Da IlGiornale
Non andate a ripetizione dalla televisione
La cultura si veicola solo coi libri.
Il piccolo schermo non insegna.
di Francesco Alberoni, 21 lug 2014
Quando ero a Catania c'era un programma di formazione detto delle 150 ore ed
io venivo spesso chiamato a tenere conferenze nei paesi circostanti, ad
Acireale, Giarre e Riposto, con un pubblico popolare che amava la cultura e
voleva sapere.
Oggi la cultura viene erogata dalla televisione che, con centinaia di canali,
ti dà infinite cose interessanti, ma crea un rapporto totalmente diverso
rispetto a quello che aveva il conferenziere che parla a te personalmente, a cui
tu fai domande, con cui hai un rapporto umano che poi ricorderai per anni.
La
televisione mostra, racconta, diverte, emoziona, informa; ma non insegna.
Per
insegnare ci vogliono due cose apparentemente opposte.
La prima è l'autorità, il
prestigio, il credito personale dell'insegnante.
Il rapporto fra maestro e
allievo è squilibrato.
Uno sa più dell'altro e questa superiorità gli viene
riconosciuta nel rapporto faccia a faccia.
L'altro elemento è la possibilità di chiedere chiarimenti, di far ripetere e
di dissentire. In televisione queste condizioni mancano entrambe.
Nel dibattito
televisivo tutti quelli che discutono sullo schermo hanno la stessa
autorevolezza, possono avere tutti ragione.
Tu, partecipando da casa, ti
consideri uno di loro, ma la tua è una illusione di appartenenza, in realtà sei
fuori, non puoi parlare, non conti nulla.
E se non conti nulla, se non puoi
obbiettare, dire la tua, non puoi nemmeno imparare.
Non puoi imparare nemmeno
quando c'è uno che insegna come fa Daverio in Passepartout.
Perché corre veloce
sui quadri, sui monumenti, ma non ti chiede se hai capito, non puoi chiedergli
di ripetere ciò che ti interessa. E così non ricordi niente.
Perché invece il libro insegna? Perché lo leggi e ritorni sul letto,
sottolinei, scrivi una critica, prendi appunti, pieghi una pagina e tutto questo
resta sul testo, che diventa così un libro vissuto, riscritto, commentato,
corretto da te.
Per questo impari, perché la lettura è un dialogo, un dibattito
che puoi riprendere in seguito insistendo sulla tua tesi o cambiando idea.
Impari perché il libro è un pensiero che elaborate insieme tu e l'autore. Invece
davanti alla tv sei solo uno spettatore.
La cultura si veicola solo coi libri.
Il piccolo schermo non insegna.
di Francesco Alberoni, 21 lug 2014
Quando ero a Catania c'era un programma di formazione detto delle 150 ore ed
io venivo spesso chiamato a tenere conferenze nei paesi circostanti, ad
Acireale, Giarre e Riposto, con un pubblico popolare che amava la cultura e
voleva sapere.
Oggi la cultura viene erogata dalla televisione che, con centinaia di canali,
ti dà infinite cose interessanti, ma crea un rapporto totalmente diverso
rispetto a quello che aveva il conferenziere che parla a te personalmente, a cui
tu fai domande, con cui hai un rapporto umano che poi ricorderai per anni.
La
televisione mostra, racconta, diverte, emoziona, informa; ma non insegna.
Per
insegnare ci vogliono due cose apparentemente opposte.
La prima è l'autorità, il
prestigio, il credito personale dell'insegnante.
Il rapporto fra maestro e
allievo è squilibrato.
Uno sa più dell'altro e questa superiorità gli viene
riconosciuta nel rapporto faccia a faccia.
L'altro elemento è la possibilità di chiedere chiarimenti, di far ripetere e
di dissentire. In televisione queste condizioni mancano entrambe.
Nel dibattito
televisivo tutti quelli che discutono sullo schermo hanno la stessa
autorevolezza, possono avere tutti ragione.
Tu, partecipando da casa, ti
consideri uno di loro, ma la tua è una illusione di appartenenza, in realtà sei
fuori, non puoi parlare, non conti nulla.
E se non conti nulla, se non puoi
obbiettare, dire la tua, non puoi nemmeno imparare.
Non puoi imparare nemmeno
quando c'è uno che insegna come fa Daverio in Passepartout.
Perché corre veloce
sui quadri, sui monumenti, ma non ti chiede se hai capito, non puoi chiedergli
di ripetere ciò che ti interessa. E così non ricordi niente.
Perché invece il libro insegna? Perché lo leggi e ritorni sul letto,
sottolinei, scrivi una critica, prendi appunti, pieghi una pagina e tutto questo
resta sul testo, che diventa così un libro vissuto, riscritto, commentato,
corretto da te.
Per questo impari, perché la lettura è un dialogo, un dibattito
che puoi riprendere in seguito insistendo sulla tua tesi o cambiando idea.
Impari perché il libro è un pensiero che elaborate insieme tu e l'autore. Invece
davanti alla tv sei solo uno spettatore.
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