di Alberto Magnani, 12 giu 2014
Università Bocconi, totale iscritti: 14mila.
Corso di Financing and Investing
Infrastructure dell'Università Bocconi, totale iscritti: 16mila, con 4-500 new
entry al giorno.
Nessun refuso o boom di popolarità: l'ateneo di via Sarfatti ha
inaugurato lunedì il suo primo "Mooc" (module online open course), i corsi
digitali a completa disposizione del web. Il costo? Zero: l'insegnamento,
attivato sulla piattaforma di e-learning Coursera, non prevede tasse o requisiti
per la registrazione.
«Non anticipiamo nulla, ma si potrebbe arrivare ai 20mila - spiega Luigi
Proserpio, responsabile del laboratorio per l'innovazione didattica Beta – È
bene precisarlo: il corso è a tutti gli effetti della Bocconi si apre a
chiunque. Basti il fatto che metà degli allievi iscritti finora non sono
studenti...».
L'impegno richiesto dal modulo, a cura di Stefano Gatti,
oscilla tra le 5 e le 6 ore a settimana. I partecipanti si registrano, seguono
le clip, svolgono gli esercizi e discutono online quello che capiscono - e,
maggior ragione, non capiscono – nel programma. Un corso qualsiasi, se non fosse
che l'aula "ospita" l'equivalente di un Comune italiano e i partecipanti si
dividono per quote esatte del 30% tra Europa, America e Asia. Il paese con più
iscritti, in un registro rappresentato al 98% da stranieri? Gli Stati Uniti
(quasi il 20%), non a caso culla di Coursera e dell'evoluzione digitale della
didattica: Harvard, dopo le resistenze della vecchia guardia, ha ceduto a una
versione "extension" che allarga al popolo della rete la sua eccellenza con
videolezioni in letteratura greca, informatica, statistica...
Certo:
quello che si impara dal vivo non è replicabile online. «Ma qui non si tratta di
sostituire un modello di insegnamento a un altro, perché naturale che al
computer non si possono trasmettere emozioni, soft skills, un certo dibattito –
mette in chiaro Proserpio -. La sfida è un'altra: creare un sistema diverso, che
renda viva l'interazione con script, quiz e tutto quello che permette la rete».
Il calore della classe si riproduce, a modo suo, in una community che è
entrata a regime da lunedì in poi. Con l'effetto "contaminazione" atteso e
riscontrato nella proporzione quasi perfetta tra studenti e professionisti: gli
studenti aggiornano la bibliografia degli specializzati con letture più recenti
o più teoriche, gli specializzati indirizzano gli studenti con i consigli
maturati negli anni sul campo. E se le alzate di mano scompaiono, il forum
agganciato al corso ospita commenti, richieste e critiche medidate tra i
"banchi" personali di allievi da tutto il mondo. «È un'aula vera – ribadisce
Proserpio - Poi è chiaro, non puoi alzare la mano e chiedere spiegazioni su
quello che ha detto il professore al minuti. Ma puoi collegarti, a fine lezione,
e chiedere ai tuoi colleghi se hanno capito cosa ha detto al minuto
x...».
Nel futuro della Bocconi ci sono altri due "Mooc": Managing
Fashion and Luxury Companies e International Organizational Behavior and
Leadership. Ma la sua super aula non è il primo né l'unico caso di "didattica
digitale" in Italia. La Sapienza di Roma è entrata nell'orbita Coursera fin dal
2012, primo ateneo italiano in una rete che già due anni fa superava i 60
istituti tutto il mondo. E i laboratori per l'innovazione sono all'ordine del
giorno per (quasi) tutte le università italiane, nel passaggio obbligato tra la
base di lezioni frontali e piattaforme e-learning che guadagnano i primi spazi
nelle offerte formative. Anche perché la lezione su web rinforza il marchio
dell'ateneo. E, se possibile, del paese: «In questo cors parliamo di un
argomento oggi delicatissimo come le infrastrutture – fa notare Proserpio -. In
un momento come questo, significa lanciare un messaggio di competenza su cosa
l'Italia sa fare, al di là degli scandali che la travolgono».
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