mercoledì 23 luglio 2014

L'equivalenza dei livelli di conoscenza della lingua inglese

Da Kaplan International

Sai riconoscere il tuo livello di inglese?


Di seguito la spiegazione dei vari livelli di inglese e nella tabella il confronto con le certificazioni internazionali.
Nella preparazione del proprio curriculum, un’area dove si è sempre indecisi sul contenuto è quella riservata alle conoscenze linguistiche. 
L’autovalutazione del proprio livello di inglese non è semplice e spesso non si sa a quale livello la propria conoscenza corrisponda.




Elementary
Il livello più basso ma che almeno attesta una base di conoscenza della lingua. Si è in grado di utilizzare e riconoscere parole comuni, saluti e semplici istruzioni, ma si possiede una limitata conoscenza grammaticale.

Lower Intermediate
Quando si è in grado di scrivere e di parlare in situazioni familiari e si ha una buona conoscenza grammaticale, ma con un vocabolario limitato, il livello è lower intermediate. Chi possiede questo livello può ottenere dei miglioramenti in poco tempo, passando facilmente al livello superiore con uno studio intensivo dell’inglese.

Intermediate
Si riesce a conversare su argomenti di tutti i giorni, ma con un registro stilistico ed espressivo limitato. Se gli argomenti sono noti, allora si riesce a leggere e scrivere speditamente. Quando però si affrontano argomenti più complicati si hanno dei problemi di espressione e l’interlocutore ha qualche problema di comprensione. Quando si possiede questo livello è consigliato lo studio combinato con una continua conversazione. 
 
Higher Intermediate
Si ha una conoscenza adeguata della grammatica e si può partecipare attivamente alla maggior parte delle conversazioni su argomenti noti, ma si continua a fare qualche errore. Ormai si è sicuri di se ma si è coscienti di dover migliorare ogni giorno e di dover arricchire il proprio vocabolario.

Advanced
Si comunica con padronanza e speditamente, ma si hanno delle lacune di terminologia specifica e si fanno alcuni errori in una conversazione complessa. A questo livello si può pensare di lavorare in un’ambiente madrelingua e di concentrarsi sullo studio dei termini utili per il proprio lavoro.

Proficiency
Il livello è quasi equivalente a quello di un madrelingua e si è in grado di esprimersi in forma complessa sia per iscritto sia oralmente. A questo livello, lo studio dell’inglese è consigliato per ottenere le certificazioni di alto livello richiesto dalle imprese o dalle università per gli stessi nativi.



Tutte le informazioni sono state tratte da Kaplan International English, società di organizzazione di corsi di inglese all’estero e vacanze studio.

martedì 22 luglio 2014

30 assurde invenzioni giapponesi...

Da Wired

30 invenzioni giapponesi del tutto assurde

Dall’ombrello per non far bagnare le scarpe allo spazzolino da dito, ecco il meglio del peggio del Sol Levante
27 gen 2014
Da sempre il Sol Levante vive una doppia identità: da una parte abbiamo il rigore, l’ordine e l’altissima tecnologia, dall’altro la follia e una produzione culturale e creativa fuori dagli schemi.
Oggi guardiamo a questo secondo aspetto attraverso i Chindōgu, ovvero le idee inutili, un concetto sviluppato dall’inventore giapponese Kenji Kawakami che lo ha codificato con il solito rigore giapponese.
Come leggiamo da Wikipedia, un Chindōgu per essere tale deve seguire dieci regole:
-Non può avere un utilizzo reale
-Deve esistere fisicamente
-Deve avere insito uno spirito di anarchia
-È uno strumento per la vita quotidiana
-Non può essere in vendita
-L’umorismo non dev’essere la sola ragione per crearne uno
-Non è pubblicitario
-Non tratta mai temi scabrosi
-Non si può brevettare
-Non hanno pregiudizi

