domenica 29 aprile 2018

Un altro asset italiano in mani straniere: senza grandi gruppi in Italia e senza dividendi per il Paese?


La vendita al fondo americano GIP

Una storia aziendale di successo, però il nostro capitalismo non fa il salto

di Dario Di Vico, 10 feb 2018




L’operazione che porterà Ntv-Italo nel portafoglio del fondo americano Gip ha rispettato tutti i crismi del mercato. 
E non si può certo dire che la compagine degli azionisti italiani non abbia dimostrato abilità e velocità di giudizio nel cogliere l’opportunità offerta loro, eppure sapere che Italo diventerà Amerigo — come si è scherzosamente detto — lascia l’amaro in bocca. 
Conosco, rispetto e condivido quasi tutte le argomentazioni che gli analisti dell’ortodossia liberale hanno avanzato in questi giorni — penso all’Istituto Bruno Leoni — ma nessuna di esse può evitare quella sensazione. 
Nell’exploit di Italo molto ha contato la capacità del management di rivedere il primitivo modello di business, è stato importante capire come a fare la differenza non è tanto la possibilità di guardare un film in viaggio quanto prezzo e frequenza delle corse. 
Effetto metropolitana. 
Un riposizionamento che è stato realizzato in corsa e che merita applausi. 
È anche vero che questa straordinaria storia di successo è stata resa possibile — per una volta in Italia — da un assetto regolatorio e normativo sicuro e prevedibile che nel tempo ha consentito, unico mercato in Europa, che due imprese potessero confrontarsi e gareggiare nell’alta velocità. 
Poi sicuramente la ripresa quantitativa dell’economia reale e una sua componente qualitativa — che ha visto aumentare i pendolari del lavoro anche tra le professionalità medio-alte di città come Bologna e Torino — ha fatto il resto. Ma non è tutto.

C’è un’altra considerazione che è emersa nei commenti post-vendita ed è stata fatta propria anche dal ministro Graziano Delrio. 
Lo Stato italiano in 11 anni ha investito 32 miliardi di euro sull’alta velocità e, assieme al quadro regolatorio di cui sopra, ha generato una cornice favorevole di cui hanno giovato gli azionisti di Italo nella fase della compravendita. 
Riuscendo ad assicurarsi una straordinaria remunerazione del loro investimento iniziale. 
Lo Stato però non incassa nessun dividendo, investendo nella rete confidava che essa venisse saturata dall’attività del maggior numero di player possibili e si deve accontentare che la storia sia andata così. 
Non sarebbe però corretto auspicare — da parte degli azionisti di Italo — che una quota dei soldi incassati con la vendita sia reinvestita in Italia? 
Generando nuove attività o rafforzandone di esistenti (nella nostra logistica-Cenerentola, ad esempio) e creando così potenzialmente le condizioni di nuovi successi? Del resto proprio la compagine di Ntv, come le Fs, hanno mostrato nella gestione dei treni super-veloci una cultura del servizio e un’attenzione al consumatore che nella nostra tradizione (vedi Alitalia) erano stati assenti.

Comunque al di là delle dispute del giorno dopo sull’affare Ntv appare sempre più evidente quella che potremmo chiamare la maledizione della taglia large del capitalismo italiano. 
Anche le migliori storie di successo alla fine si infrangono sulla difficoltà di crescere di botto, è come se si arrivasse a un bivio e gli imprenditori italiani tra correre per raddoppiare e scegliere di vendere finissero almeno 4 volte su 5 per prendere la seconda via. 
Il risultato è che il sistema delle imprese assomiglia a un trapezio non più a una piramide, il vertice alto non c’è più. In molti casi quando era teoricamente possibile che un’azienda a capitali italiani diventasse polo aggregante è successo il contrario. 

Se volessimo fare una cronistoria potremmo risalire alla vendita dell’Italtel alla francese Telettra/Alcatel o a operazioni — come ha sottolineato l’economista Fabrizio Onida — tipo la vendita di Ansaldo Sts alla giapponese Hitachi o ancora al passaggio dell’Italcementi ai tedeschi della Heidelberg, fino ai giorni nostri con il recente merger Luxottica-Essilor che fa accapigliare gli addetti ai lavori su quale sia la bandiera che sventolerà alla fine del percorso, l’italiana o la francese. 

Si tratta in tutti i casi di operazioni confezionate con ampio rispetto delle regole di mercato — come nell’ancor più recente Opa della svizzera Richemont sulla Ynap lanciata in orbita da Federico Marchetti — e con altrettanto sicura valorizzazione degli asset ceduti ma che lasciano la stessa sensazione di oggi. 
L’amaro in bocca anche a chi non si professa patriota economico né per cultura né per convincimento politico.

È vero che in diversi casi gli investimenti stranieri in Italia hanno permesso all’azienda-preda o alla catena dei fornitori una crescita che la famiglia proprietaria non avrebbe potuto dare. 
Penso al caso Sanpellegrino-Mentasti-Nestlè oppure all’ingresso dei francesi del lusso nella Riviera del Brenta ma esistono anche casi opposti — su tutti il passaggio di Parmalat ai francesi di Lactalis — che gridano ancora vendetta e che resteranno nella storia degli autogol del made in Italy. 

Lo stesso Delrio ha sostenuto che in Italia mancano quei fondi di investimento capaci di mettere in cantiere operazioni crossborder di grande rilievo e ciò acuisce la sensazione di trovarsi in un capitalismo senza capitali. Dove persino avventure come quella di Fincantieri in Francia o di Atlantia a caccia della leadership europea delle autostrade appaiono solo delle eccezioni. 
Siamo bravi, se non bravissimi fino a una determinata soglia ma la taglia large no, non sembra fatta per noi.

Le abitazioni di oggi...




di Nicolas Lozito, 27 apr 2018

Il famoso salotto della serie tv americana “Friends” 
andata in onda dal 1994 al 2004

AAA cercasi casa senza salotto. Perché i giovani non ne hanno più bisogno. O almeno così sostiene l’archistar inglese Patrik Schumacher. Le nuove generazioni cercano spazi abitativi più piccoli. «Tanto i millennial (chi ora ha tra i 20 e i 34 anni) sono sempre fuori casa e vivono una vita frenetica - sostiene Schumacher, famoso in Italia per aver progettato il Maxxi di Roma -.
Basta uno spazio abitativo piccolo, pulito e in centro. Come una stanza di hotel». 

Non è un’analisi sbagliata, ma neanche del tutto aderente alla realtà.
È vero: con la nostra generazione fluida è morto il mito del salotto come unità sociale minima. Il salotto era quello dei genitori, dove loro chiacchieravano e da cui noi ci tenevamo lontani, preferendo le connessioni a Internet. Il salotto era anche quello della nonna, con i divani in velluto marrone e la tv color 27 pollici Aiwa usata a mo’ di mensola per piccole Tour Eiffel o Colossei di bronzo. Ora non c’è spazio per i souvenir kitsch perché lo schermo è quello piatto del portatile appoggiato sul letto, rigorosamente da una piazza e mezza (guai a chiamarlo «matrimoniale»). Non serve più uno spazio dove invitare o incontrare gli altri, quando abbiamo WhatsApp. Il divano, se c’è, serve a ospitare gli amici di passaggio o turisti sconosciuti tramite Airbnb o Couchsurfing, servizi di affitto per brevi periodi. In modo tale da fare qualche euro nei weekend. 

E così arriviamo alla questione economica.
Non è che il salotto non serve, è che molti di noi non se lo possono permettere. Sempre più giovani vivono lontani dai genitori, spesso in case condivise, con spazi ottimizzati e dal prezzo più alto. In media, un quarto dello stipendio di un giovane sotto i 34 anni va in affitti o mutui. Secondo l’Istat, poi, un giovane italiano su cinque vive in una casa che definisce «sovraffollata». La grandezza media delle case di tutti gli italiani è 117 metri quadrati, ma gli universitari e persone al primo lavoro nelle grandi città vivono in soli 38. 

