lunedì 4 agosto 2014

I costi della Politica...



di Fabio Pavesi, 27 lug 2014

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Palazzo di Montecitorio (Camera dei Deputati)

Facile, molto facile rinunciare a 50 milioni di euro l'anno di dotazione dello Stato, se hai in cassa un tesoretto di oltre 360 milioni. Visto così il sacrificio imposto dalla presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, appare più che altro un gesto simbolico. Apprezzabile certo, dato che nessun presidente l'aveva mai fatto finora, ma non è certo quella rivoluzione copernicana di ritorno alla sobrietà della politica tanta enfaticamente sbandierata.

La Camera con la rinuncia ai 50 milioni avrà d'ora in avanti a disposizione una dotazione dallo Stato di "soli" 943 milioni con cui far quadrare i conti. Ma si dimentica che il bilancio del 2014 appena approvato parte con un fondo cassa di avanzi d'amministrazione cumulati negli anni pari per quest'anno a 368 milioni. Da dove arriva questo enorme tesoretto? Sono gli avanzi di gestione accumulati nel tempo, dato che a fronte di 993 milioni che ogni anno lo Stato riversava a Montecitorio, la Camera evidentemente riusciva a fare economie. Cioè a cumulare avanzi.


Gli "utili" della Camera

Un paradosso. Un'istituzione pubblica che riesci a fare profitti, come fosse un'impresa privata. A nessuno è mai venuto in monte che se per il funzionamento di Montecitorio si riusciva a fare "utili", allora si poteva diminuire quella corposa dotazione di quasi un miliardo che per decenni è stata assicurata alla Camera. Si poteva cioè rinunciare a quei 50 milioni tanto tempo fa, senza alcuna ripercussioni sul funzionamento della Camera bassa del Parlamento. L'ha fatto finalmente la Boldrini. Meritorio certo, ma sotto questa luce la rinuncia non appare una dieta ferrea. 

Di dieta del resto difficile parlare. Appena si toccano o si tenta di toccare le retribuzioni dei ben pagati dipendenti o dei parlamentari ecco la protesta di piazza, come si è visto nei giorni scorsi.



Montecitorio costerà oltre un miliardo anche quest'anno

Il fatto inequivocabile è che anche quest'anno, nonostante la spending review, Montecitorio continuerà a costare caro. Il bilancio 2014 prevede infatti una spesa a quota 1,037 miliardi. Rispetto al bilancio preventivo del 2013 il risparmio sarà di pochi milioni appena l'1,68% in meno. Ma il consuntivo 2013 si è chiuso con una spesa effettiva di 1,032 miliardi. Insomma tagli non se ne vedono affatto. Ma non è finita qui. Dai bilanci 2014-2016 emerge che Montecitorio continuerà a spendere oltre un miliardo l'anno fino a tutto il 2016.


Del resto non è affatto facile intervenire sul corpaccione ricco e e stratificato di privilegi che da sempre è Montecitorio. Di quel miliardo di costi annui ben l'80% è "intoccabile". Solo gli stipendi del personale si porteranno via quest'anno 285 milioni di euro. I dipendenti in pensione costano altri 234 milioni. E siamo oltre il mezzo miliardo. Poi tra stipendi degli onorevoli e pensioni degli ex onorevoli, più contributi ai gruppi parlamentari si cumulano 303 milioni. Siamo a quota 800 milioni su un bilancio di un miliardo. E non si può certo dire che le retribuzioni dei dipendenti siano sofferenti. I dipendenti della Camera sono poco più di 1.400, protetti da 11 sigle sindacali, (ognuna rappresenta poco più di 100 persone) e si spartiscono una torta retributiva che nel 2013 è stata di 270 milioni. 
Ciascuno di loro dal commesso al barbiere, al documentarista, fino al segretario generale di Montecitorio costa ai contribuenti 181mila euro l'anno.

Carriere automatiche, lavoro sicuro e incrementi copiosi anno su anno. 
Un segretario di Montecitorio parte da 34mila euro l'anno appena assunto e giunge a 156mila euro a fine carriera. Un operaio parte da 30mila e arriva a 136mila euro, mentre un consigliere parte da 64mila euro e dopo 40 anni gode di uno stipendio di 358mila euro. Ecco perché la protesta dei lavoratori di Montecitorio all'annuncio di Boldrini di un tetto a 240 mila euro l'anno appare surreale, figlia di mero corporativismo.

Non se la passano male da sempre neanche i 630 deputati e gli ex deputati che costano in remunerazioni e pensioni oltre 270 milioni di euro.

La rivoluzione copernicana di una politica più sobria e vicina al Paese reale è tutta ancora da compiere. 

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