lunedì 12 maggio 2014

Focus su Poste Italiane

Da Panorama

Poste Italiane, tra buoni fruttiferi, polizze e privatizzazione

di Andrea Telara, 12 mag 2014

Che sia a settembre, a ottobre oppure appena prima dell'inverno, poco importa. 
Qualunque sarà la data prescelta, il destino del gruppo Poste Italiane è sicuramente rappresentato dallo sbarco in borsa, con una privatizzazione che giunge dopo il cambio della guardia ai vertici: il governo Renzi ha infatti nominato da poco come nuovo amministratore delegato Francesco Caio, succeduto a Massimo Sarmi.


Prima di debuttare a Piazza Affari, le Poste stanno premendo sull'acceleratore del business che le caratterizzano ormai da circa un decennio: la vendita di prodotti finanziari, che ha scalfito completamente il recapito della corrispondenza nel ruolo di principale attività societaria. Facendo una radiografia del gruppo Poste Italiane, si scopre infatti una potenza di fuoco del settore del risparmio gestito, capace di vendere decine di prodotti d'investimento diversi, dai buoni fruttiferi alle polizze sulla vita, dai conti correnti ai fondi comuni sino ai piani pensionistici integrativi. Ecco una panoramica di cosa offrono gli sportelli della prossima matricola di borsa.


I prodotti meno costosi, e probabilmente più adatti a chi mastica poco di finanza e non vuole rischiare i soldi, restano i vecchi Buoni Fruttiferi Postali (Bfp), collocati dagli uffici delle Poste ma emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti e garantiti dallo Stato. Si tratta di strumenti d'investimento che offrono un duplice vantaggio: non sono soggetti a commissioni (né di gestione né di sottoscrizione) e hanno conservato un prelievo fiscale del 12,5% sugli interessi maturati, lo stesso dei titoli di stato, contro la tassazione del 26% che da luglio graverà invece sugli altri prodotti finanziari. Attualmente, ci sono in collocamento 9 tipologie di Bfp, che assicurano rendimenti non proprio stellari. Si parte da un risicato 0,1% lordo all'anno ma si può arrivare fino al 4% se si tiene il capitale investito per molto tempo, cioè per circa un ventennio. Le somme di denaro sono sempre e comunque liquidabili, senza rischi di perdite di denaro.

IL BANCOPOSTA RENDE L'1,75%

Fino al prossimo 30 giugno, i nuovi clienti che aprono un conto corrente online (il BancoPosta Click) ottengono una remunerazione sulle giacenze dell'1,75% lordo annuo (1,3-1,4% netto). Per le principali operazioni (come i bonifici, l'estratto conto o la domiciliazione delle bollette) il conto BancoPosta Click è privo di commissioni. Sono invece a pagamento i bollettini postali versati con il canale online (1 euro), le ricariche della carta prepagata PostePay (1 euro ciascuna) e la quota annuale della carta di credito (24 euro circa).

POLIZZE E FONDI

Il business più fruttuoso per il gruppo Poste Italiane è però rappresentato oggi dal collocamento di fondi di investimento e di polizze sulla vita, che possono contare anche su un nuovo canale distributivo: quello dei promotori finanziari. Dallo scorso anno, infatti, la società ha iniziato il reclutamento di professionisti iscritti all'albo dei promotori, che possono proporre i prodotti finanziari della società anche al di fuori dei tradizionali sportelli (si tratta di una svolta quasi epocale per il gruppo). La controllata Poste Vita, specializzata nella vendita di polizze con finalità d'investimento, è già oggi una vera e propria gallina dalle uova d'oro, con un fatturato di oltre 16 miliardi di euro (più del 60% di tutto il gruppo). Molto articolata è anche l'offerta di fondi comuni, attraverso la divisione Bancoposta Fondi che, in questo momento, sta collocando una decina di prodotti diversi (monetari obbligazionari, azionari, flessibili e bilanciati).

