Il «gigante rosso», Bill de Blasio, ha appena conquistato la Grande Mela, New York, salutando in italiano la famiglia d’origine a Benevento.
di Giampaolo Pioli, New York, 7 nov 2013
di Giampaolo Pioli, New York, 7 nov 2013
(da Quotidiano.net)
Le sue prime parole sono chiarissime: «È stata una notte straordinaria, ma è ora di metterci al lavoro per attuare il nostro programma. La nostre missione è quella di dare a tutti le stesse opportunità e di combattere le ineguaglianze ogni ora, ogni giorno, in ogni quartiere, in ogni angolo della città».
Lui e Bloomberg si sono già incontrati ieri mattina per il passaggio delle consegne che scatteranno ufficialmente il primo gennaio, forse addirittura la notte di Capodanno. Una comitato di transizione è già al lavoro, per utilizzare le 8 settimane di tempo nella stesura dell’ambizioso programma operativo e alla scelta completa della squadra, che potrebbe includere anche qualche professionista italiano.
De Blasio punta ad aumentare le scuole pubbliche e gli asili nido, incrementare i salari e forzare i costruttori a riservare in ogni nuovo palazzo di Manhattan una quota di appartamenti a prezzi calmierati per permettere alla gente normale, con un salario normale e non da super ricchi, di tornare a vivere nella Grande Mela, vicino ai teatri e al lavoro, dalla quale si è sentita «espulsa» negli anni scorsi per colpa della crisi e dei costi troppo alti. Per pagare i nuovi progetti la ricetta di «Bill il rosso» è semplice: «Chi ha di più dovrà dare un poco di più» e sta preparando una sorta di «patrimoniale» che interesserà residenti e newyorchesi che guadagnano oltre i 500.000 dollari l’anno.
Accusato di essere un «Robin Hood postmoderno» de Blasio ripete: «Non ci devono essere due o tre New York, io sarò il sindaco di un’unica New York, che non vuole dimenticare nessuno». Alle sue spalle sul palco dell’incoronazione a Park Slope non c’erano solo americani ma spagnoli, cinesi, russi e italiani. Fino a ora sono soltanto abbracci e applausi, anche se de Blasio è già incappato nella prima gaffe, escludendo i corrispondenti dei giornali italiani dalla prima conferenza stampa. Adesso, in ogni caso, inizieranno i problemi veri.
Il suo margine di vittoria è talmente vasto che gli permetterà di agire nei primi cento giorni come un piccolo zar. Ma 100 giorni passano in fretta.
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