giovedì 29 marzo 2018

Una nuova scoperta della medicina?



Scienziati americani scoprono un nuovo organo. E’ il più grande del corpo umano e probabilmente è alla base dell’efficacia dell’agopuntura

di Stefania Del Principe, 28 mar 2018



Le scoperte della scienza non finiscono mai di stupirci. 
Questa volta, in maniera quasi inaspettata, alcuni ricercatori sono riusciti a scoprire un organo completamente nuovo, del quale – fino a ieri – nessuno conosceva l’esistenza. 
E ciò che fa più sorridere è che non è affatto piccolo, anzi, è il più grande del corpo umano. 
Tutto ciò rappresenta una vera e propria rivoluzione nell’anatomia moderna. 
Ecco cos’è e dove si trova secondo i ricercatori dell'Università di New York e dal Mount Sinai Beth Israel Medical Centre.

E’ ovunque
Il nuovo organo è stato ribattezzato con il nome di interstizio. Ma non lo dobbiamo immaginare come tutti gli altri, confinato in una zona specifica del corpo e con una dimensione ben determinata. L’interstizio, in realtà, è diffuso in ogni angolo del nostro organismo: sotto la pelle, nei tessuti che rivestono i polmoni, l’apparato digerente, i vasi sanguini e i muscoli.

Alla base dell’agopuntura?
Questo bizzarro organo è formato da particolari cavità – connessa una con l’altra – e piene di liquido. Tali cavità, tuttavia, prendono forma grazie alla presenza di elastina e collagene. La sua presenza potrebbe finalmente fornire una risposta a molte delle domande della moderna scienza: perché la pelle invecchia? Come fanno a diffondersi tumori e malattie degenerative? Ma, soprattutto, come è possibile che l’agopuntura funzioni?

Dov’è il tessuto connettivo?
Il motivo per cui è rimasto nell’ombra fino ai giorni nostri, nonostante le numerose ricerche scientifiche, è che parte di quest’organo era stato etichettato come tessuto connettivo. In realtà i metodi tradizionali che utilizzavamo per studiarlo – come l’esame al microscopio – non ci consentivano di vederlo come, in realtà, è davvero. Si pensava, infatti, che potesse trattarsi di un semplice tessuto denso e compatto.

Endomicroscopia confocale laser
Per fortuna, oggi la scienza ha a disposizione anche tecniche e strumentazioni innovative come la endomicroscopia confocale laser (CLE). Si tratta di un nuovissimo prodotto nato allo scopo di visualizzare le immagini della mucosa gastrointestinale in tempo reale e ad alta magnificazione. Attraverso questo, si possono vedere i tessuti vivi direttamente dentro il corpo, senza dover fare prima un prelievo.

Sorpresa!
Generalmente alcuni medici utilizzano la CLE nei pazienti malati di tumore, qualora debbano essere sottoposti a chirurgia per rimuovere o il pancreas o il dotto biliare. E proprio grazie a quest’utilizzo è stato possibile osservare la presenza di un organo sconosciuto: l’interstizio. Una volta compreso che nel nostro organismo c’era qualcosa di «anomalo», gli studi sono proseguiti anche in altre zone del corpo. E da lì gli scienziati si sono trovati di fronte a una vera e propria sorpresa.

Un organo complesso
La reale struttura dell’interstizio è stata evidenziata successivamente (quasi) in ogni angolo del corpo sottoposta a movimenti e pressioni. Forse è proprio la sua incredibile complessità di funzionamento ed estensione che gli ha permesso di essere promosso a organo. ««Questa scoperta ha il potenziale per determinare grandi progressi in medicina, inclusa la possibilità di usare il campionamento del fluido interstiziale come potente strumento diagnostico», ha dichiarato Neil Theise, docente di patologia all'Università di New York.

Tumori e interstizio
A detta dei ricercatori, il fluido contenuto all’interno dell’interstizio – e il relativo movimento – potrebbe spiegare perché i tumori si diffondono così velocemente quando invadono tale organo. Pare infatti che esso sia in qualche modo drenato dal sistema linfatico e, più probabilmente, la sorgente da cui nasce la linfa vitale per il funzionamento delle cellule immunitarie che generano l’infiammazione.

Cambiano con il passare degli anni
Le cellule che vivono nell’interstizio mutano con il passare degli anni e, probabilmente, contribuiscono alla comparsa di rughe, di malattie infiammatorie, all’irrigidimento delle articolazioni e ai fenomeni di sclerosi e fibrosi. In due parole, tutto ciò che è legato al processo di invecchiamento.

E l’agopuntura cosa centra?
Un’altra ipotesi è correlata all’agopuntura. Una scienza antichissima utilizzata con successo persino ai giorni nostri, mai compresa appieno dai ricercatori moderni. Tuttavia, la presenza di un reticolato di proteine che sostiene l’interstizio, potrebbe essere in grado di generare correnti elettriche durante il loro ripiegamento. Forse è questo – ipotizzano gli scienziati – il meccanismo che sta dietro all’efficacia di questa tecnica millenaria. 
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports.



Fonti scientifiche

mercoledì 28 marzo 2018

Mal di testa: dieci possibili cause...




Il mal di testa non è provocato solo dallo stress o da un brutto raffreddore. 
Esistono diversi fattori, molti dei quali poco conosciuti, in grado di innescare un attacco.  Li elenca il portale ISSalute dell’Istituto Superiore di Sanità che propone anche una serie di consigli

di Cristina Marrone, 25 mar 2018


Weekend

Se si lavora a ritmo serrato dal lunedì al venerdì, il sabato mattina ci si può risvegliare con un forte mal di testa. È la cosiddetta cefalea da weekend, che colpisce tipicamente durante il fine settimana. Infatti, durante il weekend, quando si allenta la tensione accumulata durante la settimana lavorativa, il crollo degli ormoni dello stress provoca il rilascio immediato dei neurotrasmettitori, i messaggeri chimici del cervello, che inducono prima la contrazione e poi la dilatazione dei vasi sanguigni, causando il mal di testa. 
Consiglio: prevedere degli spazi dedicati al rilassamento come, ad esempio una lezione di yoga, durante la settimana, piuttosto che rimandarli al fine settimana. Evitare di dormire più a lungo, poiché il sonno protratto per oltre 8 ore può scatenare un attacco.

Rabbia repressa

Quando si prova un sentimento di rabbia i muscoli del collo e del cranio si irrigidiscono per la tensione, provocando una sensazione simile a quella prodotta da una fascia stretta intorno alla testa. È, questo, il segnale di una cefalea tensiva.
Consiglio: respirare profondamente e lentamente, non appena si avverte la tensione, inspirando con il naso ed espirando attraverso la bocca. La respirazione profonda favorisce il rilassamento dei muscoli della testa e del collo e aiuta a ridurre la tensione.

Postura scorretta

L’assunzione di una posizione scorretta, soprattutto davanti allo schermo del computer o del cellulare, può provocare tensioni muscolari nella parte superiore della schiena e del collo che possono favorire la comparsa del mal di testa. In genere, il dolore parte dalla nuca e può estendersi al viso, fino a colpire la fronte. 
Consiglio: evitare di restare seduti o tenere una posizione fissa per lungo tempo. Alzarsi, invece, di tanto in tanto per fare delle pause, sedersi con la schiena dritta, e non ricurva, evitando di inclinare la testa in avanti e utilizzare una sedia provvista di supporto lombare. Se si trascorre molto tempo al cellulare munirsi di un auricolare, perché mantenere il cellulare fisso tra la testa e la spalla può causare un irrigidimento muscolare e, quindi, mal di testa. La consultazione di un fisioterapista, come un osteopata, può aiutare ad identificare e correggere eventuali problemi posturali.

