Non convince né la tesi che siamo al secondo tempo del kolossal già
proiettato negli anni ruggenti di Tangentopoli né l'idea che traffici e tangenti
fioriti attorno a Expo 2015, presentandosi al momento come non canalizzati verso
il sistema dei partiti, siano un incidente di percorso.
Di sicuro siamo di
fronte ad un fenomeno nuovo, ma non per questo meno grave in potenza, sul quale
ci si augura che la magistratura si muova con velocità, chiarezza e
determinazione. Troppo alta è la posta in gioco, per Milano e per l'Italia, in
termini di credibilità e di crescita. Non possiamo permetterci buchi nell'acqua,
siano questi economici o giudiziari.
L'Expo milanese, 20 milioni di
visitatori previsti e 10 miliardi di indotto economico, è un'esposizione
universale, non una fiera di quartiere, ed è già in ritardo sul ruolino di
marcia. Alle casse pubbliche la scommessa costa 1,350 miliardi euro (di cui
circa 800 a carico del Governo) ma sul piatto della bilancia, come specificato
dal Commissario unico Giuseppe Sala, ci sono 400 milioni delle aziende partner e
circa un miliardo che verrà dai Paesi partecipanti. Cifre importanti, che non
possono essere addentate o smangiucchiate da vecchi o nuovi squali, locali o
della nomenklatura romana.
Si deve lavorare, nei cantieri come nelle stanze della giustizia, in fretta
ma bene (a ieri la Procura milanese non aveva chiesto il fermo o la revisione di
alcuna gara tra quelle fin qui assegnate), assicurando la necessaria trasparenza
e il rispetto delle regole. Tutte. Il che, a ben vedere, sarebbe una banalità
per un paese industrializzato presente con successo sui mercati del mondo. Ma
non lo è per l'Italia, che su questo terreno si porta dietro, a cavallo tra
sfera pubblica (il cui perimetro resta comunque troppo esteso) e privata, una
deformazione storica, una ruggine che corrode gli ingranaggi del suo sviluppo.
Le nuove inchieste lo dimostrano, confermando molti limiti della classe
dirigente e indicando questa volta un'area grigia sottratta alla concorrenza che
sugli appalti fissa prezzi, oppurtunità di carriera, regole del gioco.
Il premier Renzi sarà oggi a Milano per «metterci la faccia» assieme alla
nuova task force (per assicurare la regolarità dei lavori) che sarà guidata da
Raffaele Cantone, il magistrato già chiamato dal Governo al timone dell'Autorità
nazionale anticorruzione.
Siamo ad un passaggio decisivo per Expo 2015, dove
conta ora anche il modo con cui viene affrontata questa nuova emergenza. Servono
nervi saldi, un lavoro duro e selettivo, la massima trasparenza e rapidità.
Quasi un miracolo, ma Milano ai miracoli è abituata, e non solo nei film.
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