Nella galleria che trovi qui sotto abbiamo raccolto una ricca collezione di oggetti assurdi, dall’ombrellino per non far bagnare le scarpe al parrucchino completo di basette fino allo spazzolino da dito, un guantino che si mette sull’indice con delle setole in plastica. 
È assurdo certo, eppure non hai sognato di averlo almeno una volta nella vita?
Pantofole per spazzare
Pantofole per spazzare
Gli occhiali per vedersi alle spalle
Gli occhiali per vedersi alle spalle
Ombrellini da scarpe
Ombrellini da scarpe
Pantofole anti scarafaggi
Pantofole anti scarafaggi
Spazzolino da dito
Spazzolino da dito
Il cappello per la carta igienica
Il cappello per la carta igienica
Supporti per dormire sui mezzi pubblici
Supporti per dormire sui mezzi pubblici
Accendino solare
Accendino solare
Il raffreddanoodles
Il raffreddanoodles
Parrucchino con basette
Parrucchino con basette
Leggio da letto
Leggio da letto
Fotocamera per foto panoramiche a 360 gradi
Fotocamera per foto panoramiche a 360 gradi
Strisce pedonali portatili
Strisce pedonali portatili
Il telefono-manubrio
Il telefono-manubrio
Mammelle portatili
Mammelle portatili
Ecco come guardarsi nelle orecchie
Strumento per guardarsi nelle orecchie
Un cuscino per coccoloni
Un cuscino per coccoloni
Stencil per mettere il rossetto
Stencil per mettere il rossetto
Coprischizzi
Coprischizzi
Cravatta-portafoglio
Cravatta-portafoglio
Il grembiule di MacGuyver
Il grembiule di MacGuyver
Occhiali anticipolle
Occhiali anticipolle
Occhiali per collirio
Occhiali per collirio
Stampino per mettere il rossetto
Stampino per mettere il rossetto
Cravatta ombrello
Cravatta ombrello
Burro-colla
Burro-colla
Coltellino svizzero per agricoltori
Coltellino svizzero per agricoltori

Questo ombrello al rovescio raccoglie l'acqua piovana per avere sempre qualcosa da bere
Ombrello al rovescio per raccogliere l'acqua piovana (da bere?)
Maglietta con le coordinate per farsi grattare la schiena con precisione
Maglietta con le coordinate per farsi grattare la schiena con precisione
Tendina per dormire in metro
Tendina per dormire in metro


lunedì 14 luglio 2014

Antotrust: Potentati Economici e Lobby, in Italia?

Antitrust: “Scardinare potentati economici e lobby, danneggiano economia”

Nella relazione annuale al Parlamento il presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha attaccato il "capitalismo di relazione". 
Cioè l'intreccio tra potere economico, politica e pubblica amministrazione, che crea rendite di posizione e genera spesa pubblica improduttiva aumentando le disuguaglianze. 
Spesso però è la legge stessa a falsare la concorrenza attribuendo privilegi ingiustificati: è il caso di Poste Italiane e Telecom. 
Poi le richieste al governo: riordino "radicale" delle società pubbliche, riforma della legge sul conflitto di interessi e del mercato della Rc auto, interventi per ridurre costi dei conti correnti. 
E un aumento degli investimenti nella banda larga, fondamentali per la crescita

Roma, 14 lug 2014

Il capitalismo di relazione “danneggia la parte vitale e competitiva dell’economia italiana”, favorendo “l’espansione della spesa pubblica” in alcuni casi “diretta a soddisfare gli interessi particolaristici delle lobbies e dei cacciatori di rendite”. Le società pubbliche vanno riformate in maniera “radicale”. La legge sul conflitto di interessi è “insufficiente” e “va riformata”. Così come il mercato della Rc auto, “dove i prezzi per le polizze pagati dai consumatori sono tra i più alti d’Europa e la mobilità degli assicurati da una compagnia all’altra è particolarmente bassa”. Ma servono interventi anche per ridurre ulteriormente i costi dei conti correnti e ridurre i tempi necessari per chiuderli. Mentre vanno favoriti gli investimenti nella banda larga, che sono “fondamentali per la crescita”. Sono solo alcune delle indicazioni che l’Antitrust ha indirizzato al Senato durante la relazione annuale tenuta dal presidente Giovanni Pitruzzella. 

