La Confcommercio: l’economia sommersa equivale
al 17,3% del prodotto lordo
Di Luigi Grassia, 29 lug 2014
Carlo Sangalli, presidente della
Confcommercio
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L’ufficio studi della Confcommercio alza al 53,2% la valutazione della
pressione fiscale sul Pil, cioè (in parole povere) del totale delle tasse pagate
rispetto al reddito complessivo annuale del Paese.
A questo punto è dubbio che
l’Italia sia ancora classificabile come un Paese a economia di mercato; al
massimo siamo un ibrido, in cui il mercato esiste (a fatica) ma lo Stato e gli
altri enti pubblici intercettano ogni anno più della metà di quanto viene
prodotto.
Con questo 53,2% l’Italia si piazza al primo posto della classifica Ocse per
il carico fiscale (l’Ocse è l’organizzazione dei Paesi più avanzati a economia
di mercato).
La Confcommercio nota che le statistiche ufficiali sono meno severe
e dicono che in Italia il rapporto tasse/Pil è del 44,1%, però tenendo conto che
c’è un settore «sommerso» che corrisponde al 17,3% del Pil si sale al
53,2%.
Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli dice che «per liberare le
ingenti risorse necessarie per far ripartire l’economia bisogna realizzare
subito una poderosa operazione: meno tasse e meno spesa pubblica, più riforme e
più lavoro. Tagliare le tasse per favorire la crescita è un passaggio
ineludibile».
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