Insonnia, cosa accade nel cervello
di Anna Lisa Bonfranceschi, 4 mar 2014
Più attivo e più plastico. E' così che si presenta il cervello di chi soffre di insonnia, il più diffuso disturbo del sonno.
Un cervello, scrivono i ricercatori
della Johns Hopkins University School of
Medicine, paragonabile a una lampadina accesa 24 ore su 24, a un motore
sempre pronto, eccessivamente, a processare le informazioni che provengono dal
mondo esterno, a discapito del sonno.
Nel loro studio, pubblicato su Sleep, i ricercatori hanno effettuato una
serie di stimolazioni magnetiche
transcraniche (Tms) nel cervello di 28 partecipanti, 18 con insonnia e 10 senza disturbi del sonno. Nella
Tms delle piccole correnti elettromagnetiche, non dannose, sono applicate in
alcune regioni (quelle delle corteccia
motoria, in questo caso), dove temporaneamente le funzioni cerebrali
sono compromesse. Grazie a questo metodo è possibile studiare la funzionalità
dei circuiti neuronali.
Nel caso in questione però i ricercatori erano
interessati a capire quanto questa regione fosse plastica, ovvero capace di
adattarsi a compiere qualcosa di insolito. In
particolare, dopo aver osservato come le stimolazioni elettromagnetiche facevano
muovere i pollici dei partecipanti, gli scienziati hanno insegnato loro a
muovere il dito in direzione opposta, osservando se durante l'applicazione di
nuove correnti il movimento era stato
acquisito (un comportamento giudicato sintomo di plasticità neuronale). A differenza delle attese, gli
scienziati hanno osservato che il nuovo movimento era di più facile acquisizione
per chi soffriva di insonnia cronica.
Il loro cervello, in poche parole,
era più plastico e attivo nella regione della corteccia motoria.
Le ragioni di quanto osservato però sono poco
chiare. Non si sa infatti, spiegano i ricercatori, se l'aumentata plasticità sia
una causa o una conseguenza dell'insonnia, e se la stessa capacità di
adattarsi ai cambiamenti sia favorevole o meno per chi ne soffre. Per ora,
quanto emerge dallo studio è che la Tms potrebbe essere usata come uno strumento
di diagnosi per l'insonnia, e che
forse dei possibili trattamenti (per esempio ridurre l'eccitabilità dei neuroni)
potrebbero essere ipotizzati nella lotta a questo fastidioso disturbo del sonno.
Riferimenti: Sleep http://dx.doi.org/10.5665/sleep.3492
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