mercoledì 11 dicembre 2019

Ancora un post sulla banana di Cattelan...

Cattelan e la banana: «Non mi importa se è stata mangiata. La mia arte? Sono idee»

L’artista risponde alla provocazione del collega David Datuna che ha mangiato l’opera appesa con lo scotch al muro della fiera d’arte di Miami. Pochi minuti per divorare il frutto da 120mila dollari

di Francesca Pini, 10 dic 2019



«Ci sarà sempre qualcuno che tira giù un mio pupazzo, mi ruba un cesso d’oro o si mangia la banana, tutto ciò alla fine aiuta una certa narrativa che ruota attorno al mio lavoro», dice Maurizio Cattelan da New York, mentre sorseggia un tè, commentando l’ultima sua opera Comedian, presentata ad Art Basel Miami (la banana-scultura, frutto vero appeso con lo scotch alla parete dello stand del gallerista Perrotin), facendo il «botto», facendo impennare i social e anche i visitatori che sostavano davanti all’opera.

Il gallerista non esporrà una nuova banana

Tanto che per precauzione poi il gallerista ha deciso di non esporne più una nuova dopo che l’artista David Datuna ha deciso di strapparla dal muro e di mangiarla in pubblico guadagnando anche per sé quei quindici minuti di celebrità che Warhol non ha mai negato a nessuno. Un gesto che non avrà conseguenze legali perché né il gallerista né l’artista procederanno in tal senso.

«Un classico della cultura pop»

«La banana è un classico della cultura Pop, un simbolo che è stato usato anche da altri. Non perché Donatello ha scolpito un cavallo, il cavallo appartiene solo a lui. Se vogliamo questa banana non è nemmeno diversa da un neon di Dan Flavin, pure questo usato anche da altri. E poi nessuno si scandalizza se il neon viene cambiato, così anche questa banana è stata sostituita. Non m’importa nulla che sia stata mangiata, perché ciò che conta è solo l’idea». Ma anche la sua firma perché, in fondo, è quella che si compra (in questo caso al prezzo di 120-150 mila dollari). E infatti alcuni musei sono in lizza proprio per l’acquisto di quest’opera (in edizione di 3, più due prove d’artista). Accompagnata anche da debite istruzioni ad uso dei collezionisti: il frutto si può rimpiazzare ogni dieci giorni. Il nastro adesivo ha per Cattelan un’attrazione fatale. Lo ha anche usato per incollare Massimo De Carlo, suo gallerista italiano, a una parete (A Perfect Day del 1999).



Nel 2012 il «Banana Market» di Paulo Nazareth

Ad Art Basel Miami la presenza delle banane non è, comunque, una novità. Nel 2012 l’artista brasiliano Paulo Nazareth, per realizzare la sua installazione Banana Market/Art Market arrivò con un furgoncino malandato proprio dentro la fiera trasportandone oltre un quintale, ma le vendeva alla modica cifra di 10 dollari l’una per finanziare i suoi progetti. «Eh sì davvero poco!», commenta Cattelan, ignaro del precedente. Paulo se ne stava lì nel suo stand portando al collo vari cartelli, tra cui quello con scritto: «La mia immagine di uomo esotico in vendita». La sua fu l’opera più fotografata in quella edizione di Art Basel. Così come stavolta lo è stata questa banana firmata Cattelan, che ha scatenato un elevato tasso di potassio e l’ingordigia dei social.

Effetto parodia: nastro adesivo nero su un Fontana

Subito si è generato anche un effetto parodia. A pochi metri da Perrotin, nello stand della Tornabuoni Arte, il gallerista Michele Casamonti ha preso il nastro adesivo nero e lo ha applicato — però sopra al vetro — su un Fontana bianco a tre tagli (valore 2,4 milioni di euro), provocando un’altra reazione virale. «Il mio voleva essere un tributo alla creatività italiana, in fondo anche un Fontana può essere una banana...», dice per iperbole il gallerista.

La banana storica di Warhol

La banana più storica è naturalmente quella disegnata nel 1967 dal buon vecchio Warhol e che campeggia sulla cover dell’album dei Velvet Underground&Nico. Ma, negli anni, rivisitata, è poi anche diventata il logo di Turps Banana, un’istituzione londinese che consta di un’art school, edita un magazine e gestisce una galleria (diretta dal pittore Marcus Harvey).

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