Il sito consente a vittime, pentiti e semplici cittadini a conoscenza di dettagli utili alle indagini, di inviare le proprie segnalazioni
di Federico Guerrini, 5 nov 2013
(da La Stampa)
di Federico Guerrini, 5 nov 2013
(da La Stampa)
È online da oggi MafiaLeaks, una piattaforma di
whistleblowing creata da anonimi sviluppatori italiani per consentire a vittime,
collaboratori (pentiti) di organizzazioni mafiose e semplici cittadini a
conoscenza di qualche dettaglio utile alle indagini, di inviare le proprie
segnalazioni in maniera sicura a forze dell’ordine, giornalisti e associazioni
antimafia.
Potenzialmente, un progetto ad alto impatto, che
potrebbe aiutare a rompere il muro dell’omertà grazie all’uso sapiente della
tecnologia. La piattaforma si basa, per la gestione del flusso di informazioni
fra segnalatore e ricevente, sul software Open Source italiano GlobaLeaks,
sviluppato dal Centro per la Trasparenza e i Diritti Umani Digitali Hermes di
Milano. Per la parte relativa all’anonimato delle fonti, il sistema usato,
invece, è quello tradizionalmente preferito da whistleblower, attivisti e
cittadini di nazioni non democratiche per inviare le proprie segnalazioni
all’esterno: Tor, il programma che nemmeno la National Security Agency americana
(http://www.theguardian.com/world/2013/oct/04/nsa-gchq-attack-tor-network-encryption)
è stato in grado di bypassare totalmente (sebbene alcune tecniche messe a punto
dalla Nsa consentano di aggirarne in taluni casi la protezione).
MafiaLeaks (http://www.mafialeaks.org) è online da
oggi. Il sito ufficiale è una semplice vetrina dove vengono spiegate
caratteristiche e obiettivi del progetto: per accedere alle funzioni di
segnalazione bisogna scaricare Tor e collegarsi a una speciale indirizzo. In
alternativa, è possibile visualizzare la piattaforma anche da browser, tramite
un programma chiamato Tor2Web (http://tor2web.org), cliccando sul seguente Url: https://pliqhphjyny4yglg.onion.to/.
Un Wikileaks della lotta alla mafia, verrebbe da dire.
Definizione che però rischia di non piacere a tutti. Su Twitter, a questo
proposito, è partito un botta e risposta fra Carola Frediani, autrice
dell’articolo su Wired.it che per primo ha rivelato il lancio di MafiaLeaks e la
collaboratrice dell’Espresso Stefania Maurizi, che si è occupata spesso per il
settimanale del sito lanciato da Assange e delle problematiche collegate al
whisteblowing. “Chiunque voglia costruire piattaforma x leaks criminalità
organizzata deve fornire livello protezione pari sicurezza nazionale – ha
twittato Maurizi”, che ha aggiunto “o tu hai veramente certezze e sei in grado
di offrire davvero una sicurezza che fa la differenza, oppure non fai passare il
messaggio che una soluzione è sicura e le fonti possono fidarsi”.
Dubbi che sono sembrati fuori luogo sia a Frediani (che
comunque tiene a sottolineare di aver semplicemente dato una notizia e di non
essere in alcun modo associata a MafiaLeaks) che ha replicato “nessuno è al 100
per cento sicuro mai passato qs messaggio ma mancano critiche circostanziate”
che a Fabio Pietrosanti, uno degli sviluppatori del software GlobaLeaks, usato
dalla piattaforma anti-mafia (anche in questo caso non c’è nessun rapporto fra
Pietrosanti e MafiaLeaks, GlobaLeaks è scaricabile da chiunque, in maniera
indipendente e anonima, come infatti è avvenuto). Pietrosanti ha fatto
rimarcare, fra l’altro, come la gestione dell’anonimato sia affidata a Tor,
usato anche da Wikileaks all’epoca di Manning.
“Il mio non è un attacco a MafiaLeaks – chiarisce
Maurizi a La Stampa.it – ce ne fossero cento, mille di queste iniziative.
Ritengo cruciale sottolineare che quando si parla di mafia, entrano in gioco
soggetti che possono comprare chi fa le leggi, chi le deve far rispettare, gli
apparati dello Stato, come i servizi. E quindi il livello di sicurezza richiesto
per proteggere le fonti è altissimo, perché di fatto le fonti corrono rischi
gravissimi”. “Sono tre anni che il team di Wikileaks– continua Maurizi – non ha
ancora ricreato la piattaforma di invio dei documenti, perché è ben conscio di
essere nel mirino di tutte le intelligence del mondo”. Insomma, nessuna
stroncatura a priori di MafiaLeaks, ma un invito a considerare bene i rischi e
tutelare al massimo i whistleblower”
Va detto, comunque che per lo sviluppo di GlobaLeaks,
progetto sostenuto dall’Open Technology Fund, sono occorsi due anni, e che il
software è stato sottoposto con successo a due serie di test anti-intrusione da
parte di esperti di altissimo livello. In questo periodo è in corso una terza
valutazione. Attualmente GlobaLeaks è adottato da una trentina di testate in
varie nazioni, dall’Olanda alla Bulgaria alla Serbia.
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