Giovanni Pitruzzella
Giovanni Pitruzzella, Antitrust

Che ha anche annunciato i risultati dell’attività dell’authority: tra 2013 e 2014 sono state comminate sanzioni per comportamenti anticoncorrenziali e pratiche commerciali scorrette per un valore di oltre 314 milioni di euro.

Intrecci perversi tra pubblico e privato per soddisfare “cacciatori di rendite e lobby” – Parlando ai senatori, Pitruzzella ha descritto il circolo vizioso che implacabilmente avvita l’Italia nella bassa crescita e rende quasi impossibile, per chi può contare solo sulle proprie capacità e i propri meriti, migliorare la propria posizione sociale. Esiste un “capitalismo di relazione”, ha spiegato, “basato sull’intreccio tra pochi grandi potentati economici, sulle loro relazioni con il potere politico e amministrativo, sulla ricerca delle ‘rendite di posizione’”. Un modello che “si basa sui privilegi, piuttosto che sui meriti, aggrava le diseguaglianze, rende la società chiusa, statica, poco aperta alla concorrenza e all’innovazione”, sacrificando “l’aspirazione degli individui di poter migliorare la loro posizione sociale, esclusivamente in virtù dei loro meriti”. Insomma, “pregiudica quella particolare forma di eguaglianza che è l’eguaglianza delle opportunità”. E in tal modo ”danneggia la parte vitale e competitiva dell’economia italiana”. Non solo: questa distorsione, a sua volta, causa una “espansione della spesa pubblica improduttiva, diretta a soddisfare gli interessi dei cacciatori di rendite e delle lobbies. Anche per questa via si è creato quell’enorme debito pubblico che costituisce un grande ostacolo alla crescita economica ed un fardello ingiustamente caricato sulle nuove generazioni”. Per questo è assolutamente necessario “scardinare” questo sistema economico malato e smascherare i meccanismi ”complessi” che favoriscono “intrecci perversi tra pubblico e privato”. 
Un quadro foschissimo, ma Pitruzzella invita anche a non fare di ogni erba un fascio. E in coda al ragionamento fa intravedere una speranza: ”Etichettare l’economia italiana, nel suo complesso, come esempio di chrony capitalism (capitalismo di relazione, appunto, ndr) sarebbe ingiusto per quella gran parte di imprese italiane che competono con successo sui mercati internazionali, che sono capaci di essere leader nell’innovazione, per le tante che hanno saputo superare la crisi e per quelle che hanno sofferto anche a causa di un ambiente giuridico-istituzionale poco amichevole. Piuttosto, il capitalismo di relazione costituisce una componente del complessivo sistema, che danneggia la parte vitale e competitiva dell’economia italiana”. L’impegno dell’Antitrust, allora, “si è concentrato, e continuerà a concentrarsi, su quei settori in cui più forte è stata la presa del capitalismo di relazione e nei quali da una corretta dinamica concorrenziale c’è da attendersi una spinta alla competitività ed alla crescita. Si tratta di settori più volte indicati dalla Commissione europea: energia, trasporti, servizi, comunicazioni elettroniche, commercio online e servizi finanziari”.

