di Chiara Di Cristofaro, 4 ago 2014
Dalla demonizzazione alla beatificazione.
È questo è quello che è successo ai
videogame per il mondo della ricerca psicologica?
Purtroppo pare di sì, almeno
in parte. Sperando che questo porti a un maggiore equilibrio nelle valutazioni.
Se infatti per decenni non abbiamo fatto che leggere dell'impatto negativo che i
videogiochi potevano avere sulla crescita, sullo sviluppo, sulla concentrazione,
sulla propensione alla violenza dei bambini, da un po' di tempo non è difficile
trovare studi e ricerche sui benefici e sui vantaggi che possono offrire.
L'ultima, in ordine di tempo , è della Oxford University e sostiene che
giocare ai videogiochi ogni giorno per un tempo limitato (meno di un'ora) può
avere un impatto positivo sullo sviluppo. Le cose cambiano, però se si va oltre
le tre ore: in questo caso il livello di soddisfazione generale è decisamente
inferiore. La ricerca è stata condotta su 5mila ragazzi tra i 10 e i 15 anni.
Tra di loro,il 75% ha dichiarato di giocare ogni giorno. I risultati hanno
mostrato, in particolare, che chi gioca ogni giorno per un'ora al massimo
registra livelli di soddisfazione complessiva maggiore rispetto alla propria
vita, i migliori livelli di interazioni sociali positive, ha meno problemi di
tipo e motivo e di iperattività. Il malessere maggiore, invece, si registra nel
gruppo che ha dichiarato di giocare oltre tre ore al giorno. Videogiochi sì,
quindi, ma con qualche regola.
Di recente, era stato un'articolo pubblicato
sul sito dell'Apa, l'American Psychological Association, che aveva riportato una
ricerca molto interessante e innovativa condotta dalla Radboud Univeristy:
giocare ai videogame, inclusi gli "sparattutto", secondo gli studiosi può
favorire l'apprendimento e lo sviluppo di capacità sociali. Senza negare
l'esistenza di possibili effetti negativi che possono emergere dall'utilizzo dei
videogiochi, inclusa la dipendenza, gli autori sottolineano la necessità di una
"prospettiva più bilanciata". Secondo recenti studi, infatti, i videogiochi
contribuiscono allo sviluppo di una serie di capacità cognitive importanti
come la navigazione spaziale, il ragionamento, la memoria, la percezione e il
problem-solving.
Ma non sono solo le capacità cognitive a trarne beneficio:
un gioco semplice e poco impegnativo come Angry Birds, per esempio, può
migliorare l'umore, favorire il rilassamento e avere effetti positivi
sull'ansia. In più, gli autori suggeriscono che giocare potrebbe essere utile
per aumentare la resilienza personale: imparando a gestire la frustrazione dei
cointnui fallimenti in cui in qualsiasi videogioco si va incontro, i ragazzi
possono apprendere strategie di reazione che useranno poi nella vita
quotidiana.
La ricerca si chiude con un appello: continuare a condurre studi,
senza pregiudizi e preconcetti, che vadano aldilà del "fanno bene" o "fanno
male" ma che diano davvero un contributo alla ricerca sugli effetti di un
fenomeno che, tanto per dire, riguarda il 97% degli adolescenti
americani.
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