Da La Repubblica
Bologna: una città canalare
di Isa Grassano, 5 gen 2014
Il capoluogo emiliano ha un volto misterioso e underground.
Dove "scorre" ancora il suo passato. Assieme all'acqua che non t'aspetti
«Andiamo a vedere la finestrella sulle acque». Ogni volta che ai vostri amici in
visita a Bologna proporrete questo insolito itinerario turistico, sarete
considerati un po' matti. «I canali sotto le due torri, ma da quando?». É la
risposta che tutti vi daranno, increduli. Sono in pochi, infatti, a sapere che
sotto chilometri di portici si cela un passato che "scorre" ancora. Un dedalo di
cunicoli, di gallerie e di sotterranei che, come un'immensa ragnatela, avvolge
la città Felsinea, senza incrociarsi mai.
E fino al secolo scorso c'erano persino i porti. Questo apparato idraulico (alimentava pure i mulini da seta) era sfruttato anche dalla popolazione per i fabbisogni quotidiani. I bolognesi la usavano per lavarsi, per bere, per abbeverare gli animali, per far funzionare i mulini a ruota e le centinaia di opifici che producevano magnifiche sete, per le terme costruite dai romani. Si racconta che gli anziani utilizzavano l'acqua del Reno per la cottura dei fagioli, anzi questa veniva spesso utilizzata per cucinare perché, si diceva, rendeva più saporiti i piatti.
Lo stupore è grande quando ci si affaccia da questa finestrella nascosta in via Piella (al civico 16). Uno scorcio unico e una veduta romantica, più volte riprodotta da artisti e pittori nel passato. Alla sera poi l'atmosfera è ancora più magica, con i riverberi notturni delle luci artificiali sullo specchio d'acqua (solo ogni tanto il canale viene messo in secca per le opere di pulizia e manutenzione).
È questo uno dei pochi tratti d'acqua che tra i primi del Novecento e il dopoguerra non fu ricoperto di asfalto dall'amministrazione comunale. In via Oberdan, poi, si può ammirare la "curva degli Annegati", una delle più belle visite del canale. Mentre prenotando una visita all'associazione culturale no profit Amici delle
vie d'Acqua e dei
Sotterranei si può
scendere nel sottosuolo alla scoperta del torrente Aposa (un tempo utilizzato
come una vera e propria fogna), spesso ancora con dell'acqua.
Il nome deriva da una leggenda. Plinio il Vecchio racconta che un uomo valoroso di nome Fero, giunto dall'Oriente con i suoi compagni, fu il primo a stabilirsi sopra una sponda del torrente. Un giorno, sua moglie, che si chiamava Aposa, mentre faceva il bagno nel torrente, fu travolta da una piena improvvisa e morì. Da quel momento per volontà di Fero, quelle acque assunsero questo nome in onore della sua sposa. Lungo il cammino alcuni cartelli indicano il punto corrispondente in superficie. In fondo, un bagliore traballante illumina i resti di un ponte romano che brilla per il tipo di pietra: selenite.
Curioso è poi sapere che Bologna era collegata, grazie al canale Navile, con Ferrara, e da qui, tramite il Po, si potevano raggiungere il mare aperto, ma anche Ravenna, Modena ed altre città della Pianura Padana. E proprio attraverso la via d'acqua del Navile, la bellissima e già famosa Lucrezia Borgia (figlia del Papa Alessandro VI e sorella di Cesare detto il Valentino) raggiunse, nel 1502, il suo sposo Alfonso I d'Este, Duca di Ferrara. Non senza difficoltà. La scelta di questo tragitto non era però sicura, poiché subito fuori Malalbergo, il livello delle acque era troppo basso e si rischiava quindi di incagliare la grossa nave e di perdere molto tempo. Nonostante ciò, il viaggio fu affrontato lo stesso e Lucrezia fu scortata fino a Malalbergo da Bentivoglio e da qui fino a Ferrara da Isabella Gonzaga, sorella di Alfonso.
E fino al secolo scorso c'erano persino i porti. Questo apparato idraulico (alimentava pure i mulini da seta) era sfruttato anche dalla popolazione per i fabbisogni quotidiani. I bolognesi la usavano per lavarsi, per bere, per abbeverare gli animali, per far funzionare i mulini a ruota e le centinaia di opifici che producevano magnifiche sete, per le terme costruite dai romani. Si racconta che gli anziani utilizzavano l'acqua del Reno per la cottura dei fagioli, anzi questa veniva spesso utilizzata per cucinare perché, si diceva, rendeva più saporiti i piatti.
Lo stupore è grande quando ci si affaccia da questa finestrella nascosta in via Piella (al civico 16). Uno scorcio unico e una veduta romantica, più volte riprodotta da artisti e pittori nel passato. Alla sera poi l'atmosfera è ancora più magica, con i riverberi notturni delle luci artificiali sullo specchio d'acqua (solo ogni tanto il canale viene messo in secca per le opere di pulizia e manutenzione).
È questo uno dei pochi tratti d'acqua che tra i primi del Novecento e il dopoguerra non fu ricoperto di asfalto dall'amministrazione comunale. In via Oberdan, poi, si può ammirare la "curva degli Annegati", una delle più belle visite del canale. Mentre prenotando una visita all'associazione culturale no profit Amici delle
Il nome deriva da una leggenda. Plinio il Vecchio racconta che un uomo valoroso di nome Fero, giunto dall'Oriente con i suoi compagni, fu il primo a stabilirsi sopra una sponda del torrente. Un giorno, sua moglie, che si chiamava Aposa, mentre faceva il bagno nel torrente, fu travolta da una piena improvvisa e morì. Da quel momento per volontà di Fero, quelle acque assunsero questo nome in onore della sua sposa. Lungo il cammino alcuni cartelli indicano il punto corrispondente in superficie. In fondo, un bagliore traballante illumina i resti di un ponte romano che brilla per il tipo di pietra: selenite.
Curioso è poi sapere che Bologna era collegata, grazie al canale Navile, con Ferrara, e da qui, tramite il Po, si potevano raggiungere il mare aperto, ma anche Ravenna, Modena ed altre città della Pianura Padana. E proprio attraverso la via d'acqua del Navile, la bellissima e già famosa Lucrezia Borgia (figlia del Papa Alessandro VI e sorella di Cesare detto il Valentino) raggiunse, nel 1502, il suo sposo Alfonso I d'Este, Duca di Ferrara. Non senza difficoltà. La scelta di questo tragitto non era però sicura, poiché subito fuori Malalbergo, il livello delle acque era troppo basso e si rischiava quindi di incagliare la grossa nave e di perdere molto tempo. Nonostante ciò, il viaggio fu affrontato lo stesso e Lucrezia fu scortata fino a Malalbergo da Bentivoglio e da qui fino a Ferrara da Isabella Gonzaga, sorella di Alfonso.
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