Profumo

I detergenti domestici, i deodoranti per l’ambiente e i profumi possono scatenare il mal di testa in persone particolarmente sensibili agli odori intensi. Contengono, infatti, sostanze chimiche che attivano le cellule nervose del naso che, a loro volta, stimolano l’area del cervello connessa con il mal di testa. 
Consiglio: evitare profumi forti e saponi o shampoo dalla profumazione intensa. Utilizzare deodoranti per ambienti e detergenti domestici privi di profumo, arieggiando la casa e l’ambiente di lavoro frequentemente e il più a lungo possibile. Se un collega indossa un profumo dalla fragranza troppo intensa avvisarlo del disagio che può provocare.

Condizioni atmosferiche sfavorevoli

Il cielo coperto, l’umidità elevata, gli sbalzi di temperatura e i temporali possono provocare il mal di testa nelle persone predisposte. Si ritiene che le variazioni della pressione atmosferica, responsabili dei cambiamenti climatici, possano innescare cambiamenti chimici ed elettrici nel cervello che, irritando i nervi, determinano la comparsa del mal di testa. 
Consiglio: non si può intervenire sulle condizioni meteorologiche ma guardare le previsioni del tempo consente di prevedere quando potrebbe verificarsi un attacco e di prendere un antidolorifico con uno o due giorni di anticipo, allo scopo di prevenire la crisi.

Digrignare i denti

La tendenza a digrignare i denti durante il sonno sfregandoli gli uni contro gli altri, il cui nome scientifico è bruxismo, provoca la contrazione dei muscoli coinvolti nella masticazione, causando il mal di testa. 
Consiglio: rivolgersi ad un dentista di fiducia, che potrà risolvere il problema realizzando un bite, un piccolo apparecchio in resina da applicare sull’arcata dentaria superiore o inferiore prima di andare a letto. Impedendo il digrignamento, il bite favorisce il rilassamento dei muscoli adibiti alla masticazione, oltre ad evitare l’usura dei denti

Luci intense

Le luci intense ed abbaglianti, soprattutto se sfarfallanti, fanno innalzare i livelli di alcune sostanze chimiche del cervello che, attivando il centro di controllo dell’emicrania, possono generare un attacco. 
Consiglio: indossare occhiali da sole, non solo all’aria aperta ma anche in ambienti chiusi, per ridurre l’intensità della luce. L’uso di lenti polarizzate, rispetto a quelle tradizionali, offre il vantaggio di attenuare anche i riflessi e l’effetto abbagliante generati da condizioni di forte luminosità. Sul luogo di lavoro posizionare il computer lontano da finestre e fonti di luce che possono generare riflessi e riverberi sullo schermo, utilizzando lampade da tavolo per leggere i documenti sulla scrivania. Se non si è in grado di spegnere o ridurre le luci intorno al computer cambiare postazione di lavoro poiché la cattiva illuminazione influisce sulla comparsa del mal di testa. Evitare le luci al neon, che tendono a tremolare, sostituendole, laddove possibile, con altre forme di illuminazione.

Alimenti

Alcuni cibi come gli insaccati, gli hot dog, i formaggi fermentati e stagionati (quali il brie e il gorgonzola), il cioccolato, gli alimenti preconfezionati ed il pesce affumicato, contengono delle sostanze chimiche che possono provocare l’emicrania. Lo stesso effetto è prodotto dalle bibite dietetiche.
Consiglio: compilare un diario del mal di testa, annotando il cibo assunto, in modo tale da individuare più facilmente l’alimento responsabile dell’emicrania. Se si sospetta che un determinato alimento sia la causa del mal di testa è necessario eliminarlo dalla dieta per un paio di mesi, per verificare se la frequenza delle crisi diminuisce.

Mal di testa da sesso

Molti uomini e donne soffrono di mal di testa collegati all’attività sessuale, che si manifestano durante il momento di massima eccitazione. Secondo i medici questa forma di mal di testa dipende dall’aumento della pressione nella muscolatura della testa e del collo. L’attacco, di solito, si presenta nella fase dei preliminari o poco prima dell’orgasmo ed ha una durata variabile da pochi minuti ad un’ora. 
Consiglio: questo tipo di mal di testa, seppur imbarazzante, non deve destare preoccupazione e non implica la necessità di rinunciare all’attività sessuale. Basta assumere un antidolorifico alcune ore prima del rapporto per evitare che si manifesti l’attacco.

Gelato

Se si è colpiti da un dolore intenso e lancinante nella parte centrale della fronte mentre si mangia un gelato si soffre del cosiddetto mal di testa da gelato, provocato dal contatto di materiale freddo con il palato o la parte posteriore della gola. Anche ghiaccioli e bibite ghiacciate producono lo stesso effetto.
Consiglio: fortunatamente questo disturbo scompare da solo nell’arco di pochi istanti o, nel peggiore dei casi, di uno o due minuti.

Il trauma psicologico: qualche cenno...

Da AffariItaliani.it


Trauma Psicologico: come la mente cambia. Trauma psicologico e danno nell'anima

Trauma psicologico: ecco come può cambiare la vita di una persona
È indelebile e frammenta la personalità di chi lo ha vissuto

26 mar 2018

Il trauma psicologico è un danno nell'anima che rimane indelebile. 
Ecco come può cambiare la vita di una persona: il trauma psicologico cambia la personalità. 

Cos'è

ll trauma psicologico è un evento traumatico che colpisce la personalità dell’individuo che lo ha vissuto e si verifica in seguito a un'esperienza drammatica che può essere sia singola che ripetuta nel tempo. 
Una delle conseguenze più evidenti connesse allo shock traumatico è l’impossibilità, da parte della mente umana, di riuscire a metabolizzare l’accaduto. 
Questa caratteristica spiega come mai l’evento traumatico si fissi nella mente del soggetto che lo ha subito in maniera permanente. 
E, con il passare del tempo, l’assenza di un’adeguata terapia può determinare un sensibile cambiamento nella personalità dell’individuo.
Come cambia la personalità dopo il trauma da shock psicologico. 

I sintomi

I primi indizi che qualificano una sindrome da trauma psicologico si verificano quando il soggetto non riesce a mantenere l’attenzione su un determinato compito poiché pensa ripetutamente all'evento traumatico ma, soprattutto, è nella trama della coscienza che si verificano sintomi di tipo dissociativo. 
I sintomi dissociativi sono molto pericolosi poiché producono una frammentazione nella personalità dell’individuo e questo si ripercuote anche sul suo modo di vivere.

Effetti dello shock da trauma psicologico: come superare il trauma psicologico.  La cura

La cura dei pazienti colpiti da traumi psicologici è frutto del lavoro sinergico di uno psichiatra e di uno psicoterapeuta. 
Secondo alcuni studiosi, questo tipo di problema deve prevedere una cura che passi, anche e soprattutto, attraverso il corpo. 
La metodologia per la quale bisogna curare il corpo per arrivare alla mente è stata definita “approccio bottom-up” e prevede la pratica di attività specifiche per mente e corpo come l’aerobica, lo yoga o la psicoterapia sensomotoria. 
Il tutto dovrà essere accompagnato da un’efficace psicoterapia.

giovedì 22 marzo 2018

I videogiochi LCD di quarant'anni fa, ancora da giocare sul web...



21 mar 2018

Il periodo compresso grosso modo tra gli anni '70 e gli anni '90, prima che Nintendo cambiasse il panorama dei videogiochi portatili con il Game Boy, fu quello di massima popolarità per una specie particolare di videogame "da viaggio", come quelli della linea Game & Watch (sempre di Nintendo).



Si trattava di apparecchi generalmente poco costosi, con schermo Lcd e semplici giochi elettronici, generalmente indicati con l'espressione inglese hand-held, in quanto - a differenza delle console casalinghe, che dovevano essere collegati al televisore - si potevano tenere in mano.

Gli schermi non avevano una definizione in pixel; essi potevano invece rappresentare soltanto alcune specifiche figure in determinate posizioni fisse. Anche l'audio era estremamente limitato.

Ora tutti questi giochi rivivono nel web grazie agli sforzi dell'Internet Archive, che ha lanciato una sezione loro dedicata: la Handheld History Collection.

