Da Ansa Economia
Allarme Argentina, rischio default e crisi economica
Tre giorni per trattare, non c'e' accordo. Se Baires dovesse rispettare sentenza americana, dovra' pagare 120 miliardi di dollari
26 giu 2014
Cristina Fernandez de Kirchner, presidente dell'Argentina |
Un accordo ancora non c'è con gli hedge fund.
E l'Argentina attende che il
giudice americano Thomas Griesa si pronunci sulla richiesta di stop temporaneo
della sentenza prima di effettuare la prossima mossa. Nella consapevolezza che
''le trattative'' avviate non si chiuderanno in tre giorni, quelli che mancano
al 30 giugno, termine per il pagamento dei creditori che hanno aderito al
concambio e per quello - secondo quanto stabilito dalla giustizia americana -
agli hedge fund.
Il ministro dell'economia dell'Argentina, Alex Kicillof,
interviene all'Onu e lancia l'allarme: se Buenos Aires dovesse rispettare la
sentenza americana si troverebbe a pagare, con le cause che ne seguirebbero,
fino a 120 miliardi di dollari, una cifra che e' ''conservativa''. A meno di una
sospensione temporanea della sentenza ci sarà ''probabilmente un default
tecnico. Tutte le strade mettono l'Argentina a rischio di una crisi economica''.
Kicillof annuncia che Buenos Aires scriverà sia al governo americano sia al
giudice Griesa per chidere ancora una volta trattative eque.
L'Argentina
e gli hedge fund hanno avviato contatti ma - afferma Daniel Pollack, lo 'special
master' nominato per gestire e facilitare le trattative fra Buenos Aires e i
fondi speculativi - ''nessuna soluzione'' è ancora stata raggiunta.
Una
nota secca, quella diffusa da Pollack, che arriva mentre Kicillof attacca i
fondi ''avvoltoi'' che spingono il paese verso il default.
Kicillof usa
parole dure ma, allo stesso tempo, ribadisce la volontà dell'Argentina di
onorare i propri impegni e di trattare in buona fede. La palla è nelle mani del
giudice Griesa, la cui sentenza è stata convalidata dalla Corte Suprema
americana.
Griesa ha stabilito che l'Argentina deve pagare per intero gli
hedge fund che non hanno aderito allo swap del debito e deve farlo per poter
pagare coloro che invece hanno accettato il concambio. Un pagamento, questo, in
programma il 30 giugno: se l'Argentina non lo effettuerà ci sarà un default
tecnico. Da qui la richiesta avanzata nelle ultime ore di sospendere
temporaneamente la sentenza per poter pagare chi ha aderito allo swap e avviare
trattative ''eque'' con gli hedge fund. Sulla richiesta Griesa non si è ancora
pronunciato, ma i fondi speculativi gli hanno chiesto di respingerla. A guardare
con attenzione agli sviluppi è Task Force per l'Argentina, che rappresenta i
creditori italiani. Critica la posizione statunitense l'Unctad, l'agenzia per il
commercio e lo sviluppo dell'Onu, secondo la quale la decisione della Corte
Suprema americana avrà un impatto sul sistema finanziario globale, rendendo più
difficili le future ristrutturazioni del debito.
Pagare simultaneamente
chi ha aderito al concambio e chi non lo ha accettato significherebbe per Buenos
Aires violare la clausola 'Rufo' (Rights upon future offers), che consente ai
titolari di bond di chiedere rimborsi maggiori nel caso in cui l'Argentina paghi
di più chi non ha accettato lo swap. L'Onu si spinge anche oltre e ritiene che
la sentenza americana non rispetti la normativa statunitense della U.S. Foreign
Sovereign Immunities Act
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