Gli abusi di Poste, Telecom e Aeroporti di Roma. Con il concorso del legislatore - “Soprattutto negli ultimi tempi”, ha detto Pitruzzella, “si riscontra una notevole sensibilità da parte degli ex monopolisti nei confronti dei valori della concorrenza a condizione che ci siano regole certe, chiare e prevedibili”. Ma “talora esistono ancora privilegi attribuiti da norme di legge che la falsano”. Come dire: la colpa, più che dell’ex monopolista che ci marcia, è del legislatore. Che continua ancora oggi ad avvantaggiare in maniera indebita gruppi come Poste e Telecom Italia. Il successore di Antonio Catricalà alla guida dell’authority ha fatto esempi circostanziati. ”Esiste una norma”, ha ricordato, “che riguarda Poste italiane e dà luogo a un vero e proprio privilegio fiscale: l’esenzione dei pagamenti dell’Iva sui servizi postali che, pur rientrando nel servizio universale, vengono negoziati individualmente dalla società. La nostra autorità ha ritenuto che la norma violasse il diritto europeo come interpretato dalla Corte di giustizia e perciò l’abbiamo disapplicato; il Tar ha confermato la nostra decisione e adesso aspettiamo la decisione del giudice d’appello”. In altri casi, come da copione, “l’ex monopolista ha sfruttato la sua posizione dominante nel mercato per impedire la penetrazione di operatori alternativi”. Il riferimento è a Telecom Italia e alla sanzione da 104 milioni di euro comminata per aver “abusato della propria posizione nella fornitura dei servizi di accesso all’ingrosso alla rete locale e alla banda larga ostacolando l’espansione dei concorrenti” in quei mercati. Nel settore dei servizi aeroportuali, poi, l’autorità è intervenuta nei confronti di Aeroporti di Roma (gruppo Benetton) “per fermare il tentativo del gestore aeroportuale di sfruttare la propria posizione dominante richiedendo corrispettivi per servizi non resi e ostacolando l’offerta di servizi innovativi in danno dei consumatori”. Adr aveva richiesto a Hertz Italia (autonoleggio), dalla quale percepiva un canone fisso e royalty legate al fatturato, anche “corrispettivi ulteriori” per servizi di autonoleggio offerti dalla stessa società al pubblico tramite internet e svolti al di fuori dell’area aeroportuale.

E anche la pa concede privilegi. Il caso dell’autotrasporto – Privilegi ad alcune imprese piuttosto che ad altre sono stati peraltro riconosciuti anche dalla Pa: questo, ammonisce Pitruzzella, non deve più accadere. “Tante volte i privilegi e le condizioni di favore per certi operatori economici sono stati consacrati in atti di amministrazioni pubbliche. Contro questi atti è intervenuta l’Antitrust grazie ai nuovi poteri che le sono stati attribuiti”, ha ricordato. Emblematico è il ricorso proposto dall’Autorità contro le determinazioni del ministero dei Trasporti che “continuano a mantenere sostanzialmente un’artificiosa fissazione dei prezzi minimi per le attività di autotrasporto: sulla vicenda si pronuncerà a breve la Corte di Giustizia europea”.

Il nodo Rc auto: “Prezzi tra i più alti d’Europa, serve riforma” – “L’Antitrust ritiene ormai necessario un intervento di riforma nel mercato delle assicurazioni per la responsabilità civile derivante dalla circolazione di auto e moto”, si legge nella relazione. “I prezzi per le polizze pagati dai consumatori sono tra i più alti d’Europa e la mobilità degli assicurati da una compagnia all’altra è particolarmente bassa”. Parola dell’authority che solo una settimana fa aveva messo nel mirino anche i contratti di assicurazione sottoscritti dalla pa, evidenziando come le procedure di gara siano a dir poco carenti sul fronte della concorrenza.

J’accuse alle banche: “Ancora alti i costi dei conti correnti. E troppo lunghi i tempi per chiuderli” - L’Authority, si legge nella relazione, ha anche condotto un’indagine sui costi dei conti correnti bancari. Risultato: “nonostante l’evoluzione competitiva del settore registrata negli anni più recenti, sussistono ancora ostacoli al pieno dispiegarsi della concorrenza nel settore che impediscono una riduzione dei prezzi a vantaggio del consumatore finale e un aumento della mobilità della domanda”. I risparmi ottenibili passando da un conto all’altro dimostrano che “ci sono ancora spazi per ridurre i costi dei conti correnti. Si tratta, tuttavia, di spazi che i risparmiatori non riescono a sfruttare, perché privi delle informazioni necessarie che vanno invece rese disponibili da parte delle banche, anche introducendo vincoli normativi e regolatori. L’Autorità ha anche sottolineato l’opportunità di intervenire sulle lentezze incontrate nella chiusura di un conto per aprirne un altro: per quanto i tempi si siano ridotti, è emerso, infatti, come sia sufficiente avere una carta di credito o la Viacard per vederli dilatare anche fino a 37 giorni. Vanno, infine, scissi i legami tra conti correnti e altri prodotti”. Per aumentare la concorrenza, il legislatore dovrebbe in definitiva “migliorare il grado di trasparenza delle informazioni, tagliare il legame esistente tra conto corrente e altri servizi bancari e ridurre i tempi di chiusura del conto”. Punti sui quali l’Autorità ha già “formulato suggerimenti puntuali e proposto possibili soluzioni”.

