«Una storia di fatica». Ecco che cosa è per Mauro Moretti il risanamento di
Fs. Eppure la vicenda del gruppo ferroviario, che nei prossimi quattro anni
investirà 24 milioni, di cui 8 in autofinanziamento, non è solo frutto della
fatica di un gruppo dirigente che ha saputo mostrarsi all'altezza di una
missione considerata impossibile nel 2006.
Per una volta quella delle Fs è
«una piccola e bella storia italiana». Una storia di crescita e di sviluppo come
quella di Terna che pure ieri ha annunciato investimenti per 5 miliardi nel
piano industriale 2014-2018 (3,6 miliardi sulla rete elettrica, 1,3 sulle
attività non tradizionali).
Sul risanamento Fs a Mauro Moretti va la fetta maggiore del merito. Ma altri
fattori, spesso contraddittori, hanno contribuito. L'Alta velocità italiana è la
base del risanamento Fs. L'infrastruttura Av che, assicurando collegamenti tra
Roma e Milano in tre ore (2 ore e mezza quando sarà pronto il sottopasso di
Firenze), ha cambiato la geografia urbana d'Italia e fa giustizia di tutte le
opposizioni ideologiche all'Alta velocità. Ma anche il servizio Av, per una
volta degno dei migliori paesi europei, che ha portato a Fs una quota del 52% di
traffico sulla Roma-Milano (destinata a crescere al 57% nel 2017). Non c'è
dubbio che anche la liberalizzazione italiana, con l'ingresso di un operatore
privato (Ntv), ha contribuito al successo della ferrovia: Trenitalia non avrebbe
fatto un'offerta tanto intensa e competitiva se fosse stata un monopolista su
quella tratta.
Ed è proprio questo orizzonte competitivo a dare la direttrice dello sviluppo
per i prossimi anni. Come dice Moretti, ora bisogna portare la concorrenza in
Europa. E la smettano le autorità europee di coprire gli interessi statali più
conservatori.
Ma ancora una volta bisogna andare anche oltre: con l'apertura del
mercato del trasporto regionale, con le gare che non possono ripetere i
fallimenti degli anni passati. Ora bisogna dare risposte ai pendolari italiani.
Fs promette di fare la propria parte, ma la politica non può più stare a
guardare: le Regioni, per esempio, la smettano di di piangere e di giocare a
scaricabarili: si attrezzino con strutture capaci di programmare i servizi, fare
gare, contrattare un servizio.
Se i prossimi anni contribuiranno a dare una
risposta anche a pendolari e merci, potremo andare fieri in Europa di questo
modello ferroviario italiano portatore di sviluppo e benessere.
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