In conclusione: il salotto non appartiene più né al nostro spirito, né alle logiche immobiliari dei centri delle grandi città. Certo, è ombelicale credere che sia un problema solo nostro: alla fine chi, negli scorsi decenni, non ha avuto problemi dei tanti coinquilini e dei pochi spazi comuni? Però immersi come siamo tra social network e crisi, tra messaggini e contratti a tempo, siamo noi la generazione che più di tutte dice addio a questo spazio. Negli Anni 70 era luogo di dibattito. Negli Anni 80 ci si ballava schiacciando la moquette multicolor. Negli Anni 90 tutti lo volevano come quello di Friends. O di Un medico famiglia, a seconda dei gusti. Oggi non esiste più, preferito a mini-appartamenti con tavoli cucina reclinabili (oltre all’archistar, l’aveva perfettamente previsto Pozzetto ne Il ragazzo di campagna). 

E nel prossimo futuro? Chissà, magari fra cinque anni titoleremo «Ai millennial non serve più la cucina». E fra dieci? «Ai giovani piace dormire in piedi».


giovedì 26 aprile 2018

La disuguaglianza economica (2) in Italia...



La relazione presentata al Parlamento lo scorso febbraio proprio dal ministro uscente sosteneva che il divario di reddito si era ridotto nel 2017 e che il miglioramento sarebbe proseguito quest'anno. Smentito anche il rapporto diffuso nel giugno 2017 dall'Istat, che aveva già ritrattato ammettendo che le politiche del governo Renzi hanno solo attenuato lievemente il rischio povertà

di Chiara Brusini, 26 apr 2018


E’ “una delle conseguenze più drammatiche della crisi e della recessione in cui abbiamo perso 10 punti di pil”. E “come sappiamo è aumentata“. 
A parlare è il ministro dell’Economia uscente, Pier Carlo Padoan. Argomento, la disuguaglianza dei redditi. 
Un “aspetto importante che deve essere oggetto di strategie, di politiche economiche e sociali da subito”, ha ammonito Padoan durante la presentazione del Documento di economia e finanza, in cui sono inseriti anche 12 Indicatori di benessere equo e sostenibile. E ha subito colto l’occasione per invitare i successori a “continuare sulla strada” avviata dal governo in carica, che “ha varato misure importanti come il Reddito di inclusione“. L’allargamento della forbice tra ricchi e poveri indicato giovedì dal titolare di via XX Settembre – e certificato pochi giorni fa anche dall’Eurostat – contraddice però l’analisi messa nero su bianco proprio dal Tesoro nella Relazione sugli indicatori di benessere equo e sostenibile trasmessa al Parlamento da Padoan lo scorso 20 febbraio, poco prima delle elezioni politiche.

In quel rapporto si leggeva che la disuguaglianza, misurata in base al “rapporto fra il reddito equivalente totale ricevuto dal 20 per cento della popolazione con più alto reddito e quello ricevuto dal 20 per cento della popolazione con il più bassoreddito”, secondo il modello usato dal Mef “avrebbe registrato unariduzione di un punto decimale, scendendo a 6,2” e “nel 2018 l’indicatore mostra un ulteriore miglioramento rispetto al 2017, riducendosi a 6,1“. Cosa che veniva spiegata con il “rafforzamento delle misure a sostegno dei redditi più bassi, entrate in vigore nel 2018”. In particolare l’estensione della no tax area e l’aumento della quattordicesima per i pensionati oltre all’avvio del Reddito di inclusione, la nuova misura universale di contrasto alla povertà. “Si inverte dunque – commentava il Mef – la tendenza all’accentuazione delle disuguaglianze, che è il grave lascito della crisi globale del 2008”.


Peraltro, aggiungeva la relazione presentata da Padoan, “i valori dell’indicatore, presentati nella Tabella II.1 (vedi immagine), non colgono pienamente l’impatto potenzialmente positivo sulla struttura dei redditi più bassi delle recenti misure di incentivo ai giovani neoassunti introdotte dalla Legge di Bilancio 2018. Pertanto il profilo degli indicatori potrebbe riflettere una sottostima nella dinamica di riduzione della diseguaglianza negli anni 2018-2020″. Ora, in procinto di lasciare l’incarico, l’ex vice segretario generale dell’Ocse rettifica allineandosi alle analisi di Oxfam secondo cui le differenze tra ricchi e poveri sono in aumento.



Le dichiarazioni del ministro smentiscono anche il rapporto sulle disuguaglianze diffuso nel giugno 2017 dall‘Istat. Che in un primo tempo aveva sostenuto che le politiche del governo Renzi le avevano fatte diminuire, salvo poi – dopo i rilievi del fattoquotidiano.it – ritrattare ammettendo che gli interventi messi in campo fino a quel momento avevano solo “ridotto lievemente il rischio povertà” ma non avevano avuto alcun impatto sulla distribuzione dei redditi.


La disuguaglianza economica (1): in Italia e nel Mondo al World Economic Forum, Davos




Il rapporto pubblicato dall’ong britannica Oxfam alla vigilia del World Economic Forum. L’82% dell’incremento di ricchezza netta registrato nel mondo tra marzo 2016 e marzo 2017 è andato in tasca ai "Paperoni". E nel periodo 2006-2016 la quota di reddito nazionale disponibile lordo del 10% più povero è diminuita del 28%. 
Lettera ai candidati premier italiani per chiedere interventi su fisco, lavoro, spesa pubblica

di F. Q., 22 gen 2018

“Miseri e disuguali”. E’ la sintesi del nuovo rapporto sulla ricchezza nel mondo pubblicato dall’ong britannica Oxfam alla vigilia del World Economic Forum di Davos, che vedrà riuniti nella cittadina svizzera i maggiori rappresentanti mondiali dell’economia e della politica. Il divario tra ricchissimi e poveri cresce, è la conclusione a cui arriva il report. Non solo infatti l’1% più ricco della popolazione mondiale continua a possedere quando il restante 99%, ma si arricchisce sempre di più: l’82% dell’incremento di ricchezza netta registrato nel mondo tra marzo 2016 e marzo 2017 è andato in tasca ai “Paperoni”. Nemmeno un centesimo invece è finito alla metà più povera del pianeta, che conta 3,7 miliardi di persone.

“Ricompensare il lavoro, non la ricchezza”, è il titolo del report che utilizza i dati elaborati dal Credit Suisse tenendo conto di nuove informazioni che arrivano sui nuovi ricchi di Russia, Cina e India. Un giorno di reddito di un amministratore delegato vale in Usa un anno di salario di un dipendente, calcola tra il resto la ong. Ogni due giorni qualcuno nel mondo diventa miliardario, ma per la presidente di Oxfam Italia, Maurizia Iachino, “non è sintomo di un’economia fiorente se a pagarne il prezzo sono le fasce più povere e vulnerabili dell’umanità”.

La sezione italiana dell’organizzazione, in vista delle elezioni, ha inviato una lettera ai candidati premier: un’indagine realizzata da Demopolis per l’organizzazione indica che il 61% degli italiani percepisce una crescita della disuguaglianza nel Paese. Per questo la lettera propone interventi su fisco, lavoro, spesa pubblica. Anche in Italia infatti la ricchezza è sempre più concentrata in poche mani. A metà 2017 il 20% più ricco degli italiani deteneva oltre il 66% della ricchezza nazionale netta, il successivo 20% ne controllava il 18,8%, lasciando al 60% più povero appena il 14,8% della ricchezza nazionale. La quota di ricchezza dell’1% più ricco degli italiani supera di 240 volte quella detenuta complessivamente dal 20% più povero della popolazione. Il divario, poi, cresce. Nel periodo 2006-2016 la quota di reddito nazionale disponibile lordo del 10% più povero degli italiani è diminuita del 28%, mentre oltre il 40% dell’incremento di reddito complessivo registrato nello stesso periodo è andato al 20% dei percettori di reddito più elevato. Così nel 2016 – gli ultimi dati confrontabili disponibili – l’Italia occupava la ventesima posizione su 28 paesi Ue per la disuguaglianza di reddito disponibile.