Come già capitato per le altre piattaforme rese disponibili in passato dall'Internet Archive, i giochi sono utilizzabili direttamente dal browser grazie a un emulatore realizzato dal team di Mame.

Insieme ai giochi, spesso c'è anche il manuale originale reso disponibile in formato elettronico.

Ogni dettaglio su come tutto ciò sia stato reso possibile - non creando nuove versioni di questi classici ma emulando i circuiti elettronici originali - è raccontato nel post sul blog ufficiale.

mercoledì 21 marzo 2018

Un nuovo elaboratore IBM per il futuro (prossimo): piccolo come un granello di sale..



IBM svela il prototipo del computer più piccolo del mondo, contenente migliaia di transistor e dalla potenza simile a quella di un x86 degli anni '90.

Floriana Giambarresi, 19 marzo 2018

All’interno di un progetto che sembra provenire direttamente dal futuro, gli ingegneri di IBM hanno creato il computer più piccolo al mondo: è più piccolo di un granello di sale tanto che per vederlo è necessario disporre di un microscopio, ma è comunque dotato di una potenza di calcolo simile a quella garantita dal chip x86 degli anni ’90.



In occasione della conferenza IBM Think 2018, la nota azienda ridefinisce l’idea di un computer piccolo presentando una innovazione difficile da identificare a occhio nudo senza l’aiuto di un microscopio
La potenza erogata, sebbene non sia al passo con le soluzioni moderne, è impressionante se si considerano le dimensioni e pare che il dispositivo ospiti «diverse centinaia di migliaia di transistor», che lo renderanno capace di «monitorare, analizzare, comunicare e persino agire sui dati», secondo quanto spiegato da Mashable. 
Potente infatti quanto il chip x86 del 1990, sarà comunque utile perché è estremamente piccolo ma anche particolarmente economico, dunque potenzialmente capace di esser integrato in ogni tipologia di dispositivo elettronico.

La produzione del computer più piccolo al mondo costerà infatti solo 10 centesimi e pare che IBM si aspetti che agisca come una fonte di dati delle applicazioni blockchain, tecnologia conosciuta dalla maggior parte delle persone come base della criptovaluta Bitcoin. Con il suo aiuto, un dispositivo sarà in grado di completare le attività di base dell’intelligenza artificiale (AI) e tenere traccia delle spedizioni di merci, frodi e furti, seri problemi nella gestione della supply chain. 
Secondo quanto reso noto, l’azienda si aspetta che tale soluzione troverà spazio nei dispositivi elettronici impiegati per l’uso quotidiano entro i prossimi cinque anni. Questo minuscolo chip potrebbe potenzialmente rivoluzionare l’uso dei computer. È così piccolo che potrà essere collegato a qualsiasi cosa.

Non è ancora chiaro quando questo microcomputer verrà rilasciato poiché i ricercatori IBM stanno attualmente testando il suo primo prototipo, ma una cosa è certa: il futuro è qui. 
E si potrebbe aver bisogno di un microscopio per vederlo.

martedì 13 marzo 2018

Come l'apprendimento automatico sta influenzando le Risorse Umane [English/Italiano]



Takeaway: HR analytics is revolutionizing the way human resources departments operate, leading to higher efficiency and better results overall.

Kaushik Pal, 12 mar 2018

Human resources has been using analytics for years. However, the collection, processing and analysis of data has been largely manual, and given the nature of human resources dynamics and HR KPIs, the approach has been constraining HR. Therefore, it is surprising that HR departments woke up to the utility of machine learning so late in the game.

Nevertheless, machine learning has been slowly but surely entering the HR domain, and multiple use cases such as attrition prediction, right hiring and human resource training have been established. It is also believed that machine learning can predict the success of a potential candidate. More use cases are likely to be discovered soon. Unlike the manual approach, the machine learning approach is much faster, far more responsive to dynamic situations and provides accurate, actionable and valuable data. (Even though the field of data analytics is becoming increasingly automated, people aren't likely to lose their jobs due to it anytime soon. Learn more in No, Data Analytics Bots Aren’t Going to Steal Your Job Anytime Soon.)

The Role of HR

Human resources is inarguably an organization's most valuable asset. HR is responsible for managing the human resources department so that the organization gets the most possible value out of its people. The role of HR includes the following:
  • Identifying the right talent for the right role
  • Proper compensation and benefits
  • Managing employee development with training and opportunities
  • Tracking and managing human resources growth with increments, promotions, opportunities and benefits
  • Managing employee motivations, grievances and feelings
  • Managing exits
Case for Machine Learning in HR

Over time, expectations of the HR department have been changing. Previously, HR would find suitable candidates; conduct or facilitate assessments; hand out offers, compensation and benefits based on HR policies; and manage employee careers and exits. Now, HR is expected to add more value to what it already does and do even more, such as predict attrition and candidate success in a role. Is the current approach to fulfilling these expectations enabling or constraining HR?

Prior to the adoption of machine learning, HR would manage data in manual and semi-automated ways. It would collect, store and process data to produce analytics before the data would quickly become irrelevant because the situation had changed and the data needed updating. For example, data collected before the annual appraisal cycle showed low attrition risks. However, post-appraisal, there is a spike in attrition and employee dissatisfaction, mainly because of mismatch in expectations and actual rewards and a rise in opportunities in the job market. Basically, pre-appraisal analytics misled the organization, and the effort can be considered a waste.

Manual and semi-manual methods are not equipped to enable HR to manage data on the rapidly changing variables related to human resources. HR needs regular, updated analytics on relevant factors such as employee sentiments within the organization, employee attitudes toward policies, and attractiveness of market opportunities versus that offered by the organization. This is serious business. Unless the human capital is managed well, an organization can potentially lose valuable employees. Bill Gates once commented, “You take away our top 20 employees and we [Microsoft] become a mediocre company.” Enter machine learning. What can machine learning offer over the old methods? Consider the following:

Faster Response to Changing Dynamics

This is the age of big data. To manage employees, you need data on:
  • Employee attitudes and feelings
  • Credentials or qualifications
  • Employee views toward policies
  • Compensation and benefits trends
  • Relevant external developments such as the job market and rival organizations and their impact on your employees
That adds up to a humongous data volume arriving every moment. Manual management is simply ill-equipped to handle it. However, machine learning is appropriate to consistently accept, store and process such data volumes and provide relevant and actionable insights in the form of simple analytics. (Learn more about big data's role in business with Tackling Big Data Analytics Pain Points.)

Accurate Predictions

Machine learning can predict key developments such as attrition, success in job roles and adverse events such as unethical behavior. For example, the success likelihood of an employee in a new role can be predicted based on an analysis of past data such as past project performance, knowledge base and key initiatives taken to improve the knowledge base, which reflects attitudes. Findings based on these parameters can be converted to analytics and then decisions can be made.

Candidate Identification and Applicant Tracking

Machine learning can connect the right job to the right candidate based on job role and the candidate's credentials, experience and interests. Machine learning can leverage social networks for that. It significantly reduces manual effort in candidate assessments and tracking.

Developments

The HR domain, after a lukewarm response to machine learning, is waking up to its utility. Many use cases are being implemented and more are on the way. A summary of the key developments is given below.

Candidate Identification and Application Tracking

With big data from web sources such as forums and social media, organizations are finding the right candidates for the right roles. While assessing candidature, machine learning considers qualifications, experience, interests, professional connections and memberships, achievements, forum discussions and more. This significantly improves chances of role fitment, if not guaranteeing it. A good example could be the professional networking site, LinkedIn.

Machine learning significantly reduces manual effort in applications management and frees the HR to focus on more productive efforts. According to Cristian Rennella, CEO & Cofounder of MejorTrato.com.mx, a company that compares financial products, "In the past, we spent 67.2 percent of each person's time in HR to read the CVs of each candidate who came to us through our own website and third parties. Thanks to AI, this work today is done automatically by our internal system, which through deep learning using TensorFlow, we can automate this task."

