lunedì 9 dicembre 2013

Vivibilità e felicità, nelle classifiche della qualità di vita urbana

Da Il Sole 24 Ore

La vivibilità non va confusa con la felicità

di 9 dicembre 2013

Come ogni anno, da ventiquattro anni, la classifica della Qualità della vita pubblicata dal Sole 24 Ore del Lunedì ha fatto discutere, si è attirata contestazioni, è stata elogiata (non solo da chi si è trovato ai primi posti) ed è stata anche criticata.

Tante attenzioni sono il miglior complimento per un'indagine che ha mantenuto in pieno la sua attualità e la sua importanza. E tante attenzioni sono anche un pungolo per noi che conduciamo questa indagine e che ogni volta mettiamo in campo tutte le energie per renderla più completa e affidabile.

Anche nell'edizione del 2013, che ha premiato Trento e collocato Napoli all'ultimo posto, sono stati aggiornati alcuni dei 36 indicatori: ad esempio, tra i nuovi dati presi in esame, si è dato peso all'occupazione femminile, alle start up, alle presenze del volontariato, per rappresentare al meglio le virtù o i difetti di una provincia.

Sono attenzioni sufficienti per capire come siamo cambiati, come ci ha cambiato la crisi, in quali ambiti stiamo crescendo e in quali stiamo peggiorando?

Lo ammettiamo apertamente: no, non sono ancora sufficienti.
Si possono stilare classifiche più minuziose, si possono condurre analisi economiche e sociali più approfondite, si possono persino cercare correlazioni più ardite tra il benessere materiale e la soddisfazione spirituale.
Ma – lo diciamo altrettanto apertamente – la classifica del Sole 24 Ore non ha così tante ambizioni: quel che cerca di restituire ai lettori è un'istantanea del territorio come insieme di opportunità per chi ci vive.
Opportunità e occasioni per chi lavora, per chi cerca lavoro, per chi ha del tempo libero, per le famiglie, per le imprese.

Al termine della ricerca (il più attenta possibile, come s'è detto), la Qualità della vita restituisce il tutto con la brutalità di una classifica.
E le classifiche, si sa, sono sempre opinabili (anche quella del campionato di calcio: se ci avessero dato quel rigore, se non avessero espulso il centrale...) e sono sempre portatrici di litigi e malumori.

La nostra non fa eccezione. Né può evitare "deviazioni" statistiche: utilizzare il numero dei reati denunciati per valutare l'ordine pubblico può essere fuorviante, se ci sono zone in cui la rassegnazione al reato prevale sulla voglia di farlo perseguire.
Dove ci si fida della giustizia, le denunce saranno più numerose rispetto ai territori nei quali lo Stato è meno presente. Ma questo, scusate, è un problema molto più grave che non la misurazione della «Qualità della vita».

La nostra classifica, presa anche nei dettagli delle singole «classifiche di tappa» per i vari settori (tenore di vita, affari, ambiente e salute, popolazione, giustizia, tempo libero) vuol far emergere ritardi o primati nelle varie parti d'Italia. E dare conto di progressi o arretramenti da un anno con l'altro.
Per questo tipo di misurazione, la riteniamo pienamente affidabile.

Per la ricerca del posto che darà sicuramente la felicità, vale sempre il consiglio di Seneca all'amico che cercava, con i continui viaggi, di liberarsi dalle preoccupazioni: il tuo animo devi mutare, non il cielo.

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