Da Panorama
Nebraska, delicato road-movie di Alexander Payne: 5 motivi per vederlo
Congiungendo malinconia a comicità il film indaga i rapporti famigliari e la paternità, in un bianco e nero che esalta la semplicità dei suoi personaggi.
15 gen 2014
Dal 16 gennaio nelle sale italiane, Nebraska è un film così
caldo e gentile da restare nel cuore. Alexander Payne coglie
l'autenticità della vita, fotografa con delicatezza ed eleganza l'umanità in
tutta la gioia di vivere e la tristezza che l'accompagna in un road-movie
semplice e profondo.
Ecco cinque motivi per vederlo:
1) I legami famigliari da riscoprire
Woody Grant (Bruce Dern), un vecchio taciturno testardo e un po'
rimbambito del Montana, è convinto di aver vinto un milione di dollari. In
realtà è solo vittima di una campagna pubblicitaria vistosamente ambigua che
invia volantini nominativi e "autorizza" il pagamento della somma. Sua moglie
Ross (Bob Odenkirk), una matriarca ruvida e senza peli sulla lingua, non
ne può più di lui. Il figlio minore David (Will Forte) non fa altro che
correr dietro ai suoi improbabili tentativi di fuga a piedi verso il Nebraska,
per Lincoln, meta dove ritirare la vincita. Rassegnato, ma forse ancor di più
speranzoso di avvicinarsi a quel padre sempre un po' distante, David cede e
decide di accompagnarlo in Nebraska. Il road-movie padre-figlio si trasforma
nella ricerca di comprensione reciproca, un tempo sembrata impossibile. Quel
viaggio all'apparenza ridicolo e senza scopo diventa anche una specie di odissea
famigliare quando il lento duo si ferma a Hawthorne, Nebraska, cittadina di
origine di Woody e Ross. In un contesto di desolata semplicità, dove
l'inettitudine degli abitanti si mescola al minimalismo del vivere, Woody sarà
esaltato o deriso.
Padre e figlio, dapprima freddi e quasi ostili l'uno con
l'altro, si faranno sempre più vicini, ma senza alcun sentimentalismo ostentato,
con una sobrietà magistrale. Con tratto ora comico, ora toccante, emerge pian
piano il desiderio del figlio di conoscere il passato di un padre di cui non sa
niente e la voglia di restituirgli un po' di dignità.
2) Un'umanità autentica, in un mix di comicità e malinconia
Ci sono voluti tanti anni perché Nebraska diventasse film. La
sceneggiatura è stata scritta da Bob Nelson, autore di programmi comici
dell'Illinois che voleva mettersi alla prova con qualcosa di più realistico,
raccontando il Midwest e i suoi tipi silenziosi e buffi, ispirandosi alle
vicende della propria famiglia e alle cronache di alcuni vecchi raggirati da
pubblicità ingannevoli. Tramite la produttrice esecutiva Julie M. Thompson lo
script fu spedito circa 10 anni fa a Payne, originario del Nebraska, perché
suggerisse un regista per il film. Lui ha proposto se stesso. In quel periodo
però aveva appena finito di girare A proposito di Schmidt e stava per
iniziare Sideways. All'indomani del successo di Paradiso amaro
Payne ha deciso di riprendere in mano la storia, che continuava ad affascinarlo
per il suo miscuglio di malinconia e comicità. "Nel tempo trascorso da allora
sono successe molte altre cose nella nostra società, e la storia è diventata
come una moderna versione dell'epoca della Depressione" ha
detto.
Payne trasforma i suoi personaggi in persone reali. Con un senso
profondo di indagine del genere umano, ce li presenta in tutte le loro debolezze
e nella loro gloria.
3) Bruce Dern, che interpretazione!
L'abbiamo visto per lo più in personaggi rozzi e criminali - recentemente è
stato un brutale proprietario di schiavi in Django Unchained - oppure
come instancabile dissacratore. Ha sparato a John Wayne ne I cowboys, è
stato il fratello truffatore di Jack Nicholson ne Il re dei giardini di
Marvin. Ma ora vediamo Bruce Dern come non l'abbiamo mai visto, nella
performance della vita, così vicino a noi e vero, al contempo assolutamente
irritante e commovente.
È frastornato e claudicante. È spesso assente eppure
così ostinato a voler ritirare la sua vincita. Ha smesso di sognare da tempo, ma
forse è la prima volta che vuole decisamente qualcosa. Non si è mai chiesto la
motivazione delle sue azioni, ha semplicemente agito. E ora sembra
inconsapevolmente giunto a una resa dei conti. Dern è Woody. Non c'è un momento
in cui non sia semplicemente e meravigliosamente Woody Grant. "Ha l'Alzheimer?",
chiedono di lui. "Crede a ciò che gli dicono", risponde secco il
figlio.
Dopo averlo seguito per 115 minuti nei suoi movimenti impacciati e
risoluti, sul filo della sua simpatica ossessione per un compressore degli anni
'70, non si può non desiderare anche noi di possederne uno.
Per questa
interpretazione Bruce Dern è stato premiato al Festival di Cannes 2013.
4) Bianco e nero, scelta perfetta
Payne ha sempre immaginato Nebraska in bianco e nero e la sua scelta è
azzeccata. "Ho sempre desiderato fare un film in bianco e nero", ha detto. "È un
formato bellissimo. E questa storia sobria e rigorosa si presta a uno stile
delle immagini semplice, spoglio e disadorno come la vita dei protagonisti del
film".
Il bianco e nero dà eleganza e semplicità.
5) La cura invisibile dei dettagli
Dietro la genuinità di una storia che fluisce con naturalezza c'è quella cura
dei dettagli che fa sembrare tutto facile e credibile. Payne ha scelto le
location con meticolosità tanto che la sua infinita ricerca di ambientazioni
naturalistiche si è spesso trasformata in una delle maggiori difficoltà da
affrontare per la produzione.
Plainview, Nebraska, è il luogo utilizzato per
disegnare la decadenza famigliare di Hawthorne, un posto che sa di
sopravvissuto.
La costumista Wendy Chuck ha deciso di far indossare a
Woody/Dern, uomo umile e senza vezzi, gli stessi jeans per tutto il film, quel
tipo di pantaloni che magari vengono comprati un po' troppo lunghi e finiscono
con lo sfrangiarsi in fondo. Per questo hanno invecchiato e sdrucito davvero i
suoi pantaloni. Le camicie a scacchi di Woody sono state trattate in una
betoniera e poi immerse nel succo di limone per farle sbiadire e farle sembrare
consumate come lui.
David/Forte comincia vestito in modo casual come un
ragazzo di oggi ma, man mano che il film va avanti, finisce col vestirsi sempre
più come suo padre, in camicia a scacchi e jeans.
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