L’indice di Oxfam, in quest’ultimo rapporto, è puntato sul lavoro, sempre più mal retribuito e precario, pieno di abusi e rischi. Nel settore dell’abbigliamento gli azionisti dei cinque principali marchi hanno riscosso nel 2016 dividendi per 2,2 miliardi di dollari: basterebbe un terzo di questa cifra per garantire un salario dignitoso a 2,5 milioni di vietnamiti che lavorano nello stesso settore, producendo un capo che magari ora stiamo indossando. Tra le proposte di Oxfam, c’è quella di porre un tetto ai superstipendi dei top manager per impedire che il divario superi il rapporto 20 a 1.

mercoledì 25 aprile 2018

Una interessante visione sul dissesto dell'INPS in una lettera al Corriere...


Lettera a Italians, di Beppe Severgnini (Il Corriere):
"Le pensioni, la legge Fornero e il bilancio dell’INPS"

di Luigi Lenzini, 22 nov 2017


Caro BSev, 
in questi giorni si torna a parlare di pensioni e di correttivi alla legge Fornero. 
E, giustamente, molti evidenziano le due principali perversioni del nostro sistema previdenziale. 

La prima è che un sistema previdenziale autentico non paga le pensioni dei lavoratori di ieri con i contributi dei lavoratori di oggi (da cui l'argomentazione assurda che gli immigrati ci pagheranno le pensioni, vista la bassa natalità italiana). 
Dovrebbero essere due capitoli indipendenti. 
In teoria (e così succede nella previdenza privata) al lavoratore che va in pensione dovrebbero essere restituiti nel tempo statisticamente e mutualisticamente i sui stessi contributi versati quando lavorava, che l’ente ha opportunamente accantonato e investito per proteggerli dall’inflazione. 

Il secondo è che l’INPS è un ente pagatore sia di pensioni di previdenza che di tante altre cose, che si indicano complessivamente come servizi di “assistenza”. Tra questi le pensioni di invalidità, le pensioni sociali, la cassa integrazione, il rimborso alle aziende dei giorni di malattia dei lavoratori, etc ... 

I problemi dell’INPS e la confusione che regna sulla materia dipendono, in primis, dal fatto che i contributi accantonati dai lavoratori non ci sono più e le casse dell'INPS sono vuote, perché governi disinvolti li hanno spesi per pagare i servizi di assistenza (che invece dovrebbero andare in carico alla fiscalità generale) o addirittura per sanare buchi di bilancio dello Stato. 

In seconda battuta dal fatto che i servizi di assistenza sono pagati con gli attuali contributi di previdenza. Prima di tutto bisognerebbe dividere l’INPS in due enti con bilancio indipendente: “INPS Previdenza” e “INPS Assistenza” (il secondo finanziato dalla fiscalità generale) per avere una visione trasparente del fenomeno e decidere lucidamente cosa va fatto. 

Lo dicono in tanti da decenni, sia da parte dei sindacati, sia da parte di governanti, sia da parte di esperti del settore, ma non si fa. Perché?

Luigi Lenzini

lunedì 23 aprile 2018

Le ultime scoperte sulla schizofrenia...



Lo studio del Centro per i sistemi di neuroscienze e cognitivi dell'Istituto Italiano di Tecnologia.   E' il primo passo per programmare terapie farmacologiche più mirate.

17 apr 2018

E' stata individuata nel cervello la culla della schizofrenia, ossia l'insieme delle aree coinvolte nelle distorsioni della percezione tipiche della malattia. 
La scoperta, pubblicata su Neuroimage: Clinical, è del Centro per i sistemi di neuroscienze e cognitivi (Cncs) dell'Istituto Italiano di Tecnologia (Lit) a Rovereto. "E' il primo passo per programmare terapie farmacologiche più mirate", ha detto il coordinatore del gruppo di ricerca, Angelo Bifone.



La ricerca italiana contraddice la teoria finora più accreditata, per la quale allucinazioni e alterazioni della percezione hanno origine nella corteccia frontale, l'area del cervello che controlla le funzioni cognitive elevate come il linguaggio e la programmazione di azioni. Il confronto delle immagini dell'attività del cervello rilevate con la tecnica della risonanza magnetica funzionale in 94 persone sane e in altrettante malate di schizofrenia indica invece che le aree della corteccia frontale non sono alterate, ma che avvengono alterazioni della percezione iniziale del segnale che si riverberano sulle funzioni cognitive superiori, alterandole. Per la prima autrice della ricerca, Cécile Bordier, ciò indica che "la comunicazione è già alterata ad un livello molto basso dell'elaborazione del segnale". Si è visto così dove ha origine il malfunzionamento della comunicazione tra le aree della corteccia cerebrale, chiamato frammentazione della connettività funzionale.

La schizofrenia è una grave e cronica malattia del cervello caratterizzata da uno scollamento dalla realtà: il paziente ha difficoltà a distinguere tra esperienze reali e non reali, a pensare in modo logico, ad avere reazioni emotive adeguate al contesto sociale. Le sue cause non sono ancora del tutto chiare, e certamente concorrono diversi fattori, compresi quelli ambientali. I primi sintomi a comparire sono un improvviso rallentamento dell'acutezza mentale e della memoria o anche "voci" interne che sembrano stranamente reali. Questo periodo inquietante può durare un anno o più e non è detto che porti alla schizofrenia conclamata.

Questa malattia cronica grave in Italia colpisce circa 250.000 persone e porta a una drastica diminuzione dell'aspettativa di vita rispetto alla popolazione generale. Una condizione che riguarda circa 3,5 milioni di persone in Eurpopa e approssimativamente 24 milioni (stima Oms) a livello mondiale. La riduzione dell'aspettativa di vita va da 10 a 22,5 anni.


§§§





Schizofrenia, trovata l'origine nel cervello: “Il primo passo per terapie più mirate”. Importante scoperta effettuata dal Cncs e dall'Istituto Italiano di Tecnologia (Lit)

Ma come è stato possibile raccogliere una quantità di dati così imponente, e soprattutto così precisa, da riuscire a localizzare con esattezza dove la psicosi della shizofrenia può potenzialmente avere origine nel cervello? Il merito è anche di macchinari sempre più avanzati al servizio della ricerca, come la risonanza magnetica funzionale alla quale si sono sottoposti i pazienti di questa sperimentazione. I 188 pazienti, tra schizofrenici e volontari sani, che si sono sottoposti ai test hanno visto effettuata una profonda mappatura del loro cervello, che ha posto il luce punti che si credevano estranei al meccanismo della schizofrenia, e soprattutto ha portato allo scoperto la frammentazione della connettività funzionale, ossia al mal funzionamento della comunicazione tra diverse aree della corteccia cerebrale, che è alla base della patologia schizofrenica. (agg. di Fabio Belli)



"PSICOSI HA SEDE A LIVELLO PROFONDO"

Arrivano dall’Istituto di Tecnologia di Rovereto (Trento) una importante scoperta che potrebbe rivoluzionare le terapie per la cura della schizofrenia, forma di psicosi cronica che solamente in Italia colpirebbe circa 250mila persone. Infatti, il team di ricerca del Centro per i Sistemi di Neuroscienze e Cognitivi del suddetto Istituto ha scoperto che la schizofrenia ha origine a un livello molto più profondo di quanto si pensasse nella cosiddetta teoria classica e non invece nella corteccia frontale: dunque, di conseguenza, anche allucinazioni visive, acustiche e quelle in genere legate ai sensi non si generano nella corteccia frontale ma riguardano aree percettive diverse tra loro e ciò comporta che la percezione dei soggetti che sono affetti da psicosi sia già “alterata” prima ancora che si passi a un livello di elaborazione cosciente dei segnali. Ciò si ricollega al fatto che la schizofrenia si caratterizza per un forte “scollamento” dalla realtà in cui il soggetto non è più in grado di distinguere quali avvenimenti o sensazioni siano reali e quali no, inficiando così la sua relazione col mondo esterno e con gli altri individui. (agg. R. G. Flore)

DA IBSEN A VAN GOGH, QUANTI CASI NELLA STORIA DELL'ARTE

Passo importante della scienza nelle evoluzioni che ci portano ad affinare lo studio della schizofrenia. Trovata l'origine nel cervello tramite uno studio che potrebbe permettere anche di trovare la strada per perfezionarne la cura. Sono numerosi nella storia dell'arte e dello spettacolo ad aver accusato problemi simili. Si va dal drammaturgo scandinavo Ibsen che con il suo Casa di Bambola riuscì ad attirare l'attenzione di tutto il mondo. L'esempio più noto però ci porta a Vincent Van Gogh, tanto che la psichiatra Kay Redfield arrivò a dire: "Gli sono state diagnosticate tutte le malattie note all'uomo e forse qualcuna di più". Patologie quelle mentali che hanno colpito moltissimi personaggi importanti come Tolstoj, Michelangelo, Caravaggio, Twain e molti altri in periodi storici in cui era anche difficile solo fare una diagnosi. (agg. di Matteo Fantozzi)

