso che funziona in modo semplice ed è governato da una mente collettiva. 

Il Sistema Complesso è costituito da elementi eterogenei la cui interazione crea una struttura collettiva - biomolecole, cellule viventi o anche internet. 
Incrocia più discipline ma parte dalla forte specializzazione in ognuna di esse: alla base vi è un metodo che grazie ai dati cerca di anticipare un trend. 

Sistema complesso è anche la Teoria dei giochi, resa popolare da "A Beautiful Mind", film sul Nobel per l'Economia John Nash, applicabile a una situazione in cui non si deve studiare il profitto del singolo ma la sostenibilità di un sistema; è con una certa ironia che si annuncia che il seminario dedicata a teoria dei giochi e telecomunicazioni si svolgerà quest'anno a settembre a Campione. 

Obiettivo di questa scuola nata dalla collaborazione dalle università di Insubria, Pavia, Statale e Bicocca di Milano, è creare occasioni accademiche di alto livello – l'idea della Lake Como School of Advanced Studies non è nuova, è copiata dagli Stati Uniti e anche in Italia è ormai prassi abbastanza consolidata – ma anche aiutare una Como in crisi con il suo passato di capitale del tessile a ripensare l'industria e ritrovarsi grazie alla scienza e all'innovazione tecnologica.

La conseguenza più immediata di una scuola così è assistere a un raro e certo momentaneo caso d'importazione di scienziati – questione che l'Italia non s'è ancora posta intenta com'è a crucciarsi e dibattere della loro fuga. 

A Como pranzano sul prato di Villa del Grumello come fossero in un campus americano - e rifiutano foto se sono per l'altrui profilo Facebook - dottorandi americani, indiani, mediorientali assieme a giovani italiani ormai trasferiti in un'università straniera che per qualche giorno tornano a studiare in Italia. 

Cervelli vista lago come Francesca Vidotto ed Eugenio Bianchi. Vidotto si è formata a Padova, ora continua a studiare le applicazioni della gravità quantistica sulla cosmologia in Olanda. Bianchi ha studiato a Pisa, Marsiglia e in Canada, in un centro privato finanziato dal fondatore di Blackberry, da pochi mesi è professore alla Penn State della Pennsylvania. I loro racconti confermano che la fuga non è affatto fuga, «è movimento, essere nel posto giusto al momento giusto, ancora meglio: essere nel posto in cui le cose stanno avvenendo» dice Bianchi. Si va all'estero perché non si potrebbe fare qui quello che si fa lì, manca un ambiente internazionale in cui crescere, dice Vidotto, non esiste l'importazione di cervelli stranieri disposti a studiare da noi e far crescere il livello degli studi in Italia.

Consola che all'estero la preparazione dei laureati italiani in materie scientifiche è considerata «altissima, almeno prima della riforma del tre più due» dice Vidotto «ci aiuta la nostra formazione umanistica» banalmente «anche il fatto di aver studiato filosofia al liceo». 

All'Italia manca altro: non considerare la scienza Cenerentola, ma pensare che sia cultura quanto e come le lettere. Soprattutto c'è il rischio quasi la certezza, dice il professore Bianchi, che per tutti gli stranoti motivi - i vecchi vizi dell'università italiana e la nuova serissima mancanza di risorse - si salterà una generazione di professori. Quelli che andranno in pensione non saranno sostituiti come in passato, e se è vero che il sapere si trasmette da maestro ad allievo, molte informazioni si perderanno. 

Come asset per attrarre cervelli restano posti come il lago di Como, il professor Eyo Ita del Maryland e il pluripremiato Connes sono d'accordo: la bellezza aiuta la scienza, non v'è dubbio che in posti così si pensa meglio. 

domenica 10 maggio 2015

La tetrade della luna rossa: le quattro eclissi lunari. L'ultima (28 settembre 2015) si vedrà anche dall'Italia.



10 ott 2014



La seconda parte della mistica tetrade si è conclusa. 
Il mondo ha potuto godere della rara eclissi lunare di "sangue" che ha visto la nostra Luna tingersi di rosso. 
Uno spettacolo mozzafiato, che tornerà a deliziarci il 4 aprile 2015 per terminare il 28 settembre 2015, unica data italiana per osservare dal vivo il fenomeno. 
Fortunatamente, sebbene in Italia sia stato impossibile gustarsi lo show lunare, milioni di persone hanno potuto vedere con i propri occhi la Luna tingersi di rosso. 
Se vi siete persi l'evento, in diretta streaming mondiale grazie alla NASA, vi proponiamo le immagini più belle dell'eclissi lunare di oggi, 8 ottobre, e un video in time-lapse che ripropone l'evento.



Che cos'è una TETRADE?
Si è parlato in questi giorni di tetrade, apocalisse, eventi rari, etc... Cerchiamo di capire di che si tratta.

