giovedì 22 febbraio 2018

Il miglioramento dell'economia di Paesi stranieri, grazie all'Italia...



La crescita del numero di migranti e l'andamento del mercato hanno fatto raddoppiare in pochi anni la somma di denaro che gli stranieri inviano nei loro paesi d'origine. Cina, Filippine e Romania i maggiori beneficiari

di Chiara Nardinocchi, 4 feb 2018




Il denaro che i lavoratori stranieri inviano alle famiglie nei paesi d'origine non solo migliora la qualità di vita a milioni di persone in situazione di povertà, ma contribuisce alla stabilizzazione economica dei paesi in via di sviluppo. 
Inoltre, stando all'analisi condotta dagli economisti Giulia Bettin, Andrea Filippo Presbitero e Nikola Spatafora, i capitali che gli stranieri spediscono a casa rappresentano oggi uno dei flussi finanziari più importanti e stabili di cui beneficiano le economie più fragili.

Un trend in crescita. Il flusso delle rimesse negli ultimi sei anni è quasi raddoppiato andando di pari passo con il numero degli stranieri residenti in Italia: secondo l'Istat infatti dal 2005 al 2013 si è passati da 2,2 a 4,4 milioni. 
Nell'ultimo anno circa 7 miliardi di euro sono stati inviati alle famiglie nei paesi di origine. 
Un dato quello italiano esempio di un andamento globale che nel 2013 ha visto crescere del 6,3% il flusso economico delle rimesse per un totale di 410 miliardi di dollari.

La Cina come punto d'arrivo. All'origine delle rimesse ci sono soprattutto le province di Roma e Milano che coprono quasi la metà del totale. 
Dalla capitale nel 2012 circa 2 miliardi di euro sono stati inviati all'estero contro i 966 milioni del capoluogo lombardo. Seguono a grande distanza Napoli e Prato con 295 e 208 milioni. 
La destinazione principale è la Cina che nell'ultimo anno ha ricevuto più di 2 miliardi di proventi dai suoi emigranti. Al secondo e terzo posto, sebbene con cifre più contenute, ci sono Romania e Filippine.

Un motore per le economie più deboli. Secondo la ricerca condotta d Bettin, Presbitero e Spatafora i proventi del lavoro che arrivano nei Paesi d'origine agiscono come "stabilizzatori macroeconomici". 
Il flusso di rimesse aumenta al calare del Pil del Paese specialmente in seguito a quelli che vengono definiti dagli studiosi "shock esogeni negativi" come disastri naturali, conflitti e peggioramento delle ragioni di scambio.

Lo sviluppo finanziario. Stando all'analisi, i capitali provenienti dai lavoratori residenti all'estero possono aiutare milioni di persone a liberarsi dagli asfissianti vincoli economici cui sono costretti. 
Inoltre questo flusso giova anche allo sviluppo del sistema bancario che sembra migliorare nelle province italiane in cui si registra il maggior volume di "spedizioni". "La riduzione dei costi di transazione - si legge - e un migliore accesso ai servizi finanziari da parte degli immigrati rappresentano quindi aspetti fondamentali per lo sviluppo di politiche che mirino a stimolare maggiori flussi di rimesse verso i paesi in via di sviluppo".

martedì 20 febbraio 2018

La consapevolezza della morte rende felici?

Da Tpi.it


Si chiama We Croak e ed è funzionale a imparare ad apprezzare ogni singolo momento della vita.

19 feb 2018


Tutti i giorni ci lasciamo sopraffare da pensieri negativi, ci lamentiamo per piccole cose che non hanno poi così tanta importanza, ci facciamo prendere dall’invidia, dall’ansia, ci arrabbiamo spesso: dimenticandoci che la vita è unica, sacra e preziosa e per questo dobbiamo cercare di essere grati per quello che abbiamo e di godercela.

Per arrivare a questa consapevolezza, in Buthan, considerato il “regno” buddista sull’Himalaya orientale, gli abitanti seguono un proverbio che recita: “Per essere felici bisogna contemplare la morte cinque volte al giorno”.

Sulla base di questa filosofia la pubblicitaria 35enne di Brooklyn Hansa Bergwall e lo sviluppatore Ian Thomas hanno creato l’app We Croak, che invia cinque volte al giorno notifiche per ricordarci che potremmo morire in qualsiasi momento.