Accurate Predictions

HR analytics can often accurately predict key factors such as attrition, employee performance, and even adverse events such as unethical behavior. For example, data from various forum conversations, social media posts, emails, videos, rival organizations and market opportunities can point to changes in attrition levels. Attrition levels are particularly susceptible to change after appraisal cycles.

Job Success Predictions

Data on a candidate's credentials, memberships, attitudes and performance can point to success probability in job roles. The point is, manually attempting to calculate predictions based on so many variables is simply inadequate. HR analytics can provide accurate insights based on which organizations can find the right candidates for the right job roles.

Conclusion

Organizations are already reaping the benefits of adopting machine learning. While machine learning has already reduced manual effort, ML is expected to become even more accurate and prominent in areas like attrition prediction and management, employee management and success.

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Written by Kaushik Pal
Kaushik is a technical architect with 15 years of experience in enterprise applications and product development. He has expertise in Web technologies, architecture/design, Java/J2EE, open source and Hadoop/big data technologies. Full Bio


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Come l'apprendimento automatico sta influenzando l'analisi delle risorse umane
Da asporto: l' analisi delle risorse umane sta rivoluzionando il modo in cui operano i dipartimenti delle risorse umane, portando a una maggiore efficienza e migliori risultati generali.

Le risorse umane utilizzano l' analisi da anni. 
Tuttavia, la raccolta, l'elaborazione e l'analisi dei dati è stata in gran parte manuale e, data la natura delle dinamiche delle risorse umane e dei KPI delle risorse umane , l'approccio ha limitato le risorse umane. Pertanto, è sorprendente che i dipartimenti delle risorse umane si siano resi conto dell'utilità dell'apprendimento automatico così in ritardo nel gioco.

Ciononostante, l'apprendimento automatico è entrato lentamente ma inesorabilmente nel dominio delle risorse umane e sono stati creati diversi casi d'uso come la previsione di logoramento, l'assunzione di diritti e l'addestramento delle risorse umane. Si ritiene inoltre che l'apprendimento automatico possa predire il successo di un potenziale candidato. Presto saranno scoperti altri casi d'uso. A differenza dell'approccio manuale, l'approccio di machine learning è molto più veloce, molto più reattivo alle situazioni dinamiche e fornisce dati accurati, fattibili e di valore. (Anche se il campo dell'analisi dei dati sta diventando sempre più automatizzato, le persone non rischiano di perdere il loro lavoro a causa di esso in qualsiasi momento presto. 

Il ruolo delle risorse umane 

Le risorse umane sono indiscutibilmente il bene più prezioso di un'organizzazione. 
L'HR è responsabile della gestione del dipartimento risorse umane in modo che l'organizzazione ottenga il maggior valore possibile dalla sua gente. Il ruolo di HR include quanto segue: 
  • Identificare il talento giusto per il ruolo giusto 
  • Corretta compensazione e benefici 
  • Gestire lo sviluppo dei dipendenti con formazione e opportunità 
  • Monitoraggio e gestione della crescita delle risorse umane con incrementi, promozioni, opportunità e benefici 
  • Gestione delle motivazioni, dei reclami e dei sentimenti dei dipendenti 
  • Gestione delle uscite 

Caso per l'apprendimento automatico nelle risorse umane 

Nel tempo, le aspettative del reparto risorse umane sono cambiate. In precedenza, l'HR avrebbe trovato candidati idonei; condurre o facilitare valutazioni; distribuire offerte, compensi e benefici basati sulle politiche delle risorse umane; e gestire le carriere e le uscite dei dipendenti. Ora, si prevede che le Risorse Umane aggiungano più valore a ciò che già fa e facciano ancora di più, come prevedere l'attrito e il successo dei candidati in un ruolo. L'attuale approccio per soddisfare queste aspettative consente o limita le risorse umane? 

Prima dell'adozione dell'apprendimento automatico, l'HR gestiva i dati in modi manuali e semi-automatizzati. Raccogliere, archiviare ed elaborare i dati per produrre analisi prima che i dati diventassero rapidamente irrilevanti perché la situazione era cambiata e i dati necessari all'aggiornamento. Ad esempio, i dati raccolti prima del ciclo di valutazione annuale hanno mostrato bassi rischi di attrito. Tuttavia, dopo la valutazione, c'è un picco nel logoramento e nell'insoddisfazione dei dipendenti, principalmente a causa del disallineamento delle aspettative e dei benefici effettivi e l'aumento delle opportunità nel mercato del lavoro. Fondamentalmente, l'analisi pre-valutazione ha fuorviato l'organizzazione e lo sforzo può essere considerato uno spreco. 

I metodi manuali e semi-manuali non sono attrezzati per consentire alle risorse umane di gestire i dati sulle variabili in rapida evoluzione relative alle risorse umane. Le risorse umane necessitano di analisi periodiche e aggiornate su fattori rilevanti quali i sentimenti dei dipendenti all'interno dell'organizzazione, l'atteggiamento dei dipendenti nei confronti delle politiche e l'attrattiva delle opportunità di mercato rispetto a quelle offerte dall'organizzazione. Questo è un affare serio. A meno che il capitale umano non sia gestito bene, un'organizzazione può potenzialmente perdere dipendenti preziosi. Bill Gates una volta ha commentato: "Tu porti via i nostri 20 dipendenti principali e noi [Microsoft] diventiamo una società mediocre." Inserisci l'apprendimento automatico. Cosa può offrire l'apprendimento automatico rispetto ai vecchi metodi? Considera quanto segue: 

Risposta più rapida alle dinamiche mutevoli 

Questa è l'era dei "grandi dati". Per gestire i dipendenti, hai bisogno di dati su: 
  • Atteggiamenti e sentimenti dei dipendenti 
  • Credenziali o qualifiche 
  • Visualizzazioni dei dipendenti verso le politiche 
  • Tendenze di compensazione e benefici 
  • Sviluppi esterni rilevanti come il mercato del lavoro e le organizzazioni rivali e il loro impatto sui dipendenti 
Ciò si traduce in un enorme volume di dati in arrivo ogni momento. La gestione manuale è semplicemente mal equipaggiata per gestirlo. Tuttavia, l'apprendimento automatico è appropriato per accettare, archiviare ed elaborare costantemente tali volumi di dati e fornire approfondimenti pertinenti e utilizzabili sotto forma di semplici analisi. (Ulteriori informazioni sul ruolo dei big data nelle attività commerciali con Tackling Big Paining Analytics ). 

Previsioni accurate 

L'apprendimento automatico può prevedere sviluppi chiave come il logoramento, il successo nei ruoli lavorativi e gli eventi avversi come il comportamento non etico. Ad esempio, la probabilità di successo di un dipendente in un nuovo ruolo può essere prevista sulla base di un'analisi dei dati passati quali le prestazioni del progetto passato, la base di conoscenze e le iniziative chiave adottate per migliorare la base di conoscenze, che riflette gli atteggiamenti. I risultati basati su questi parametri possono essere convertiti in analisi e quindi le decisioni possono essere prese. 

Identificazione del candidato e tracciamento del candidato 

L'apprendimento automatico può collegare il lavoro giusto al candidato giusto in base al ruolo professionale e alle credenziali, all'esperienza e agli interessi del candidato. L'apprendimento automatico può sfruttare i social network per questo. Riduce significativamente lo sforzo manuale nelle valutazioni e nel monitoraggio dei candidati. 

Sviluppi 

Il dominio delle risorse umane, dopo una tiepida risposta all'apprendimento automatico, si sta svegliando alla sua utilità. Molti casi d'uso vengono implementati e altri sono in arrivo. Di seguito è riportato un riepilogo degli sviluppi chiave. 

