Arriva il Wi-Fi di quinta generazione: ecco cosa dobbiamo aspettarci
I dispositivi conformi al nuovo standard 802.11ac sono ormai fra noi. Ma quali
sono i vantaggi reali per chi li utilizza?
15 apr 2014
La maggior parte di noi fatica quasi ad accorgersene. Ci sono evoluzioni
tecnologiche che ci passano davanti in punta di piedi, senza far rumore.
Lasciando comunque un segno indelebile sui nostri usi e costumi digitali.
Prendiamo il Wi-Fi ad esempio. Non servono tabelle comparative per
capire che rispetto agli albori le trasmissioni senza fili sono nettamente
migliorate in quanto a velocità, stabilità e capacità. Merito di tutti quei
produttori radunatisi intorno alla Wi-Fi Alliance , l’alleanza nata a cavallo fra i due millenni
per mettere a fattore comune gli sforzi a sostegno delle trasmissioni
wireless. Grazie a loro, l’umanità si è ritrovata in meno di 15 anni - e
quasi senza rendersene conto - a navigare senza fili dagli originari 54 Mbps del
primo protocollo di diffusione di massa (l’802.11a) fino agli attuali 450 Mbps
dello standard 802.11n.
La crescita di dispositivi iperconnessi (PC, smartphone, tablet, smart tv,
perfieriche ecc) e la diffusione sempre più massiccia di contenuti assetati di
banda (si pensi alle applicazioni multimediali o ai film in streaming) non
concede però neanche un attimo di tregua. Così, lo scorso anno gli affiliati
della Santa Allenza per il Wi-Fi hanno deciso di aggiornare lo stato dell’arte
delle comunicazioni senza fili con uno standard tutto nuovo, l’802.11ac,
detto anche Wi-Fi di quinta generazione. Una svolta che sta portando quasi tutti
i produttori di device Internet-ready a risintonizzarsi sulle nuove
frequenze per offrire agli utenti, soprattutto quelli di business, un accesso
alla rete wireless a velocità mai viste prima.
UN'AUTOSTRADA A OTTO CORSIE
Rispetto al suo predecessore
(l’802.11n), il Wi-Fi di quinta generazione (802.11ac) opera su un’unica
banda di frequenza, quella dei 5 GHz. Viene in pratica a decadere il
supporto ai 2,4 GHz, una frequenza ormai satura per via dei tanti impieghi - si
va dai forni a microonde agli auricolari Bluetooth - cui è soggetta. Partendo
dal presupposto che una minore competizione per le onde radio emesse da altri
dispositivi porta a un aumento della velocità di trasmissione, la Wi-Fi Alliance
ha scelto quindi di dirottare il traffico dati sulla strada meno
congestionata.
Ma non solo. Rispetto al passato, ci sono almeno altri tre aspetti che
concorrono a fare la differenza: una maggiore larghezza di banda (da 40
si passa agli 80 MHz per canale, fino a un massimo di 160 MHz opzionali), un
maggior numero di flussi di dati (fino a 8) e meccanismi di modulazione a
maggiore densità. Tornando alla metafora della strada, potremmo dire che
l’evoluzione dello standard ci porterà a passare dalle due alle otto
corsie, ciascuna delle quali più ampia che in passato e con limiti di
velocità più elevati.
Una vera e propria “riasfaltatura” dell’architettura, dunque, che ci
permetterà di raggiungere velocità massime di navigazione su Internet
quasi tre volte maggiori rispetto al “vecchio” standard: dai 150 Mbps per flusso
(da antenna trasmittente a ricevente) dell’802.11n ai 433 Mbps del Wi-Fi
di quinta generazione. Che moltiplicato per otto (il numero delle "corsie") dà
un valore complessivo di svariati Gbps. Naturalmente si tratta di velocità
teoriche: perché nella realtà dei fatti arriveremo a valori decisamente più
ridotti (metà o addirittura un terzo) rispetto alle specifiche da
laboratorio.
UN SEGNALE CHE PUNTA DRITTO ALLA META
C’è un ultimo aspetto che va
considerato ed è quello del cosiddetto beamforming. Quando le reti
wireless vennero introdotte per la prima volta, spiega in questo approfondimento Dlink, i segnali venivano trasmessi in tutte
le direzioni simultaneamente, che è un po’ come lanciare alcuni sassi in un
laghetto sperando che le onde prodotte raggiungano i destinatari designati.
Questo approccio è stato superato proprio con l’arrivo del beamforming, una
tecnica per controllare la direzionalità della trasmissione e ricezione del
segnale, e quindi per potenziarne la forza ed eliminare i punti morti.
Il beamforming, occorre precisarlo, non è una novità in senso assoluto. Il
sistema ha già fatto la sua comparsa sui prodotti a standard 802.11n ma senza
alcuna specifica definita in maniera univoca dagli organi competenti; finora,
insomma, i produttori sono stati liberi di fornire la loro personalissima
interpretazione, con tutto ciò che ne è derivato in termini di (scarsa)
interoperabilità fra dispositivi.
Fortunatamente, l’avvento del Wi-Fi 802.11ac ha portato alla
standardizzazione della tecnologia Chi acquisterà un router e un PC
conformi alle specifiche dell’802.11ac e corredati da beamforming, saprà in
altre parole che i due dispositivi potranno dialogare fra di loro senza “se” e
senza “ma”.
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