Internet non sia un far west – Tra le nuove priorità dell’azione dell’Antitrust a tutela dei consumatori c’è anche l’e-commerce, settore nel quale si possono annidare “nuove forme di sfruttamento del consumatore”. Pitruzzella ha ricordato i 160 casi di oscuramento di siti che vendevano prodotti contraffatti e le istruttorie nei confronti dei big del web (Google, Apple, Amazon, Gameloft, Tripadvisor e Groupon), riconoscendo che “l’e-commerce offre straordinarie possibilità di crescita economica” ma “internet non può tramutarsi in un Far West dove tutto è consentito”.

Il “capitalismo municipale” blocca lo sviluppo. Riformare la disciplina dei servizi pubblici locali – “Occorre procedere ad un’opera di riordino radicale delle società pubbliche, prevedendo dismissioni o comunque l’impossibilità di rinnovare gli affidamenti per quelle società che registrano perdite o forniscono beni e servizi a prezzi superiori a quelli di mercato”. Secondo Pitruzzella “non solo la crescita a livello locale, ma anche lo sviluppo di utilities che potrebbero produrre ricchezza per il Paese, sono, in tanti casi, bloccati dal capitalismo municipale, basato sulla connessione tra apparati e società da essi controllate o partecipate che erogano servizi pubblici o attività strumentali”. “Sembrano altresì maturi – conclude il numero uno dell’Antitrust – i tempi per inserire nell’agenda delle riforme la disciplina dei servizi pubblici locali, superando l’approccio tradizionale basato su un modello generale ed elaborando discipline particolari adeguate alla natura dei diversi servizi, in modo da aprire spazi alla concorrenza in quegli ambiti in cui non trova giustificazione tecnica il mantenimento di diritti di esclusiva, e valorizzando negli altri casi la concorrenza per il mercato”.

Separare nettamente banche e fondazioni e troncare i “legami personali tra istituti” attraverso i vertici – Per quanto riguarda le banche, secondo Pitruzzella, è urgente separare in modo più netto le fondazioni dagli istituti ed estendere ”il divieto di detenere partecipazioni di controllo in società bancarie anche ai casi in cui il controllo è esercitato, di fatto, congiuntamente ad altri azionisti”. “Occorre continuare il processo di rescissione dei legami personali tra diversi istituti, avviato, su suggerimento dell’Autorità, con l’introduzione del divieto di interlocking directorates”. Cioè la norma, introdotta dal governo Monti, per cui i vertici di banche e assicurazioni non possono esercitare cariche analoghe in imprese concorrenti. Sembra scontato, ma non lo era affatto. E’ in seguito a quel “divieto di cumulo” che Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa, ha dovuto uscire da Ubi (ma secondo la procura di Bergamo, che lo ha indagato per indagine alle funzioni di vigilanza, avrebbe continuato a pilotarne le nomine), Alberto Nagel, ad di Mediobanca, ha lasciato la vicepresidenza di Generali, e Ennio Doris (Mediolanum) è stato a sua volta costretto a dire addio a Piazzetta Cuccia. Mentre Carlo Pesenti, per restarci, diceva addio a Unicredit.
Ma, appunto, non basta. Ora, ha detto Pitruzzella, “va realizzato un rafforzamento della separazione tra fondazione e banca conferitaria, estendendo il divieto di detenere partecipazioni di controllo in società bancarie anche ai casi in cui il controllo è esercitato, di fatto, congiuntamente ad altri azionisti”. E il divieto di interlocking va reso effettivo anche per le fondazioni. Il presidente dell’Antitrust ha citato il caso di Unipol-Fonsai, nel quale “le misure imposte hanno comportato la rescissione dei legami finanziari, azionari e personali con alcuni tra i principali gruppi bancari e assicurativi del Paese”.