"IL PRIMO PASSO VERSO TERAPIE PIÙ MIRATE"

Una scoperta sensazionale quella effettuata in simbiosi dal Centro per i sistemi di neuroscienze e cognitivi (Cncs) e dall'Istituto Italiano di Tecnologia (Lit) a Rovereto. Come pubblicato su Neuroimage: Clinical, è stata individuata la culla della schizofrenia, l'insieme delle aree del cervello coinvolte nelle distorsioni della percezione, dove ha origine appunto questa malattia molto grave. Il coordinatore del gruppo di ricerca, l’italiano Angelo Bifone, ha commentato con entusiasmo i risultati ottenuti: «E' il primo passo per programmare terapie farmacologiche più mirate». Grazie a questo risultato, viene di fatto contraddetta la teoria che fino ad oggi era più accreditata, quella che sottolineava che le allucinazioni e le alterazioni della percezione hanno origine nella corteccia frontale, un’area situata nel cervello, che serve per controllare alcune funzioni cognitive come il linguaggio e la programmazione di azioni.

“COMUNICAZIONE ALTERATA A LIVELLO MOLTO BASSO”

Per giungere a questo importante risultato, sono state analizzate e confrontate le immagini dell’attività del cervello, attraverso una risonanza magnetica, in 94 persone sane, e in 94 che invece sono malate di schizofrenia. Grazie a questo confronto visivo, si è scoperto che le aree della corteccia frontale, come appunto affermato dalla teoria più accreditata, non sono alterate, ma che le alterazioni della percezione iniziale del segnale avvengono e si riverberano sulle funzioni cognitive superiori. La prima autrice della ricerca Cécile Bordier, ha commentato che tale risultato fa chiaramente comprendere che «la comunicazione è già alterata ad un livello molto basso dell'elaborazione del segnale».

Un'altra dieta: quella ipocalorica...




23 apr 2018

La dieta ipocalorica è un regime alimentare che prevede un apporto caloricoenergetico quotidiano inferiore a quello richiesto dall’organismo nell’arco della giornata. La dieta ipocalorica dovrebbe escludere qualunque finalità estetica, poiché il suo utilizzo prolungato (considerato tale oltre i 6-8 mesi) comporta uno stress evidente per il soggetto, sia a livello fisico, sia a livello psicologico; anche se, ovviamente, le diete ipocaloriche non sono tutte uguali.

Quali cibi sono adatti a una dieta ipocalorica? 

Per avere risultati è sufficiente fare il conteggio delle calorie e avere l’accortezza di inserire nel programma dietetico tutte le classi alimentari. La dieta ipocalorica per essere efficace e nello stesso tempo salutare deve essere varia e rispondere alle necessità caloriche del singolo. Non ci sono pertanto dei cibi che devono essere eliminati in assoluto. Anche i cibi ritenuti ingrassanti come pasta, pane e patate sono importanti. Da ricordarsi che proprio questi alimenti contribuiscono ad una adeguata sensazione di sazietà e, se in porzioni adeguate e conditi semplicemente, sono sani e non eccessivamente calorici.

Quali potrebbero essere i giusti comportamenti da seguire mentre si sta seguendo un regime di dieta ipocalorica? 

Come prima regola si dovrebbe fare movimento: organizzare una regolare attività fisica può essere utile per riuscire a combattere la naturale reazione del nostro organismo a dover andare avanti con poche calorie. Se per un periodo di oltre 3 settimane l’alimentazione diventa ipocalorica l’organismo comincia a risparmiare e non si dimagrisce anche se si mangia meno! Non bisogna strafare o sudare copiosamente è sufficiente rispettare un ritmo accettabile nell’allenamento.

Si dovrebbe aver cura di frazionare i pasti in 4 o 5 piccoli pasti, avendo cura di fare sempre la prima colazione. È necessario consumare molta verdura (almeno 3 porzioni al giorno) bene anche la frutta che non deve essere però assunta in quantità troppo elevata per compensare una mancanza di sazietà dato che questo non sempre può essere una scelta vantaggiosa (alcuni frutti contengono elevate quantità di zuccheri e quindi calorie).

Molto importante in una dieta ipocalorica é infine la scelta dei condimenti: si dovrebbero prediligere l’olio extravergine d’oliva e l’utilizzo di poco sale e si dovrebbe avere l’accortezza di utilizzare il cucchiaio come unità di misura per olio e sughi. Proponetevi obiettivi raggiungibili e non esagerati: il primo passo può essere voler rientrare in quel vestito che abbiamo appena abbandonato e poi procedere con i passi successivi. Ricordarsi di non utilizzare la bilancia in maniera maniacale, è sufficiente pesarsi una volta a settimana.

Dieta ipocalorica: il menù

Colazione: un bicchiere di latte parzialmente scremato (g 150); caffè, un cucchiaino di zucchero, due fette biscottate; oppure g 20 di biscotti, oppure g 20 di cereali. 

Metà mattina: uno yogurt magro da g 125 anche alla frutta; oppure un cappuccino con un cucchiaino di zucchero; oppure un pacchetto di crackers da g 25; oppure un frutto di stagione.

Pranzo: due uova (1 volta alla settimana); oppure tonno sott’olio sgocciolato una confezione da g 80; oppure prosciutto crudo o cotto o speck o bresaola g 70; oppure arrosto di tacchino g 80 oppure 4-5 bastoncini di pesce impanati (cotti al forno); oppure g 120 di carne oppure g 130 di pesce fresco o surgelato oppure g 60/70 di formaggio light. Contorno: verdure crude o cotte, quantità a piacere, condito con un cucchiaino di olio extravergine di oliva, non mangiare patate, legumi e mais. 
Pane: g 40 (mezza rosetta).

Pomeriggio: uno yogurt magro da g 125 anche alla frutta; oppure g 20 di cioccolata o due cioccolatini; oppure una spremuta di arancia
oppure un cappuccino con un cucchiaino di zucchero oppure una barretta di cereali; oppure un ghiacciolo o un mini gelatino: oppure un tè con un cucchiaino di zucchero e 2-3 pasticcini.

Cena: a piacere a base di carne o di pesce cucinato e condito secondo le proprie abitudini alimentari (non mangiare alimenti fritti e carni insaccate); oppure g 80 di qualsiasi tipo formaggio (una volta alla settimana): oppure come una delle alternative indicate per il secondo piatto del pranzo. 
Contorno: di verdure crude o cotte, quantità a piacere, condito con un cucchiaino di non mangiare patate, legumi e mais.
Pane: g 40 (mezza rosetta) o una porzione di legumi freschi o di patate (g 150 circa).

Durante la dieta ipocalorica è necessario escludere: zucchero, bevande alcoliche, latte intero, grassi animali come condimento, farinacei e cereali in genere.

Dobbiamo essere realisti: c’è solo un modo per vivere in salute e cercare quantomeno di vivere più a lungo, tutto questo dipende anche dalla velocità con cui invecchiamo, e cercare di avere una buona alimentazione evitando abbuffate può essere la soluzione. Dagli ultimi rumour che girano Web sembrerebbe che abituarsi a seguire una dieta ipocalorica possa essere la soluzione per un elisir di lunga vita.

Sappiamo ormai già da molto tempo che seguire una dieta ipocalorica influisca sul metabolismo rallentandolo, ma i risultati di un nuovo studio sollevano la speranza che possa mantenere le persone in buona salute anche in età avanzata e persino allungare la vita.

Lo studio in questione fa parte della serie di studi chiamati CALERIE, sponsorizzati dal National Institutes of Health degli Stati Uniti, e per ora sono stati condotti solo su animali come vermi, mosche e topi, dimostrando che le restrizioni caloriche rallentano il metabolismo e prolungano la durata della vita. Sono però animali con una vita breve, questi, pertanto esperimenti su esseri umani – che vivono più a lungo – e su altre specie sono più difficili da condurre dunque, in tal senso, ancora non si hanno delle conclusioni basate sulla scienza.

