Da Il Sole 24 Ore
Londra cambia rotte commerciali
di Adriana Castagnoli, 13 novembre 2013
Gran Bretagna e America sanno che possono sempre contare l'una sull'altra, dichiarava il premier David Cameron in visita a Washington un anno e mezzo fa. È ancora attuale l'assunto della special relationship fra Gran Bretagna e Stati Uniti? In un mondo globalizzato di competitor, Londra sta cercando piuttosto di mettere a frutto i tradizionali retaggi imperiali giocando una partita geopolitica indipendente.
Sebbene i suoi investimenti esteri siano considerevolmente aumentati nella fase più acuta della crisi finanziaria, secondo l'Office for National Statistics, dal 2010 al 2011 i capitali in uscita verso gli Stati Uniti si sono più che dimezzati, raddoppiando invece quelli verso l'Asia, anche se l'Europa restava il mercato dominante (613 miliardi di sterline rispetto ai 293 nelle Americhe e ai 123 in Asia). È vero che, negli Stati Uniti, gli investitori d'oltremanica hanno spostato i loro interessi sui comparti strategici, come l'estrattivo e l'ICT. Invece i servizi finanziari hanno fatto la parte del leone a Hong Kong e nei paesi arabi del Golfo.
D'altronde, l'interscambio fra GB e Usa si è ridotto di oltre il 36% nell'ultimo anno, declassando Londra al 7° posto fra i top trading partner americani. Quanto all''Europa gli investimenti britannici hanno puntato su commercio, servizi finanziari, produzione di energia e acqua. Ma, stando ai dati dell'agosto 2013, gli scambi su base annua restano determinanti con l'export britannico cresciuto di 0,6%, mentre quello extra-UE si è ridotto di 2,7%.
Perciò Londra ha siglato un accordo per la costruzione di una nuova centrale nel Somerset, la prima di una dozzina da realizzare entro 2030. Ciò fa della Gran Bretagna il più grosso mercato per i nuovi sviluppi nucleari esterno all'Asia. Nella partita figurano la francese EDF, China General Nuclear Corp. e China National Nuclear Corp., controllate dal governo di Pechino. L'accordo, dopo le aperture al gigante delle telecomunicazioni Huawei e la joint-venture fra PetroChina e Ineos (uno dei più grandi gruppi petrolchimici al mondo), è certo un vantaggio per la Cina che fa affidamento sulla tecnologia straniera per sviluppare proprie centrali e reattori, mentre la Gran Bretagna può contare sull'afflusso di nuova liquidità.
Londra sta anche assecondando il rilancio della produzione di BP nel Mare del Nord in un campo posseduto al 50% da IOC UK, un'affiliata della compagnia petrolifera di Stato iraniana. Londra ha così deciso di riallacciare i rapporti diplomatici con l'Iran di Hassan Rouhani.
Anche secondo il Wall Street Journal, i fondamentali della ripresa sono rimasti immutati rispetto agli esordi della crisi: vasto settore finanziario, enorme debito pubblico e privato, export relativamente debole (malgrado il deprezzamento della sterlina), denaro a basso costo e quantitive easing. Il governatore della Banca d'Inghilterra, Mark Carney, ha dichiarato che occorrono più riforme nel settore finanziario se Londra vuole restare un hub per gli affari internazionali. Così, mentre si cerca di varare un' unione bancaria europea, oltremanica si teme che le regole comunitarie siano troppo dure per la finanza della City. Se non può più dettare gli standard, Londra deve, secondo Carney, orientarsi verso altre soluzioni per fare business. In tal senso, va considerato l'annuncio che la Gran Bretagna diventerà il primo paese non musulmano a offrire obbligazioni conformi ai dettami del Corano e un indice di società allineate alla sharia.
D'altronde, in nome del business Cameron è riuscito a neutralizzare gli sforzi della Ue di porre restrizioni all'uso dei dati dei clienti da parte dei giganti dell'high-tech come Facebook e Google, facendo rinviare le misure di protezione della privacy almeno di un anno. Intanto, in vista delle elezioni nel 2015, i politici inglesi dichiarano di voler riequilibrare l'economia verso il manifatturiero garantendo aiuti di Stato per un miliardo di sterline alle imprese impegnate con le «otto grandi tecnologie» che includono robotica, satelliti, agro-scienza. Data la continua espansione della spesa pubblica e l'elevato indebitamento del Paese, e con l'incognita di una vittoria laborista, Londra avrà perciò bisogno di importare nuovi capitali da paesi terzi.
E questo impegnerà le sue alleanze internazionali.
Nessun commento:
Posta un commento