Innamoratevi del sapere
di Umberto Eco, 3 mar 2014
Proprio mentre il Miur riduce le ore di insegnamento, suscitando le proteste dei maggiori filosofi italiani (vedi la rubrica Filosofia minima della scorsa
settimana), escono due nuovi manuali.
Uno a cura di Umberto Eco (di cui
presentiamo qui la sintesi generale) e Riccardo Fedriga, l'altro di Armando
Massarenti (responsabile di questo supplemento) e Emiliano Di Marco, con la
prefazione di Stefano Rodotà che qui a fianco sottolinea l'importanza della
filosofia per la formazione dei cittadini di domani.
Gli strumenti sono quelli di una filosofia produttrice di conoscenza e di buone pratiche argomentative come quella di cui ci parla Diego Marconi presentando il suo volume in uscita per le Vele Einaudi.
A parte l'etimologia originaria per cui «filosofia» significherebbe «amore
per il sapere», definire la filosofia è impresa difficile perché il senso della
parola cambia attraverso i secoli. Nella Grecia classica si riteneva che l'uomo
iniziasse a filosofare (come diceva Aristotele) come reazione ad atti di
meraviglia, ma rispondono a un atto di meraviglia sia la domanda «chi ha fatto
tutte le cose che ci circondano?» (domanda certamente filosofica anche se comune
a tutte le religioni) sia la domanda «come mai i ruminanti hanno le corna, salvo
il cammello?» – che era questione a cui Aristotele aveva tentato di rispondere
ma che oggi noi affidiamo alla ricerca scientifica e non alla filosofia.
Eppure se è la scienza che oggi deve spiegarci origine e natura dei
ruminanti, e può dirci che essi sono il prodotto dell'evoluzione naturale,
rimane una domanda prettamente filosofica a cui ancora oggi si risponde in modo
assai vario, e cioè: «anche se i ruminanti fossero il prodotto dell'evoluzione
naturale, c'è un disegno intelligente che ha stabilito leggi di natura per cui
essi si sono evoluti in tal modo (per cui ha corna ciascun bue che nasca in ogni
epoca e in ogni luogo)?». Vi renderete conto che questo è ancora una volta il
problema dell'esistenza (o meno) di Dio. La scienza può dirci che non è
necessario ipotizzare un creatore per spiegare l'origine dell'universo e della
vita, ma non può dimostrare che Dio non c'è - così come non può dimostrare che
ci sia, anche se nel medioevo San Tommaso d'Aquino pensava che la ragione
potesse confermare la fede e aveva elaborato cinque prove (filosofiche)
dell'esistenza di Dio. Ma Kant ha poi sostenuto che questo tipo di prova non era
razionalmente valido e che la presenza di Dio poteva essere solo postulata per
ragioni morali.
Ed ecco come la filosofia, per quanto si espanda il territorio proprio della
scienza, mette ancora (per così dire) il suo naso dappertutto.
Potremmo
allora dire che, anche se dall'antichità a oggi l'umanità ha delegato alla
scienza la risposta ad alcune domande, ce ne sono altre per cui la scienza non
ha risposta (per esempio che cosa sono il bene e la giustizia, se c'è un'idea di
Stato migliore delle altre, perché esistono il male e la morte, e così via) e
che sono oggetto perenne della ricerca filosofica. Tanto che qualcuno ha detto
che la filosofia è la disciplina che si occupa delle domande per le quali non
c'è risposta.
È una definizione esagerata. È vero che ci sono domande per cui non c'è
risposta, ma ce ne sono anche nell'universo scientifico, per esempio quale sia
il più alto dei numeri dispari: problema di cui si occupa la scienza matematica
e a un livello che definiremo di filosofia della matematica. Ma la filosofia si
occupa piuttosto di domande a cui le altre discipline non trovano risposta,
tipo: Che cosa significa essere? È diverso dire io sono, nel senso che esisto, o
dire che i cani sono mammiferi, oppure che io sono nato nell'anno tale, o ancora
chiedersi che cosa sia il tempo. Ci sono due diverse ragioni per cui accettiamo
l'idea che un angolo retto abbia novanta gradi e quella che tutti gli uomini
siano mortali? Se io penso che sia vero che i cani sono mammiferi, ora sta
piovendo, i Re Magi hanno visitato Gesù Bambino, Napoleone è morto a Sant'Elena
e l'angolo retto ha novanta gradi, tutte queste mie credenze sono "vere" nello
stesso senso? E che cos'è la verità? Non è che queste domande non abbiano
risposta ma certamente ne hanno avute troppe ed esistono diverse definizioni
della verità.
E la domanda filosofica più drammatica è forse stata ed è «perché esiste
qualcosa piuttosto che nulla?» Forse queste sono questioni difficili e qualcuno
pensa che i filosofi siano dei perdigiorno a porsi domande del genere. Ma
pensiamo a uno sventurato, oppresso dalla miseria o dalla malattia, che si
chieda «ma perché sono nato? Non potevano i miei genitori non mettermi al
mondo?» Il poveretto sta parlando di qualcosa di essenziale per lui, eppure sta
facendo della filosofia, anche non se ne rende conto, così come il famoso
personaggio di Molière non si era mai accorto di parlare in prosa.
