giovedì 30 giugno 2016

I robot domestici nel nostro prossimo futuro...





Al Computex di Taipei Asus ha presentato Zenbo, un robot casalingo che risponde ai comandi vocali e riesce a gestire qualsiasi elettrodomestico a lui collegato. Altre grandi aziende stanno seguendo l'esempio e entro il 2020 il numero di robot domestici sarà quintuplicato. Ci migliorerà davvero la vita?


di Giovanni Battistuzzi, 31 Maggio 2016 




"Dovremo abituarci a vedere completamente rivoluzionato il nostro concetto di casa e di vita casalinga". Era il 1998 e il fondatore di Microsoft Bill Gates parlava dell'avvento "in un futuro ormai prossimo" di sistemi che ci avrebbero permesso di superare il tradizionale rapporto con le cosiddette faccende di casa: "Entro poche decadi diremo addio a pezze e scope, tutto sarà automatico, tutto sarà robotizzato. Dal nostro divano potremo gestire tutto il funzionamento della nostra abitazione". Solo ora iniziamo a vedere il futuro del quale parlava Bill Gates. Al Computex di Taipei Asus, azienda taiwanese tra le più importanti del settore informatico, ha presentato Zenbo, un robot casalingo dal corpo sferico, mosso da due ruote e con il volto formato da uno schermo touch screen che oltre a fungere da interfaccia per impartirgli ordini, può all'occorrenza navigare in internet o collegarsi alle smart tv. E' un dispositivo multifunzionale mobile, che risponde ai comandi vocali, che non serve a nulla, ma può servire a tutto. In pratica è un centro di comando e gestione di tutti gli apparecchi tecnologici che abbiamo in casa: qualunque elettrodomestico connesso in una rete locale può essere gestito tramite Zenbo, dal forno alla televisione, dal condizionatore al campanello, dal telefono al rasaerba. E' inoltre programmato per controllare casa in assenza degli inquilini, le sue telecamere sono visionabili anche a distanza e ha un sistema che può generare rumore in caso di tentativi di scasso. E non è l'unico.




Zembo è l'evoluzione robotica di Amazon Echo, un piccolo dispositivo da tavolo che, oltre a riprodurre i brani musicali contenuti nel proprio account Amazon music, tramite Alexa, l'assistente vocale simile a Siri di Apple, può interagire con tutti gli altri dispositivi dell'azienda di Jeff Bezos. Un sistema di gestione integrato della domotica (robotica domestica), è stato lanciato a metà maggio anche da Google (con Google Home), e a breve avrà anche Apple tra i concorrenti. Asus però lo ha reso mobile e maggiormente interattivo.

Questo è solo un primo passo verso la realizzazione di un robot capace di gestire completamente le faccende casalinghe: un apparecchio capace insomma di fungere da aspirapolvere, lavapavimenti, portavivande e che possa gestire, tramite comando vocale e app, anche la cottura dei cibi, interagendo con qualsiasi elettrodomestico possediamo in casa (se tecnologicamente compatibile).




Il settore della robotica domestica è negli ultimi anni cresciuto costantemente negli ultimi anni: i robot aspirapolvere sono triplicati in Italia negli ultimi cinque anni e ora rappresenta il 10 per cento della domanda complessiva; quello dei robot tagliaerba è addirittura 18 volte superiore a quella del 2010 e ha raggiunto il 16 per cento delle vendite del settore.








E nel futuro le vendite dovrebbero subire un'impennata, tanto che una recente ricerca di Tractica prevede che entro il 2020 i dispositivi robotici casalinghi passeranno dai 6,6 milioni di unità venduti nel 2015 ai 31,2 milioni nel 2020.



Cresce la domanda e si moltiplica e raffina l'offerta. Le case informatica stanno studiando dispositivi che possano occuparsi integralmente della gestione delle abitazioni, perché "i clienti chiedono questo, sistemi che possano far risparmiare tempo e denaro per la pulizia e il mantenimento decoroso delle abitazioni, per far diventare queste totalmente controllabili tramite app", ha detto il eco di Asus.

Vogliamo casa pulite e ordinate e non ce ne vogliamo occupare.
Allo stesso tempo chiediamo di risparmiare, di utilizzare il denaro che impieghiamo per donne delle pulizie, stiratrici ecc. per altre cose.  Ma poi per cosa?
"Il problema è che chiediamo tempo e denaro per occuparci delle nostre passioni", ha detto il famoso mental coach sportivo e studioso di psicologia John Ellermann (ex consulente dei Buffalo Bill – squadra di football americano – e poi di diverse squadre ciclistiche come la Us Postal, l'Astana ecc.) alla Cnn.
Nell'intervista il professore spiega come il progresso tecnologico domestico da un lato ci elimina il peso di dover sbrigare la gran parte delle faccende di casa, ma dall'altra apre un problema di gestione del tempo: "Crediamo che curare le nostre abitazioni sia una perdita di tempo, una limitazione del nostro tempo libero, ma non è così. Occuparsi delle nostre case – continua – è occuparsi di noi stessi e il diminuito tempo che impieghiamo nella cura di queste non lo impieghiamo in attività ricreative, ma per lavorare". Lo studioso cita una ricerca della facoltà di psicologia di Boston: la maggioranza degli intervistati ha dichiarato di volere più tempo per se, ma messi in condizione di averlo lo hanno occupato lavorando.

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