L’applicazione manda un promemoria con una citazione legata alla morte, a volte cupa e a volte incoraggiante, per ricordare ai suoi utenti di apprezzare il dono della vita.
Nella cultura bhutanese questa tecnica funziona, tanto che il paese è in cima alle classifiche sul tasso di felicità.

Questo piccolo regno di monaci ha creato anche un indicatore apposito: la felicità interna lorda, un indice che sulla falsariga del prodotto interno lordo (Pil), calcola il livello del benessere di un paese.

Ci sono ricerche che lo dimostrano: gli abitanti del Bhutan pensando alla morte così spesso sono più grati e felici.

Gli psicologi Nathan DeWall e Roy Baumesiter dell’università del Kentucky, con il loro studio condotto nel 2007 ,hanno concluso che “la morte è un avvenimento psicologicamente devastante e minaccioso ma, quando le persone la contemplano, la reazione immediata è quella di andare alla ricerca di pensieri felici”.

Ci sono ricerche che lo dimostrano: gli abitanti del Bhutan pensando alla morte così spesso sono più grati e felici.

Gli psicologi Nathan DeWall e Roy Baumesiter dell’università del Kentucky, con il loro studio condotto nel 2007 ,hanno concluso che “la morte è un avvenimento psicologicamente devastante e minaccioso ma, quando le persone la contemplano, la reazione immediata è quella di andare alla ricerca di pensieri felici”.

lunedì 19 febbraio 2018

Il futuro del treno ad alta velocità: la levitazione magnetica



Prodotto il primo maglev di origini italiane, si chiama IronLev e non utilizza i comuni binari.

di , articolo, Joshua Mineo, video,  Pierluigi Crivelli, curatore, feb 2018

I treni sono i #mezzi pubblici più utilizzati per i pendolari che si spostano da una città all'altra per andare a lavoro o semplicemente recarsi a scuola. Il problema, in Italia, è che i binari dei treni sono spesso vecchi e alcune volte la manutenzione lascia un po' a desiderare. In generale però, è proprio il binario che è "fragile". Gli sforzi a cui viene sottoposto sono immensi e nell'arco della giornata, in cui passano migliaia di treni, il degrado la fa da padrone. L'ultima strage ferroviaria, a Pioltello, è stata causata da un binario lungo 20 centimetri che era fuoriuscito dalla propria sede. Quando il treno è transitato, è deragliato alla velocità di 140 chilometri orari.

Dunque, i binari rappresentano delle rogne. In alcuni paesi, tra cui il Giappone, i binari classici non vengono usati più, ma sono stati sostituiti da dei percorsi costituiti da magneti. I treni che usano questo tipo di percorso sono chiamati #maglev e in Italia [VIDEO], finalmente ne è stato costruito uno. Esso si chiama IronLev ed è nato dalla mente di tre ingegneri italiani che hanno collaborato in passato con il progetto Hyperloop. Quest'ultimo è un treno americano, progettato da Elon Musk, che può viaggiare sui 1000 chilometri orari percorrendo l'interno di un tubo.

IronLev: il Maglev che non consuma elettricità

Per chi non è nel settore, potrebbe avere difficoltà a capire cosa sia effettivamente un maglev. Quest'ultimo è un treno che non è dotato di ruote e viaggia senza toccare il suolo.

Non è fantascienza, ma si sfrutta un principio molto semplice, come quello del magnetismo (i comuni geomag per intenderci). Grazie ai magneti presenti sia sui binari che sul fondo del treno, in base all'orientazione dei poli (quindi in base al fatto di avere una forza repulsiva o attrattiva), si può avere una simulazione di assenza di attrito che permette al treno di viaggiare a velocità costante [VIDEO], oppure di rallentarlo fino a fermarsi senza usare i freni. Questo metodo di movimento consente di risparmiare al massimo i componenti, poiché i freni vengono usati solo in casi di emergenza e il motore solo per accelerare. La notizia incredibile è che la velocità massima dei maglev è di 600 km/h, sbaragliando letteralmente i moderni FrecciaRossa di #Trenitalia.

Il treno italiano viaggerà su percorsi già esistenti e il tragitto si estenderebbe per 1 milione e mezzo di chilometri. Il brevetto è stato presentato e ufficializzato. La novità, sta nel fatto che il maglev italiano potrà essere utilizzato sui binari attuali già presenti, senza doverli sostituire ed è totalmente annullato il dispendio di energia elettrica. Insomma, un prodotto che potrebbe portare ad un risparmio economico notevole.

domenica 18 febbraio 2018

Un altro bug per Apple: il carattere indiano che può mandare in crash I-Phone e I-Pad...



di ZEUS News , 17 feb 2018




È sempre imbarazzante quando emerge un bug tanto semplice da sfruttare quanto distruttivo.