Ed ecco altre domande tipicamente filosofiche che anche le persone normali si
pongono: Ma c'è una giustizia in questo mondo?
Ma perché bisogna soffrire?
C'è
una vita dopo la morte in cui le mie sofferenze saranno compensate?
Il mio amato
mi sembra il più bello di tutti, ma cosa vuole dire bello?
È meglio che tutti
siano uguali o che ciascuno venga compensato secondo i suoi meriti?
Un angolo
retto ha novanta gradi e io ci credo, ma che tutti gli uomini siano mortali è
altrettanto vero, o basterebbe un immortale per rendere vana questa credenza?
Se, da un disco volante, scendessero sulla terra degli alieni penserebbero anche
loro che un angolo retto ha novanta gradi?
Ma chi ci ha detto che un angolo
retto ha novanta gradi?
Gli animali hanno un'anima?
E io ce l'ho?
E cosa è
l'anima?
E dove sta?
E cosa è la memoria, visto che se uno perde del tutto la
memoria sembra che non abbia neppure più un'anima?
Perché piango sulle vicende
di personaggi romanzeschi anche se so che non sono vere?
È meglio diventar
ricchi mandando al diavolo tutti gli altri o vivere da altruisti?
Mi dicono che
un maiale è più intelligente di un cane ma perché io preferisco andare a spasso
con un cane?
Dipende dall'amicizia, dall'amore, dalla identificazione con
qualcuno?
Ma cosa sono amicizia, amore, identificazione?
Perché penso che la
persona di cui mi sono innamorato sia la più perfetta tra tutte mentre se vivevo
in un altro ufficio o in un'altra città ne avrei amata un'altra?
Che differenza
c'è tra convincere mediante dimostrazione di una verità matematica (per esempio
il teorema di Pitagora) e persuadere qualcuno (per esempio a votare un partito
piuttosto che un altro)?
Se dimostrare un teorema ci pare "razionale",
convincere a votare dipenderà da scelte "irrazionali"?
O da scelte soltanto
"ragionevoli"?
La dimostrazione del teorema non fa leva sul sentimento mentre la
decisione di voto si basa anche su preferenze, sentimenti, emozioni. Dovrei
quindi fidarmi più dei geometri (dei tecnici) che dei politici?
Quali differenze
intercorrono tra ragione, intelletto, sentimento, convinzione, preferenza,
scelta per abitudine?
In che misura il nostro corpo interferisce col nostro
cervello?
Si potrebbe continuare all'infinito: sono tutte questioni filosofiche, e non
bisogna essere professori di filosofia per porsele. Le questioni filosofiche
interessano ciascuno di noi.
Potete certamente decidere che tutte queste sono
questioni che lasciano il tempo che trovano e che si può vivere benissimo
divertendosi, facendo soldi o morendo di fame senza che esse ci tocchino da
vicino. Ma – a parte che certi esseri umani non possono resistere alla
meraviglia che li porta a farsi queste domande – nel corso della storia queste
questioni "irrilevanti" hanno determinato il nostro modo di vivere, hanno spinto
certi gruppi a guerre di religione, hanno influenzato profondamente le indagini
degli scienziati, hanno determinato il nostro modo di intendere la vita, il
divertimento, il guadagno e le nostre miserie, anche per coloro che non se ne
sono mai resi conto.
Ci sono stati nella storia dell'umanità altri modi di reagire alla meraviglia
per ciò che ci circonda. Per esempio le religioni, che sono materia di fede, e
che sono state tramandate sotto forma di miti o di rivelazioni, mentre la
risposta filosofica si basa su un uso della ragione. Sono esistite filosofie che
hanno cercato di mostrare come le rivelazioni delle religioni non contrastino
con una "sana" ragione (e si pensi a come Tommaso d'Aquino aveva elaborato
cinque modi razionali per dimostrare l'esistenza di Dio), così come ci sono
stati casi in cui la filosofia ha agito come critica delle religioni (come in
Feuerbach o in Marx). Ci sono state cosmologie, ovvero narrazioni più meno
fantastiche su come è nato l'universo, o sulle genealogie degli dèi (per esempio
Esiodo). Tutte queste "narrazioni" si distinguevano dal ragionamento filosofico,
mediante il quale, invece, si cercava sempre di attenersi a quelle che venivano
considerate le leggi della nostra mente.
Forse ci sono altre e numerose ragioni per capire e studiare la filosofia, e
per suggerirle tutte le pagine di questo manuale appena bastano. Ma speriamo che
questi pochi accenni siano sufficienti per invogliare qualcuno a comprendere che
cosa voglia dire pensare. Perché il pensare, e il pensare filosofico, è quello
che distingue gli uomini dagli animali.
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