Identificazione del candidato e tracciamento delle applicazioni 

Con i big data da fonti web come forum e social media , le organizzazioni stanno trovando i candidati giusti per i ruoli giusti. Durante la valutazione della candidatura, l'apprendimento automatico considera le qualifiche, l'esperienza, gli interessi, le connessioni professionali e le iscrizioni, i risultati, le discussioni sul forum e altro ancora. Ciò migliora significativamente le possibilità di adattamento dei ruoli, se non lo garantisce. Un buon esempio potrebbe essere il sito di networking professionale, LinkedIn

L'apprendimento automatico riduce significativamente lo sforzo manuale nella gestione delle applicazioni e libera le risorse umane per concentrarsi su sforzi più produttivi. Secondo Cristian Rennella, CEO & Cofounder di MejorTrato.com.mx , una società che mette a confronto prodotti finanziari, "In passato, abbiamo speso il 67,2 percento del tempo di ciascuna persona in Risorse Umane per leggere i CV di ciascun candidato che ci è venuto tramite il nostro proprio sito Web e terze parti. Grazie a AI, questo lavoro oggi viene eseguito automaticamente dal nostro sistema interno, che attraverso l'apprendimento approfondito con TensorFlow , possiamo automatizzare questo compito. " 

Previsioni accurate 

L'analisi delle risorse umane può spesso prevedere con precisione fattori chiave come il logoramento, le prestazioni dei dipendenti e persino eventi avversi come il comportamento non etico. Ad esempio, i dati provenienti da varie conversazioni sul forum, post sui social media, email, video, organizzazioni rivali e opportunità di mercato possono indicare cambiamenti nei livelli di attrito. I livelli di attrito sono particolarmente suscettibili al cambiamento dopo cicli di valutazione. 

Previsioni di riuscita nell'attività

I dati relativi alle credenziali, alle appartenenze, alle attitudini e alle prestazioni di un candidato possono indicare probabilità di successo in ruoli di lavoro. Il punto è che tentare manualmente di calcolare le previsioni sulla base di così tante variabili è semplicemente inadeguato. L'analisi delle risorse umane può fornire approfondimenti accurati in base alle organizzazioni in grado di trovare i candidati giusti per i ruoli di lavoro giusti. 

Conclusione 

Le organizzazioni stanno già sfruttando i vantaggi dell'adozione dell'apprendimento automatico. Mentre l'apprendimento automatico ha già ridotto lo sforzo manuale, si prevede che la tecnologia ML diventi ancora più precisa e prominente in aree come la previsione e la gestione dell'attrito, la gestione dei dipendenti e il successo. 


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Scritto da Kaushik Pal
Kaushik è un architetto tecnico con 15 anni di esperienza nelle applicazioni aziendali e nello sviluppo del prodotto. Ha esperienza in tecnologie Web, architettura / design, Java / J2EE, tecnologie open source e Hadoop / big data. Biografia Completa

venerdì 9 marzo 2018

Considerazioni sull'effetto "gatto spiaciccato" (in tangenziale)...



Pubblicato da tupaia, 26 giu 2011

Supponiamo che io sia indeciso se parlarvi, in questo post, di una nuova specie di sanguisuga che scava coi denti in corrispondenza degli orifizi dei mammiferi o se, in alternativa, sarebbe invece meglio scrivere un post sulla necessità evolutiva della macchiettatura del pelo del cucciolo di Odocoileus Virginianus, per gli amici Bambi. 

L’esperienza maturata in quattro anni di vita di questo blog (buon compleanno, Orologiaio) e molte altre esperienze più o meno professionali non mi lasciano dubbio alcuno: se desidero che il post abbia traffico devo scrivere della sanguisuga, perché Bambi non se lo filerebbe nessuno. 
Si, certo, tutti si intenerirebbero a guardare questa foto:



Ma alla fine il testo sarebbe accolto tiepidamente e dopo una lettura veloce (se pure) tutti se ne dimenticherebbero.

D’altro canto, un post sulla sanguisuga che infesta gli orifizi umani (tutti), corredato di foto, mi farebbe facilmente saltare in testa alle classifiche dei blog scientifici, se riuscissi ad entrarvi, perché tutti i vari Tumbir, Facebook, liste di discussione etc se lo reimpallerebbero, come è già successo per il candirù, per la Sacculina carcini e per un sacco di altre bestie schifose di cui questo blog vi ha intrepidamente raccontato negli ultimi quattro anni.

Questo è un fatto accertato, ma è curiosamente in contrasto con quello che io chiamo l’effetto Bambi, una inconscia “scala naturae” che ci fa preferire alcune bestie piuttosto che altre, Bambi ai nematodi, il volpacchiotto al topo, la coccinella al ragno e per cui si è “specisti” se si mangia agnello arrosto ma non se si fa derattizzazione.

Non c’è dubbio alcuno che dovendo scegliere se salvare la vita a Bambi o alla sanguisuga chiunque sceglierebbe Bambi, ma se si tratta di leggerne notizie in proposito tutti vogliamo saperne di più della sanguisuga trovata a vivere nel naso di una ragazzina, per buona pace di Bambi.

Se poi la scelta fosse tra andare a vedere le sanguisughe delle mucose (ce ne sono diverse specie) e andare a vedere Bambi è probabile che ce ne resteremmo a casa, ma se ci imbattessimo nello stesso momento casualmente in Bambi e nella sanguisuga non ho dubbio alcuno su dove si formerebbe il capannello di passanti: Bambi ci rimarrebbe malissimo e la ragazzina peruviana che ospita la sanguisuga nel naso avrebbe la prima pagina di tutti i quotidiani locali.

Questo è quello che io chiamo “effetto gatto spiaccicato”, la controparte dell’effetto Bambi, quel misterioso (almeno per me) e insondabile impulso a guardare il gatto investito sul bordo della strada. 
Lo abbiamo intravisto con la coda dell’occhio, guidando, e lo sappiamo che lo spettacolo ci farà star male e ci farà tornare a casa con una sensazione spiacevole in sottofondo. Eppure non riusciamo a non guardare, gli occhi, che sino ad un secondo prima erano fissi sulla strada, vengono magicamente calamitati da quella cosetta sbudellata senza che riusciamo a controllarci: abbiamo bisogno di guardare, abbiamo bisogno di SAPERE e di vedere quanto le budella siano sparpagliate sull’asfalto. 
Questa misteriosa leva psicologica è, in fondo, quella che induce molta gente a passare da qui nella inconscia speranza che io abbia parlato della sanguisuga piuttosto che del cervo, e tutto sommato è quello che spinge anche me a scrivere molti dei post di questo blog. 
Il terrificante ci attira, piuttosto che respingerci, contrariamente a quello che sarebbe logico aspettarsi.

Io non so nulla di psicologia e di antropologia, purtroppo sono solo un modesto biologo, e ignoro se la forza che ci costringe a guardare il gatto investito e ci fa tornare a leggere degli animali orrendi di cui parla questo blog abbia un nome tecnico e sia parte integrante di qualche meccanismo psicologico ben studiato.

Tutto quello che so è che tutti tendono a guardare l’incidente sulla carreggiata opposta, meglio se c’è sangue, il gatto sbudellato, il ragno grosso quanto un barboncino alle mostre organizzate dal grande Francesco Tommasinelli e a inquietarsi su questo blog leggendo della pulce penetrante.