DIETA IPOCALORICA STANDARD

Colazione g 150 di latte parz. scremato (1,8%)
caffè a piacere
1 cucchiaino di zucchero (5 g)
2 fette biscottate
oppure 20 g di cereali
oppure 20 g di biscotti (es.4 bisc. Oro Saiwa)
Oppure al bar cappuccino
1 cucchiaino di zucchero
1 cornetto
Metà mattinata 1 mela/pera/kiwi
1 yogurt magro da 125 g
1 cappuccino
1 spremuta d’arancia
1 tè con due fette biscottate
Pranzo a casa
2° piatto 60 g di prosciutto crudo/cotto/speck/bresaola
80 g di tacchino arrosto
80 g di tonno al naturale
90 g di carne Simmenthal
2 uova (sode/coque/in camicia)
4-5 bastoncini di pesce surg. al forno
130 g di pesce (peso netto crudo)
120 g di carne alla piastra
100 g di hamburger
100 g di ricotta magra
100 g di Yocca
150 g di “fiocchi di latte”
60 g di mozzarella/formaggio light
contorno quantità a piacere di tutte le verdure esclusi legumi, mais e patate
le verdure del contorno possono essere utilizzate per un minestrone
condimento 1 cucchiaio di olio extravergine di d’oliva
aceto o succo di limone a piacere
pane 40 g di pane o 25 g di cracker
30 g di riso o di pasta nel minestrone
frutta 1 mela o una pera o un kiwi o un’arancia
150 g di fragole
Pranzo fuori casa 
un toast o un tramezzino o un medaglione
130/150 g di pizza al taglio
80 g di pane/pizza bianca con 50 g di companatico
un’insalata di tonno e/o uova condita con un cucchiaino di olio
40 g di pane o 25 g di cracker (un pacchetto)
un’insalata di tonno e/o uova, mais, patate condita con un cucchiaino di olio
Pranzo a mensa
2°piatto una porzione di arrosto/roast beef, oppure un petto di pollo,
oppure 1/4 di pollo arrosto, oppure un hamburger, oppure un
piatto di carne o di pesce; una volta alla settimana una porzione
di formaggio o di mozzarella; una volta alla settimana una porzione
di prosciutto crudo o cotto; non mangiare fritti e carni insaccate;
contorno verdure a piacere condite con un cucchiaio di olio
limone o aceto se graditi, non consumare legumi, patate e mais
pane
40 g (mezza rosetta o una fetta
piccola csereccio) una fetta piccola di pane casereccio)
oppure 25 g di cracker o grissini o una porzione di patate
frutta un frutto o una macedonia di frutta fresca di stagione
oppure una volta a settimana:
un primo piatto a piacere e un contorno come sopra oppure una
macedonia una macedonia di frutta frescadi stagione
Pomeriggio
una mela/pera/kiwi/arancia; oppure uno yogurt da 125g magro
oppure un cappuccino, oppure un succo di frutta, oppure un mandarancio
oppure una barretta di cioccolata da 20 g (tipo Kinder ai cereali)
oppure un cremino Algida, oppure un Fiordifragola, oppur un cappuccino
oppure un tè con due fette biscottate
Cena a casa
2° piatto una porzione a piacere di carne o di pesce cucinato a piacere
oppure una delle alternative del secondo piatto del pranzo
non mangiare fritti, carni insaccate e formaggi
contorno qualsiasi verdura compresi fagiolini e funghi; niente legumi, patate e mais
condimento un cucchiaio di olio extravergine d’oliva; limone o aceto a piacere
pane 1/2 rosetta o una porzione moderata di patate o legumi freschi (150 g)
furtta 1 mela/pera/kiwi oppure 200 g di ananas o di fragole oppure un mandarancio
Dopo cena 1 pacchetto di Pavesini/cracker da 25 g; oppure uno yogurt da 125 g magro
oppure un fiordifragola, oppure un piccolo cono gelato alla frutta
oppure una barretta di cioccolata da 20g tipo Kinder ai cereali
oppure un cioccolatino fondente, oppure tre noci
Una volta alla settimana tutta la cena può essere sostituita da:
primo piatto: una porzione a piacere di pasta al pesto, al ragù, alle vongole,
riso e piselli, pasta e fagioli………
pasta o riso 80 g, pomodori pelati a piacere, 20 g di tonno o di carne trita,
50 g di vongole, o un cucchiaio di pesto o due cucchiaini di formaggio,
contorno, condimento e frutta come quello previsto per la cena

Informazioni utili
Si può invertire il pranzo con la cena
Tra le carni preferire quelle bianche
E’ consigliabile che almeno quattro pasti alla settimana siano a base di pesce
Per i condimenti aceto e limone si possono usare liberamente
Aglio, cipolla, pomodori pelati, erbe aromatiche e spezie si possono consumare liberamente  per rendere più gustosi i cibe e, soprattutto, per limitare il consumo di sale
Bere almeno 2 l di acqua al giorno, 3 quando ti alleni
Evitare i superalcolici, tollerato un bicchiere di vino a cena
Caffè e tè non zuccherati si posso bere liberamente

Se si è “costretti” a partecipare ad un pranzo o una cena “importante” si può mangiare di tutto in porzioni moderate avendo cura, nelle 24 ore successive, di ridurre di circa la metà i cibi previsti mentre la quantità di frutta e verdura e di bevande deve rimanere costante o addirittura aumentare

Non pesarti tutti giorni, se fai attività motoria pesante inizialmente il peso potrebbe rimanere kost. ma poi dovrebbe scendere.
Invece di vedere la bilancia controlla la cintura dei pantaloni! 
In bocca…al lupo

domenica 22 aprile 2018

Una nuova proposta di dieta? 31 consigli da valutare...



2 mar 2018

Il tran tran quotidiano, la mancanza di tempo e l’urgenza di portare a termine i nostri doveri ci costringono molto spesso a fare dei pasti veloci, a base di cibi trattati o raffinati, con tutte le conseguenze che derivano da questo consumo di grassi o conservanti chimici. Tuttavia, queste non sono le uniche tossine che assimiliamo, nell’ambiente che ci circonda ci sono, infatti, fumo di sigaretta, acqua contaminata, prodotti chimici e metalli pesanti. Come possiamo capire se il nostro organismo ha bisogno di essere disintossicato? La stanchezza, la pesantezza, i problemi intestinali, la pressione alta, i mal di testa, le occhiaie, l’obesità, la mancanza di energia, il malumore, la depressione e lo stress sono dei campanelli d’allarme che ci fanno capire chiaramente che dobbiamo iniziare una dieta disintossicante. Però, quale dieta seguire per disintossicare l’organismo? Consigli generali. Bere acqua con limone è uno dei metodi più semplici e più efficaci per pulire il fegato. Allo stesso modo, si consiglia di bere solo acqua almeno 6/8 volte al giorno.

Negli USA sono state effettuate analisi combinate sugli effetti dell’introduzione di carne in oltre 130 mila Avventisti del 7° Giorno 1 (quasi metà vegetariani, gli altri onnivori) e in popolazioni vegetariane in Europa confrontate con consumatori abituali di carni. Tutte mostrano che i vegetariani hanno vantaggi nel controllo del peso nel tempo. Ciò è ampiamente ignorato dalla popolazione e dai sanitari, tra cui è diffusa la convinzione che un forte consumo di carni consenta di perdere peso velocemente (e per diete “dimagranti” a breve termine può essere vero), e che consenta di mantenere il risultato nel corso degli anni. Questa seconda convinzione non è supportata dalla ricerca: sembra piuttosto vero il contrario.

La grande ricerca EPIC-PANACEA. 

Varie ricerche sperimentali in soggetti obesi o in sovrappeso sottoposti a restrizioni caloriche hanno dimostrato perdite di peso maggiori con diete ricche di proteine rispetto a diete ricche di carboidrati (per altro le proteine impiegate provenivano da varie fonti animali e vegetali, non solo dalle carni 1). Al contrario ricerche con osservazioni prolungate nel tempo mostrano un’associazione tra maggior consumo di carni e acquisto di peso; inoltre lo stile alimentare occidentale, che ha consumi alti di carni, grassi saturi e carboidrati raffinati, e bassi consumi di vegetali e fibra, è stato associato con l’aumento di peso.

