venerdì 26 febbraio 2016

Il tributo ad un grande artista enigmatico: David Bowie





I dubbi sul luogo del decesso, il silenzio dei familiari I fan si chiedono "Un epilogo assistito?"



di ANDREA VISCONTI, 13 gen 2016





Quella di David Bowie potrebbe essere stata una morte "assistita", quanto meno pianificata, l'ultimo gesto di uno straordinario coreografo che ha scelto per sé la scenografia definitiva. 

L'uscita dell'ultimo disco, Blackstar, che ha tutta l'aria di un addio in grande stile, il giorno del 69esimo compleanno, solo tre giorni prima dell'annuncio della morte. Confermata dal figlio, prima che la famiglia si chiudesse in un riserbo assoluto. Nulla, finché scriviamo, si sa del funerale. Incerto anche il luogo del decesso, si parla di New York ma senza conferme. Ma a insinuare i dubbi sono soprattutto le parole di Ivo Van Hove, il regista di Lazarus, il musical scritto da Bowie in scena al New York Theatre: in un'intervista non esclude che l'artista sia stato aiutato per l'ultimo passo. Quel che è certo, è che la moglie Iman e i figli, Duncan e Alexandria, non dicono nulla. Nel frattempo circolano numeri sull'entità della sua eredità: mentre secondo il sito della rivista Fortune Bowie avrebbe lasciato circa 230 milioni di dollari, ilDaily Mail sostiene che la sua fortuna potrebbe toccare gli 800 milioni di euro.

Accanto al portone su Lafayette Street appena passato l'incrocio di Houston Street ci sono centinaia di mazzi di fiori, candele e bigliettini deposti da giovani e meno giovani ancora increduli. L'artista aveva parlato del tumore al fegato solo a pochissimi amici e collaboratori, pretendendo il riserbo più assoluto. Lui stesso aveva appreso solo da poco di avere al massimo un anno da vivere, una situazione medica aggravata da sei infarti negli ultimi mesi (così racconta alla Bbc la biografa Wendy Leigh).

"Ha sempre curato perfettamente la coreografia della sua vita" dice, dopo aver deposto una rosa, la fan Nadia, che si unisce al coro degli ammiratori secondo i quali sarebbe logico se fosse stato un medico di famiglia ad assisterlo nella morte quando oramai la fine era vicina. E forse sarebbe proprio questa la ragione per cui la famiglia non specifica dove sia avvenuto il decesso. Ieri il New York Post suggeriva che David fosse morto in Inghilterra, ma quasi tutte le fonti giornalistiche pensano che la morte sia avvenuta negli Stati Uniti. Da anni aveva venduto la sua casa di Londra e viveva nell'appartamento newyorkese di Soho che con Iman aveva comprato per 5 milioni e mezzo di dollari. Per motivi di privacy nessun ospedale di New York specializzato in oncologia si è sbilanciato a dire se nell'ultimo anno Bowie fosse stato fra i pazienti. Silenzio anche da parte dell'ufficio del medico legale che dovrebbe avere certificato il decesso.

A poche ore dalla notizia della morte, è effetto Bowie nelle classifiche. Blackstar è al primo posto di iTunes, su Spotify boom di ascolti con, in cima, la canzone Heroes. Il suo ultimo album potrebbe essere il primo della sua lunga carriera a raggiungere la vetta della classifica americana. Il concerto previsto per 31 marzo alla Carnagie Hall si farà, e diventerà un tributo in memoria.


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David Bowie:
il 25 febbraio 2016










La prima parte della nuova miniserie su Instagram intitolata “Unbound”, con musica dell’ultimo disco di David Bowie “Blackstar”, è enigmatica quanto ci si aspetterebbe da un simile progetto. 
Prima di morire l’artista diede ai registi diretto accesso alle canzoni e alle immagini dell’album senza limiti e pre-condizioni.
Nella clip di 15 secondi, si vede un gruppo di persone sedute in una biblioteca. C’è chi beve vino, chi ricama, chi legge, chi guarda, chi sta di schiena. Un occhio attento vedrà sul tavolo il libro con la stella nera. 
E’ strano, troppo breve, ma la piattaforma non permette video più lunghi.
La serie è divisa in 16 episodi, contiene situazioni evocative, ispirate alle atmosfere suggerite dai testi e dalle canzoni. Prodotta da Nikki Borges e Lawrence Peryer e diretta da Carolynn Cecilia, "Unbound” ha coinvolto anche gli attori Tavi Gevinson e Patricia Clarkson. Usare un social media per creare, è una innovazione che forse a Bowie sarebbe piaciuta.