La mia personale interpretazione dell’effetto gatto spiaccicato è la seguente, per semplice che possa essere:
Se siamo in una foresta, chi è più probabile che sopravviva, quello che guarda affascinato le tarantole e cerca di capire come e quando attacchino, o chi le rifugge a priori? 
Se troviamo un animale morto nella stessa foresta, la conoscenza di come è morto può tornare molto utile, soprattutto il sapere se ciò che l’ha ucciso possa uccidere anche noi. 
Quello che voglio dire è che l’effetto gatto spiaccicato è la conseguenza di una carattere positivamente selezionato dall’evoluzione in quanto la conoscenza della pericolosità dell’ambiente è sicuramente un’informazione utile per uno scimmione curioso, intelligente e soprattutto senza pelo e senza armi naturali di difesa. 
Bambi non è un pericolo, la sanguisuga da orifizio potenzialmente si: su chi conviene focalizzare la nostra attenzione?

mercoledì 7 marzo 2018

Un approfondimento sulle cellule staminali



Tutto ciò che dovresti sapere sulle cellule staminali: cosa sono, a cosa servono, come si usano e le malattie che si possono curare


Nell’ultimo decennio si parla molto di cellule staminali. 
Ma pochi sanno davvero a cosa servono e perché, in un prossimo futuro, potrebbero rappresentare la nuova arma contro malattie momentaneamente incurabili. Oggi, scienziati di tutto il mondo, si stanno concentrando sulla loro origine e le loro peculiarità, scoprendo ogni giorno qualche tassello in più. Solo pochi giorni fa, infatti, alcuni ricercatori sono riusciti a trovare le staminali dei polmoni e mettere a punto una promettente cura contro la sclerosi multipla.

Sutterstock.com

Cosa sono le cellule staminali?

Prima di capire come potrebbero cambiare la nostra vita nei prossimi anni, è importante comprendere bene cosa sono le staminali. Queste ultime sono cellule indifferenziate ovvero cellule che potrebbero, un giorno, specializzarsi e diventare le componenti principali di un determinato tessuto o organo. Per esempio possono diventare cellule dei polmoni o dei reni, del cuore e così via. Ma quando si trovano nello stadio staminale ancora non si sono trasformate in niente di tutto ciò. Le staminali, in sintesi, sono cellule che producono altre cellule specializzate.

Diversi tipi di staminali

Le cellule staminali sono di diverso tipo e si dividono in totipotenti (in grado di diventare parte di qualunque organo o tessuto), pluripotenti (possono trasformarsi in cellule della maggior parte degli organi o tessuti ma non tutti e, infine, unipotenti ovvero che possono trasformarsi in cellule di un solo tipo. Il compito delle staminali, in sintesi, è quello di dar vita a cellule specializzate. Ma non sempre il lavoro viene svolto nello stesso modo. Quando si dividono, infatti, possono produrre cellule del luogo in cui si trovano o addirittura altri tipi. Poniamo l’esempio delle staminali della pelle: potrebbero materializzare altri staminali della pelle oppure cellule differenziate di tale zona – per esempio quelle che hanno come compito principale la produzione della melanina.

Replicazione continua

Una delle peculiarità più importanti delle cellule staminali è quella di replicarsi in maniera infinita. E questa caratteristica è unica nelle cellule del corpo umano. Quando si trovano nella fase specializzata, infatti, possono replicarsi in maniera limitata. Maggiore è il numero di staminali che prolifera, più alta è la capacità di auto-rinnovamento e mantenimento.

Riparazione dei tessuti

La funzione principale delle staminali è quella di fornire una riserva continua al nostro organismo in caso di tessuti danneggiati. In seguito a lesioni o malattie, infatti, le staminali ci forniscono un’adeguata quantità di cellule specializzate pronte e rigenerare i tessuti e sostituendo le cellule morte con altre nuove.

Dove si trovano le cellule staminali

Le cellule staminali si trovano in moltissime zone del corpo umano, in primis nel midollo osseo, sono queste che vengono trapiantate in caso di leucemia. 
Ma si trovano anche nei polmoni, nel derma, nel cervello, nella polpa dentaria e così via. 
Un’altra fonte estremamente ricca di staminali è il cordone ombelicale dei neonati e il liquido amniotico. 
Ma non solo: recenti ricerche hanno messo in evidenza come lo stesso latte materno sia ricco di staminali. Infine, non possiamo dimenticare che la risorsa più importante – come è facilmente intuibile – è rappresentata dall’embrione umano. Luogo in cui si trova un enorme quantità di cellule totipotenti. Ciò significa che le cellule staminali embrionali potrebbero dar vita a qualsiasi tipo di cellula specializzata (e quindi tessuto o organo) del corpo umano. Generalmente gli scienziati utilizzano le staminali embrionali provenienti da avanzi di trattamenti di fertilità.

Cellule staminali indotte

Nonostante per le staminali embrionali vengano utilizzati solo embrioni che altrimenti verrebbero gettati, molti sollevano dubbi etici in merito. Per ovviare al problema si usano le cosiddette iPS – ovvero le staminali pluripotenti indotte. Queste ultime possiedono le stesse caratteristiche di quelle embrionali ma non sono ricavate da embrioni – ma dal paziente stesso - per buona pace di tutti.

Le malattie curabili con le staminali

La scienza è riuscita a ottenere risultati positivi nelle malattie del sangue (come la leucemia linfoblastica, la leucemia mieloide, la talassemia, il mieloma multiplo e l'anemia da ciclo cellulare). Ma anche in altri tipi di patologie, completamente differenti: morbo di Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica, alzheimer, ictus, lesioni del midollo spinale, sclerosi multipla, lesioni intestinali indotte da radiazioni, malattia infiammatoria dell'intestino, malattie del fegato, distrofia muscolare di Duchenne, diabete, malattie cardiache, malattie ossea, malattie renale, ferite croniche, , sepsi e malattie respiratorie.

Le staminali del cordone ombelicale

Le staminali cordonali (UCB) sono cellule multipotenti, quindi sono ancora in grado di differenziarsi in molti tipi di cellule – anche se non tutti. In natura servono per lo più a dare origine a cellule ematiche, ma gli scienziati hanno scoperto che possono specializzarsi in molti altri tipi di cellule, per esempio possono originare strutture epiteliali stratificate. Ma non solo: alcuni studiosi sono riusciti a trasformarle in cellule dendritiche, pancreatiche ed epatociti. Le UCB sembrano anche contenere staminali mesenchimali immature e più primitive rispetto a quelle che si trovano nel midollo osseo. Per questo motivo, durante lavori sperimentali, sono stati ottenuti ottimi risultati nel dar vita – attraverso l’infusione nel midollo osseo – a nuove linee cellulari per costituire il cuore, i denti e la milza.

Perché le staminali potrebbero salvarci la vita?

Come abbiamo detto, le staminali hanno il compito di dar luogo a cellule specializzate che siano in grado di rimpiazzare quelle derivanti da tessuti e organi danneggiati. Ciò significa che infondendo in un paziente alcune staminali si può forzare il processo e curare diversi tipi di malattie. 
Pensiamo alle staminali dei polmoni, per esempio: potrebbero ripararli consentendo la sopravvivenza di molte persone affette da lesioni provocate da malattie gravi. 
Oppure si potrebbe rigenerare un fegato a causa di una pericolosa cirrosi o il cuore dopo un attacco cardiaco. Recentemente alcuni studi sono riusciti a dimostrare come le staminali dei denti potrebbero ricostruire i tessuti della bocca danneggiati o quelle neurali potrebbero ridurre l’infiammazione nei pazienti affetti da sclerosi multipla. 
Si ritiene che le staminali potrebbero curare anche i danni spinali, il Parkinson, la malattia di Huntington e persino il cancro.

Le malattie che si possono curare con le staminali cordonali

Le staminali maggiormente testate sono quelle provenienti dal cordone ombelicale e sono molte le malattie che già si possono curare grazie alle cellule emtopoietiche (del sangue del cordone). 
Tutte inserite nell’elenco pubblicato a novembre 2009 nella Gazzetta Ufficiale e aggiornato nel 2014. Le staminali autologhe del cordone ombelicale sono state testate con successo in diversi studi e per una grande varietà di malattie, per esempio:
  • Autismo
  • Epidermolisi Bollosa
  • Malattie da accumulo lososomiale
  • Malattie del metabolismo
  • Paralisi Cerebrale
  • Sindrome da distress respiratorio

Non è tutto oro ciò che luccica

Nonostante tutte queste grandi potenzialità ci sono anche i lati negativi: se non utilizzate correttamente, le staminali potrebbero dar luogo alla comparsa di tumori o malattie immunitarie. Per questo motivo la ricerca sta proseguendo e sta diventando sempre più specialistica, al fine di evitare questi effetti collaterali.