La ricerca EPIC cui partecipa l’OMS ha studiato la relazione tra consumo di carni e peso controllando bene per tutti gli altri fattori dietetici e altri possibili fattori interferenti. Popolazione e obiettivo. Oltre 100.000 uomini e 270.000 donne sono stati reclutati in 10 Paesi europei, Italia inclusa (a Varese: oltre 12.000 soggetti, seguiti per 11 anni), per valutare i cambiamenti di peso negli anni in rapporto ai consumi alimentari. Questionari validati hanno rilevato i consumi, compresi quelli di carni rosse, bianche (soprattutto pollame, oltre a tacchino e coniglio) e trasformate (prosciutti, pancetta, salsicce e altri prodotti di derivazione bovina e suina). Risultati. Il consumo medio giornaliero di carni è stato di quasi 3 etti per gli uomini (40 g meno a Varese) e quasi 2 per le donne. L’aumento medio annuo di peso è stato di 454 e 416 g nei due sessi (a Varese poco più di 3 etti/anno).

Aumento corretto di peso e consumo di carni 2 grammi/anno di aumento di peso, ogni 200 calorie al dì ingerite come carne Totale (rossa, trasformata, bianca) 130 g la correzione tiene conto dei seguenti possibili fattori di interferenza: differenze in età, sesso, scolarità, attività fisica, fumo di tabacco, indice iniziale di massa corporea, durata follow-up, consumi totali di calorie, calorie da alcol e modello di alimentazione prevalente in ogni Paese. Ciò consente di “isolare” lo specifico contributo del fattore di rischio che si vuole valutare: in questo caso i consumi di carne, totali e per sottotipo. Il consumo di carni era associato con aumento di peso in tutti i Paesi, di più in quelli con modelli alimentari un po’ meno “occidentali”, come Francia, Italia, Grecia e Spagna, oltre che in Norvegia e Danimarca.

Discussione. 

I ricercatori hanno calcolato che l’ingestione quotidiana di 450 kcal sotto forma di carne (es. una bistecca di maiale da 250 g al crudo, o 2 etti di pollo arrosto, o 1 etto di carne bovina in scatola e 80 g di salame), anziché sotto forma di altro cibo, porterebbe a un aumento di peso annuo di 422 g, cioè di oltre 2 kg ogni 5 anni. Ciò può avere conseguenze importanti per una popolazione. L’effetto è relativamente maggiore in Paesi “mediterranei”, in cui chi mangia meno carne ha più probabilità di sostituirla con cibi più salutari.

Inoltre i risultati non supportano la diffusa convinzione che una dieta ricca di proteine prevenga l’obesità o promuova la perdita di peso a lungo termine. La grande ricerca. I ricercatori hanno seguito ogni 4 anni per 21 anni 120.000 donne e uomini adulti USA, sani e non obesi, per stabilire le relazioni tra cambiamenti di stile di vita e cambiamenti di pesoa. Risultati. In ciascun periodo di 4 anni i partecipanti sono aumentati in media di 1,1 kg, il che significa +5,5 kg in 20 anni. L’aumento di ogni porzione al giorno dei cibi elencati in Tabella 2 era associato con il cambiamento di peso ogni 4 anni indicato sulla stessa riga; lo stesso vale con i cambiamenti di stile di vita.

Quasi tutti i cibi considerati si associano in modo indipendente con dei cambiamenti di peso, con risultati simili per uomini e donne. Molti cambiamenti di peso possono sembrare modesti, ma sono indipendenti l’uno dall’altro e insieme possono dare variazioni di peso importanti in tempi piuttosto brevi. L’aumento del consumo di alcuni cibi (noci, frutta, cereali integrali, verdura) si associa a perdite di peso: l’apparente paradosso si spiega con il fatto che la loro introduzione sostituisce altri cibi meno favorevoli, il cui consumo in parallelo si riduce. L’effetto dello yogurt è una piacevole sorpresa, forse legata a utili modificazioni della flora batterica intestinale.

I cibi meno “trattati” pare proteggano dall’aumento di peso, al contrario dei più trattati: fritture industriali, grassi trans, bibite zuccherate/succhi, cereali raffinati, dolci. Questi risultati sfidano molte comuni convinzioni: che la frutta secca in guscio faccia ingrassare, che il latte scremato faccia ingrassare meno di quello intero…, e assesta un nuovo colpo al mito della carne, così radicato che neppure i ricercatori osano commentare il dato inequivocabile: mangiare più carne si associa ad aumento di peso. Commento conclusivo. Se si confrontano certe banali raccomandazioni per perder peso (“mangiare meno, fare più moto, cibi magri, bistecca e insalata…”) con le indicazioni innovative e molto specifiche di queste grandi ricerche, utilizzabili in interventi di comunità e in programmi individuali, si comprende che siamo a una svolta: c’è ancora molto da capire e ancor più da fare, ma in fondo al tunnel dell’epidemia mondiale di obesità si comincia a vedere la luce.