sabato 13 febbraio 2016

Disabilità e vera "discriminazione"






I ragazzi del sito satirico si difendono dalle accuse: «La battuta rovesciava un luogo comune e non toccava la disabilità»


di Francesco Oggiano,  12 feb 2016





«L'irritazione davanti a quella battuta svela il modo di certe persone di guardare alle malattie. Se una persona è "uguale" alle altre, non c'è motivo di trattarla diversamente». 
Per i ragazzi di Spinoza, il giorno dopo è fatto di pacche sulle spalle e minacce di morte. La loro battuta sul maestro Enzo Bosso («Commovente come anche una persona disabile possa avere una pettinatura da coglione») continua a girare per la Rete, ora condannata come inqualificabile, ora osannata come simbolo del diritto alla satira. «Non scomodiamo la satira, teniamola per cose più importanti», frena Stefano Andreoli. 36 anni, autore televisivo, è il co-fondatore del sito Spinoza.it assieme all'amico Alessandro Bonino.
«Questo era solo del sano umorismo "scorretto"». 

Il maestro Ezio Bosso ha dichiarato di non essersi offeso per la battuta. 
«Perché l'ha perfettamente capita. Lui è un un utente ideale di Spinoza: intelligente e autoironico». 

Com'è nata quella battuta?
«Seguiamo i grandi eventi in diretta su Spinoza Live, una chat collettiva aperta. Durante le serate sanremesi, ci sono più di un centinaio di utenti che condividono in tempo reale le loro battute. Io e altri dello staff ci occupiamo di selezionare le migliori e di twittarle».

Come avviene la selezione?
«Non abbiamo obblighi minimi. Twittiamo soltanto le battute che meritano, pescando all'interno di un flusso di quasi 100 battute al minuto. La selezione è di circa l'1%».
In quell'1% c'era la battuta di Daniele, ragazzo di Roma e utente storico di Spinoza, che, a malincuore perché le battute non andrebbero mai spiegate, ci racconta: «È una battuta basata sul metodo del rovesciamento del luogo comune. Di norma le persone dicono: "Guardate quel ragazzo, nonostante sia disabile sa suonare il piano/scrivere/disegnare, ecc." Ecco, noi l'abbiamo rovesciata in negativo: "Guardate quell'uomo. Nonostante sia disabile... ha una pettinatura da coglione". Perché è una persona normale»

Stefano, lei ha scelto quella battuta tra 100. Perché?
«L'ho trovata centrata, divertente, e non più cattiva delle altre che avevamo già fatto su Bosso».

Tipo?
«"Tutti in piedi per Bosso. Che stronzi"; "Una violinista piange. Sa che dopo arriva Bernabei"; "Ezio Bosso ha paura di non farsi capire. Ma figurati, siamo abituati con Allevi"».

Immagino le reazioni...
«In realtà tutte queste battute sono state messe tra i "Preferiti" dallo stesso Bosso». 

Che vi ha addirittura risposto. 
«Sì, è stato lui che ha introdotto il tema della disabilità, facendo riferimento alle sue difficoltà a pettinarsi. Un genio».

Lì lei ha cominciato a preoccuparsi.
«Ho pensato che la battuta potesse essere fraintesa da qualche utente. Le parole coglione e disabile rischiavano di creare un corto circuito nella mente di molti». 

Siete stati sommersi dalle critiche per aver scherzato su una disabilità.
«Ma la battuta non andava a toccare un aspetto connesso con la malattia! Per questo sbaglia chi la trova intollerabile».

Incontrerà Bosso?
«Lo spero. Intanto mi appenderò la sua risposta al muro».

Che cosa gli direbbe?
«Lo inviterei a iscriversi a Spinoza, di talenti umoristici c'è sempre bisogno. E gli consiglierei un buon parrucchiere, perché diciamoci la verità, quella pettinatura... (ride, ndr)». 

Continuerete a seguire Sanremo?
«Certo! Anche se ora, i parrucchieri dell'Ariston sentono una pressione più forte dei cantanti...».