L’ex premier: “L’Italia soffre di più perché è
più indebitata”
Per Romano Prodi la prima riforma che Matteo
Renzi avrebbe dovuto fare è quella della burocrazia: una volta snellita la
macchina pubblica italiana, anche i mercati potrebbero tornare a scommettere
sul nostro Paese
di Francesco Semprini, 22 mag 2014
Romano Prodi |
«La riforma della burocrazia è il passaggio obbligato per la rinascita
dell’Italia, per azzerare gli spread, sconfiggere il populismo e conquistare la
credibilità che il Paese merita in Europa e nel mondo». Romano Prodi sceglie il
palco dell’Astana Economic Forum, in Kazakistan, per lanciare il suo messaggio
al governo Renzi, alla vigilia delle elezioni europee.
Un anno fa, proprio qui, ci disse che la ricetta di austerità di Berlino fa
male alla stessa Germania. Angela Merkel ha colto il suggerimento?
«Ma neanche per sogno. L’Europa continua ad agire in modo sparso dal punto di
vista politico, proprio come prima, la Commissione non ha fatto proposte
sostanziali e prevale l’austerità. Solo la Bce ha creato un minimo di
contropotere».
Chi ne soffre di più?
«L’Italia, come gli altri Paesi molto indebitati, visto che il Pil non
cresce».
Cosa si aspetta da queste elezioni europee e cosa teme di più?
«La risposta è la stessa, una forte avanzata dei partiti antieuropeisti,
perché sono riusciti a far passare la correlazione tra crisi ed Euro anziché tra
crisi e politiche sbagliate.
Un quadro tempestoso, avrà pure delle speranze.
«Mi auguro che dinanzi a questo scontato successo, dannosissimo per il lungo
periodo, si possa creare un’alleanza più attiva, un governo più forte a livello
di Commissione che, costretto da questo assedio, prenda le decisioni che avrebbe
già dovuto prendere».
In questo progetto che ruolo avrà Renzi?
«Può avere la funzione di condensatore di alleanze che possono cambiare la
politica europea. Alla scalata del populismo bisogna reagire, non biasimare o
piangersi addosso. Renzi può interpretare i problemi di molti e non solo
dell’Italia. Francia e Spagna non stanno meglio di noi, pensano di starci. Per
questo serve una grande convergenza di interessi».
Parliamo però della stessa Europa che chiese a Timothy Geithner di far cadere
Berlusconi, chi fece la proposta indecente?
«Potevano essere ministri, ma può essere anche una balla, mi viene in mente
un proverbio reggiano, “se è vero è una gran bugia”».
Che vantaggio avrebbe avuto l’ex segretario Usa a inventare?
«Ognuno può dare colore alla sua vita».
Cosa si aspetta dalla presidenza italiana all’Ue?
«Che dal primo luglio faccia proposte diverse, per una politica
energetica europea, per integrare le reti elettriche e di nuove tecnologie. Mi
aspetto che l’Europa si svegli e si modernizzi».
Intanto gli spread si allargano: si paga l’incertezza e il ritardo delle
riforme?
«Attenzione. Le riforme bisogna farle e in fretta. Dall’esterno però si
conferisce un peso sbagliato alle nostre riforme: non è il costo del lavoro il
problema, ma come il lavoro viene fatto, le sue regole e l’organizzazione. Il
nostro costo del lavoro è molto inferiore a quello tedesco, di poco inferiore a
quello francese e poco superiore a quello spagnolo. Il vero problema italiano è
la burocrazia, noi siamo isolati perché nessuno ci capisce niente su come
funziona l’amministrazione, su questo vedo serie difficoltà».
Renzi dovrebbe fare sforzi maggiori in materia?
«La gerarchia dei valori è essenziale. Il governo deve essere consapevole che
la priorità è la riforma del nostro incomprensibile sistema pubblico. Sono
sicuro che una volta fatta questa, gli spread andranno a zero».
Le fa più paura il populismo della Le Pen o quello di Grillo?
«È uguale, forse Le Pen ha fatto qualche proposta costruttiva in più, ma
l’obiettivo comune è prendere il potere e recidere ogni legame con
l’Europa».
Renzi ha detto che porterà il problema libico all’attenzione dell’Onu, che ne
pensa?
«Il caos in Libia e la questione dei migranti sono frutto di una guerra
sbagliata che ha creato un dramma di ampiezza colossale. Lavorando in Sahel me
ne sono reso conto. È ora che ognuno si assuma le proprie
responsabilità».
Da una crisi all’altra, Putin sta tentando di sostituire l’Europa con la Cina
nel suo portafogli clienti di gas naturale?
«La direzione è quella, c’è un
riavvicinamento notevole, ma i tempi saranno più lunghi di quelli che possono
sembrare».
A proposito di Onu, c’è chi la da prossimo Segretario generale?
«Non ci penso lontanamente ora, figuriamoci fra due anni».
Allora pensa al Pd?
«Ci ha provato anche l’anno scorso con questa domanda. Mi auguro solo che il
Pd abbia successo, perché è l’unico punto di riferimento
dell’Italia».
Nessun commento:
Posta un commento