Perché Emma è stata sconfitta all'Eurovision 2014?
Alcune considerazioni a caldo sulla partecipazione della cantante salentina al grande evento di Copenhagen per capire cosa ha funzionato e cosa invece no
di Alessandro Alicandri, 12 mag 2014
"Quest'anno Emma parte alla conquista dell'Europa".
Con queste parole
lo spot Rai annunciava la partecipazione dell'artista all'Eurovision Song
Contest 2014 di Copenaghen che si è concluso il 10 maggio con
un 21esimo posto che ha fatto storcere il naso a molti.
"Il peggior risultato di sempre", hanno scritto. Oggi quella sconfitta (che
c'è e non va negata) è nelle mani di Emma, una cantante bersagliata dalla
critica e sbeffeggiata volentieri da chi non la ama.
Dovrebbe vincere il premio
"Sono un bersaglio umano", ma non bisogna nemmeno nascondersi dietro un dito.
Non ci sono solo gli invidiosi e i maligni, ma anche chi la pensa diversamente e
potrebbe non avere torto.
Per questo abbiamo deciso di analizzare qual è il motivo per cui Emma Marrone
non è arrivata in Top 10, come di solito accade quasi di diritto ai cantanti
italiani che partecipano all'Eurovision.
Dalle sconfitte c'è molto più da
imparare rispetto alle vittorie. Sono quelle le esperienze in cui non bisogna
mistificare, bisogna accettare le cose come stanno per poi tornare in gioco
ancora più forti di prima.
Ci siamo fatti aiutare da un patrimonio enorme nato con questa gara, la cui
ultima edizione ha ricevuto moltissima attenzione da parte della stampa:
l'opinione del pubblico straniero nei confronti di Emma sul web e sui social
network. Ci siamo presi alcune ore per leggere tutti i commenti. Su una cosa c'è
comune accordo: "La mia città" era assolutamente una traccia perfetta per
la gara.
È piaciuta, è piaciuta moltissimo, abbiamo visto poche perplessità di fronte
al pezzo: energico, rock, con un sound europeo e vicino a quegli Anni 90 che in
qualche modo l'Eurovision celebra con i suoi artisti. Unico neo, ha un testo che
offre pochi "ami" per un pubblico che non conosce l'italiano.
Per alcuni critici musicali vicini all'Eurovision, l'utilizzo di parole come
"treno", "egocentrismo", "parcheggiare" non ha restituito il senso di musicalità
come di solito la nostra lingua parlata e cantata è in grado di fare. Poi c'è
chi pensa che il rappresentante italiano avrebbe dovuto portare un brano in
inglese, ma questo è un discorso più lungo e complesso. La decisione di inserire
solo un triplo "I Want You" ha perso molto significato perché l'inserto era solo
sul finale.
Secondo la maggior parte dei commentatori, il problema è stato la
performance. Vi scrive una di quelle persone che di esibizioni dal vivo
di Emma ne ha viste davvero tante. È stata la volta in cui forse l'ho sentita
cantare peggio. E questa mia sensazione sul brano era condivisa da molti
commentatori sul campo.
Era molto stanca, provata dalla gara e la sua performance finale non è stata
degna del suo nome. Tra l'altro chi la segue la conosce come una ragazza che non
ha una voce fragile; lei stessa in più occasioni si è definita "muscolosa" e
"resistente alle pressioni". Forse questa pressione è stata più grande di lei. I
suoi occhi spaventati dicevano esattamente questo.
Ma parliamo del look e dell'atmosfera che la circondava. Di certo non è
questo il luogo dove discutere su come era vestita, ma i codici comunicativi che
trasparivano dalla performance erano chiari: dinamismo e sensualità. "Ho portato
sul palco quello che sono, riassunto in tre minuti", ha raccontato in molte
interviste. Eppure Emma rispecchia un modello di femminilità che non è quello di
Jennifer Lopez o, per fare un esempio europeo, Alexandra Stan.
Emma non nasce come artista che piace agli uomini per motivi estetici, ma
come donna che piace alle donne e che con esse ha un viscerale meccanismo di
identificazione. Non è la prima volta che la vediamo in minigonna, ma è certo
che il suo dna rock e il suo essere caratterialmente sportiva, ha reso (per
esempio nel suo ultimo tour) molto più sensuale il suo esordio in "tutina
aderente" e anfibi, piuttosto che con un abito prezioso e sexy.
Non ci sembrava totalmente a suo agio sul palco danese, anche perché la sua
natura provocatrice non è gratuita come quella di Miley Cyrus, ma si esprime
attraverso le parole e l'atteggiamento ruvido sul palco. L'organizzazione dello
show ha reso tutta la parte "visiva" troppo poco naturale. Emma, chi la conosce
bene lo sa, è sinonimo di spontaneità e quei tacchi, l'abito, i movimenti non le
erano del tutto affini.
Al di là delle ragioni che possono essere più o meno soggettive, è abbastanza
evidente che l'esibizione ha penalizzato il brano e le condizioni di salute di
Emma hanno affievolito gli entusiasmi negli addetti ai lavori e in gran parte
del pubblico. Se si vuole osare, bisogna divertirsi. Ed Emma non sembrava
affatto divertita. Un peccato, perché alle prove, la sensazione era abbastanza
diversa.
Anche nella conferenza stampa che ha anticipato la finale, nei pochi minuti a
disposizione, Emma ha ribadito la sua stanchezza, mostrando il fianco ai
critici. La pressione della stampa sugli artisti che arrivano in finale è uguale
per tutti ma c'è chi si fa schiacciare e chi riesce a dominarla. Tutto il
contorno ha probabilmente avuto conseguenze sulla performance, che ha portato
solo 31 punti a suo favore, quasi 7 volte in meno rispetto alla vincitrice. E
poi c'è l'inglese.
In queste ore molti stanno usando parole, video e immagini ironiche, virali e
molto dure verso la sua conoscenza della lingua straniera. D'altronde anche
Marco Mengoni nel 2013 non era un asso dell'inglese, anche se ha preso
con molta più serenità la sua "mancanza", mentre Raphael Gualazzi aveva
ottime capacità di comprensione e ha risposto seppur a modo suo alle domande dei
giornalisti. Nina Zilli in questo senso era davvero più che pronta,
presentandosi in sala stampa molto preparata e coinvolgente.
Non c'è scritto da nessuna parte che bisogna conoscere perfettamente la
lingua per vincere, visto che è sul palco che si misura la bravura di un
artista. Ma quando la stampa di mezza Europa ha gli occhi puntati su di te, non
farsi trovare impreparati è fondamentale e essere brillanti ti pone in una
condizione di forte vantaggio. Conchita Wurst, austriaca con un ottimo
inglese, ne è stata la dimostrazione più evidente.
Attendiamo le sue prossime mosse, a partire dal suo "Schiena Limited Edition
Tour" di luglio, per ritrovarla in forma, con l'entusiamo e il sorriso che non
l'hanno mai abbandonata nemmeno nei momenti più bui. Come dicevano il 99 per
cento delle persone che scrivevano sotto i video che la riguardavano
all'Eurovision (detrattori e nuovi fan europei, perché noi italiani dobbiamo
sempre dividere e mai unire): "Good Luck, Emma".
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