martedì 3 giugno 2014

Alcune riflessioni di Romano Prodi sull'Europa di oggi

L’ex premier: “L’Italia soffre di più perché è più indebitata”

Per Romano Prodi la prima riforma che Matteo Renzi avrebbe dovuto fare è quella della burocrazia: una volta snellita la macchina pubblica italiana, anche i mercati potrebbero tornare a scommettere sul nostro Paese

di Francesco Semprini, 22 mag 2014

Romano Prodi

«La riforma della burocrazia è il passaggio obbligato per la rinascita dell’Italia, per azzerare gli spread, sconfiggere il populismo e conquistare la credibilità che il Paese merita in Europa e nel mondo». Romano Prodi sceglie il palco dell’Astana Economic Forum, in Kazakistan, per lanciare il suo messaggio al governo Renzi, alla vigilia delle elezioni europee. 

Un anno fa, proprio qui, ci disse che la ricetta di austerità di Berlino fa male alla stessa Germania. Angela Merkel ha colto il suggerimento? 
 
 

«Ma neanche per sogno. L’Europa continua ad agire in modo sparso dal punto di vista politico, proprio come prima, la Commissione non ha fatto proposte sostanziali e prevale l’austerità. Solo la Bce ha creato un minimo di contropotere».  

Chi ne soffre di più? 
«L’Italia, come gli altri Paesi molto indebitati, visto che il Pil non cresce». 

Cosa si aspetta da queste elezioni europee e cosa teme di più? 
«La risposta è la stessa, una forte avanzata dei partiti antieuropeisti, perché sono riusciti a far passare la correlazione tra crisi ed Euro anziché tra crisi e politiche sbagliate. 

Un quadro tempestoso, avrà pure delle speranze. 
«Mi auguro che dinanzi a questo scontato successo, dannosissimo per il lungo periodo, si possa creare un’alleanza più attiva, un governo più forte a livello di Commissione che, costretto da questo assedio, prenda le decisioni che avrebbe già dovuto prendere». 

In questo progetto che ruolo avrà Renzi? 
«Può avere la funzione di condensatore di alleanze che possono cambiare la politica europea. Alla scalata del populismo bisogna reagire, non biasimare o piangersi addosso. Renzi può interpretare i problemi di molti e non solo dell’Italia. Francia e Spagna non stanno meglio di noi, pensano di starci. Per questo serve una grande convergenza di interessi».  

Parliamo però della stessa Europa che chiese a Timothy Geithner di far cadere Berlusconi, chi fece la proposta indecente?  
«Potevano essere ministri, ma può essere anche una balla, mi viene in mente un proverbio reggiano, “se è vero è una gran bugia”». 

Che vantaggio avrebbe avuto l’ex segretario Usa a inventare? 
«Ognuno può dare colore alla sua vita». 

Cosa si aspetta dalla presidenza italiana all’Ue? 
«Che dal primo luglio faccia proposte diverse, per una politica energetica europea, per integrare le reti elettriche e di nuove tecnologie. Mi aspetto che l’Europa si svegli e si modernizzi».  

Intanto gli spread si allargano: si paga l’incertezza e il ritardo delle riforme? 
«Attenzione. Le riforme bisogna farle e in fretta. Dall’esterno però si conferisce un peso sbagliato alle nostre riforme: non è il costo del lavoro il problema, ma come il lavoro viene fatto, le sue regole e l’organizzazione. Il nostro costo del lavoro è molto inferiore a quello tedesco, di poco inferiore a quello francese e poco superiore a quello spagnolo. Il vero problema italiano è la burocrazia, noi siamo isolati perché nessuno ci capisce niente su come funziona l’amministrazione, su questo vedo serie difficoltà».  

Renzi dovrebbe fare sforzi maggiori in materia? 
«La gerarchia dei valori è essenziale. Il governo deve essere consapevole che la priorità è la riforma del nostro incomprensibile sistema pubblico. Sono sicuro che una volta fatta questa, gli spread andranno a zero». 

Le fa più paura il populismo della Le Pen o quello di Grillo? 
«È uguale, forse Le Pen ha fatto qualche proposta costruttiva in più, ma l’obiettivo comune è prendere il potere e recidere ogni legame con l’Europa». 

Renzi ha detto che porterà il problema libico all’attenzione dell’Onu, che ne pensa? 
«Il caos in Libia e la questione dei migranti sono frutto di una guerra sbagliata che ha creato un dramma di ampiezza colossale. Lavorando in Sahel me ne sono reso conto. È ora che ognuno si assuma le proprie responsabilità».  

Da una crisi all’altra, Putin sta tentando di sostituire l’Europa con la Cina nel suo portafogli clienti di gas naturale? 
«La direzione è quella, c’è un riavvicinamento notevole, ma i tempi saranno più lunghi di quelli che possono sembrare».  

A proposito di Onu, c’è chi la da prossimo Segretario generale? 
«Non ci penso lontanamente ora, figuriamoci fra due anni». 

Allora pensa al Pd? 
«Ci ha provato anche l’anno scorso con questa domanda. Mi auguro solo che il Pd abbia successo, perché è l’unico punto di riferimento dell’Italia». 

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