Eugene Goostman ha passato il Test di Turing
Eugene Goostman è un chatbot che si presenta come un 13enne ucraino e che è stato in grado di superare il Test di Turing
, 9 giu 2014
Il Test di Turing non è più tabù: un computer di
progettazione russa denominato “Eugene Goostman“, infatti, ha
superato l’iconico esame per la prima volta, arrivando laddove nessun altro era
finora mai arrivato.
Il Test di Turing è tra i più noti e controversi, poiché
parte da un quesito di difficile interpretazione (una macchina è in grado di
pensare?), affronta un metodo difficile da comprovare (come si può valutare la
capacità di pensare?) e tutto ciò attraverso sistemi di valutazione non omogenei
e privi di punti di riferimento assoluti. Tuttavia il terreno è insidioso e il
Test di Turing è da sempre un punto fermo, che “Eugene Goostman” ha superato
scrivendo il proprio nome nella storia dell’evoluzione del rapporto tra uomo e
macchina.
Eugene Goostman è un “supercomputer” (così è stato definito dall’Università
di Reading, ma in realtà si configura come semplice chatbot) sviluppato a San
Pietroburgo da Vladimir Veselov e pensato per presentarsi come
un ragazzo tredicenne proveniente dall’Ucraina. Per superare il Test di Turing,
il computer deve essere in grado di interloquire con una serie di persone per
almeno 5 minuti al termine dei quali almeno il 30% dei tester deve
essere convinto di aver discusso con una persona in carne e ossa.
Così
è stato: al termine del test il 33% dei tester non ha saputo
distinguere il computer da un ragazzo qualsiasi e il test è da considerarsi
pertanto superato.
L’Università di Reading tiene a sottolineare il valore dell’esperimento:
«Qualcuno dirà che il test è già stato superato in passato. Il Test di Turing è
stato applicato in competizioni similari in tutto il mondo. Tuttavia questo
evento ha coinvolto il maggior numero di test di comparazione mai visto, è
certificato da enti indipendenti e, soprattutto, le conversazioni sono prive di
restrizioni. Siamo quindi orgogliosi di poter dichiarare che il Test di Alan
Turing è stato superato per la prima volta». La Turing Test 2014 Competition è
stata organizzata dall’Università di Reading presso la Royal Society a
Londra.
Tutto ciò avviene a 60 anni dalla morte di Turing (al termine di una grave sofferenza
legata all’omosessualità del grande matematico). Il successo tuttavia non
risponde ancora alla domanda iniziale: può un computer pensare?
Eugene Goostman è stato sviluppato per presentarsi come un tredicenne che vanta
di saper tutto, ma che in realtà è costretto a palesare lacune in molti ambiti.
L’insicurezza di un adolescente sembra dunque una sorta di astuta
maschera per avvicinare quel 30% richiesto dal Test di Turing per poter
avallare l’intelligenza della macchina, abbassando le aspettative
dell’interlocutore più che elevando le capacità dialogiche del sistema
informatico.
Il passo avanti è pertanto iconico: sì, il test è superato, ma al
tempo stesso il chatbot non fa altro che dimostrare quanto la macchina possa
oggi assomigliare all’uomo non per mezzo di vera intelligenza, ma soltanto
tramite fedele rappresentazione.
Il fatto che il Test di Turing sia stato superato, paradossalmente, potrebbe
dunque raccontare qualcosa di opposto rispetto a quella che fu la premessa del
matematico: le macchine stanno sì diventando più intelligenti, ma il desiderio
di superare il test le rende più che altro degli abili imitatori, invece di
originali simulacri. Il problema è però più che altro nel vizio di forma
iniziale: cosa è davvero l’intelligenza, come si manifesta e come la si può
misurare?
Il Test di Turing non è un punto di arrivo, ma rimane comunque un
punto fermo per questo percorso di riflessione e crescita.
Nessun commento:
Posta un commento