Le multe per violazioni della concorrenza e pratiche commerciali scorrette – Nel 2013 l’autorità ha irrogato sanzioni pari a 112.873.512 euro per comportamenti anticoncorrenziali, mentre per i primi sei mesi del 2014 il bilancio è di 184.528.819 euro. In sede di accertamento di pratiche commerciali scorrette sono state invece comminate multe per 9.253.000 euro nel 2013 e per 8.198.500 nei primi sei mesi del 2014. Il totale ammonta a oltre 314 milioni di euro.

Riformare la legge sul conflitto di interessi – Pitruzzella ha avvertito che “273 decisioni hanno riguardato l’applicazione della legge sul conflitto di interessi dei membri del Governo, la cui insufficienza abbiamo segnalato al Parlamento con la relazione semestrale inviata a dicembre del 2013, in cui ribadivamo la necessità di una riforma della materia”. Insomma: quella legge è insufficiente e va riformata. 

martedì 8 luglio 2014

Una lettera al Giornale di Sallusti che denuncia un problema reale



Una donna scrive al Giornale per denunciare l'aggressione ai turisti da parte di un gruppo di zingari. 
Ma siamo un Paese civile, non si può più dire che gli zingari non mandano i figli a scuola ma sui marciapiedi a fare accattonaggio

di Alessandro Sallusti
8 lug 2014

Egregio direttore, sono indignata e spaventata. Stamane (ieri, ndr), stazione di Roma. Treno delle 12.50 Freccia Argento per Venezia. Sul marciapiede del binario una cinquantina di zingari strappavano letteralmente i bagagli di mano ai turisti che, intimoriti, accettavano di farsi aiutare. A un turista che non ha accettato hanno sputato sulla gamba. Nella carrozza di prima classe ho trovato 30, dico 30, di questi signori ai quali ho urlato di scendere immediatamente. Mi hanno minacciata, stessa sorte a un'addetta delle ferrovie che li cacciava dai binari. È intervenuta la polizia che ci ha detto di averne altri 50 in ufficio da identificare. Che sta succedendo? (Lettera firmata)

 
Cara signora, dopo aver accertato la sua identità e la verità dei fatti da lei raccontati, ho deciso di omettere il suo nome (non lo renderò pubblico per alcun motivo) per proteggerla non dai rom, ma dallo Stato e dagli intellettuali di questo Paese. 
Lo dico a ragion veduta, perché caso vuole che io stamane sia sotto processo all'Ordine dei giornalisti per rispondere di un reato grave. Si tratta di un articolo dal seguente titolo, pubblicato circa due anni fa: «Prova a rapire un bimbo: un nomade ricercato e campi rom al setaccio». A denunciarmi è stato il presidente del Dipartimento per le pari opportunità della presidenza del Consiglio. Il quale non contesta la verità del fatto (c'è stata pure una sparatoria con ferito), ma l'uso delle parole «rom», «nomadi» e «zingari». 
Secondo loro sarei razzista, in quanto non ho rispettato i trattati che, cito testualmente «proteggono i migranti quali sono in parte le persone di comunità rom».