L'eclissi lunari sono a volte chiamate "lune di sangue" perché la luce che rimbalza sulla Luna viene rifratta attraverso l'atmosfera terrestre dandole una tonalità ramata (è lo stesso meccanismo che rende i tramonti e le albe a tinte rosse).
La Tetrade segna un ciclo di 4 eclissi totali, senza alcun intervallo di eclissi parziali o penombrali, un evento raro ma non così eccezionale.
Tuttavia per molti, l'arrivo delle 4 lune di sangue segna l'inizio dell'Apocalisse.



Come l'isteria che ha circondato la presunta profezia Maya nel 2012 e l'arrivo della cometa ISON lo scorso anno, anche la tetrade è stato considerato l'ennesimo segnale che la fine del mondo è vicina.

Il libro di Gioele contenuto nella Bibbia ebraica (Tanakh) e nell'Antico Testamento della Bibbia cristiana, fa una profezia sulle lune di sangue e la fine del mondo. 
"Il Sole sarà mutato in tenebre e la luna in sangue, prima che venga il grande e terribile giorno del Signore".

Inoltre, alcune volte in cui si è presentata una tetrade, sono accaduti significativi eventi religiosi: nel 1493, l'espulsione degli ebrei da parte dell'Inquisizione spagnola, nel 1949, è avvenuta subito dopo la fondazione dello Stato di Israele, nel 1967, durante la "guerra dei sei giorni" tra arabi e israeliani.


La prima Luna di Sangue del 15 aprile 2014 è caduta proprio nel mezzo della festa della Pasqua ebraica. 
La seconda, l'8 ottobre 2014, si è verificata durante la Festa dei Tabernacoli. 
La terza sarà il 4 aprile 2015, ancora durante la Pasqua. 
Quella finale il 28 settembre 2015, anch'essa durante la Festa dei Tabernacoli. 

Come dicevamo, in realtà la Tetrade non è un evento così raro. 
A seconda del secolo in cui si vive, una tetrade lunare (quattro eclissi totali lunari consecutive, distanziate da sei mesi lunari) può accadere abbastanza spesso o per niente.


Per esempio, nel 21° secolo (2001-2100), ci sono un totale di 8 tetradi, ma nel 17 °, 18 ° e 19 ° secolo, non ce sono state affatto.
Se includiamo tutti i secoli dal 1 ° (dC 1-100) fino al 21° incluso (2001-2100), ci sono un totale di 62 tetradi.
L'ultima si è verificato nel 2003-2004, e quella dopo il 2014-2015 accadrà nel 2032-2033.

Se vogliamo sapere quante tetradi specificamente sono cadute nelle feste della Pasqua ebraica e dei Tabernacoli, ce ne sono 8 in questi 21 secoli e non tutte sono state accompagnate da eventi religiosi significativi.


LA LUNA ROSSA

La maggior parte del tempo, la Luna è di colore giallo brillante: sta riflettendo la luce del Sole. Ma a volte la Luna può dipingersi di un bel colore rosso. 
Cosa sta succedendo? 
Ci sono alcune situazioni che possono causare una Luna Rossa.

Il modo più comune per vederne una è quando il nostro satellite è basso nel cielo, poco dopo il suo sorgere o prima che si inabissi sotto l'orizzonte. 

Proprio come il Sole, la luce dalla Luna deve passare attraverso una maggiore quantità di atmosfera quando è giù vicino all'orizzonte, rispetto a quando è in alto.
L'atmosfera della Terra può disperdere la luce del Sole, e poiché la Luna riflette proprio la luce del Sole, anche la sua luce può essere dispersa. 
Quando si vede una Luna ramata, significa che la luce rossa è riuscita a passare nell'atmosfera terrestre al contrario di quella blu e quella verde che sono state disperse.


La seconda ragione per cui si vede una Luna Rossa è a cuasa di particelle in aria. 
Un incendio o un'eruzione vulcanica possono riempire l'aria con particelle molto piccole che in parte oscurano la luce dal Sole e dalla Luna.
Ancora una volta, queste particelle tendono a disperdere la luce blu e verde, mentre permettono alla luce rossa di passare.
Quando si vede una Luna Rossa in alto nel cielo, probabilmente è perché c'è una grande quantità di polvere nell'aria.

La terza e più affascinante causa di Luna Rossa è un'eclissi lunare. 
Durante questo fenomeno, il nostro staellite passa dietro l'ombra della Terra, che la oscura. 
Anche in questo caso, la Terra si comporta come un prisma: la luce del Sole raggiunge la Terra.
Quella rossa riesce a passare, quella blu e verde viene dispersa. 
Durante una eclissi lunare, la Luna passa completamente nell'ombra della Terra e non è più essere illuminata dal Sole.
Tuttavia, questa luce rossa che passa attraverso l'atmosfera terrestre raggiunge la Luna, e risplende su di esse donandole quell'inconfondibile e inquietante colorazione.
Se potessimo guardare un eclissi lunare dalla superficie della Luna, la Terra sarebbe circondata da un anello rosso.