domenica 12 gennaio 2014

Il massacro di Sabra e Shatila ed Ariel Sharon

Da Il Sole 24 Ore

Perché il massacro di Sabra e Shatila fu una macchia indelebile nella storia di Ariel Sharon

Nel 1982 gli israeliani costrinsero l'Olp di Yasser Arafat a ritirarsi da Beirut ma violando gli accordi con la forza multinazionale guidata dagli americani il ministro della Difesa Ariel Sharon fece circondare i campi profughi di Sabra e Shatila dove entrarono i falangisti cristiani libanesi, alleati di Israele, massacrando centinaia di persone, donne, vecchi e bambini. Quella strage lasciò una traccia indelebile su Sharon e sui rapporti tra Israele e i palestinesi

1. Sabra e Shatila / L'antefatto

Nel giugno 1982 gli israeliani assediarono Beirut accerchiando 15mila combattenti palestinesi dell'Olp. All'inizio di luglio il presidente americano Ronald Reagan invia il mediatore Philip Habib che ottiene dal premier Menachen Begin l'assicurazione che i suoi soldati non sarebbero entrati a Beirut Ovest e non avrebbero attaccato i palestinesi nei campi profughi. 
L'accordo, con l'assenso del governo libanese, fu firmato il 19 agosto, ma la situazione stava di nuovo per cambiare: il 23 agosto venne eletto presidente Bashir Gemayel che godeva del favore dei falangisti cristiani e di Israele.

2. Sabra e Shatila / Le garanzie ai palestinesi

Alla vigilia dell'imbarco dei primi miliziani palestinesi, venne pubblicata il 20 agosto negli Stati Uniti la quarta clausola dell'accordo per la partenza dell'Olp, che così recitava: "I palestinesi non combattenti che siano rimasti a Beirut, comprese le famiglie di coloro che hanno abbandonato la città, saranno sottoposti alle leggi e alle norme libanesi. Il governo del Libano e gli Stati Uniti forniranno adeguate garanzie di sicurezza".

3. Sabra e Shatila / La Forza Multinazionale di Usa, Francia e Italia

Preoccupato per la sorte dei profughi palestinesi Yasser Arafat chiese l'invio di una forza multinazionale che garantisse l'ordine. Il piano prevedeva l'intervento di 800 soldati americani, 800 francesi e 400 italiani. 
Il 21 agosto arrivò a Beirut il primo contingente francese e nei due giorni successivi anche i soldati italiani e americani presero posizione in città. A questo punto Arafat acconsentì ad abbandonare Beirut insieme ai suoi 15mila guerriglieri.

4. Sabra e Shatila / La situazione precipita

Il primo settembre l'evacuazione dell'Olp è terminata. Due giorni dopo l'esercito israeliano circonda i campi profughi palestinesi venendo meno al patto siglato con la forza multinazionale che però non fece nulla per fermarlo. I marines americani abbandonano Beirut il 3 settembre, insieme ai soldati francesi e italiani, e lo stesso giorno le milizie cristiano-falangiste, alleate degli israeliani, prendono posizione nel quartiere di Bir Hassan, ai margini dei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila. 
Il 14 settembre Bashir Gemayel è ucciso in un attentato organizzato dai servizi segreti siriani con l'aiuto dei palestinesi e il giorno seguente le truppe israeliane invadono Beirut Ovest, rompendo l'accordo con gli Usa. Il ministro della Difesa israeliano Ariel Sharon affermò alla Knesset che "l'attacco aveva lo scopo di distruggere i terroristi".

5. Sabra e Shatila / Vendetta e massacro

In cerca di vendetta per l'assassinio di Gemayel le milizie cristiano-falangiste di Elie Hobeika alle 18 circa del 16 settembre 1982 entrano nei campi profughi di Sabra e Shatila. L'esercito israeliano aveva chiuso ermeticamente i campi profughi e messo posti di osservazione sui tetti degli edifici vicini, partecipando attivamente alle operazioni di rastrellamento. I falangisti lasciarono i campi profughi soltanto il 18 settembre. 
Il numero esatto dei morti non è ancora chiaro. 
Come in tutte le vicende contemporanee dove è ancora forte l'impatto psicologico e predominano i sentimenti di parte, le cifre sono difficilmente esenti da sospetti di faziosità e restano quindi assai dibattute. Si va dalle circa 450 vittime stimate dall'esercito libanese ai 3.500 delle fonti filo-palestinesi, passando per i 700-800 morti indicati dai servizi segreti israeliani e le 1000-1500 della Croce Rossa internazionale.

6. Sabra e Shatila / Le responsabilità e la Commisione Kahan

L'8 febbraio 1983 la Commissione Kahan chiamata a indagare sui fatti dalle autorità israeliane giunge alla conclusione che i diretti responsabili dei massacri erano stati i falangisti di Elie Hobeika.
La stessa Commissione però ammette indirettamente la responsabilità israeliana nel massacro per non averlo saputo prevenire né stroncare: il ministro della Difesa Ariel Sharon viene così sostituito da Moshe Arens. E' ammessa anche la responsabilità dei comandi militari, del generale Rafael Eitan, capo di Stato Maggiore, e del generale Amos Yaron, comandante della regione di Beirut.
Nel 2001 la Corte di Cassazione belga apre un processo per crimini di guerra su Sabra e Shatila e chiama alla sbarra il falangista Elie Hobeika. Il 24 gennaio 2002 Hobeika muore a Beirut in un attentato. Prima di morire, Hobeika avrebbe avuto un incontro con due senatori belgi e si sarebbe detto pronto a fare "rivelazioni" sui massacri di Sabra e Shatila e sui rapporti con Sharon. Israele si oppose al tentativo belga di incriminare Ariel Sharon e il caso venne archiviato.
 

7. Sabra e Shatila / La testimonianza di Elaine Carey del Daily Mail

Elaine Carey del Daily Mail, entrata nei campi di Sabra e Shatila, lasciò questa testimonianza: "La morte era dappertutto. Donne, vecchi, giovani bambini, giacevano sotto il sole cocente. La guerra israelo-palestinese aveva già portato come conseguenza migliaia di morti. Ma l'uccisione a sangue freddo di questa gente sembrava di gran lunga peggiore di ogni evento precedente". I decenni seguenti furono purtroppo una tragica conferma di quello che allora apparve davanti agli occhi dei testimoni: Ariel Sharon, tra i maggiori reponsabili di Sabra e Shatila, non era e non poteva certo diventare il De Gaulle di Israele.
 

Nessun commento:

Posta un commento