  1. DIMAGRIRE SENZA SFORZO E’ stupefacente come anche le piccole cose possano fare la differenza. Una buona strategia per cominciare una delle indicazioni di seguito date e attenervisi per un giorno. Poi individuatene un’altra e senza smettere di seguire la prima, applicate anche questa seconda. Quando riuscirete a rispettare le prime due regole senza più sforzo, aggiungetene una terza. Ricordate che i suggerimenti all’inizio dell’elenco, sono i più facili e danno risultati più rapidi!  Bere un bicchiere d’acqua appena svegli (meglio se purificata, in ogni caso NON del rubinetto). Questa abitudine attiva il metabolismo e i processi di depurazione.
  2. Fare un’abbondante colazione: frutta, pane integrale, burro e latte naturale (non pastorizzato, né omogeneizzato), yogurt naturale (senza frutta né zucchero),salmone selvaggio affumicato, carne bovina, tonno, sardine, uova, pomodori, peperoni, prezzemolo, carote, verdure di qualsiasi tipo (ma sempre biologiche), patate (con moderazione), vero tè in foglie, caffè con moderazione (e preparato con acqua pura), dolcificato con zucchero grezzo di canna, miele.
  3. Bere otto bicchieri di acqua purificata, quindi non del rubinetto, al giorno: è necessario liberarsi dalle tossine accumulate
  4. Camminare almeno 1 ora al giorno: rigorosamente all’aperto
  5. Non mangiare dopo le 18,00: cercate di fare del vostro meglio. La buona notizie è che prima potete anche ingozzarvi (seguendo le direttive qui riportate) ma se smettete di mangiare alle 18,00 dimagrirete comunque!
  6. Eliminare la candida: se siete sovrappeso è certo che soffriate di una infestazione da candida, probabilmente estesa a tutto il corpo. Riducendo la proliferazione di candida, riuscirete a perdere peso e mantenervi magri senza sforzo!
  7. Sottoporsi al lavaggio del colon: se siete sovrappeso, il vostro apparato digerente sarà lento e pigro. Se non scaricate 2 o 3 volte al giorno, l’intestino è intasato. Il lavaggio del colon accelera fortemente il metabolismo e permette di perdere fino a 5 kg di peso grazie alla sola eliminazione delle scorie. Esistono molti prodotti “coloncleanser” completamente naturali.
  8. Prendere olio di cocco vergine non raffinato: è un prodotto stupefacente che può avere grandi effetti benefici e facilitare il dimagrimento. L’olio che deve essere vergine e biologico rientra nella categoria dei prodotti “miracolosi”.- Basta prenderne un cucchiaio la mattina e uno nel tardo pomeriggio, per trenta giorni consecutivi ed ecco quello che potrebbe succedervi: la pressione alta diventa un problema del passato, i disturbi circolatori si risolvono, gli sbalzi d’umore svaniscono, la depressione si attenua, la stipsi smette di tormentarvi, i dolori articolari si riducono o scompaiono, il reflusso gastroesofageo e i bruciori di stomaco diminuiscono o si risolvono definitivamente. Ma c’è anche un effetto collaterale non trascurabile: se siete sovrappeso, dimagrirete!. L’olio ha un effetto straordinariamente positivo sull’organismo.
  9. Fare saune ad infrarossi: tali saune aumentano il metabolismo, riducono il livello di intossicazione, accelerano il dimagrimento e bruciano grasso. Dovrebbero essere un’abitudine quotidiana!
  10. Abbondare nel consumo di pompelmi biologici: sembra proprio che in questo frutto sia contenuto un enzima che brucia i grassi.
  11. Evitare aspartame e altri dolcificanti artificiali: l’aspartame, oltre ad essere una potente sostanza tossica, fa ingrassare. Tutti i dolcificanti artificiali, compresa la saccarina si devono evitare.
  12. Evitare glutammato monosodico: è un additivo neurotossico. Fa ingrassare, procura disturbi d’ogni tipo e condiziona negativamente l’umore favorendo la depressione. Induce dipendenza, come l’aspartame e aumenta l’appetito. Sfortunatamente la legge consente alle industrie alimentari di introdurlo nei cibi senza che il suo nome debba comparire in etichetta. Troverete decine di definizioni alternative (spezie, aromi artificiali, proteine vegetali idrolizzate, proteine idrolizzate, estratti di piante proteiche, sodio caseinato, proteine strutturate, avena idrolizzata,estratto di lievito etc) che di fatto significano esattamente la stessa cosa. Ecco perché si raccomandano alimenti biologici.
  13. Assumere enzimi digestivi (papaia, ananas o complessi fitoterapici): se siete sovrappeso è probabile che il vostro organismo non produca una sufficiente quantità di enzimi digestivi e che per questo ingrassiate e soffriate di gonfiore addominale, difficoltà digestive, stipsi.
  14. Evitare cibi e bevande dietetiche: le bibite diet sono state definite il nuovo crack perché inducono dipendenza fisica. Sicuramente fanno ingrassare. Vengono pubblicizzate perché generano assuefazione e hanno costi di produzione inferiori alle bibite tradizionali
  15. Non mangiare nei fast food: i cibi peggiori e con il contenuto più alto di ingredienti dannosi sono quelli dei fast food. Il cibo deve costare poco, indurre dipendenza, avere un aspetto attraente e farvi venire più appetito!
  16. Non usare sciroppo di mais ad alto tenore di fruttosio. Si tratta di un dolcificante che fa ingrassare e crea dipendenza. Negli alimenti biologici i dolcificanti utilizzati sono: miele, melassa, succo di mela, datteri, erba stevia, succo di canna da zucchero evaporato. Leggete le etichette e se trovate nomi impronunciabili lasciate lì!
  17. Non usate zucchero e farina bianchi. Lo zucchero bianco fa ingrassare e crea dipendenza (è comunque preferibile ai dolcificanti artificiali). Preferite i dolcificanti nominati al punto precedente. La farina bianca (che mischiata all’acqua forma una vera e propria colla) ostruisce l’apparato digerente, rallentando il metabolismo. Usate solo farina integrale biologica, non trattata e non privata delle fibra.
  18. Mangiate solo carni bovine, pollame e pesce biologico: una delle ragioni del sovrappeso è l’ormone della crescita contenuto nelle carni.
  19. Limitare i latticini: se volete consumare latte, formaggi, burro o altri latticini, assicuratevi che siano di produzione biologica, non pastorizzati né omogeneizzati, difficili da trovare. In alternativa potrete scegliere i latticini pastorizzati ma non omogeneizzati di origine biologica.. Se l’obiettivo è calare di peso, riducete comunque i latticini ed evitate nella maniera più assoluta quelli NON biologici perché l’ormone della crescita ostacolerebbe il dimagrimento.
  20. Depurare il fegato: se siete sovrappeso, il vostro fegato è ostruito. Molti i rimedi naturali per depurarlo.
  21. Mangiare un’insalata di verdure a pranzo e cena, PRIMA di consumare il resto del pasto.Per ridurre il tasso glicemico nel sangue, è utile un’insalata di cavolo cappuccio 2 volte al giorno. Conditela con olio extravergine d’oliva, succo di limone, aceto di mele biologico, sale marino integrale, pepe macinato e uno spicchio d’aglio.
  22. Usare il peperoncino: tutto ciò che è speziato e piccante accelera i processi metabolici e fa bruciare più rapidamente i grassi. Naturalmente bio.
  23. Bere qualche cucchiaio di aceto di mele: è fantastico per eliminare il grasso. Un paio di cucchiai prima dei pasti e vi sorprenderete di quanto vi stanno larghi gli abiti!
  24. Respirare a pieni polmoni: L’ossigeno brucia i grassi. La maggior parte della gente non respira abbastanza profondamente da stimolare il metabolismo e le capacità di bruciare i grassi. Ci sono tecniche di respirazione che s’imparano rapidamente in grado di aiutare il dimagrimento.
  25. Saltare: un tappeto elastico (rebounder) permette di rafforzare e stimolare simultaneamente ogni cellula del corpo. Saltarci sopra per una decina di minuti al giorno attiva il sistema linfatico e accelera il metabolismo. Molto efficace sia per star bene sia per dimagrire
  26. Mettere anelli magnetici: gli anelli magnetici da portare ai mignoli d’entrambe le mani mentre si dorme possono dare risultati sorprendenti.
  27. Sottoporsi ad un ciclo di 15 enteroclismi da eseguirsi nell’arco di un mese: Questo metodo pulisce il colon, facilitando l’assimilazione dei nutrienti. Riduce l’appetito e accelera il metabolismo oltre a favorire il processo digestivo, in modo che il cibo non si accumuli trasformandosi in grasso.
  28. Rafforzare i muscoli: i muscoli bruciano grassi. Potenzia doli con l’esercizio fisico, aumenterete il metabolismo. I metodi migliori sono: yoga, il pilates, il kung fu e la cara vecchia ginnastica!
  29. Digiunare: dovrebbe essere il primo rimedio, ma per la maggior parte delle persone è il più difficile. Attenersi ad una dieta liquida a base di succhi per tre settimane disintossica completamente l’organismo, pulisce le cellule e ristabilisce il peso naturale. E’uno dei metodi più rapidi ed efficaci per dimagrire e ripristinare un punto di partenza ottimale per non recuperare peso. Meglio farsi tenere sotto controllo da un medico.
  30. Trasgredire quando se ne ha voglia. Avete voglia di gelato, cioccolato, pizza, dolcetti vari? Non privatevene. Meglio mangiare qualcosa senza sentirsi in colpa che non mangiarla soffrendo. Se avete un debole per il gelato e i dolci, tenete presente che ne esistono di naturali, biologici. Facendo attenzione alle etichette potrete concedervi questi deliziosi strappi alla regola senza ingurgitare gli additivi e le sostanze chimiche che vi vanno davvero ingrassare.
  31. Ridurre o eliminare l’impulso a mangiare anche senza appetito: soprattutto se mangiate per compensazione emotiva!

Migliorare la salute mangiando

Nella relazione del Ministero della Salute sullo Stato Sanitario pubblicata nel 2011, il nostro Paese si colloca tra i primi in Europa per incremento della speranza di vita: 78,8 anni per gli uomini e 84,1 per le donne. Le malattie del sistema cardiocircolatorio e i tumori si confermano le principali cause di morbilità e mortalità, ma dal 1980 si è ridotta del 60% la mortalità per patologie cardiocircolatorie e dagli anni ’90 si osserva una riduzione dal 10 al 20% della mortalità per tumori. Modificando stili di vita e abitudini alimentari è possibile migliorare il nostro stato di salute.Di fatto possiamo ridurre l’incidenza di patologie cardiovascolari e tumorali, mantenendo uno stile di vita più attivo, riducendo l’eventuale sovrappeso, aumentando il consumo di pesce, frutta, verdure, legumi, semi e olio extra vergine d’oliva. Dobbiamo tuttavia limitare il consumo di carne rossa, insaccati e salumi, cibi conservati sotto sale o affumicati ed evitare l’assunzione di alimenti e bevande molto calde nonché cibi, tra cui cereali e frutta secca, contaminati da aflatossine. Basterebbe, in definitiva, assecondare parte dei suggerimenti dietetici della Dieta Mediterranea.


