Certo, senza il condizionamento del rigorismo nordico, l'Unione europea avrebbe potuto stanziare più risorse per rilanciare occupazione, ricerca e competitività; e, se si fosse poi trovato il coraggio di puntare su eurobond e innovativi sistemi di finanziamento, si sarebbero senz'altro potuti mobilitare maggiori investimenti. Ma è sterile cullarsi solo nei rimpianti. Ora è il momento di rimboccarsi le maniche, di recuperare il terreno perduto sul fronte delle risorse non utilizzate e di fare squadra per sfruttare al meglio le opportunità che ci vengono offerte dall'Europa nei prossimi sette anni.
Solo nei fondi strutturali restano grossomodo 16 miliardi ancora da spendere del vecchio settenato, che quindi dovrebbero arrivare a quasi 30 con il cofinanziamento, mentre il nuovo budget pluriennale ne destina teoricamente 31,7 miliardi per l'Italia che - con i 24 di cofinanziamento previsti dalla legge di stabilità - porterebbero l'intero flusso di fondi strutturali, giacenti e futuri, da iniettare nell'economia italiana fino al 2020 a circa 90 miliardi.
Su queste partite decisive per ridare smalto all'economia italiana, il sistema Paese deve però presentarsi compatto e reattivo. Abbandonare i campanilismi che stanno ritardando gli accordi di partenariato con le regioni per i fondi strutturali o le polemiche locali che hanno accompagnato il progetto dell'Agenzia per la coesione nazionale. Anche perché gli esami da affrontare sono impegnativi e i programmi comunitari non sono semplici rubinetti da aprire. Lo dimostrano il severo giudizio appena riservato da Bruxelles alla Legge di stabilità e l'inserimento nei nuovi regolamenti della mannaia della "macrocondizionalità", ovvero la possibilità conferita alla Commissione di sospendere i pagamenti dei fondi a stati che non adottino "provvedimenti efficaci" per rimediare a squilibri nei propri conti. Per questo è più che mai importante che il sistema politico e amministrativo italiano, in sintonia con il mondo produttivo, sappia esibire al tavolo comunitario quell'efficienza e incisività che spesso è mancata in passato.
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