mercoledì 11 giugno 2014

Ancora sulla troppe tasse e sull'eccesso di burocrazia in Italia

Confartigianato, troppe tasse e burocrazia: una nuova norma a settimana

10 giu 2014

«Gli italiani pagano 25 miliardi di tasse in più rispetto alla media Ue, non ne possiamo più di pagare le tasse più alte d’Europa». Affondo del presidente di Confartigianato Giorgio Merletti, che spara anche contro la burocrazia: «Nel 2014 la pressione fiscale è pari al 43,9% del Pil. Non vogliamo nemmeno morire soffocati dalla mole di scadenze, scartoffie. Tra aprile 2008 e marzo 2014 sono state approvate 629 norme fiscali, di cui 389 hanno portato nuove incombenze e costi burocratici: il fisco si è complicato alla velocità di 1 nuova norma a settimana».

Per la burocrazia nell’ultimo anno le Pmi hanno speso in oneri 30,9 mld (2 punti di Pil): 7.005 euro ciascuna. Secondo la confederazione degli artigiani, nel 2008-2014 sono state approvate 629 norme, di cui 389 introducono oneri: «quasi 2 norme fiscali su 3 aumentano i costi burocratici». In 6 anni il fisco si è complicato con 1 nuova norma a settimana”. In particolare l’Italia è al penultimo posto tra i 28 Paesi Ue per quota di cittadini che interagisce via web con la Pubblica amminstrazione: «soltanto il 21% degli italiani dialoga on-line con la Pa, rispetto alla media europea del 41%».

Secondo Confartigianato la macchina burocratica «blocca anche l’applicazione concreta delle norme» e così, «in Italia si continua a produrre leggi che rimangono sulla carta». Nel biennio 2012-2013 sono stati adottati 109 provvedimenti - tra decreti legge, decreti legislativi e leggi - che hanno determinato 1.318 provvedimenti attuativi equivalenti ad 1,7 provvedimenti al giorno.

La tassazione sulla casa «si è trasformata nel groviglio Imu/Tasi/Tari sotto l’egida della fantomatica Iuc che ha reso ingestibili i tributi locali». Così Giorgio Merletti, presidente Confartigianato. «Bisogna districarsi in un labirinto di Minosse di aliquote, detrazioni, esenzioni». Si torni «a un’unica imposta accorpando Tasi-Imu».

«Sul fronte delle politiche energetiche - sottolinea ancora Merletti - scontiamo record poco invidiabili rispetto ai competitor europei. Le nostre piccole imprese pagano l’energia elettrica il 31% in più rispetto alla media europea. Si tratta di 4 miliardi di euro di maggiori costi». «Confidiamo che stavolta il piano taglia-bollette, annunciato dal Governo per la riduzione del 10% dei costi per le PMI, ci porti finalmente una buona notizia. 
Se, come sembra, i parametri scelti saranno abbassati in maniera significativa, avremo un’ottima ragione per essere soddisfatti di una inversione di tendenza da noi richiesta da tempo».

Sempre nell’elenco degli ostacoli che affliggono il quotidiano di imprenditori e cittadini, Merletti inserisce il tema di credito dove «i dati mostrano che anche nei primi mesi del 2014 perdurano condizioni restrittive nell’offerta di finanziamenti, in particolare alle piccole imprese». Il Fondo Centrale di Garanzia si sta sempre più affermando come lo strumento principale delle politiche pubbliche per il credito ed è dunque necessario renderlo ancor più accessibile alle piccole imprese, dice Merletti.

In tema di ritardi di pagamento della Pa, nella classifica Ue l’Italia tiene stretta la sua maglia nera: le imprese aspettano in media 165 giorni. «Insomma, siamo ancora ben lontani da quel limite di 30 giorni previsto dalla legge. Per pagare debiti della Pa verso le imprese si introduca la compensazione con i debiti delle imprese verso lo Stato», propone Merletti.

Buone notizie invece dall’export: «nel primo trimestre 2014 le nostre esportazioni sono aumentate dell’1,5% rispetto al 2013. Addirittura in Cina, nell’ultimo anno, abbiamo venduto beni per un valore di oltre 10 miliardi, con un incremento del 12,2% del nostro export», snocciola Merletti. «Nel mondo sono sempre più apprezzati beni strumentali d’avanguardia e altamente sofisticati che rappresentano un terzo delle nostre esportazioni manifatturiere.  Per questo noi ci appassioniamo al Made in Italy, perché non è una battaglia di retroguardia e di protezionismo, ma perché riconoscere e tutelare il Made in Italy significa fare innovazione, significa il riconoscimento degli sforzi di cambiamento e rinnovamento continuo che caratterizzano da sempre il modo di inventare e produrre degli artigiani italiani». 

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