I risultati di una meta-analisi hanno infatti dimostrato come una stretta aderenza al profilo dietetico mediterraneo, misurabile tramite punteggio da 0 a 9 (massima aderenza), sia correlata a una minore incidenza di mortalità. Dall’analisi globale degli studi effettuati è emerso che un aumento di 2 punti nel punteggio di aderenza alla suddetta dieta determinava una riduzione del 9% della mortalità totale, del 9% della mortalità per malattie cardiovascolari, del 6% di incidenza e/o mortalità per malattie tumorali e del 13% di incidenza del morbo di Alzheimer e sindrome di Parkinson. Una conferma quindi dell’efficacia della Dieta Mediterranea nella prevenzione delle principali malattie cronicodegenerative.

I colori della salute

La nuova Dieta Mediterranea raccoglie importanti proposte salutistiche. Ai pasti principali, ad esempio, ci propone un consumo di frutta e verdura diversificato nella scelta dei colori. Ricerche scientifiche hanno dimostrato che alcune delle proprietà dei vegetali sono legate ai loro 5 colori noti come i “colori della salute”: il bianco, il blu-viola, il giallo-arancio, il rosso e il verde. A ogni colore si attribuiscono attività curative e protettive diverse, dovute alla presenza di nutrienti o di altri composti noti come “fitochimici”. Questi ultimi svolgono soprattutto un’azione protettiva antiossidante, ossia contrastano l’azione dei radicali liberi ritardando l’invecchiamento e l’insorgenza di malattie cardiocircolatorie e degenerative.
I principali antiossidanti presenti nei vegetali sono la vit.C (particolarmente presente nei kiwi), i carotenoidi (composti di colore giallo-arancione), il licopene (che conferisce il colore rosso a vegetali maturi quali pomodori, fragole, peperoni, angurie), i flavonoidi (composti di colore giallo), la vit.E e la clorofilla (presenti nei vegetali di colore verde).

I fitochimici, oltre alle attività anti-aging, sono in grado di sollecitare alcune attività fisiologiche. Le antocianine che colorano di blu e violetto frutti di bosco, prugne, uva nera e melanzane, migliorano la vista e rafforzano i capillari sanguigni. I carotenoidi, presenti nelle carote, albicocche, meloni, zucche ecc. potenziano il sistema immunitario, il meccanismo della visione, l’accrescimento corporeo e la salute della pelle. I composti solforati (isotiocianati) contenuti nei vegetali di colore bianco (aglio, cipolla, cavolo) facilitano l’eliminazione di sostanze cancerogene a livello cellulare.

Bere molta acqua

In accordo con le Linee Guida per una Sana Alimentazione Italiana, la Dieta Mediterranea Moderna consiglia di bere acqua in abbondanza. L’acqua è un nutriente essenziale per il
mantenimento della vita. La sua assunzione giornaliera di almeno 1 litro e mezzo facilita nel nostro organismo i processi digestivi e l’utilizzazione dei nutrienti, attiva i processi depurativi eliminando le scorie metaboliche, mantiene elastiche e compatte pelle e mucose, assicura la giusta consistenza del contenuto intestinale riducendo la stipsi.

In conformità ancora con le Linee Guida, la Dieta Mediterranea suggerisce di ridurre progressivamente l’uso del sale sia a tavola che in cucina, sostituendolo con erbe aromatiche (basilico, prezzemolo, rosmarino, salvia, menta, origano ecc.), aglio, cipolla e spezie. D’altronde, una riduzione di soli 3 g di sale al giorno (1 cucchiaino da tè raso) fa diminuire del 22% l’incidenza di ictus e del 16% l’incidenza di malattie coronariche. Una saggia condivisione quindi per prevenire ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari, osteoporosi, potenziando nello stesso tempo, grazie ai principi attivi delle erbe aromatiche, le proprietà digestive, diuretiche, antinfiammatorie e spasmolitiche.

La Dieta Mediterranea quando propone un insolito consumo giornaliero di 1-2 porzioni di frutta a guscio (noci, mandorle) o semi (lino, sesamo, girasole, zucca) ci fa tornare in mente alcuni degli ingredienti della “crema Budwig” presenti nella prima colazione Kousminiana. La dr.ssa Kousmine, nata agli inizi del 20° secolo, dedicò la sua vita alla ricerca di uno stile alimentare in grado di ridurre l’incidenza delle malattie degenerative.

La scienza rende oggi omaggio alla ricercatrice quando sostiene che i semi di lino, per il loro contenuto in omega 3 e lignani (fitoestrogeni) possono risultare utili nella prevenzione e terapia di alcune forme di tumore al seno, alla prostata e al colon.
Nello specifico, un recente studio tedesco confermerebbe che i semi di lino, grazie alle loro proprietà protettive e immunostimolanti sono in grado di contrastare lo sviluppo del tumore al seno migliorando le aspettative di vita. Un motivo in più quindi per arricchire la nostra dieta con nuove ricette mediterranee, associando, a seconda dei gusti, semi di lino con insalate, noci, legumi, minestre di verdura, torte, yogurt o cereali integrali per la prima colazione.

Dipende tutto da te

Se tieni duro e supererai le prime sei settimane, il resto della tua vita sarà sempre e solo in discesa, te lo posso confermare personalmente.
Ma…… devi essere tu e non io a convincerti ad iniziare questo cammino, io non posso e non voglio convincere nessuno, tutto quello che posso fare è condividere con te la mia esperienza, i miei risultati e le informazioni che in tutti questi ultimi anni ho raccolto. Oltre quattro anni passati a cercare informazioni scientifiche che hanno confermato e certificato quello che solo in teoria avevo scoperto, i benefici della dieta naturale.
Tutte le diete che puntano al solo risultato di perdere qualche chilo, sono inutili e pericolose. Non è solo il mio punto di vista, è un dato di fatto che sicuramente anche tu avrai già sperimentato.

Cosa fare dunque?

Eliminare o diminuire gradualmente i seguenti “alimenti”:

A. Fumo
B. Alcolici
C. Caffè e stimolanti
D. Integratori
E. Cibi spazzatura
F. Prodotti animali, carne e pesce
G. Dolci, zucchero
H. Latte
I. Formaggi
J. Uova
K. Farine bianche raffinate come pasta e pane
L. Sale
M. Prodotti contenente glutine

Contemporaneamente aumentare la quantità di:
  • Frutta (l’alimento più importante) s Verdura e ortaggi
  • Frutta essiccata come datteri, fichi, ecc, (possibilmente bio e senza sostanze chimiche aggiunte) s Semi e noci s Legumi s Germogli s Cereali integrali
Dopo sei settimane di transizione verso un’alimentazione fisiologicamente adatta all’uomo, noterai man mano che procederai, un miglioramento fisico e mentale sempre più profondi.

Attenzione alla frutta

La frutta è l’alimento principe, l’unico veramente indispensabile al nostro organismo, ma va mangiata sempre prima o lontano dai pasti.
Questo è importante per evitare gonfiori o fermentazioni, almeno finché non avrai eliminato tutti i cibi dannosi.
Non preoccuparti del grasso di troppo perché il tuo fisico si assesterà sul tuo peso fisiologico, non avere fretta, ricordati che questa non è una semplice dieta dimagrante, è la naturale alimentazione dell’essere umano.

La conoscenza ci rende liberi e sani

In questo mini ebook non ho lo spazio sufficiente per esporre tutto quello che vorrei. Comunque il contenuto di questo ebook dovrebbe essere sufficiente per aiutarti ad iniziare a migliorare la tua alimentazione, a farti perdere peso in modo sano e naturale, o almeno ad averti incuriosito.
Adesso sai che le centinaia di diete dimagranti, magari ben confezionate oggi in vendita, non servono a nulla, anzi spesso sono pericolose.

La verità è sempre solo una, che piaccia o no

Esiste solo un’alimentazione che può mantenerci in salute e quindi con il giusto peso.
Questa alimentazione fisiologica che io definisco Dieta Naturale non è in vendita, nessuno ci può guadagnare e per questo pochi hanno la volontà di diffonderla.