BOND FIRMATI UNICREDIT

Infine, nell'offerta finanziaria del gruppo non mancano neppure le obbligazioni, presenti però in misura minore rispetto agli anni passati. Fino al prossimo 23 luglio, per esempio, le Poste collocheranno un bond emesso da Unicredit, con scadenza a 6 anni e rendimento fisso del 3,3% lordo nei primi 12 mesi e del 2,1% lordo dal secondo anno in poi. Nel complesso, l'interesse medio garantito dal titolo è del 2,3% lordo delle tasse, corrispondente all'1,7-1,8% netto circa. Si tratta di un livello molto vicino a quello di un Btp di uguale durata, cioè con scadenza nel 2020 che, ai prezzi attuali, rende l' 1,5-1,6% netto circa all'anno.

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Da gennaio i costi del conto aumentano. 
Ma c'è modo di aggirarli, aprendo un deposito online o utilizzando 3 tipi di servizi: l'accredito dello stipendio, la domiciliazione delle bollette e la credit card

di Andrea Telara, 2 nov 2012

Cattive notizie per i titolari del BancoPosta, il conto corrente di Poste Italiane posseduto da circa 5 milioni di nostri connazionali. Da gennaio prossimo, le tariffe a carico dei correntisti subiranno un rincaro notevole: il canone annuo del conto salirà di quasi il 60%, da 30,99 a 48 euro, mentre il costo dei bonifici effettuati negli uffici postali crescerà del 40%, da 2,5 a 3,5 euro. Anche sul libretto degli assegni, sinora gratuito, arriverà un nuovo balzello di 3 euro. Fanno eccezione soltanto le carte Postamat, il bancomat delle Poste, il cui canone verrà completamente azzerato, dai 10 euro attuali.

LE PROTESTE DEI CONSUMATORI.

“I rincari in vista  graveranno sulla parte più debole del paese”, hanno subito commentato le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori, evidenziando come il BancoPosta sia un prodotto di massa, molto popolare tra i risparmiatori con un reddito medio-basso. I correntisti che stanno per subire i rincari possono ovviamente decidere di chiudere il conto e rivolgersi a un'altra banca, senza sostenere alcun costo. Tuttavia, hanno fanno notare i vertici delle Poste, “le tariffe dei nostri prodotti rimangono inferiori a quelle applicate dai principali istituti di credito italiani”. Come dire: cercate pure in giro, ma troverete ben poche alternative.

SU INTERNET SI RISPARMIA.

Va ricordato, poi, che esiste un modo per evitare gli imminenti rincari (o almeno alcuni). Il rialzo delle tariffe non riguarderà infatti tutti i conti offerti da Poste Italiane ma soltanto il  prodotto di punta della società: il conto BancoPosta Più. Il gruppo guidato da Massimo Sarmi offre però ai clienti anche un altro conto corrente, che può essere gestito completamente su internet, senza mai recarsi allo sportello. Si chiama BancoPosta Click, non ha nessun canone e permette di svolgere a costo zero le più comuni operazioni bancarie: dai bonifici al pagamento delle bollette sino ai prelievi di contante con la carta Postamat, il cui rilascio è completamente gratuito.

COME EVITARE I RINCARI.

Chi non usa internet, invece, non deve dimenticare che i titolari di Bancoposta Più hanno a disposizione anche un altro modo per risparmiare. Il canone, infatti, si azzera completamente per chi svolge contemporaneamente, attraverso il conto, un'ampia gamma di operazioni, cioè  riceve l'accredito mensile dello stipendio e della pensione (per un importo minimo di 700 euro), ha domiciliato il pagamento di almeno 5 bollette all'anno e acquista anche la carta di credito legata al conto (che si chiama Carta BancoPosta Più). La credit card non è gratis e, attualmente, ha un canone di 30,99 euro all'anno. Anche quest'ultima voce di costo, però,  può  essere azzerata se il cliente utilizza la carta abbastanza di frequente ed effettua almeno 4.800 euro di pagamenti ogni anno (in media 400 euro al mese). Chi segue questi accorgimenti, dunque, riesce a evitare gran parte dei nuovi balzelli in arrivo, tranne uno: il rincaro dei bonfici che per adesso, come hanno sottolineato le associazioni dei consumatori, rimane inevitabile.