Lei quindi, cara signora, ha commesso il reato di definire per «etnia» la banda di ladri che in queste settimane si sta impossessando delle nostre stazioni ferroviarie. 
E non solo a Roma. Anche a Firenze e a Venezia la situazione è diventata insopportabile, come da noi già documentato. E le aggiungo che per questo siamo già stati indagati dallo Stato solerte e dai vertici burocratici della nostra categoria. 
Ma dove pensa di vivere, signora mia? Siamo un Paese civile, non si può più dire che gli zingari non mandano i figli a scuola ma sui marciapiedi a fare accattonaggio. Bisogna parlare di ragazzi migranti vittime di problematiche complesse. Guai a mettere all'erta le vecchiette da volontarie vestite in modo simile alle gitane che si offrono di portare la spesa a casa. Non parliamo di sconsigliare di mandare il proprio bambino a giocare nel campo rom del quartiere. 

Equilibrio, signora, serve equilibrio. 
Non mi sorprenderei se nei prossimi giorni ricevesse una denuncia per procurato allarme con l'aggravante del razzismo. E le va bene che non è giornalista, altrimenti si ritroverebbe anche disoccupata e quindi squattrinata. A differenza di quei simpatici, al massimo problematici, signori che lei ha incontrato sul treno e che a sera, protetti dalla presidenza del Consiglio e dall'Ordine dei giornalisti, si spartiscono il bottino della giornata. Esentasse.

venerdì 4 luglio 2014

Il "decoro" nei tribunali italiani...


Banditi anche trasparenze e short "per evitare il reiterarsi di situazioni incresciose". Stesso divieto nella vicina scuola Morvillo Falcone, dove in un attentato morì una studentessa

Brindisi, 30 giu 2014

In tribunale come in chiesa: bando alle scollature, alle gonne corte troppo corte e pure alle ciabattine infradito. Lo ha deciso, anzi lo ha ribadito il presidente Francesco Giardino, con un provvedimento ad hoc esposto all'ingresso del palazzo di giustizia in via Lanzellotti a Brindisi, affidandone la tutela ai vigilantes di piantone che di fatti hanno fermato un'avvocatessa intimandole di coprire il generoso decolletè in bella vista. 

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Il diktat del numero uno dei magistrati di stanza nel capoluogo messapico è in realtà un remake di un provvedimento già adottato nel passato recente, che non deve avere riscosso molto successo visto che il 24 giugno il presidente Giardino ha sentito il bisogno di ribadire quello che aveva già scritto nero su bianco. Poche, laconiche ed eloquenti righe, le seguenti: "Per evitare il reiterarsi di situazioni incresciose all'ingresso del palazzo di giustizia, si informa che l'ingresso non è consentito alle persone vestite in modo non decoroso".

Decriptando, per non lasciare spazio a fraintendimenti e libere interpretazioni, bando ai "pantaloncini, salvo che costituiscano elementi di divisa degli appartenenti alle forze armate, vestiti eccessivamente scollati o trasparenti, minigonne, ciabattine infradito". Chiaro che il monito è rivolto prevalentemente alle signore, comprese magistrate, avvocatesse e varia umanità in transito per i corridoi del tribunale. Niente sconti per nessuno, visto che fra i destinatari della circolare c'è il capo della vigilanza al quale è demandata la "selezione all'ingresso", ma anche il procuratore capo Marco Dinapoli, al vertice della magistratura inquirente.

Il richiamo alla morigeratezza nell'abbigliamento vale dunque anche per le donne in toga da sostituti procuratori. 
Qualcuno ha storto il naso, molti altri hanno accettato la cosa apprezzando il richiamo all'ordine  -  uomini e donne  -  e se fa troppo caldo, tocca soffrire, anche perché da anni l'impianto di condizionamento dell'aria nel tribunale di Brindisi funziona poco e male. 