Bibliografia:

[1] Philos Trans R Soc Lond B Biol Sci. 2010 Jan 12; 365(1537): 155–163. doi: 10.1098/rstb.2009.0149 PMCID: PMC2842697 The therapeutic potential of stem cells Fiona M. Watt* and Ryan R. Driskell

[2] Acta Med Iran. 2012;50(2):79-96. Stem cell therapy in treatment of different diseases. Larijani B1, Esfahani EN, Amini P, Nikbin B, Alimoghaddam K, Amiri S, Malekzadeh R, Yazdi NM, Ghodsi M, Dowlati Y, Sahraian MA, Ghavamzadeh A.

[3] J Cardiovasc Nurs. Author manuscript; available in PMC 2014 Jul 21. Published in final edited form as: J Cardiovasc Nurs. 2009 Mar-Apr; 24(2): 98–105. doi: 10.1097/JCN.0b013e318197a6a5 PMCID: PMC4104807 NIHMSID: NIHMS100185 Introduction to Stem Cell Therapy Jesse K. Biehl, B.S., Ph.D. candidate1 and Brenda Russell, Ph.D., Professor2

Ricostruito il più grande albero genealogico della storia...

Da Wired



di Viola Rita, 2 mar 2018

Questo albero conta ben 13 milioni di individui, europei e americani, distribuiti su 11 generazioni, dai nostri giorni fino a 500 anni fa. E fotografa tutte le mifrazioni e i matrimoni, nonché il legame fra genetica e longevità, che non è così forte

Il più grande albero genealogico digitale è stato realizzato oggi da un gruppo di ricercatori statunitensi, che ha analizzato i profili pubblici di milioni di utenti registrati su una piattaforma dedicata, ricostruendone le linee familiari attraverso varie generazioni. Il set di dati ottenuto oggi dagli scienziati fornisce informazioni su matrimoni, migrazioni, rapporto fra legame genetico e longevità delle famiglie dell’America settentrionale per un periodo che va dai nostri giorni fino a ben 500 anni fa. Questo inedito risultato è stato pubblicato su Science.

I ricercatori hanno scaricato i dati dei profili di 86 milioni di persone, per l’85% cittadini europei e dell’America del Nord, registrati su Geni.com, uno dei più vasti network online al mondo sulla genealogia, ed hanno applicato algoritmi basati sulla teoria dei grafi, oggetti matematici formati da un insieme di punti, proprio come avviene nell’albero genealogico. Lo studio è stato possibile grazie ai dati pubblici condivisi da appassionati di genealogia, come sottolineano i ricercatori.

I risultati sono sorprendenti. I ricercatori hanno delineato il singolo albero familiare più esteso al mondo, che conta ben 13 milioni di persone – un numero leggermente maggiore della popolazione di Cuba o del Belgio – distribuite su 11 generazioni. Ma è ancora poco, secondo i ricercatori, dato che per arrivare al primo antenato si dovrebbe andare indietro di altre 65 generazioni. Insomma, ancora non siamo risaliti all’uomo preistorico, anche se questo studio fornisce un primo pilastro digitale per la genealogia: infatti, per la prima volta non ci si è basati sui dati provenienti dagli archivi ecclesiastici o dei registri dei decessi.

“La ricostruzione della genealogia mostra che siamo tutti collegati gli uni agli altri”, ha detto Peter Visscher, un genetista alla University of Queensland, che non ha preso parte allo studio. “Questo elemento è noto a partire dai principi storici delle popolazioni primordiali, ma ciò che gli autori hanno ottenuto è davvero notevole”. E la tecnologia non ha sbagliato, riproducendo dati conformi a quelli analogici: se i risultati sono stati poi validati confrontando un ampio sotto-campione con alcuni registri dello stato del Vermont.

I dati più interessanti riguardano l’andamento delle migrazioni e i matrimoni durante le generazioni, negli scorsi secoli. Ad esempio, a migrare e cambiare paese sono più spesso le donne rispetto agli uomini, anche se gli spostamenti avvengono a distanza ridotta e i paesi di destinazione sono spesso vicini, a differenza di quelli che riguardano il sesso maschile. Anche i matrimoni sono cambiati: prima del 1750, la sposa veniva scelta in media entro i 10 chilometri di distanza dal luogo di nascita, mentre 200 anni dopo, nel 1950, i chilometri sono diventati 100. Prima del 1850, inoltre, prima di sposarsi non si faceva tanto caso al grado di parentela, ad esempio era molto frequente che il matrimonio avvenisse fra cugini di quarto grado, mentre oggi – sempre tenendo conto del fatto che siamo tutti imparentati – avviene fra cugini di settimo grado. Evitare di sposarsi fra parenti è un elemento degli ultimi secoli, dovuto probabilmente al cambiamento delle regole sociali.

A partire dalla vasta quantità di dati disponibili, i ricercatori hanno potuto anche approfondire il legame fra genetica e la longevità. 
A partire da un sotto-campione di 3 milioni di individui, tramite algoritmi, gli autori hanno comparato la durata della loro vita col loro grado di parentela, gli autori dello studio hanno sviluppato un modello che ha consentito di capire qual è l’impatto dei geni sulla durata della vita. In base ai risultati, i geni sembrano contribuire per il 16% alla variazione della longevità, almeno stando ai dati analizzati. Inoltre, i geni in questione si esprimono in maniera indipendente l’uno dall’altro, senza interagire fra loro: ciò significa che, invece che unirsi, ciascun gene può modificare l’azione di un altro situato in un locus diverso dello stesso cromosoma. Questo fenomeno, chiamato epistasi, viene confermato anche dallo studio odierno basato su dati genealogici. 
Ma nonostante questa possibile interferenza, i ricercatori hanno individuato un collegamento lineare – seppure soltanto con un peso del 16% – fra la genetica e la longevità. In pratica, chi ha questi geni favorevoli, cioè associati a una maggiore longevità, potrebbe vivere in media circa cinque anni in più.“Non è tanto”, sottolinea Yaniv Elrich, co-autore dello studio, computer scientist alla Columbia University, “considerando che studi precedenti avevano dimostrato che il fumo toglie 10 anni di vita. Ciò significa che alcune scelte relative alle nostre abitudini potrebbero pesare molto di più della genetica”.

Una interessante visione sul Debito Pubblico italiano



Lo scrittore e filosofo Marco Bersani va controcorrente e smonta la narrazione prevalente: "E' una trappola ideologica per farci soccombere al liberismo"

di Paolo Pergolizzi, 1 mar 2018

Reggio Emilia – “Qualcuno dice che se non paghiamo il debito mandiamo in malora il risparmio dei cittadini. Oggi il debito pubblico è in mano per il 35 per cento a investitori esteri e per il 65 per cento agli italiani. Ma solo il 6 per cento di questo è delle famiglie. Se aggiungiamo i fondi pensione, si arriva al 13 per cento. Quel tredici sono per pagarlo domani mattina, ma l’altro 87 per cento sono per iniziare a discutere se pagarlo o meno”.




Lo ha detto Marco Bersani, scrittore e socio fondatore di Attac Italia, ieri alla Cgil, durante l’incontro su “La truffa e la trappola del debito pubblico”, il primo di una serie di dibattiti che si terranno alla Camera del lavoro in questi mesi su cultura, lavoro, attualità ed economia. 
Una teoria, quella di Bersani, controcorrente rispetto alla narrazione mainstream e per questo interessante. Per chi volesse approfondire l’economista ha anche scritto un libro, “Dacci oggi il nostro debito quotidiano”, su questo argomento.

