Benvenuti all’Eur Grande opera incompiuta
Dalla Nuvola al Velodromo fino al fantasma Luneur. Progetti faraonici bocciati dalle autorità di vigilanza
di Martino Villosio, 12 giu 2014
Per una passeggiata tra le rovine di Roma, esiste
un’alternativa ai Fori Imperiali: basta percorrere con lo sguardo un quartiere
modello devastato da uno stillicidio di cantieri, da un’antologia di grandi
opere che giacciono malinconiche, spiaggiate nel degrado.
Il Tempo è
tornato sul luogo del delitto dell’Eur e della strage di euro pubblici,
dell’esistente demolito per lasciar spazio al nulla, dei favolosi progetti
risolti in cattedrali grottesche. Per unire i puntini, fino a comporre una mappa
surreale proprio qui, dove neoclassico e razionalismo italiano seppero fondersi
in una poderosa alchimia.
EX VELODROMO IN ABBANDONO
Si parte dall’ex velodromo, sulle cui spoglie (a distanza di
sei anni esatti dalla demolizione per implosione dello storico impianto di Roma
’60) cresce rigogliosa la savana africana. Oggi, mentre il Coni festeggia il suo
centenario in una città rimasta priva di velodromi, l’immensa superficie fatta
saltare in aria nel 2008 è un perimetro di erba altissima e non curata
circondato da cancelli arrugginiti, mura ricoperte di scritte e cartacce
abbandonate negli angoli. «Stabile pericolante, area interdetta per motivi di
pubblica sicurezza«, ammoniscono i cartelli che citano una determinazione del
Comune di Roma datata 2006. Il tempo si è fermato in questo spicchio vuoto
abbrustolito dal sole estivo che avrebbe dovuto ospitare la nuova Città
dell’acqua. Eur spa, l’ex Ente Eur controllato dal ministero dell’Economia e dal
Comune, ora vuole a tutti i costi tirarne fuori del residenziale per finanziare
il cantiere della Nuvola mentre gli abitanti (già scottati dal caso amianto per
il quale è in corso un processo per disastro colposo) chiedono di conoscere e
condividere un progetto ad oggi imperscrutabile.
L’AUTHORITY CONTRO IL LUNEUR
Radere al suolo il passato, per impantanarsi nel presente.
Lo schema si può riapprezzare al termine di una lunga passeggiata, da viale
della Tecnica a via delle Tre Fontane: qui, uno di fronte all’altro, riposano
due mastodontiche incognite.
Tra le ceneri del Luneur, dopo la risoluzione del rapporto
con il concessionario «storico« e la chiusura nel 2008 che mandò per strada
quasi duecento persone, è impresa ardua intravedere il parco divertimenti
rinnovato e ampliato promesso sei anni fa. Il presidente del nono municipio
Andrea Santoro ha annunciato la riapertura nel 2015, ma l’ultima significativa
novità sulla vicenda, appresa da Il Tempo , viene da un altro Santoro:
Sergio, il presidente dell’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici. È lui a
firmare una recentissima deliberazione con oggetto la «procedura per la
selezione di un operatore cui affidare la locazione e la gestione del parco dei
divertimenti Luna-park dell’Eur». Nel documento, che risale alla fine del mese
scorso, il consiglio dell’Avcp critica esplicitamente la procedura seguita per
l’affidamento della gara sei anni or sono, affermando per esempio come «talune
previsioni della "lex specialis" di gara non risultino conformi ai principi e
alle disposizioni in materia di contratti pubblici». Non solo: i consiglieri
dell’autorità dichiarano anche di ritenere il dimezzamento del canone di
locazione, concesso alla Cinecittà Entertainment spa (presidente Luigi Abete) da
Eur spa nel 2008 «non supportato da idonea motivazione e pertanto foriero di
danno erariale».
La modifica del contratto di locazione a Cinecittà
Entertainment, intervenuta dopo l’assegnazione dell’appalto per la rivalutazione
del Luneur alla medesima società, aveva suscitato polemiche ed è ancora oggi
oggetto di battaglia da parte delle famiglie che un tempo vivevano e lavoravano
grazie al parco divertimenti rimasto nei ricordi di tutta Roma. Buttate fuori
dal Luneur nonostante il contratto inizialmente sottoscritto dalla nuova
gestione prevedesse la loro tutela. La deliberazione finirà anche sul tavolo
della Corte dei Conti, ma è soprattutto il monito formulato dalla Autorità di
Vigilanza sui Contratti Pubblici a seminare nuove incognite sul destino finale
del Luneur: «La sottoscrizione del contratto da parte di una società estranea
alla procedura di gara non è conforme alla disciplina delle concessione di
servizi», scrive l’Avcp, «è decisivo che la stazione appaltante intraprenda
celermente le azioni più idonee alla definitiva soluzione della vicenda». Nel
2011, il presidente di Eur spa Pierluigi Borghini annunciava entro un anno la
riapertura del parco giochi, con tanto di laghetto e «giochi virtuali
modernissimi». Per ora, l’enorme complesso rivive soltanto in gruppi Facebook
come «Riapriamo il Luneur», tra foto d’epoca e istantanee malinconiche del
degrado attuale.
