martedì 4 marzo 2014

Il database dell'ICANN, ovvero di tutti i domini di Internet...

Non è una leggenda né un thriller: sette persone accedono alle cassette di sicurezza con i codici per la password dell’Icann

di Claudio Leonardi, 4 mar 2014
Internet ha un fondamentale organo di governo che si chiama Internet Corporation for Assigned Names e Numbers (Icann), di cui abbiamo più volte spiegato funzioni ed evoluzione su queste pagine. In sostanza, l’Icann controlla e gestisce l’assegnazione degli indirizzi numerici che corrispondono, poi, ai siti web a cui tutti i giorni ci colleghiamo. Molto si è fatto per rendere quest’organo indipendente da autorità governative, prima fra tutte quella statunitense di cui era inizialmente una emanazione diretta.  

È piuttosto chiaro quale concentrazione di dati si possa trovare sui computer dell’Icann, un autentico Fort Knox dell’informatica sognato da hacker, cyberterroristi e, magari, spie governative. Se qualcuno riuscisse a penetrare in quell’archivio digitale, i danni sarebbero enormi e la sua ricostruzione laboriosa.  
I responsabili dell’organizzazione ne sono consapevoli, tanto da avere deciso di non concentrare nelle mani di un singolo tutta la responsabilità, né di distribuirla a troppi. Sono state scelte sette persone, sette “mastri di chiave”, custodi della sicurezza. Sono state poi selezionate altre sette persone come portachiavi di backup: 14 in tutto. 

Nelle loro mani ci sono altrettante chiavi fisiche, senza nulla di particolarmente tecnologico, in grado di sbloccare cassette di sicurezza in tutto il mondo. Dentro quelle scatole si trovano, invece, le chiavi intelligenti, sette smartcard che unite insieme formano la “chiave master”, quella che è, finalmente, una password in senso stretto che schiude le porte al database di ICANN.  

Ma come sa chiunque lavori su una rete aziendale, nessuna password è sicura se non la si rinfresca, almeno ogni tanto. L’organo di governo della Rete ha deciso che ogni tanto significa quattro volte all’anno. Quattro appuntamenti in cui i sette portachiavi umani confluiscono da diversi angoli della Terra, si riuniscono e cambiano la password. Ma non immaginate una comitiva che confabula e poi decide. La cerimonia comporta il passaggio attraverso una serie di porte chiuse a chiave, l’uso di codici chiave e scanner a mano per arrivare in una stanza che è definita tanto sicura da tenere sotto implacabile controllo qualunque comunicazione elettronica. Ciascuno, poi, cambia il proprio pezzo di codice, singolarmente. 

L’immagine è suggestiva e sembra presa da una riunione della Spectre (l’associazione criminale contro cui combatteva l’agente 007), o da un romanzo di Dan Brown. È invece cronaca e, quasi, telecronaca nel pezzo pubblicato dal Guardian e firmato James Ball, che ha incontrato in passato i sette adepti. E il racconto è un miscuglio tra procedimenti di controllo da fantascienza e chiacchiere tra “funzionari”. 

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