Circa un mese fa i dispositivi Apple - sia quelli con macOS che quelli con iOS - finirono al centro dell'attenzione perché bastava inviare loro una speciale sequenza di caratteri via Sms per mandarli in crash.

Ora quelli con iOS tornano sotto i riflettori per un problema molto simile, soltanto che a bloccarli (almeno in parte) non è una sequenza di caratteri, ma un carattere soltanto.

L'app Messaggi su iOS, insieme a "colleghi" quali WhatsApp, Gmail, Outlook e Facebook Messenger smettono infatti di funzionare e si rifiutano di riavviarsi se ricevono un singolo carattere dell'alfabeto usato dalla lingua Telugu, una delle lingue ufficiali dell'India.

È inoltre possibile che, la prima volta che si riceve quel particolare segno, la SpringBoard di iOS (l'applicazione che gestisce la schermata Home) vada in crash al momento di visualizzare la notifica del messaggio.

Poi SpringBoard cerca di riavviarsi, ma ogni volta fallisce tentando di visualizzare nuovamente il carattere incriminato.

L'unico modo di ripristinare le normali funzionalità delle app interessate è affidarsi a metodi "alternativi" per eliminare il carattere, per esempio facendosi inviare un iMessage e adoperandolo per cancellare il thread che contiene il grafema pericoloso (allo scopo si può anche usare WhatsApp).

Apple sta lavorando a una correzione, e la beta di iOS 11.3 è già immune dal bug, ma prima ancora di rilasciare l'aggiornamento il colosso di Cupertino pubblicherà una patch per iOS 11.2 e versioni precedenti ancora supportate.

È utile infine notare che tra le app che paiono non essere colpite dal problema ci sono Telegram e Skype.



giovedì 8 febbraio 2018

L'INPS e le pensioni: previdenza ed assistenza, due capitoli separati...


Le pensioni, la legge Fornero e il bilancio dell’INPS
Rubrica "Italians": lettera a Beppe Severgnini sul Corriere della Sera

L. Lenzini, 22 nov 2017


Caro BSev, 
in questi giorni si torna a parlare di pensioni e di correttivi alla legge Fornero. 

E, giustamente, molti evidenziano le due principali perversioni del nostro sistema previdenziale. 

La prima è che un sistema previdenziale autentico non paga le pensioni dei lavoratori di ieri con i contributi dei lavoratori di oggi (da cui l'argomentazione assurda che gli immigrati ci pagheranno le pensioni, vista la bassa natalità italiana). 
Dovrebbero essere due capitoli indipendenti. 
In teoria (e così succede nella previdenza privata) al lavoratore che va in pensione dovrebbero essere restituiti nel tempo statisticamente e mutualisticamente i sui stessi contributi versati quando lavorava, che l’ente ha opportunamente accantonato e investito per proteggerli dall’inflazione. 

Il secondo è che l’INPS è un ente pagatore sia di pensioni di previdenza che di tante altre cose, che si indicano complessivamente come servizi di “assistenza”. 
Tra questi le pensioni di invalidità, le pensioni sociali, la cassa integrazione, il rimborso alle aziende dei giorni di malattia dei lavoratori, etc ... 

I problemi dell’INPS e la confusione che regna sulla materia dipendono, in primis, dal fatto che i contributi accantonati dai lavoratori non ci sono più e le casse dell'INPS sono vuote, perché governi disinvolti li hanno spesi per pagare i servizi di assistenza (che invece dovrebbero andare in carico alla fiscalità generale) o addirittura per sanare buchi di bilancio dello Stato. In seconda battuta dal fatto che i servizi di assistenza sono pagati con gli attuali contributi di previdenza. 
Prima di tutto bisognerebbe dividere l’INPS in due enti con bilancio indipendente: “INPS Previdenza” e “INPS Assistenza” (il secondo finanziato dalla fiscalità generale) per avere una visione trasparente del fenomeno e decidere lucidamente cosa va fatto. 

Lo dicono in tanti da decenni, sia da parte dei sindacati, sia da parte di governanti, sia da parte di esperti del settore, ma non si fa. Perché?