Da IlSole24Ore
Rosetta a un passo dalla cometa a forma di «papera di gomma»
di Leopoldo Benacchio, 6 ago 2014
Una missione spaziale che ha dell'incredibile, centrare un corpo di roccia e ghiaccio di soli 4 chilometri dopo un viaggio complicatissimo che di chilometri ne ha macinati miliardi. Eppure c'è riuscita, partita nel 2004, dopo aver preso velocità nel 2005 usando la Terra come fionda che gli ha dato una spinta grazie alla gravitazione sfruttata in modo opportuno, una manovra incredibilmente astuta scoperta nel secolo scorso da un grande italiano, Giuseppe Colombo, se ne è andata verso il suo obiettivo.
Nel 2007 è stata la volta di Marte a essere sfruttato per la stessa opportunistica manovra, e via negli spazi siderali con rinnovata energia per una visita, nel 2010, con il grande asteroide Lutetia, di cui ha mandato immagini strepitose.
Ma la cometa era ancora lontana, molto lontana e nello spazio non si può proprio andare in linea retta, come noi facciamo quando siamo in autostrada.
E allora dal 2011 fino all'inizio di quest'anno Rosetta è stata messa in ibernazione, praticamente spenta per risparmiare energia, salvo il minimo indispensabile di apparecchiature per rimetterla nello stato di veglia.
Tutto bene e ora si trova a un centinaio di chilometri dalla 67P/Churyumov-Gerasimenko e mercoledì alle 11.45 ora italiana stabilirà, con una complessa manovra, il contatto fra cometa e sonda.
Rosetta le andrà attorno per varie settimane in una curiosa orbita prima triangolare e poi a spirale, per studiare il punto preciso dove far atterrare, su questa roccia ghiacciata di 4 chilometri, immaginiamoci il Monte Bianco, la sonda Philae. Questo è un piccolo mezzo che tenterà, per la prima volta, di sbarcare sulla cometa per studiarla direttamente in sito. Manovra delicatissima, mai tentata e difficile: la gravità della cometa è bassissima, causa la sua modesta massa, e Philae dovrà ancorarsi e soprattutto sperare di non rimbalzare. Insomma come buttare una pallina da ping pong su un tavolo in modo che non rimbalzi e si fermi. Difficile prprio.
Punto chiave saranno le comunicazioni, tutto avviene a oltre 400 milioni di chilometri dalla Terra un segnale radio mette una ventina di minuti per arrivare e comunque la potenza in gioco in campo spaziale è veramente bassa, -290 dB per chi è del mestiere ben più debole del miliardesimo di miliardesimo di Watt per chi non lo è. La sonda quindi deve fare molto da sola, troppo lungo il tempo per comunicare. Gli strumenti anche sono programmati per tempo, e abbiamo una forte e veramente qualificata presenza italiana in strumentazione chiave per lo studio delle comete. Virtis, lo spettrometro che ci dirà di cosa è fatta e tanto altro e che già ha misurato la "febbre" alla cometa, trovandola stranamente calda, sui 70 gradi sotto lo zero, un incubo per noi, ma un segnale che la cometa ha meno ghiaccio del previsto.
L'Istituto di Astrofisica Spaziale di Frascati è l'artefice mentre l'Università di Padova, che già sviluppò la camera fotografica per la missione europea Giotto, la prima che ci diede la fotografia di quel brutto bruco polveroso che è il nucleo di una cometa, ha sviluppato elementi chiave della sistema di ripresa ottica della cometa che già ci hanno regalato immagini nitidissime. Dulcis in fundo la coda della cometa, composta di impalpabili grani di polvere cosmica che riflettono la luce del Sole come tanti catarifrangenti, saranno pesati, avete letto bene : pesati, da una bilancia da favola, GIADA, sviluppata dall'Università Parthenope di Napoli che apprezza il miliardesimo di grammo. Tutto finanziato dalla nostra Agenzia Spaziale Italiana, ASI.
Ci sveleranno, assieme agli altri strumenti, come è fatta questa buffa cometa, la cui forma ricorda quella di una papera di gomma che si usa per far giocare i bimbi durante il bagno. Lì dentro, dentro a quell'ammassi di ghiaccio, sono nascosti i segreti dell'origine del nostro sistema solare. E nostra. Un momento storico.
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