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di Giuseppe Cordasco, 15 mar 20140
L’Antitrust apre un’indagine su Poste italiane per abuso di posizione dominante. Ma cosa succede? Le ragioni sono presto dette.

Da tempo ormai l’Autorità garante per la concorrenza sostiene che il  mercato dei servizi postali necessiti di interventi forti sul fronte  delle liberalizzazioni
Proprio a questo proposito l’Authority presieduta da Giovanni Pitruzzella all’inizio di gennaio, in piena definizione di quello che  sarebbe stato il pacchetto di liberalizzazioni del governo Monti , aveva inviato a Palazzo Chigi una serie di indicazioni.
Si chiedeva in particolare lo scorporo di Bancoposta, che svolgerebbe ormai attività preminentemente bancaria, una riduzione del servizio universale (posta, raccomandate, spedizioni...) con una sua più precisa delimitazione ai servizi ritenuti essenziali, e la regolazione delle agevolazioni postali concesse dallo Stato per l’editoria e il settore no profit, che attualmente vengono garantite solo per chi utilizza Poste italiane e non altri operatori.

Ebbene, di tutte queste annotazioni il governo ha deciso di non tenere conto in nessun modo e Poste italiane è rimasta, almeno in un primo momento, uno di quei poteri forti che sono riusciti a fare in modo che le proprie posizioni non venissero intaccate in nessun modo dalle liberalizzazioni.
A questo punto l’Antitrust ha deciso di aprire un’istruttoria su una vicenda di tutt’altra natura. Ha infatti rilevato come Poste svolga in regime di esenzione dell’Iva tutti i servizi che rientrano nell’ambito del servizio universale, dalla posta prioritaria a quella internazionale, dalle raccomandate alle assicurate fino alle spedizione pacchi.

Un privilegio negato invece agli altri operatori attivi nei servizi postali che devono applicare un’aliquota del 21%. Un problema dunque non di poco conto, che comunque non cancella l’impressione, sopra citata, che dietro questa azione ci sia l’intenzione dell’Antitrust di far sentire al governo la propria delusione.

“In effetti – spiega a Panorama.it Carlo Scarpa economista del gruppo de lavoce.info nonché esperto di concorrenza e mercati – si tratta di una lettura possibile, visto che le osservazioni dell’Antitrust non sono state in nessun modo prese in considerazione dal governo. È curioso poi rilevare che ci sia l’apertura di un’inchiesta mentre al posto di sottosegretario alla presidenza del Consiglio siede Antonio Catricalà, lo stesso che fine a qualche mese era presidente dell’Antitrust. Magari – chiosa Scarpa – avrebbero potuto telefonarsi prima di avviare la pratica”.
E forse non è neanche un caso che la materia che l’Antitrust vuole mettere sotto attenzione riguardi questioni fiscali che tirano direttamente in causa il governo. “In effetti – dice Scarpa – le agevolazioni dell’Iva a cui si riferisce l’Authority sono competenza del ministero dell’Economia che potrebbe chiudere la vicenda con un colpo di penna decidendo semplicemente di far pagare anche Poste italiane come gli altri”.
Staremo a vedere dunque se Monti percepirà l’iniziativa dell’Antitrust come una forma di pressione e deciderà di intervenire, oppure se continuerà a fare orecchi da mercante come avvenuto finora.
Dalla sua parte gioca comunque il tempo, visto che l’Antitrust prevede di chiudere l’istruttoria per febbraio del 2013, un periodo più che sufficiente per adottare tutte le eventuali misure del caso. Più urgenti sarebbero invece le liberalizzazioni in un settore come quello dei servizi postali che le attende da tempo, sostiene Scarpa:  “Soprattutto sul fronte dei servizi universali, un campo in cui Poste italiane gode di vantaggi ormai insostenibili per gli altri operatori”.


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