Da Panorama
Ecco perché chi porta i Google Glass è il nuovo appestato
A San Francisco una donna è stata cacciata a male parole dopo essere entrata in un bar inforcando gli occhiali di Google. Presto chi indossa i Glass sarà trattato come un fumatore, se non peggio.
21 mag 2014
Una donna entra in un bar, cerca uno sgabello libero davanti al bancone, e
prima ancora che possa sedersi a ordinare viene strattonata da un’altra cliente
che le intima di uscire. Poi qualcuno le strappa dalla faccia gli occhiali e li
porta fuori dal locale. Dopo essere riuscita a recuperare il prezioso
dispositivo, una volta tornata al bancone, la donna scopre che la sua borsetta è
stata rubata.
Sembra il soggetto di uno dei tanti video
parodia che Google Glass ha ispirato da quando Sergey Brin ha
cominciato a girare per i locali di Mountain View inforcando gli smart-occhiali
di Google. E invece è uno scenario molto simile a quanto raccontato dalla californiana Sarah Slocum, dopo essersi
presentata inforcando un paio di Glass nuovi di zecca in un bar.
Quello che fino a qualche mese si poteva considerare come un goliardico
neologismo, ora rischia di diventare un epiteto discriminante in piena regola.
Man mano che il lancio dei Glass sul mercato generalista si avvicina, continua a
montare una appuntita diffidenza nei confronti dei cosiddetti
Glassholes (gioco di parole intraducibile tra Glass [occhiali] e
Asshole [stronzo]), ossia gli utenti che tengono i Glass incollati al naso in
qualsiasi occasione, lasciando a chi passa nel loro raggio visivo il dubbio di
essere appena stata immortalati in un video o in una foto.
Nonostante il loro prezzo elevato (1500 dollari), e nonostante le occasioni
per acquistarli siano ancora poche e sporadiche, il numero di possessori di
Google Glass sta aumentando e questo sta mettendo in allarme chi invece continua
a vivere in maniera relativamente sconnessa, in particola una certa categoria:
gli avventori di bar.
“Vengo qui a bere, vengo qui a guardare le partite, non voglio essere
osservato. Non voglio che mia moglie veda come passo la serata” spiega Jeff
Lucas, gestore del Molotov’s - il bar di San Francisco dove la Slocum è stata
presa di mira - e le sue parole inquadrano perfettamente il problema: se non
posso bere e rilassarmi senza che qualcuno mi filmi, allora lo vado a fare da
un’altra parte.
Non stupisce dunque che nella sola Bay Area una dozzina di locali abbiano
appeso al proprio ingresso un divieto piuttosto chiaro: vietato entrare
indossando qualsiasi tipo di “glassware”. Come non stupisce che alcuni esercizi
stiano cercando di prendere la questione da un altro verso, sbandierando un
libero utilizzo dei Glass nella speranza di attirare quei clienti che
vivono nella paura di essere sbattuti fuori da un locale senza nemmeno aver
tempo di ingollare un Martini.
Ironia a parte, la questione è seria, sia per la privacy dei
cittadini, sia per Google. In assenza di normative dedicate, la palla in
questo momento è in mano agli esercenti, che devono decidere autonomamente se
trasformare il proprio locale in un covo di voyeur 2.0 o in un
baluardo della privacy. Quello che Google deve cercare di evitare è che i
Glass vengano automaticamente identificati come uno strumento per ficcanaso
danarosi, cosa che potrebbe allontanare migliaia di potenziali acquirenti che –
comprensibilmente – non vorranno essere trattati da appestati.
Ma anche nel caso in cui i Glass abbiano un effettivo successo e una
conseguente diffusione, considerando quello che è successo alla Slocum, non è
irragionevole immaginarsi un futuro prossimo in cui i Glassholes verranno
trattati come i fumatori: magari avranno delle sale riservate, ma nel
grosso dei casi, per utilizzare il proprio costoso dispositivo, dovranno uscire
in strada.
Aggiornamento del 23 mag 2014
A quanto pare la vicenda del bar di San Francisco ha sollevato un bel vespaio negli States, c'è infatti chi sostiene che la donna sia stata cacciata dal locale solo dopo averne provocato gli avventori, tanto che è stato aperto anche un profilo Twitter dedicato. Nel frattempo, è spuntato il video qui sotto che testimonia parte di quello che è successo quella sera...
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