CANTIERE PARALIMPICO
Di fronte al Luneur, si distende invece l’area immensa
dell’ex impianto d’atletica polifunzionale delle «Tre Fontane». Costruita per le
Olimpiadi del ’60, la struttura offriva due piste d’atletica, un campo da hockey
su prato, campi da tennis, una zona coperta per il salto, pedane per il lancio.
Fu l’ex sindaco Veltroni, come noto, a chiudere la struttura nel 2006, per
costruire al suo posto entro tre anni la nuova «Cittadella dello Sport
Paralimpico». L’area, nel frattempo passata al Comitato Italiano Paralimpico, è
stata rasa al suolo e nel 2007 ha assistito alla cerimonia della posa della
prima pietra da parte dell’ex Ministro dello Sport Giovanna Melandri. Dopo anni
di abbandono ed impasse, tramontato anche il progetto di utilizzarla per i box
del mai nato circuito di Formula Uno dell’Eur, da circa un anno e mezzo ha visto
sorgere i cantieri del primo lotto. La fine dei quali, almeno così è scritto sul
cartello che svetta all’ingresso dei lavori, è prevista per il prossimo
dicembre, mentre l’importo complessivo dell’appalto viene indicato in 12 milioni
e duecentomila euro.
Le foto dall’alto mostrano però quando sia grande l’area
sventrata e che per risorgere avrà bisogno di nuove e potenti iniezioni di
denaro. Mentre le istantanee scattate a ridosso del cantiere, rivelano gli
immancabili i rifiuti e le cartacce accumulate agli ingressi.
L’ACQUARIO E LE TORRI
È uno scenario simile, quello offerto dall’immenso perimetro
dI fianco al Laghetto sacrificato al progetto del nuovo acquario di Roma, il
Mediterraneum Expo. Uno dei vertici del triangolo che, con la Nuvola e le Torri
che ospitarono il ministero delle Finanze di proprietà di Fintecna, regala in
pochi metri una cartolina impietosa. I lavori per l’acquario, congelati per
oltre un anno, sono ripresi da alcuni mesi. Un’opera finanziata da soldi
privati, «con impatto ambientale zero» come garantisce il sito del progetto, che
giunge anche ad ammettere come i lavori iniziati nel 2006 abbiano arrecato dei
«fisiologici disagi» agli abitanti del quartiere. L’ultima promessa è di finire
l’opera nel 2015, come Nuvola e Luneur, in tempo per offrire un adeguato
contraltare capitolino all’Expo di Milano. Le foto del Il Tempo mostrano
un cantiere ampiamente da ultimare, una cicatrice ancora aperta e pulsante nel
verde che circondava il Laghetto. Davanti, incombenti, svettano le Torri ex Mef.
Uno spaccato degno dei quartieri più sinistrati di Beirut nel futuro polo
congressuale di Roma, uno scempio ancora oggi lasciato nudo dopo l’aborto del
progetto di Renzo Piano che avrebbe dovuto rilanciarle nel cielo dell’Eur in un
trionfo di vetro.
L’AUTHORITY CONTRO LA NUVOLA
Di fronte ad esse, infine, la Nuvola, il maestoso progetto
per il nuovo centro congressi scodellato dal pugno di Massimiliano Fuksas di cui
tanto si è scritto, fino al recente annuncio del presidente di Eur spa,
Pierluigi Borghini: il 2015 (di nuovo) sarà l’anno della fine dei cantieri. Una
promessa impegnativa, l’ultimo grano in un rosario di proclami nell'epopea
grottesca di un'opera per la quale tutti, dalle amministrazioni di
centrosinistra e all’ultima di centrodestra, portano incise sulla pelle
responsabilità trasversali.
Alle soglie di quel cantiere vecchio ormai di lustri, Maria
Cristina Lattanzi, vice presidente del Comitato Salute e Ambiente dell’Eur
sciorina una lunga serie di dubbi. «Ammesso che ci siano i soldi per finirla,
nessuno ha parlato del dopo, dei costi di gestione della Nuvola che andrà
utilizzata e fatta rendere perché possa diventare un'opera utile e sostenibile.
Ma bisognerebbe sapere che i grandi congressi vanno preparati anni e anni
prima!». Dubbi seminati anche dal professor Antonio Tamburrino, esperto di
mobilità urbana e vicino al comitato. «Nessuno parla dei parcheggi che mancano e
dei collegamenti con il centro di Roma non sono stati creati. Pensano forse di
far spostare i congressisti che arrivano dagli Stati Uniti con la metro B?.
Senza contare l’impatto sul traffico che per la qualità della vita dei residenti
potrebbe essere devastante». La Nuvola è poi una struttura energivora,
progettata in un’epoca nella quale diversa era la sensibilità ambientale e
diverse le tecnologie disponibili per assecondarla. «Che fine ha fatto il
progetto per la centrale di trigenerazione che avrebbe dovuto sorgere vicino al
nuovo centro congressi, sotto alle Torri ex Mef?», si chiede ancora la
dottoressa Lattanzi. Proprio il comitato Salute e Ambiente, l’anno scorso, aveva
consegnato le proprie preoccupazioni a un esposto depositato in procura e alla
corte dei conti, del quale però al momento non si hanno notizie.
Sulla Nuvola, l’ultima tegola è caduta con la delibera del
23 aprile scorso dell’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici: denuncia
costi e tempi eccessivi e pesanti carenze, è stata inviata anche alla Corte dei
Conti. Meglio tardi che mai.
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