Un monito della stessa natura è apparso qualche giorno addietro appena qualche metro oltre il tribunale, in via Galanti. Esattamente nell'atrio dell'istituto professionale Morvillo Falcone, la scuola tristemente nota per l'attentato del 19 maggio 2012 in cui perse la vita la 16enne Melissa Bassi e altre nove persone, fra allievi e passanti, rimasero feriti. "Al fine di evitare spiacevoli richiami", si legge nell'avviso a firma della dirigente scolastica Rosanna Maci, "si invitano studenti ed utenti ad indossare un abbigliamento consono all'istituzione quando si è nei locali della scuola. Pertanto sono vietati bermuda, shorts, magliette sorrette da minuscole bretelline, scollature esagerate". La sostanza è identica a quella del provvedimento a firma del presidente Giardino. 
Nei templi del sapere e della giustizia insomma, si sta come fra i banchi della chiesa, coperti a sufficienza.

giovedì 3 luglio 2014

Le comodità dei Top Manager in tempo di crisi...



Ma quale crisi? Il top management italiano non rinuncia alle comodità in trasferta. Il 95% non accetta sistemazioni inferiori alle 4 stelle. 

Roma, 3 lug 2014

Il manager italiano non rinuncia a viaggiare per lavoro e, nonostante budget per le trasferte ridotti rispetti al passato, non rinuncia ai comfort e al divertimento. Secondo l’ultima ricerca dell’Osservatorio sul Business Travel di HRS, il global hotel solutions provider leader in Europa per i viaggi d’affari, i manager e i top delle aziende rinunciano a volare e/o spostarsi in business class ma dormono solo in hotel a quattro o cinque stelle (o superiori). Secondo l’analisi condotta dal centro studi HRS con un focus group composto da 100 travel manager delle principali aziende italiane, i manager e top manager del bel Paese non rinunciano alle comodità in viaggio. Il 75% dorme solo in hotel a 4 stelle e il 20% accetta solo camere a 5 stelle o superiori. Solo il 5% accetta sistemazioni di categoria inferiore.

Dati che sembrano stridere con il rigore imposto dalla crisi ma che trovano conferma nelle richieste di chi va in trasferta: il 12% esige il pick up da e per l’aeroporto con auto privata, il 18% chiede la possibilità di accedere a palestre, piscine ed eventualmente spa, il 17% vuole il wifi, il 18% chiede di prenotare strutture con servizi ristorazione e bar disponibili fino a tarda notte e/o opta per soluzioni vicine ai principali luoghi di intrattenimento della città e l’8% chiede preventivamente un hotel con sale per fumatori. Solo il 27% è preoccupato circa l’economicità della stanza, la distanza dal luogo dell’incontro e l’early check-in.

L’Osservatorio HRS ha inoltre chiesto quali fossero le destinazioni italiane e internazionali in grado di coniugare al meglio l’attività ricreativa con la produttività del business. In Italia spopola Roma che supera Milano (2) e Firenze (3). Seguono Torino, Genova, Napoli, Cagliari e Bari. Chiudono la classifica Venezia e Palermo. 


       (Dati ed elaborazione: Osservatorio HRS sul Business Travel)

Per quanto riguarda l’estero spicca su tutte Miami, seguita da News York e Mosca. Buoni piazzamenti per Dubai (4), Londra (5) e Barcellona (6). Chiudono la classifica Amsterdam, Parigi, Johannesburg e Berlino.

Per quanto riguarda il sesso dei viaggiatori, il business travel risulta purtroppo ancora un “affare” per soli uomini. Stupisce infatti la forbice percentuale tra uomini e donne: 85% i primi, solo il 15% per le seconde.

Per il top management impegnato in trasferte di lavoro importanti la durata media del viaggio è di 2,5 giorni. Insomma la crisi chiede rigore ma non si rinuncia alla comodità. Viaggiare per lavoro e la tradizionale stretta di mano sono essenziali per crescere e costruire rapporti duraturi. Contatto visivo e fisico sempre più rilevante come testimoniato dall’ultimo dato rilasciato dall’Osservatorio HRS che dimostra come ci sia una scarsa fiducia nelle nuove tecnologie di comunicazione (es. conference call, skype ecc): per i 230 travel manager intervistati la tecnologia ha ridotto il volume delle trasferte di lavoro di solo il 12%.


Anche nelle gerarchie vaticane si annida la corruzione?