Riforma del Catasto al via con il rischio di nuovi rincari.
Il riordino è
partito venerdì con l'approvazione del decreto attuativo sulle commissioni
censuarie in Consiglio dei ministri.
Le nuove rendite allineate ai valori di
mercato sono destinate a crescere in alcune città fino a dieci volte rispetto ai
valori attuali e questo può trasformarsi in un ulteriore aumento del prelievo
fiscale sugli immobili.
Tutto dipenderà da come i sindaci rimoduleranno aliquote
e agevolazioni delle imposte una volta concluso il restyling. Nel frattempo, i
pareri parlamentari saranno chiamati a fare chiarezza sulla rappresentanza delle
associazioni di categoria nelle commissioni censuarie.
Invarianza di gettito. Tutta la riforma del Catasto ruota intorno a queste
tre parole per assicurare che le nuove rendite (quasi sempre più alte delle
attuali) non si trasformino automaticamente in aumenti delle tasse a carico dei
proprietari degli immobili. A maggior ragione dopo il primo dei decreti
attuativi della delega fiscale varato venerdì dal Governo e che ora dovrà essere
esaminato dal Parlamento per i pareri.
La bozza del provvedimento non
garantisce, infatti, un posto sicuro ai rappresentati delle associazioni di
categoria del settore immobiliare in ognuna delle 103 commissioni censuarie
locali composte da sette membri ciascuna e chiamate, tra l'altro, a validare gli
algoritmi che dovranno determinare i valori patrimoniali e le nuove rendite
basate sui metri quadrati per 60 milioni di unità immobiliari. Spetterà,
infatti, al prefetto proporre al presidente del Tribunale (che poi ne nominerà
tre) i componenti indicati – solo indicati – da professionisti e associazioni di
categoria.
Con il risultato che quest'ultime potrebbero trovarsi escluse dalla
composizione finale e, quindi, senza voce in capitolo sul meccanismo di
costruzione delle funzioni statistiche per definire i nuovi importi.
Quanto sia delicato questo passaggio lo testimoniano le prime stime sugli
effetti delle revisione delle rendite e della costruzione dei valori
patrimoniali. In alcuni casi si potrà anche arrivare a importi addirittura dieci
volte superiori a quelli attuali.
Naturalmente, bisogna considerare che
l'aumento in termini percentuali sarà tanto più elevato quanto più basso è il
livello delle attuali rendite. Il progressivo allineamento dei valori
patrimoniali a quelli del mercato delle compravendite e delle rendite agli
importi delle locazioni dovrebbe portare a eliminare o almeno a ridurre le
sperequazioni esistenti.
In linea di massima, gli importi su cui si calcolano
adesso Imu e Tasi presentano profonde differenze non solo tra le varie aree del
Paese - e i numeri proposti in grafica dimostrano un livello più alto nelle
città centro-settentrionali - ma tra le diverse zone della stessa città.
Questo
basterebbe a far capire quanto la presenza di chi conosce il mondo immobiliare,
a fianco dei componenti istituzionali (oltre al presidente scelto tra magistrati
ordinari, amministrativi o tributari ci saranno due componenti designati dalle
Entrate e uno dall'Anci), possa risultare determinante per fotografare nel modo
più fedele possibile la situazione reale ed evitare distorsioni poi sul prelievo
fiscale a carico dei cittadini.
Sulla composizione delle commissioni censuarie una correzione di rotta è
ancora possibile con i pareri parlamentari, che dovrebbero arrivare prima della
pausa estiva in quanto la delega stabilisce un termine di 30 giorni dalla data
di trasmissione (in teoria ci sarebbe l'eventualità anche di un tempo
supplementare di 20 giorni da giustificare con la «complessità della materia»).
I tempi stretti non rendono semplice un ripensamento, così come bisognerà capire
se le commissioni censuarie saranno investite del compito di esaminare le
richieste dei contribuenti di revisione della rendita attribuita per ridurre il
contenzioso tributario come sembrava dalla lettura della legge delega, mentre lo
schema di decreto approvato dal Governo non ne fa menzione (si veda l'articolo
in pagina).
Nessun commento:
Posta un commento