lunedì 4 agosto 2014

Riflessioni di Alberoni sulla vicenda dei marò trattenuti in India...


Siamo un Paese debole e vessato che cede alla Ue e all'India. 
Siamo vicini alla rivoluzione

Cose del passato mi direte, di un'epoca coloniale ormai scomparsa. 
Ma immaginiamo che oggi gli italiani prelevino da una nave statunitense due marines e vogliano processarli per terrorismo. 
Il governo americano ci imporrebbe il loro immediato rilascio. 
E lo stesso accadrebbe con soldati russi, cinesi o indiani. 
Quello che consente all'India di tener prigionieri i nostri marò, di trasferirli da un parte all'altra, di rinviare capricciosamente le date del processo è il fatto di essere una grande potenza rispetto a cui noi siamo una nazioncina tremebonda che non conta nulla e che nessuno ha interesse a difendere. 

Infatti anche l'Onu ci ha risposto di cavarcela da soli. 
L'unica entità che secondo alcuni dovrebbe intervenire è l'Unione Europea. Ma è un'illusione pensarlo.

L'Unione Europea non ha uno Stato, non ha un governo, non ha una politica economica, una politica estera, un esercito. Non può stampare moneta, porre dazi, stabilire quote di immigrazione, non ha nemmeno una polizia di frontiera. Cioè non è una grande potenza in condizione di dialogare sullo stesso piano con le altre. 

Qualcosa a nostro favore potrebbero farlo nazioni come l'Inghilterra, la Francia e la Germania, ma, al di là delle parole di facciata, non gliene importa nulla. 
In Europa l'Italia si trova in una posizione di assoluta subalternità, è sempre sotto accusa, deve continuamente rendere conto di tutto ciò che fa. 
È l'ultima della classe. 
E questo ci rende incerti, timorosi, maldestri. 
L'India aveva astutamente trovato il modo di rispedirci i due marò in Italia, ma noi, troppo paurosi, glieli abbiamo mandati indietro.

Il caso dei marò è solo un esempio dello stato confusionale in cui si trova oggi l'Italia. 
In tutti i campi. 
Ed è innaturale che continui così. Tanto in fisica, quanto in biologia o nei sistemi sociali, quando il disordine supera una certa soglia critica avviene sempre una reazione imprevedibile che spazza via l'antico incapace di rinnovarsi e ricostituisce l'ordine sociale su nuove basi. 

 Noi siamo molto vicini a questo momento.

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