di Leopoldo Benacchio, 13 mag 2014
I ghiacciai della parte Ovest dell'Antartide, sul Mare di Amundsen, si stanno
sciogliendo sempre più velocemente e il fenomeno sta già causando l'aumento del
livello dei mari. Il fenomeno è più rapido, molto, di quanto previsto finora e
sembra essere arrivato al punto di non ritorno, ovvero lo scioglimento continuo
non si può fermare.
Non è il solito grido di allarme, eccessivo, con lo sfondo del cambiamento
climatico e del riscaldamento globale. Stiamo invece parlando di misure, numeri,
effettuate dal suolo, dall'aereo e dal satellite per un periodo di 40 anni. Due
gruppi di ricercatori, Nasa e Università di Washington, sfruttando i dati di
satelliti europei e americani così come i dati quarantennali del programma
IceBridge Nasa, sono arrivati alla stessa conclusione e hanno pubblicato i loro
lavori, quasi una sentenza per la verità, su riviste scientifiche di primo
piano. Il tutto è stato illustrato in una densa conferenza stampa ai quartieri
generali Nasa lo scorso 12 maggio.
I ricercatori Nasa hanno lavorato soprattutto sugli ultimi 20 anni, più
ricchi di dati da satellite, ed hanno passato la mano ai colleghi di Washington
per avere delle previsioni per il futuro, grazie a sofisticati modelli
matematici. Non sono rosee, anche se il tempo previsto per il completo
scioglimento dell'Antartico è di 1000 anni, che dal punto di vista geologico
sono però un battito di ciglia. Se non interviene qualche fatto nuovo il mare
continuerà ad alzarsi e si arriverà, simulazione di computer, ad avere mari più
alti di 4 metri. Considerazioni molto meccaniche ma realistiche, hanno
assicurato i ricercatori, anche se probabilmente a quel punto l'immissione di
tanta acqua gelata e la scomparsa di tanta superficie fredda e riflettente avrà
ulteriori influssi sul clima, ma su questo non è stato detto nulla di preciso.
Un'altra botta notevole alla credibilità del rapporto Ipcc sul cambiamento
climatico, comunque, che non ha preso in considerazione i fattori legati allo
scioglimento dei ghiacci messo in rilievo ora.
Tanto per dare un'idea, alla conferenza stampa è stato fatto notare come il
grande ghiacciaio antartico di Pine Island, esteso come il nostro Paese, si sia
ritirato nel periodo 1992-2011 di 31 chilometri. Ma l'Antartico, continente
ghiacciato, che è il terzo più esteso sul globo con una superficie che è 3 volte
circa quella dell'attuale Unione Europea e il doppio di quella dell'Australia,
ha un punto molto vulnerabile proprio dalla parte ovest, lo si sapeva da tempo,
ed è il ghiacciaio Thwaites, Mare di Amundsen.
È lì che hanno intensificato
rilevazioni e studio, anche perché il ghiacciaio si protende molto sopra il mare
e opera come una specie di avamposto, un front end che ripara il resto delle
immense e inospitali distese di ghiaccio.
Il ritiro del fronte ghiacciato inizierà lentamente, ha assicurato Ian
Joughin , un glaciologo dell'Università di Washington, e il mare si innalzerà di
un livello apparentemente trascurabile, 1 millimetro all'anno per un paio di
secoli, ma in seguito il fenomeno potrebbe diventare letteralmente esplosivo e,
secondo l'illustre accademico, in un paio di secoli ancora la calotta di
ghiaccio potrebbe crollare. Che siano 200 o 1.000 gli anni pare dipenda da
troppi fattori in campo: la ricetta è complicata, ma quel che è sicuro è che il
fenomeno non si potrà arrestare. Il satellite Sentile-1 europeo, appena
lanciato, un campione di precisione nello scrutare questi fenomeni e misurarli,
ci darà nei prossimi mesi nuovi dati su cui gli scienziati potranno verificare
il fenomeno.
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