“Debito, congeliamo il pagamento degli interessi per due anni”

Dice Bersani: “Se il debito è pubblico, tutti dobbiamo conoscerlo e sapere se è legittimo o illegittimo, se è odioso o meno. Queste sono categorie internazionali e il debito odioso può essere rimesso in discussione. Io dico: ‘Si faccia un’indagine sul debito pubblico nazionale e su quale parte è illegittima a e quale odiosa e poi si decida che farne’. Anche perché il pagamento del debito non può pregiudicare i diritti delle persone. Questo lo dice la Carta dell’Onu. Basterebbe che l’Italia, la Spagna, la Grecia dicessero che congelano il pagamento degli interessi per due anni. Questo per mettere tutti intorno a un tavolo e per discuterne. Non lo permette il fatto che il debito è diventato una trappola ideologica. Eppure questo è avvenuto più volte nella Storia. Il primo annullamento del debito di cui abbiamo conoscenza è del 2400 avanti Cristo nel regno di Hammurabi che proporrei come presidente della Unione europea”.

Il debito, una trappola ideologica

Ma perché il debito è diventato una trappola ideologica? Spiega Bersani: “Friedman diceva che lo choc serve per fare diventare politicamente inevitabile quello che è socialmente inaccettabile. Lui si riferiva al colpo di Stato di Pinochet in Cile dopo il quale hanno privatizzato tutto. Da noi non servono i carri armati, ma è sufficiente la finanza. Il debito è la trappola che serve. L’obbligo del pareggio di bilancio ha costituzionalizzato il modello liberista. La nostra Carta prima prevedeva, in teoria, qualsiasi tipo di modello economico, ma, con il pareggio di bilancio inserito nella Costituzione, oggi è possibile solo il modello liberista. Interrompere questa narrazione diventa fondamentale, perché, in ogni lotta che facciamo, si deve inserire la questione del debito. La questione delle risorse deve entrare in ogni vertenza in atto, altrimenti le nostre lotte saranno inefficaci”.

“La favola liberista del benessere generalizzato non funziona più. Deve trasformarsi in un incubo”

Ma come siamo arrivati a questo punto? Dice Bersani: “Il modello liberista, per poter proseguire, deve attaccare tutte quelle che erano garanzie di qualità della vita delle persone. Non funziona più il discorso: ‘Lasciate fare al mercato che ci sarà benessere per tutti’. Questa, se ci pensate, è una forte debolezza del sistema capitalistico. Sono feroce, perché voi mi temete e la mia forza dura quanto dura il vostro timore. Non perché la pensate come me e perché vi ho convinti. La favola non funziona più. Non si può più dire: ‘Lasciate fare a noi, perché ci sarà un benessere generalizzato’. La favola deve trasformasi in un incubo. Devo spaventarvi con una narrazione che non vi convince da un punto di vista razionale, ma che mi fa ottenere la vostra rassegnazione. Il debito pubblico serve esattamente a questo”.

Il referendum sull’acqua pubblica

E fa l’esempio del referendum sull’acqua pubblica. “Nel 2011 noi in Italia abbiamo vinto un referendum sull’acqua pubblica. Questa è stata la cosa più antagonista che abbiamo fatto in 20 anni. Noi abbiamo detto che esistono dei beni comuni che vanno sottratti alle leggi del mercato. Il sistema ha risposto: ‘Bene, se privato non è bello comunque è obbligatorio e inevitabile. Non la pensate più come noi, ma noi dobbiamo andare avanti lo stesso. Dobbiamo andare avanti con la vostra rassegnazione’.
Se vi dico siamo in emergenza, c’è il default e il debito pubblico, c’è lo spread che si alza, voi vi spaventate. Se poi vi dico che questa è una crisi sistemica, vuol dire che non è passeggera e temporanea. E poi aggiungono (lo dicono dal 2007) che dall’inizio dell’anno prossimo si vedrà la ripresina. Se facciamo quello che ci dicono, prima o poi usciremo dalla crisi. Il debito pubblico serve a ottenere la nostra rassegnazione sul fatto che le politiche liberiste sono l’unica uscita dalla crisi”.

Come si è formato davvero il debito pubblico

Ma come si è formato il debito pubblico? Spiega Bersani: “A noi hanno raccontato che si è formato perché abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità. Tutti ci raccontano che il debito in Italia è esploso per l’aumento spropositato della spesa pubblica. Dal ’60 all”81 è stato sotto al 60 per cento in rapporto al Pil, un rapporto che viene considerato dai tecnocrati di Bruxelles come sano. Dall”81 al ’94 è schizzato al 120 per cento. Cosa è successo nel 1981? Avviene un divorzio fra la Banca d’Italia e il ministero del Tesoro. E avviene con due lettere. Non c’è stata nemmeno una ratifica parlamentare. Cosa comporta? Che lo Stato, quando si deve finanziare, non può più contare sul ruolo di compratore di ultima istanza che svolgeva la Banca d’Italia che acquistava a un interesse basso, prefissato, i titoli che lo Stato non vendeva. Così non si alzavano i tassi di interessi. Per renderli allettanti, dopo questo divorzio, si sono dovuti alzare i tassi di interesse e questo è uno degli elementi principali che ha portato al raddoppio del rapporto fra debito e Pil”.

“Dovremmo avere un Pil del 4 per cento annuo per ridurre il debito, per la dinamica degli interessi”

Bersani offre anche la controprova. 
“La controprova sta nel fatto che nello stesso periodo la spesa pubblica del nostro Paese è stata costantamente inferiore alla media della spesa europea. Questo proprio nel periodo in cui il debito pubblico è raddoppiato. Dal ’90 il nostro bilancio si è chiuso per 26 volte su 28 in avanzo primario, quindi le entrate sono state superiori alle uscite. Noi siamo indebitati perché ogni anno sul nostro debito paghiamo interessi che, per diversi anni, sono stati di 80-90 miliardi l’anno. Sono calati, grazie a Draghi, sui 48-60 miliardi l’anno. La questione del debito è quindi una trappola ideologica. Sul debito di 2.250 miliardi noi abbiamo pagato dall’80 ben 3.400 miliardi di interessi. Quando io sento i politici che esultano perché il Pil è passato dall’1.2 all’1.3 per cento mi metto a ridere. Noi dovremmo avere un Pil del 4 per cento annuo per ridurre il debito, per la dinamica degli interessi. Quanti politici hanno il coraggio di dirlo? Questo circolo vizioso è un nodo scorsoio che ci mettiamo intorno al collo e non ne usciremo se continuiamo così. Chi ha pagato le tasse, dal ’90 ad oggi, ha dato allo Stato 750 miliardi in più di quello che ha ricevuto in termini di servizi. Ma, allora, chi è in debito con chi?”.

“Il nostro Paese ha 9.000 miliardi di ricchezza e 2.000 miliardi di debito”

E quindi a cosa serve il debito? 
Risponde Bersani: “Il debito serve a dire che ogni rivendicazione che facciamo, nel mondo del lavoro o sociale, si deve trovare di fronte il mantra che dice c’è il debito pubblico e l’obbligo del pareggio di bilancio in Costituzione. Il nostro Paese ha 9.000 miliardi di ricchezza e 2.000 miliardi di debito, ma ogni imprenditore sa che un’azienda che ha un fatturato quattro volte superiore al proprio debito è un azienda sana. Perché non è un paese florido l’Italia? In parte perché questi soldi sono tutti della ricchezza privata, ma questo è il meno. Il fatto è che sono tutti orientati a servire interessi particolari. Noi siamo riusciti a privatizzare tutto il sistema bancario e finanziario. Nel ’92 la Germania aveva il 62 per cento di controllo pubblico e oggi il 51 per cento, la Francia il 36 per cento e oggi il 31 per cento. Noi avevamo il 74,5 per cento e oggi abbiamo lo zero per cento. Abbiamo privatizzato tutto il sistema bancario finanziario. Come la facciamo la riconversione ecologica della produzione? Se la Fiat, come accadrà prima o poi, non produrrà più auto per gli spostamenti delle persone, ma per un’altra mobilità chi determinerà questa riconversione? Come facciamo a riconvertire le aziende nell’interesse generale?”.